1965 · satellite artificiale

Oggetto costruito artificialmente e fatto orbitare, per diversi fini e necessità, attorno a un corpo celeste.

Nel 1963 la Nasa aveva lanciato Syncom 1 e Syncom 2 (nello stesso anno era stato trasmesso il primo programma via satellite e sempre allora, per la prima volta, una telefonata via satellite aveva messo in contatto due capi di Stato). Il 1965 è l'anno di Intelsat I, del primo Molniya, della nascita delle prime comunicazioni commerciali via satellite.

Dagli Sputnik ad ARPAnet

Prima di arrivare al 1965 facciamo un salto indietro nel tempo. Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica lancia in orbita, dal cosmodromo di Baikonur (Kazakistan), il primo satellite artificiale mai costruito, lo Sputnik (lett. “compagno di viaggio”): Bignami e altri (2003: 152); il cosmodromo è lo stesso dal quale, il 23 novembre 2014, è decollata per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale anche Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana nello spazio. Lo Sputnik 1 era una sfera di metallo di 58 cm di diametro, e del peso di 83 kg, equipaggiata di quattro lunghe antenne di due metri e mezzo; rimase in orbita per 57 giorni, bruciando a contatto con l’atmosfera terrestre durante il rientro. Fu il primo oggetto costruito dall'uomo a uscire dall’atmosfera terrestre, riuscendo anche a trasmettere il primo segnale radio dallo spazio alla Terra. Un mese dopo venne lanciato lo Sputnik 2, che portò nello spazio il primo essere vivente della storia, la cagnetta Kudrjavka (lett. “Ricciolina”) meglio nota come Laika, che è anche il nome generico di una razza di cani siberiani; Laika era una cagnolina randagia, raccolta dalle strade di Mosca a poco più di una settimana dal lancio del satellite (Latson 2014).
Lo Sputnik, seppur di vita breve, ha lasciato tracce culturali di rilievo. Esiste, e ha avuto in passato un certo successo, un gruppo musicale chiamato Sigue Sigue Sputnik. Lo scrittore giapponese Murakami Haruki ha intitolato un suo romanzo La ragazza dello Sputnik; l’edizione originale riporta in copertina un disegno del celebre satellite artificiale, anche se questo non ha un ruolo diretto nel romanzo (il titolo nasce da un mero fraintendimento che interessa i personaggi protagonisti). Lo Sputnik si è visto anche in tv e al cinema: fa la sua comparsa in un episodio di Star Trek trasmesso originariamente nel 2002 (Carbon Creek); Wall-E, il robottino protagonista dell’omonimo lungometraggio di animazione (2008), si scontra con lo Sputnik – senza gravi conseguenze – mentre lascia l’atmosfera terrestre; nel film Cielo d’Ottobre (October Sky, 1999) il passaggio in cielo dello Sputnik è l’evento che dà al protagonista la forza di seguire il suo sogno di diventare un astrofisico.


L’inizio delle telecomunicazioni satellitari e i satelliti geostazionari


Il lancio degli Sputnik rappresentò uno smacco per gli americani, abituati a primeggiare nel campo delle tecnologie: erano gli anni della guerra fredda, combattuta soprattutto a colpi di innovazioni tecnologiche. Fu proprio il danno all’immagine della supremazia statunitense inferto dal satellite sovietico a spingere il presidente Dwight D. Eisenhower a fondare (1958) la Advanced Research Projects Agency (ARPA) in seno al Dipartimento della Difesa, un ente creato appositamente per far riguadagnare agli Stati Uniti il primato tecnologico. Ai progetti di conquista spaziale se ne aggiunse un altro: quello di lavorare a una rete di comunicazioni che potesse rimanere in piedi anche dopo un attacco nucleare. Un giovane ingegnere di origine polacca, Paul Baran, espose all’ARPA la sua idea di costruire una rete distribuita, priva di centro – con nodi dello stesso livello gerarchico, e ridondanza di collegamenti pari a tre-quattro –, e di dar vita a una comunicazione a pacchetti, resa possibile da quel modello di rete (cfr. Hafner-Lyon 1998 [1996]: 55-58). Il suo progetto, a lungo osteggiato, sarebbe stato realizzato nel 1969 con la nascita di ARPAnet. Il lancio del primo satellite artificiale della storia è stato perciò l’evento scatenante che ha portato alla creazione dell'“antenata” di Internet.
Il primo satellite per le telecomunicazioni era stato lanciato dagli USA il 18 dicembre 1958 come parte del programma SCORE, seguito nel 1962 dal primo satellite artificiale di un consorzio privato, Telstar, della AT&T. A poche ore dal lancio era stato possibile inviare le prime immagini televisive, ed effettuare la prima chiamata telefonica satellitare: il vicepresidente americano Lyndon Johnson aveva chiamato il presidente della stessa AT&T (cfr. Vartabedian 2013). Nel 1963 la NASA lancia Syncom 1 e Syncom 2; nell’agosto di quell’anno, tramite Syncom 2, il presidente John F. Kennedy telefona ad Abulakar Balewa, primo ministro nigeriano, che si trova a bordo della USNS Kingsport nel porto di Lagos (cfr. https://soundcloud.com/latimes/president-john-f-kennedy). Grazie a Syncom 3, il primo satellite in orbita geostazionaria, lanciato nel 1964, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi in Giappone viene trasmessa in diretta internazionale.
L’importanza dei satelliti geostazionari è stata enorme per il mondo delle telecomunicazioni. Teorizzati inizialmente (1928) da un ingegnere di origini slovene (Herman Potočnik), rilanciati da sir Arthur A. Clarke, l'autore di 2001: Odissea nello Spazio (2001: A Space Odissey, 1968), in un saggio del 1945, come la più affidabile forma di telecomunicazione, i satelliti geostazionari presentano la caratteristica di percorrere un’orbita circolare ed equatoriale, a un’altezza tale che il periodo di rivoluzione della Terra coincide con quello di rotazione del pianeta. Di conseguenza le antenne puntate verso un satellite geostazionario non hanno bisogno di esser mosse, possono rimanere orientate in modo fisso sullo stesso punto.
Ed eccolo, il 1965. è l'anno di Intelsat 1, soprannominato Early Bird, il primo satellite artificiale commerciale in orbita geostazionaria che ha permesso di trasmettere in diretta le prime immagini televisive dello splashdown di un velivolo spaziale, il Gemini 6, nel dicembre dello stesso anno. Contemporaneamente i sovietici mettono in orbita Molniya, il loro primo satellite per le comunicazioni (militari). Il 1965 è passato così alla storia come l’anno in cui i satelliti aprono alle comunicazioni commerciali, dando inizio a una nuova era nel campo delle comunicazioni di massa.


Affollamenti satellitari e immaginario filmico


Oggi, in orbita attorno alla Terra, ci sono 1.100 satelliti attivi, tra governativi e privati, in aggiunta ad altri 2.600 inattivi (il più vecchio dei quali risale al 1958). Il 60% dei satelliti attivi è adibito alle comunicazioni; gli altri sono utilizzati per il Global Positioning System (GPS), per le osservazioni meteorologiche, per scopi scientifici e di ricerca o per la difesa nazionale (cfr. Ritter 2014).
Generalmente i satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra sono abbastanza contenuti nelle dimensioni e non sono progettati per alloggiare esseri umani; le eccezioni sono poche (come le stazioni orbitanti Skylab, Mir e Tiangong 1), e in questo momento la Stazione Spaziale Internazionale è l'unico luogo orbitante abitato. Sull'argomento scrittori e registi di fantascienza si sono spinti molto oltre, inventando vere e proprie città orbitanti. William Gibson, nel suo Neuromante (Neuromancer), romanzo di punta del genere cyberpunk, ha ambientato una parte dell’azione sul satellite artificiale Freeside. E nel film Interstellar (2014), di Christopher Nolan, il protagonista (Cooper) si risveglia su una enorme stazione spaziale, orbitante attorno a Saturno, sulla quale si è rifugiata la razza umana lasciando la Terra, ormai inabitabile, e prima di colonizzare nuovi pianeti.
Tra realtà e fantasia chi può dire dove (o quando) ci fermeremo?

Vera Gheno

Bibliografia

Bignami Luigi, Renzini Gianluca, Venturoli Daniele, 2003, La vita nell’universo, Milano, Bruno Mondadori.
Clarke, Arthur A., 1945, Extra-terrestrial Relays. Can Rocket Stations Give World-wide Radio Coverage?, “Wireless World”, X, pp. 305-308.
Gibson William, 2003, Neuromante, Milano, Arnoldo Mondadori (orig. ingl.: 1984).
Hafner Katie, Lyon Matthew, 1998, La storia del futuro. Le origini di Internet, Milano, Feltrinelli (orig. ingl.: 1996).
Latson Jennifer, 2014, The Sad Story of Laika, the First Dog Launched Into Orbit, “Time”, 3 novembre.
Murakami Haruki, 2001, La ragazza dello Sputnik, Torino, Einaudi, (orig. giapp.: 1999).
Ritter Malcolm, 2014, How Many Man-Made Satellites Are Currently Orbiting Earth?, 28 marzo, http://talkingpointsmemo.com/idealab/satellites-earth-orbit.
Vartabedian Ralph, 2013, How a Satellite Called Syncom Changed the World, 26 luglio, http://www.latimes.com/nation/la-na-syncom-satellite-20130726-dto-htmlstory.html.