1925 · cruciverba

Gioco enigmistico consistente nel trovare, in base alle definizioni date, un certo numero di parole da collocare, in orizzontale e in verticale, nelle apposite caselle. ► Sin.: parole crociate, parole incrociate.

L'8 febbraio la “Domenica del Corriere”, inserto domenicale del “Corriere della Sera”, lancia un nuovo passatempo: “L'indovinello delle parole incrociate”. Nello stesso anno esce, per Mondadori, la prima raccolta italiana di parole crociate, curata da Valentino Bompiani ed Enrico Piceni: il titolo del volume è Cruciverba.

Dal puzzle al cruciverba

Se la parola più gettonata dai cruciverbisti di mezzo mondo pare sia gnu (cfr. Arnot 1981), sono state però una pantera e una puzzola le prime a incrociarsi nel primo cruciverba italiano (1. orizzontale: «Belva»; 1. verticale: «Mammifero»), pubblicato l’8 febbraio 1925 sulla “Domenica del Corriere”. La storia del gioco, e la sua lunga preistoria (che va dai quadrati di parole degli antichi romani, alle tavole “labirintiche” di Juan Caramuel, fino alle “parole angolari” di Giuseppe Airoldi), sono state scritte da Bartezzaghi (2007) (cfr. anche la sintesi di Poroli 2011). Qui basti ricordare che il cruciverba così come noi lo conosciamo è nato negli Stati Uniti, dove si chiama crossword puzzle, ed è stato un'invenzione di Arthur Wynne (1871-1945), curatore della sezione enigmistica del “Fun”, supplemento domenicale del “New York World”. Il “Fun” già pubblicava i word squares, che erano casellari di parole incastrate tra loro: l’idea di Wynne fu di associarle a quesiti, chiamando il lettore alla loro soluzione e al disvelamento progressivo degli incastri. Il primo cruciverba della storia comparve sul “Fun” il 21 dicembre 1913; una vera e propria crossword craze esplose però solo nel ’24 con l’uscita del primo volume interamente dedicato al passatempo, intitolato The Cross Word Puzzle Book.
A questo punto la moda dilagò anche in Europa, raggiungendo la terza pagina della “Domenica del Corriere”. Qui il nuovo gioco era intitolato L’indovinello delle parole incrociate, che di crossword puzzle è calco (e chissà che in quella puzzola al primo verticale non si conservasse un’eco del nome originale). In inglese puzzle significa genericamente “enigma”, “indovinello”, “rompicapo”: in Italia, dopo il 1925, diventa tout court il nome del nuovo gioco (con questo significato lo registra DM5, s. v.). Puzzle deve però presto cedere all’autarchia linguistica del Ventennio: l’ultima revisione di Panzini al suo Dizionario moderno (1935-39, edita postuma nel ’42), chiariva che, se pure «si è chiamato particolarmente così, nei primi anni in cui furoreggiò da noi», il gioco «ora si chiama parole incrociate, parole in croce, o, meno bene, parole crociate, cruciverba» (DM8, s. v. puzzle).
L’Accademia d’Italia, inserito puzzle tra i forestierismi da eliminare, ne prescriveva la sostituzione con parole incrociate; ad affermarsi sono state però le forme, che Panzini non gradiva, parole crociate e cruciverba. Il successo della prima si deve alla “Settimana Enigmistica” di Giorgio Sisini, che fin dal suo primo numero (23 gennaio 1932) ha proposto questa dicitura. La seconda si deve invece al corrispettivo italiano del Cross Word Puzzle Book, pubblicato da Arnoldo Mondadori nel 1925 e curato da Valentino Bompiani e Enrico Piceni, intitolato per l’appunto Cruciverba. L’introduzione di Fernando Palazzi al volume adattava giocosamente puzzle in púzzelo; ma in una seconda nota i curatori spiegavano che per trovare il titolo del libro – e quindi dare un nome al nuovo gioco – avevano preferito «respingere l’addomesticamento» della «barbara voce inglese», e scegliere piuttosto da una lista di voci pseudoclassiche da loro stessi coniate. Tra Chiasmatògrifo, Staurògrifo, Onomàstoro, Crucenigma, Storenigma e Cruciverba, la scelta era infine caduta su quest’ultima: più facile da pronunziarsi e da tenere a mente, «dà anche il senso del tormento provato dal solutore quando stenta a trovare la soluzione giusta» (Bartezzaghi 2007: 123).    


Incroci cerebrali

A proposito di forestierismi: il primo a introdurre parole straniere nei suoi schemi sarebbe stato il più illustre cruciverbista italiano, Piero Bartezzaghi. Dal 1949 collaboratore della “Settimana Enigmistica”, si deve a lui il rinnovamento del cruciverba italiano nel dopoguerra, a partire dall’aggiornamento del suo lessico: nel 1951 Bartezzaghi apre per es. a Rinascente e metropolitana, nel ’52 ad aspirapolvere, turboreattore, hostess, technicolor. L’ingresso delle parole straniere, oltre a consentire al cruciverbista il ricorso a un più alto numero di voci terminanti per consonante, rare nel vocabolario italiano, aumentava il tasso di difficoltà per il solutore. Proprio “il Bartezzaghi” sarebbe divenuto lo schema di parole incrociate più difficile per antonomasia, quello con cui tanti appassionati hanno ingaggiato ogni settimana, per quarant’anni, il loro duello.
Stefano Bartezzaghi, figlio di Piero, riferisce di una lettera scritta al padre da una lettrice, che confidava di come al risveglio da un’operazione al cervello avesse chiesto un cruciverba per verificare di avere ancora intatte le facoltà mentali: «Voglio fare Bartezzaghi, leggetemi Bartezzaghi!» (Bartezzaghi 2007: 343). In effetti, benché i cultori dell’enigmistica “accademica” lo abbiano sempre reputato un giochino di mero nozionismo, il cruciverba implica processi cognitivi complessi, che hanno suscitato l’interesse di neurologi e psicologi (cfr. Nickerson 2011). Nella mente di cruciverbisti e solutori le informazioni semantiche interagiscono con quelle visive e spaziali, coinvolgendo entrambi gli emisferi del cervello. Lo mostra bene un caso – che ricorda un po’ quello citato da Bartezzaghi – descritto da Oliver Sacks. Una sua paziente, rimasta completamente paralizzata, credeva di non poter più fare le parole crociate. Alla vista dello schema si è però attivato un processo sorprendente:  

Chiese che le portassero il «Times» tutti i giorni, in modo da poter almeno guardare i cruciverba, comprenderne la configurazione e scorrere le definizioni. Ma quando lo fece, accadde una cosa straordinaria: adesso, mentre guardava le definizioni, le risposte sembravano scriversi da sole nei loro spazi. Nelle settimane che seguirono, la sua immaginazione visiva si rafforzò, fino a metterla in grado di tenere a mente l’intero cruciverba, con tutte le definizioni, dopo un’unica, intensa ispezione; e poi di risolverlo mentalmente, con tutta calma, durante la giornata (Sacks 2010/2011: 37).
    


Incroci letterari

Il linguista e semiologo Algirdas Julien Greimas vedeva nel cruciverba un «dizionario a rovescio», ovvero una lista di definizioni da cui risalire a un reticolo di denominazioni (Greimas 1974a: 301). Le definizioni per così dire “da vocabolario” sono tuttavia rarissime, trattandosi piuttosto di suggerimenti allusivi: più opportunamente, in effetti, gli inglesi le chiamano clues, “indizi”; Greimas, peraltro, sosteneva che «l’arte cruciverbista si avvicina, almeno in apparenza, al linguaggio poetico» (ibid., p. 300), perché basata su figure stilistiche, similitudini, immagini evocative.
I più significativi incroci di letteratura ed enigmistica restano probabilmente gli esercizi di scrittura vincolata dell’Ouvroir de Littérature Potentielle (OuLiPo), fondata nel 1960 da Raymond Queneau e dal matematico François Le Lionnais. Un caso limite è il romanzo-lipogramma di Georges Perec, La disparition (1969), dove non viene mai impiegata la lettera e. Il traduttore italiano, Piero Falchetta (La scomparsa, 1995), è significativamente ricorso proprio all’immagine delle parole crociate per rendere l’idea dell’impresa al limite del possibile: «Tradurre La disparition è come impiegare lo schema e le definizioni di un cruciverba già risolto per crearne un altro» (Falchetta 1991: 284). Perec, cruciverbista di mestiere (La vita istruzioni per l’uso, 1978), avrebbe poi incrociato le vite degli inquilini di un condominio parigino, seguendo uno schema che si basa su orizzontale e verticale (pianta e sezione dell’edificio). Tra i mille oggetti disseminati nelle pagine del romanzo si trova anche un cruciverba: lo schema non è completo, e anche in questo caso fu un bel rompicapo per i traduttori. Nella versione italiana (1984) Dianella Selvatico Estense è riuscita a mantenere alcune parole-soluzione (prigioniero, stupore, cipolla, ungere), ma ha dovuto cambiare dimensione e disposizione dello schema.   
Italo Calvino, membro dell’OuLiPo, amico e ammiratore di Perec, nel 1969 aveva già pubblicato un’opera di letteratura combinatoria. Il cruciverba non c’entra, perché lo schema compositivo era fornito dai tarocchi, ma il titolo del romanzo (Il castello dei destini incrociati) sembra ricalcare L’indovinello delle parole incrociate della “Domenica del Corriere”. Una semplice coincidenza?

Giovanni Battista Boccardo

Bibliografia

Arcangeli Massimo, 2011 (a cura di), Itabolario. L'Italia unita in 150 parole, Roma, Carocci.
Arnot Michelle, 1981, What’s Gnu. A History of the Crossword Puzzle, New York, Vintage.
Bartezzaghi Stefano, 2007, L’orizzonte verticale. Invenzione e storia del cruciverba, Torino, Einaudi.
Cocco Francesca, 2012, L’italiano dei cruciverba, Roma, Carocci.
DM5 = Alfredo Panzini, Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari tradizionali […], Milano, Hoepli, 1927 (prima ediz.: 1905).
DM8 = Alfredo Panzini, Dizionario moderno delle parole che non si trovano nei dizionari comuni […], a cura di Alfredo Schiaffini e Bruno Migliorini, con un'appendice di cinquemila voci e gli elenchi dei forestierismi banditi dalla R. Accademia d'Italia, Milano, Hoepli, 1942 (prima ediz.: 1905).  
Falchetta Piero, 1991, La l?tt?ra scomparsa, “In forma di parole”, XII/4, pp. 251-297.
Greimas Algirdas Julien, 1974a, La scrittura cruciverbista, in Greimas 1974b, pp. 299-321.
Greimas Algirdas Julien, 1974b, Del senso, Milano, Bompiani (orig. fr.: 1970).
Nickerson Raymond S., 2011, Five Down, “Absquatulated”: Crossword Puzzle Clues to How the Mind Works, “Psychonomic Bulletin & Review”, febbraio, n. 18, pp. 217-241.
Poroli Fabio, 2011, Cruciverba, in Arcangeli 2011, pp. 143-144.
Sacks Oliver, 2011, L’occhio della mente, Milano, Adelphi (orig. ingl.: 2010).