Dio²

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dio2


dio2 (e Dio, soprattutto nel sign. 1) s. m. [lat. dĕus, pl. dĕi e ] (pl. dèi, ant. e dial. dii; al sing. l’art. è il, al plur. gli; la d- iniziale ha sempre, dopo vocale, il raddoppiamento sintattico; v. anche iddio). – 1. a. L’Essere supremo, concepito come perfettissimo, eterno, creatore e ordinatore dell’universo. Come nome comune: adorare l’unico vero Dio; il Dio degli ebrei, dei cristiani; il Dio degli eserciti (v. esercito, n. 2 a; sabaoth); gente senza Dio, atea, areligiosa; individui senza timor di Dio, privi di scrupoli e di coscienza morale. Come nome proprio (senza articolo): prove dell’esistenza di Dio; Dio padre, la prima persona della Trinità; il Figlio di Dio, Gesù Cristo; la Madre di Dio, la Madonna; credere in Dio; offendere, bestemmiare Dio. Uomo-Dio (gr. Θεάνϑρωπος), appellativo con cui la teologia cristiana designa Cristo per sottolineare l’unione in lui delle due nature, divina e umana. b. Locuzioni: servo di Dio, sacerdote, spec. se appartenente a ordini religiosi; sposa di Dio, la Chiesa cattolica; casa di Dio, la chiesa (edificio); le vie di Dio, i mezzi di cui si serve la divina Provvidenza; ascoltare la parola di Dio, gli insegnamenti e la morale cristiana diffusi attraverso la voce del sacerdote in chiesa. Tra i prov. più noti: l’uomo propone e Dio dispone; aiùtati che Dio t’aiuta; ognuno per sé e Dio per tutti; Dio non paga il sabato. Invocazioni che esprimono sentimenti varî: Dio benedetto!, Dio buono!, gran Dio!, Dio santo! (che, talora, sono anche interiezioni d’impazienza, di collera). Con valore puramente esclamativo: Dio, che disgrazia!; Dio, che pena!, che dolore!, che spavento!, ecc.; Dio, che sarà successo?; Oh Dio, mi sento mancare; Dio, quant’è brutto quell’uomo! In incisi, per dare più efficacia a una preghiera: in nome di Dio; per l’amore di Dio (scherz., lavorare o sim. per l’amor di Dio, gratis); e con impazienza: lasciatemi in pace, nel nome di Dio. Formule d’augurio: Dio t’assista; Dio v’accompagni; Dio ve ne renda merito. Formule di ringraziamento: grazie a Dio; ringraziando Dio; Dio sia lodato! e sim., esprimendo soddisfazione e gratitudine (per un pericolo scampato, per una lieta notizia, ecc.). Dio lo voglia, Dio volesse che ..., per esprimere la speranza che un desiderio si avveri; e così: se Dio vuole, a Dio piacendo, con l’aiuto di Dio, subordinando la realizzazione di ciò che si desidera alla volontà di Dio: tra pochi giorni, se Dio vuole, tutto sarà finito. Che Dio ce la mandi buona!, nell’accingersi a impresa di dubbio esito, o quando le cose si mettono male; e come scongiuro: Dio ne liberi!, Dio ci scampi e liberi! Con proposizioni dubitative, Dio sa ..., lo sa Dio ..., per esprimere incertezza, timore, o come equivalente intensivo di «chissà»: Dio sa se ci riusciremo; lo sa Dio quando ci potremo rivedere (o invertendo, con più efficacia: quando ci potremo rivedere, Dio solo lo sa!); e Dio sa quel che faremmo noi nel caso stesso, quel che abbiam fatto in casi somiglianti! (Manzoni). Per dare forza di verità a un’affermazione: lo sa Dio se vi aiuterei volentieri; Dio solo sa quanto mi è costato; e così: Dio mi è testimonio che ...; ve lo dico davanti a Dio; sotto forma d’imprecazione: Dio mi mandi un accidente (o sim.) se non dico il vero. Che Dio mi perdoni, che Dio ti perdoni, dicendo o ascoltando cosa che per qualche motivo appaia una colpa. Per dare efficacia a un’asserzione, a una minaccia: per Dio, gliela farò pagare (v. anche perdio); viva Dio, giuro a Dio (più spesso vivaddìo, giuraddìo), non se la caverà tanto facilmente. c. Con sign. più particolari: grazia di Dio, ben di Dio, abbondanza: è peccato sprecare tanta grazia di Dio; casa ricca d’ogni ben di Dio. Ira di Dio, rovina, finimondo, baccano, persona scatenata, e sim: essere, fare un’ira di Dio (o un’iradiddìo); v. anche ira, n. 2 c. Castigo di Dio, grande calamità; flagello di Dio (v. flagello, n. 2). È la mano di Dio, quando giunge un bene o un aiuto insperato, o anche quando sopravviene una meritata punizione. Era ancora nella mente di Dio (anche nella forma lat. in mente Dei), alludendo a persona che, nel tempo di cui si parla, non era ancora nata o a fatto che non era ancora avvenuto. Lavoro fatto come Dio vuole, alla peggio (e invece, fatto come Dio comanda, eseguito bene, secondo le regole); con sign. diverso, come Dio volle, finalmente: come Dio volle, venne il tanto sospirato giorno. Andarsene con Dio (in frasi imperative e per lo più eufemistiche), per i fatti proprî: va’ con Dio, andate con Dio. Di pioggia violenta, di una grandinata: vien giù che Dio la manda. 2. Nelle religioni politeistiche, ciascuno degli esseri venerati come superiori all’uomo, dotati di personalità e immortali (in questo sign., oltre al plur., ha anche il femm.: v. dea): Nel tempo de li dèi falsi e bugiardi (Dante); gli dèi di Roma; gli dèi della mitologia greca, della mitologia germanica; dèi superi, inferi, ecc. 3. Per enfasi, di persona che possegga in grado sommo qualche qualità o raggiunga l’eccellenza nell’arte sua: bello come un dio; suona, canta come un dio; Bellini è il dio della melodia. E di persona o cosa che sia soggetto di culto e quasi di adorazione: quell’uomo è un dio per lei; Napoleone era un dio per i suoi soldati; s’è fatto un dio del suo ventre, di persona molto golosa; Fatto v’avete dio d’oro e d’argento (Dante).