Il traffico internazionale di droga: cannabinoidi e droghe sintetiche

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

Antonio Maria Costa

In questo ultimo approfondimento sul mercato internazionale degli stupefacenti ci concentriamo su una terza droga botanica, i cannabinoidi, per poi trattare separatamente anche le droghe sintetiche.

La ricerca statistico-economica sul mercato dei cannabinoidi è più difficile che per le altre droghe. Primo, la cannabis è la droga più consumata al mondo, con circa 160 milioni di persone (4% della popolazione mondiale) che hanno dichiarato di averne fatto uso almeno una volta nell’arco dell’anno precedente. Secondo, il consumo è assai diffuso nei mercati stessi di produzione, quindi esistono delle rotte di traffico usate dalle mafie internazionali, ma sono più limitate per dimensione e distanza coperta. Terzo, il mercato è diviso nei due grandi comparti della foglia di cannabis (marijuana) e della resina (hashish) che non permettono aggregazione, se non a fini contabili.

Pur se i cannabinoidi sono coltivati e consumati pressoché ovunque nel mondo, i due maggiori mercati sono gli Usa, dove la domanda (foglia) è in maggioranza soddisfatta da produzione locale, e l’Europa, dove il consumo (resina) è soprattutto di droga importata. Il singolo maggiore produttore ed esportatore è il Marocco (soprattutto resina), dove le coltivazioni sono state dimezzate negli ultimi dieci anni. Altro grande paese produttore è il Messico (soprattutto foglia), che soddisfa oltre un terzo della domanda statunitense.

Il mercato globale della foglia di cannabis è stimato a 130 miliardi di dollari, oltre la metà negli Usa. I dati sui sequestri di marijuana sono indicativi: delle 6000 tonnellate intercettate a livello globale quasi la metà è stata scovata in Messico, e un quarto negli Usa stessi. Le vendite al dettaglio in Europa eccedono i 25 miliardi di dollari, circa un quinto del volume d’affari globale: si noti tuttavia che l’Europa sequestra meno dell’1% del volume mondiale. Il resto dei consumi (e dei sequestri) è frammentato tra Africa, Australia e America Latina. Diversa è la tipologia di consumo della resina, che trova il suo mercato principale proprio in Europa: oltre tre quarti del fatturato globale, che sfiora i 30 miliardi di dollari. La Spagna detiene il primato nei sequestri di resina con oltre la metà delle 1300 tonnellate intercettate al mondo. Il resto del mercato mondiale è fratturato in percentuali modeste (5-10%) negli altri continenti.

Le cifre riportate sopra sono il risultato di una triangolazione delle informazioni disponibili, che includono stime sulla coltivazione (via osservazioni satellitari e ispezioni sul campo), sul consumo (attraverso il numero dei tossicodipendenti, ritarato in base al volume di uso) e sui sequestri (grazie ai dati delle forze dell’ordine). Questi ultimi, i sequestri, forniscono i dati più robusti statisticamente parlando, e offrono una chiave di lettura per mediare informazioni a volte assai divergenti tra i volumi di offerta e di domanda, oltre che una mappa generale circa i traffici internazionali.

I dati sui sequestri indicano che le rotte della marijuana sono interregionali e valicano poche frontiere. Il perno di tale smercio sono gli Usa e il traffico avviene lungo il loro perimetro esterno, attraverso soprattutto i confini con il Messico e con il Canada. Le rotte dell’hashish tendono, al contrario, ad essere intercontinentali, concentrate attraverso il Mediterraneo e lungo le coste orientali dell’Atlantico. Importanti sforzi sono da tempo in corso ai due estremi del mercato: alla fonte (Marocco) e lungo il perimetro iberico, dove i sequestri sono aumentati negli ultimi tre anni, anche se rimangono inferiori alle 750 tonnellate intercettate nel 2003-04.

Per ciò che concerne le droghe sintetiche, invece, il loro consumo continua a eccedere, in termini del numero di tossicodipendenti, quello delle droghe botaniche come cocaina e oppiacei. Il mercato mondiale, da tempo stabilizzato a circa 34 milioni di consumatori, mostra maturazione nei paesi industriali e una lenta ma continua crescita nel Terzo mondo. La produzione globale si aggira sulle 500 tonnellate l’anno, apparentemente stabile da un decennio, con un giro di affari al dettaglio pari a circa 60-70 miliardi di dollari.

I traffici internazionali degli stimolanti sintetici sono diversi da quelli delle droghe botaniche, per una ragione semplice: la produzione, fattibile ovunque, è frammentata e localizzata in prossimità dei grandi centri di consumo. Questo rende le operazioni di contrasto assai difficili, e riduce i costi del prodotto finito sul mercato. Di conseguenza, la lenta decentralizzazione dell’uso dal Nord al Sud del mondo determina una modifica dei luoghi di manifattura e quindi dei percorsi del traffico.

Data la grande dimensione del mercato delle droghe sintetiche, il coinvolgimento delle organizzazioni criminali mondiali è in continuo aumento: tuttavia, la frammentazione del mercato, e la sua natura regionale, costringono la mafia internazionale a collaborare - assai più che per altre droghe - piuttosto che a competere con gruppi locali. Questo partenariato di convenienza ha generato due risultati: una più grande dimensione e sofisticazione nella produzione rispetto a quando quest’ultima era fondamentalmente nelle mani di gruppi familiari locali, con capacità produttive limitate a pochi kg la settimana.

Inoltre è ora apparsa una dimensione etnico-geografica legata ai traffici: i precursori chimici usati come materia prima provengono dal sud-est asiatico; i trafficanti dall’Africa occidentale e dall’Asia; gli esperti chimici sono solitamente europei; e i colletti bianchi (banchieri, avvocati, notai e contabili) che ne riciclano i proventi sono nordeuropei e americani.

Negli ultimi anni il mercato delle anfetamine, modificatosi come detto sopra dal tipo casereccio e familiare a un formato più simile ai grandi mercati dell’eroina e cocaina, ha visto il coinvolgimento delle grandi reti mafiose per una seconda ragione: raccordare la provenienza dei precursori (spesso localizzati in altri continenti) con la manifattura locale e lo smistamento del prodotto finito sulle aree limitrofe. A differenza di eroina e cocaina, questi flussi sono altamente instabili: possono essere e sono modificati non appena il profilo di rischio o il potenziale di reddito cambiano. In Europa, per esempio, la produzione un tempo localizzata nel Regno Unito si è spostata in Spagna, a causa dell’inasprimento delle sanzioni decisa da Londra, e d’altra parte per la forte crescita del turismo (e quindi della domanda) nella penisola iberica. Il mercato - produzione quanto consumo - dell’ecstasy rimane un fenomeno quasi unicamente europeo. In origine in mano esclusiva a produttori e trafficanti olandesi, esso si è oggi diversificato con manifattori delocalizzati nell’Est europeo - Polonia, Ucraina, Bulgaria e Russia occidentale.

L’altro elemento che deforma i traffici delle droghe sintetiche rispetto a quelle botaniche è la diversificazione delle ragioni di consumo. Notoriamente, esse vengono usate dai consumatori europei e nordamericani per scopo soprattutto ludico. In Asia l’uso è sopratutto legato al lavoro - sia esso legale (catene di montaggio, servizio taxi, costruzioni ed edilizia) o illegale (prostituzione minorile, sfruttamento sessuale, tratta delle donne). In tutti questi ambienti, le sostanze chimiche di tipo anfetaminico vengono usate per dare all’organismo maggiore resistenza a fatica, pena e sofferenza.

Lo sviluppo più significativo degli ultimi anni è anche quello più sorprendente: il rapido diffondersi del consumo di stimolanti nei paesi del Golfo, soprattutto l’Arabia Saudita. Le cifre sono tanto sbalorditive quanto poco note. Gli ultimi dati confermano che Riyad ha sequestrato nel 2008-09 oltre un quarto di tutti gli stimolanti al mondo: circa 15 tonnellate, contro 6 in Cina e 5 negli Usa.

Il prodotto finito, che si chiama localmente captagone (un’anfetamina modificata), è manifatturato soprattutto in Bulgaria. Attraversa poi il Mediterraneo, per venire re-imballato in Siria prima di raggiungere i paesi del Golfo. Si sospetta che gruppi paramilitari locali, con affiliazione religiosa ostile al governo dell’Arabia Saudita, siano coinvolti: gli stessi gruppi hanno anche ripreso da qualche tempo la coltivazione dei cannabinoidi nella Valle della Bekaa, al confine tra la Siria e il Libano, per l’esportazione in Europa.

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