ELIDE, 1°

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ELIDE, 1° (Ήλις, Elis)

F. Carinci

Antica regione storica della Grecia, nel Peloponneso nord-occidentale, dai confini rimasti a lungo non ben definiti, soprattutto lungo l'asse N-S, in relazione al complesso processo di formazione dell'entità dello stato della città di Elide. Geograficamente si delineano tre zone principali: a Ν la valle del Peneo, fiume un tempo ricco di acque che ha un ruolo primario nella fisionomia dell'E., e la vasta pianura costiera a O; le propaggini montuose dello Skyllis e dell'Erymanthos verso E, in direzione dell'Arcadia (Akroreia); più a S, la valle dell'Alfeo, in diretta comunicazione con i territori dell'interno, che confina a sua volta verso S con la Trifilia, piccola regione in parte gravitante sul bacino del fiume Neda e verso la Messenia, con una limitata zona costiera pianeggiante e retroterra costituito dalle propaggini del massiccio del Lykaion. La ricchezza di acque assieme al clima mitissimo ha determinato condizioni assai favorevoli per lo sviluppo agricolo e per l'allevamento del bestiame, in un regime di autosufficienza rivolto in misura ridotta all'industria e al commercio (Pol., IV, 73, 7 ss.). La άσυλία indicata dalle fonti (cfr. Strab., VIII, 333) come causa dell'incremento demografico, è forse un motivo di propaganda antispartana, ma il dato riflette il clima pacifico e prospero dei momenti migliori vissuti dalla regione. L'E. comprendeva in origine (XI-X sec.) la pianura prossima alle foci del Peneo, la valle di E. (denominazione di origine indoeuropea: Ραλις, vallis, Κοίλη Ήλις), l'E. originaria (superficie 1160 km2), con una probabile estensione più a Ν verso il Capo Araxos e l'area di Dyme, talora indicata nella tradizione epica come parte del territorio degli Epei; nel corso del tempo, in seguito alla pressione degli Achei da NO, che determinò uno spostamento dei confini verso il fiume Larissos, furono annesse la Akroreia (superficie 405 km2) e parte della Pisatide (superficie 555 km2) con il santuario di Olimpia. Intimamente legata alle sorti di Elide della quale costituiva il territorio, l'intera regione si configura, fin dall'età arcaica come un unico stato. Da epoca molto antica Elide ottenne il controllo degli agoni olimpici, ma dalla XXVI Olimpiade (676 a.C.) e per tutto il VII sec. sembra che i Pisati, con l'aiuto di forti alleati (Pheidon di Argos, la città di Dyme) riuscissero a recuperare la loro indipendenza e la tutela del santuario. Tuttavia, dopo la seconda guerra messenica (570 a.C.), gli Elei, alleati di Sparta, riconquistarono la Pisatide e Olimpia. In tale epoca dovette avvenire l'annessione (Paus., V, 6, 4 e VI, 32, 4) anche di parte della Trifilia (sup. 540 km2), area di confine a S dell'Alfeo, che tuttavia non fu permanente, a causa delle contese tra Elide, Arcadi e Spartani e per le spinte autonomistiche delle popolazioni locali. Da questo momento e fino a tarda epoca greca i confini dell' E. raggiungono, in varie occasioni, a S il fiume Neda (confini della Messenia), a E le pendici dell'Erymanthos e il fiume omonimo (confini dell'Arcadia). A Ν e a NO l'E. si affaccia sul Mare Ionio. Il confine con l'Acaia a NE è segnato dal fiume Larissos in forma definitiva solo in età avanzata, mentre a S il fiume Neda restava comunque un limite estremamente instabile.

L’èthnos degli Elei, forse una successiva stratificazione degli Epei, popolazioni entrambe probabilmente originarie dell'Etolia e giunte nel Peloponneso nel corso del complesso movimento di popoli che caratterizza le fasi finali dell'Età del Bronzo, era organizzato in comunità sparse, unite politicamente in uno stato, solo più tardi contrassegnato dal fenomeno urbano, fatto che giustifica l'espressione di Tucidide (1, 5, 3) circa il παλαιός τρόπος della vita degli Elei.

Nel 570 a.C. lo stato è riorganizzato e il corpo oligarchico, ora più moderato - la monarchia è stata già da tempo abrogata, forse agli inizi dell'VIII sec. a.C. - accoglie un numero maggiore di membri. La vita pacifica che esso conduce da quel momento, la sua neutralità nelle contese tra gli altri stati greci, in generale le favorevoli condizioni derivanti dal controllo di Olimpia, determinano per gran parte del V sec. a.C. una situazione di prosperità e di buon governo (Paus., IV, 28, 4 e V, 6, 2; Pol., IV, 73, 6 ss.; Ephor., fr. 15 apud Strab., VIII, 358; v. anche Strab., VIII, 333) che gradualmente evolve in senso democratico fino alla legislazione (c.a. 371-365 a.C.) di Formione, allievo di Platone, con chiare ispirazioni attiche. Sul piano urbanistico, dopo il sinecismo del 472 a.C., la città di Elide diviene uno dei più importanti e popolati centri del Peloponneso. La rinunzia alla neutralità durante la guerra del Peloponneso (alleanze prima con Sparta, poi con Atene e con altre città) determina un'implicazione nei conflitti del mondo greco che costa all'È., che per la sua fertilità attirava come terra di bottino (v. già Hom., Il., XI, 670 ss.), invasioni e saccheggi (cfr. Liv., XXVII, 31, 9 e XXXII, 22, 10) nonché, a seconda dei casi, ampliamenti e restringimenti dei confini. Nel 191 a.C., l'adesione di Elide alla Lega Achea significa anche la fine della sua vita politica indipendente. Nel 146 a.C., con la sottomissione della Grecia a Roma, l'E. è inclusa nella Provincia Achaia (v. Provincie romane), restando un distretto agricolo di una certa rilevanza. Danni e saccheggi avvengono soprattutto nel III sec. d.C. a opera di barbari attratti dalla prosperità della regione e dal santuario di Olimpia.

Due erano le principali arterie stradali che servivano l’E. nell'antichità, una costiera e l'altra interna, entrambe di comunicazione tra Elide e Olimpia. La prima, di pianura, si dirigeva verso la fascia litoranea dell'E. occidentale (forse verso Pheia) e da qui volgeva a E in direzione di Letrinoi e Olimpia. L'altra passava più all'interno e toccava la città di Pylos di Elide.

L'E. risulta essere una delle regioni più densamente popolate della Grecia: grazie alle fonti, soprattutto Stratone, Pausania e gli storici che riferiscono su avvenimenti svoltisi in E., possediamo una lista di toponimi e varie indicazioni su città e località diverse. Le ricerche condotte negli ultimi decenni sul territorio hanno portato alla luce centoventi giacimenti archeologici e permesso, grazie a trovamenti di superficie, l'identificazione di altri centosessanta siti frequentati in antico. La maggior parte di questi, che si datano dal Paleolitico all'età bizantina, dovrebbero riferirsi a piccoli villaggi e comunità o anche a casolari isolati, poiché, a quanto ci dice Strabone (vin, 336), la regione era «abitata per villaggi». Anche i centri cittadini dell'E. - quarantanove ne riportano le fonti antiche, assieme con i santuari - erano sostanzialmente piccoli insediamenti, pochi dei quali fortificati, con un'unica vera entità urbana nella capitale. Tra i centri più importanti, oltre a Elide, vanno ricordati Pylos alla confluenza del Ladon, e, non lontane, Oinoe (omerica Ephyra) e Lasion; nella zona collinosa dell'Akroreia, Thrastos (o Thraustos), Alion, Eupagion, Opus, Thalamai; sulla costa, oltre al porto di Kyllene, Hyrmine, Myrtountion e l'omerica area del Bouprasion. Nella Pisatide, l'ottapoli, oltre la precocemente distrutta Pisa e il santuario di Olimpia, comprendeva centri lungo il corso dell'Alfeo: sulla c.d. strada di montagna da Elide verso Olimpia, cioè nella valle dell'Enipeo, Aleision, Salmone, Herakleia, Margala; lungo la «via sacra» attraverso la pianura, Letrinoi e Dyspontion. In Trifilia, nella zona tra l'Alfeo e i monti Sagra, vanno ricordate le città di Phrixa, Epeion, Scillunte, Samikon e Lepreon.

Prima che iniziassero le ricerche e gli scavi a Olimpia, la regione, scarsamente nota, non fu al centro degli interessi di viaggiatori e dotti. Solo agli inizi del XIX sec., il Leake, dopo aver visitato il sito del grande santuario panellenico, tentò ipotetiche identificazioni di località dell'E. note alle fonti antiche (Kyllene, Hyrmine, Pisa, Phrixa, Letrinoi, Pheia, Herakleia, Salmone, Dyspontion, Epeion, Bolaka, Scillunte), ma solo il luogo dove si trovava la capitale, Elide, fu identificato con sicurezza. Altre ricerche furono svolte successivamente (Bolaye, .Curtius, Bursian), ma senza risultati rilevanti. I siti più importanti dell'E., della Pisatide e della Trifilia elea furono oggetto di un sistematico studio nel 1939 da parte di J. Sperling che ha per lungo tempo costituito un utile punto di riferimento. Altre ricerche topografiche e storiche furono condotte da E. Meyer e da A. Bon nel secondo dopoguerra, mentre un quadro dei siti preistorici è stato realizzato sulla base di controlli e ricognizioni effettuati appositamente. Alcune aree come quella dell'antica Kyllene e quella a S dell'Alfeo sono state oggetto di ricerche specifiche.

Un organico quadro d'insieme della regione, specialmente per quel che riguarda gli aspetti archeologici, non è ancora possibile in forma definitiva per l'incompletezza dell'edizione dei dati ricavati dai numerosissimi scavi, in prevalenza di emergenza e non programmati, susseguitisi in questi ultimi due decenni in ragione della rapida trasformazione delle aree rurali e urbane e per interventi straordinari quali la creazione dell'invaso artificiale del Peneo. Se per il settore preistorico esiste qualche tentativo di sintesi, o quanto meno la possibilità di una progressiva raccolta organica di dati, sia pure in costante aggiornamento, la situazione per i periodi storici risulta ancora limitata, tranne poche eccezioni, a una congerie di notizie, senza contare i numerosi rinvenimenti del tutto inediti. Ciò ha come diretta conseguenza un'insufficiente definizione degli orizzonti culturali in una regione in cui il santuario di Olimpia ha costituito, ancor più della capitale Elide, un elemento primario, polarizzante gli interessi di tutto il mondo greco, con presenze di indubbia rilevanza panellenica e internazionale anche sul piano artistico. Un approfondimento dei riflessi, in numerosi campi, dei rapporti tra il grande santuario e la realtà del territorio, sia per quello che riguarda gli aspetti propriamente cultuali (santuari minori), sia nel settore delle produzioni artistiche e artigianali, è ancora in una fase iniziale, che merita un intenso lavoro di ricerca. Tra i primi risultati è certamente da annoverarsi lo studio della decorazione frontonale del tempio di Mazi (v.) Anche l'incremento di materiale epigrafico relativo al territorio, esclusa Olimpia, risulta notevole: oltre cento iscrizioni sono state pubblicate in questi ultimi anni e altre cinquanta risultano ancora inedite (Sievert, 1991).

Preistoria. - L'E. rappresenta un distretto chiuso che fa prevedere sviluppi culturali alquanto uniformi: in via di definizione, per il continuo succedersi dei rinvenimenti, sono i modi di insediamento prima della tarda Età del Bronzo. In generale alquanto scarsa appare la documentazione proveniente dalla valle del Peneo, malgrado non siano mancate in quest'area alcune ricognizioni.

Il Paleolitico è abbastanza ben conosciuto, soprattutto perché la regione è stata oggetto di ricerche sistematiche e mirate (Leroi-Gourham, Chavaillon e Chavaillon, 1963). Numerosi siti sono stati individuati in aree costiere, nella zona di Amalias, principalmente presso il villaggio di Kardama, e nel territorio dell'antica Kyllene (Kastro e Loutro). Sono siti ipetrali, riferibili per lo più al Paleolitico Medio, testimoniato principalmente da industrie litiche di tipo musteriano.

Ancora sfuggente è la situazione del Neolitico e dell'Antico Elladico, periodi qui documentati in forma assai scarsa e discontinua. Frammenti neolitici non stratificati sono segnalati a Katakolo (Haghios Andreas, territorio dell'antica Pheia) assieme a resti più tardi. Un deposito dell'Antico Elladico II è stato rinvenuto sotto gli avanzi di una fattoria ellenistica a Kostoureika, a Ν di Avgì, nella valle del Ladon, affluente del Peneo.

Nella valle del Peneo, la presenza di resti del Medio Elladico, appena più estesa, ad Agrapidochori, nel sito della città di Pylos di E. (loc. Armatova: frammenti di ceramica minia) e ad Haghios Ilias (Hierò Yanni Rachi), non è sempre collegabile all'insediamento successivo del Tardo Bronzo. Nella zona di Agrapidochori (loc. Ghisa), a riprova di una certa continuità di frequentazione dell'area, anche se non proprio dello stesso sito, è stata messa in luce un'importante tomba a camera circolare del Tardo Elladico III, con resti di precedenti inumazioni delle fasi A1/B e Β e cremazioni della fase C, ultimo uso della tomba, con vasi che in questa fase ricordano da vicino produzioni dell'Acaia e di Cefalonia, di Perati, e il close style. L'esistenza di uno stile ceramico unitario nel Peloponneso nord occidentale nel Tardo Elladico IIIC è un fatto da non trascurare, forse in rapporto a spostamenti di popolazioni dall'Argolide. L'uso della cremazione è particolarmente interessante (cfr. Perati, con sistema diverso), ma resta aperto il problema dell'origine degli eventuali portatori di questo costume funerario. Più a S, ad Alpochori, 10 km a NO di Pyrgos, è recente il rinvenimento di una tomba a camera con lungo dròmos (m 9,80) costruita nel Tardo Elladico IIIA2 e in uso per tutto il Tardo Elladico HIB; la grande camera ha una forma trapezoidale (m 4,50 x 5) e un annesso di pianta analoga (m 2 x 3,20) a O. La tomba principale, depredata in antico, presentava varie inumazioni e residui abbondanti di ceramica nonché alcuni oggetti di ornamento d'oro e di pasta vitrea sfuggiti ai predatori. Non distanti cronologicamente sono anche le undici tombe a camera rinvenute di recente ad Haghia Triada Ileias sempre nella zona di Pyrgos, con numerosissimi vasi, vaghi di collana in oro, bronzi, ecc. In larga misura depredata è la necropoli di un centinaio di tombe a camera di Prostovitsa, in cui si sono recuperati alcuni bronzi e oggetti di ornamento; al Tardo Elladico IIIC risale l'unico esemplare noto di vaso.

Assai fitta di presenze preistoriche risulta la Pisatide, in particolare l'area di Olimpia, soprattutto per il Tardo Bronzo. Non molto numerose sono, invece, le testimonianze del Medio Elladico. Oltre a Olimpia, si possono ricordare i siti di Chlemoutsi (sulla costa, probabile luogo della omerica Hyrmine), Miraka (loc. Oinomaos), Kafkania, Makrysia, Epitalion, Salmone, probabilmente Aspra Spitia, Trypitì, ecc. Molti, invece, i siti con resti di insediamento e soprattutto con tombe a camera del Tardo Elladico (area di Olimpia, Phloka, Miraka, Platanos, Kafkania, Epitalion, Makrysia, Babes, Diasela, Aspra Spitia, Trypiti, Linaria, ecc.). Tra i rinvenimenti più significativi sono senz'altro da annoverare le tombe a camera di Kladeos, ripartite in due gruppi rispettivamente di sette e di dieci unità. Il primo (loc. Trypes), che si data al Tardo Elladico IIIA2-B, ha restituito, oltre alla ceramica, numerosi oggetti di ornamento, bronzi e avori; il secondo, utilizzato fino al Tardo Elladico IIIC, comprende, tra i rinvenimenti, parti di un diadema in pasta vitrea. Nello stesso sito, altre tombe, probabilmente tardo micenee (loc. Phengaraki) sono a cista, con copertura di lastre. Presso Makrysia si segnala un períbolo del Tardo Elladico I-II, scavato dal Themelis, con tomba a cista rettangolare ancora intatta. Il sito preistorico si trovava sull'altura del Prophitis Ilias, mentre il centro abitato di età storica era più a N, tra questa e l'Alfeo. Nella stessa zona (loc. Kania) si segnalano tombe a camera micenee. A Mageira (loc. Kiupa) è di un certo interesse il rinvenimento di un tumulo di incerta datazione (forse tardo miceneo, ma si pensa anche al Medio Elladico) con sei pìthoi funerari, con tracce di fuoco e ossa bruciate. In questa località va segnalato anche il rinvenimento sporadico di una figurina di tipo minoico. Altre tre figurine dello stesso tipo sono state rinvenute a Platanos, a NO di Olimpia.

Ancor più legata, in epoca preistorica, alle vicende della vicina Messenia è la regione della Trifilia, dove appaiono assai lacunosi i resti di periodi più antichi, ma forse solo per difetto di adeguate esplorazioni, che una volta avviate, potrebbero modificare notevolmente il quadro generale. Alquanto abbondante sembrerebbe la ceramica dell'Antico Elladico presso il moderno villaggio di Lepreon. I resti di mura di tipo ciclopico a Kato Samikon, assieme alla vicina necropoli di tumuli (Kleidi e zona circostante), utilizzata tra il periodo finale del Medio Elladico e il Tardo Elladico IIIA2-B, e soprattutto l'edificio con magazzini, di un tipo quindi che si avvicina a modelli palaziali, e le tombe a thòlos di Kakovatos, sono già indizi sufficienti per affermare l'importanza di quest'area in rapporto a quanto avviene più a N, soprattutto nelle fasi iniziali del Tardo Elladico, dove tuttavia nuovi documenti indicano una certa vitalità. Tra i rinvenimenti recenti si segnalano a Psari Triphylias (loc. Metsiki) resti di abitato (focolare circolare?) e due tombe a thòlos; la prima, del diam. di m 10 c.a, con períbolo di anàlemma e dròmos di m 6 rivestito di pietre, che aveva un riempimento di ceramiche databili al Tardo Elladico I-II; la seconda, solo ripulita, ha un ampio accesso (m 3,60 c.a), con grande soglia monolitica; le ceramiche recuperate sono della prima età micenea. Viceversa restano ancora oscure le fasi più tarde, successive alla caduta dei regni micenei, tra il Tardo Elladico IIIC e i c.d. secoli bui, di certo meglio documentate, attualmente più che in passato, nella valle dell'Alfeo. È possibile che in questa fase tarda, successiva alla caduta dei regni micenei, vi sia stato un assestamento delle popolazioni, o spostamenti per cercare rifugio in aree più isolate e periferiche; non a caso le zone della Dymeia e del Capo Araxos, proprio agli inizi del Tardo Elladico IIIC, presentano una situazione di incremento di abitati.

La geografia «omerica» dell'E. (Il, II, 615 s.), tema sul quale non fa difetto l'interesse di alcuni autori antichi, massime Strabone, fa riferimento in primo luogo al territorio degli Epei come alla parte più settentrionale, con i distretti del Bouprasion e di Elide e le città di Kyllene, Hyrmine e Myrsinos, nonché la pètre Olenìe, possibile avamposto di frontiera della città di Olenos, toponimi probabilmente indicativi dei limiti del territorio stesso (Sakellariou, 1960), non tutti identificabili con sicurezza. In epoca storica una parte del territorio degli Epei, la zona del Capo Araxos, rientra nei limiti dell'Acaia (v.), nelle terre delle città di Dyme e Olenos. La situazione non è del tutto chiara per la non precisa definizione della sequenza dei varí momenti storici, e del ruolo rispettivo di Epei e di Elei, in rapporto ai dati omerici del «Catalogo delle navi», e all'interpretazione, in generale, dix questo libro dell'Iliade. Al regno di Nestore dovevano appartenere la Pisatide e la Trifilia: superate le polemiche appare oggi evidente che il centro più importante della Messenia vada localizzato nel palazzo scavato dal Biegen ad Ano Englianos (v. pylos), contro gli argomenti in parte sostenuti dal testo straboniano (Strab., VIII, 359), che pongono la Pylos di Nestore come diversa da quella di Messenia. Nella Trifilia, a Ν del fiume Neda, il «Catalogo delle navi», menziona Arene e Thryon (Hom., II., II, 251). Arene, presso la foce del fiume Minyeios, identificato con l'Anigros, è localizzata già dagli antichi a Samikon (Strab., VIII, 346; Paus., V, 6, 2-3), dove abbiamo accennato alla presenza di un tumulo funerario e di mura(loc. Kleidi). Strabone indica in Samikon una possibile localizzazione della omerica Arene, mentre Pausania sembra parlare di due città diverse. Un insediamento preistorico è stato scoperto alle pendici del monte dove sorge Samikon presso il piccolo pèrasma di Kleidì a breve distanza dalla stazione ferroviaria di Kato Samikon, in corrispondenza dii una piccola altura, dove il Dörpfeld aveva scoperto nel 1908 frammenti micenei resti di un muro ciclopico e nel 1955 lo Yalouris aveva scavato un tumulo con abbondanza di vasi del Tardo Elladico, ma, ancor più, minii o della prima Età del Bronzo. Si ritiene che Arene si trovasse qui, piuttosto che sulla più bassa collinetta dove sorge una fortificazione turca. In ogni caso la presenza di un antichissimo culto di Posidone potrebbe costituire un elemento importante come catalizzatore di nuove aggregazioni politiche dopo la fine del dominio pilio.

Thryon si ritiene equivalente alla Thryòessa pòlis dell’Iliade (XI, 711-12). Le vecchie localizzazioni presso Strephi o Salmone hanno lasciato il posto a quella, più probabile, presso la storica Epitalion (cfr. Strab., VIII, 349), dove si sono rivenuti resti micenei. A Epitalion, sul lato opposto, orientale, della strada vi sono quattro collinette (loc. Haghiorghitika) con molti resti, non solo micenei, ma anche di tutti i periodi dell'Età del Bronzo. Qui era forse la città omerica: si sono rinvenuti resti di una casa micenea con un loutèr in terracotta e un'estesa necropoli, sulla più orientale delle colline.

Malgrado i numerosi problemi che si pongono a questo proposito (Maddoli, 1990), è comunque dall'area settentrionale che ha origine lo stato di E., all'inizio probabilmente limitato alla sola Κοίλη Ήλις. Una situazione di belligeranza tra gli Epei e la Messenia è peraltro già evocata in Omero, nel racconto di Nestore (Il, XI, 670 ss.). Il quadro attuale - non sembra aver chiarito alcuni problemi di fondo come la consistenza del popolamento nel Tardo Elladico IIIC - e nel periodo successivo, che pure oggi risultano meglio documentati, anche se appare per molti aspetti evidente - che in questo periodo si gettano le basi di un nuovo assetto territoriale della regione.

Protogeometrico e Geometrico. - Non è ancora possibile stabilire con sicurezza in nessuno dei siti una sequenza continua dal tardo stile miceneo al Protogeome- trico, ma almeno una possibilità è intuibile a Olimpia e ad Haghios Andreas. Sussistono spesso incertezze nella attribuzione dei non frequenti complessi di materiali di questo periodo, spesso sporadici (Salmone). Lo stile protogeometrico dell'E. è documentato principalmente da un gruppo di tombe a pozzetto rinvenute nella città di Elide, i cui corredi rappresenterebbero uno stadio abbastanza antico di questo periodo. Di lavorazione assai modesta, i vasi mostrano, peraltro, alcune affinità con prodotti attici (indizio di precoci contatti?). Mentre in campo ceramico appare qualche elemento di innovazione, i bronzi (spada e pugnale, fibule ad arco, spilloni) rinvenuti in queste e tombe rispecchierebbero un quadro metallurgico all'occorrenza anche più antico. In questo settore l'area appare isolata e arretrata, inizialmente (fine XI-inizi X sec. a.C.) esclusa dalla circolazione della tecnologia connessa alla lavorazione del ferro.

Alquanto oscure rimangono ancora le sequenze di passaggio tra il Protogeometrico e il Geometrico. Non molto numerosi sono i siti e i depositi geometrici identificati nella regione: necropoli geometriche sono state scavate a Olimpia, a Kyllene, a Chlemoutsi, mentre due depositi in pozzi di Pylos e di Olimpia forniscono una sequenza per le produzioni locali, integrati da rari e sporadici travamenti dal santuario di Olimpia (Heràion). Le ceramiche manifestano caratteri locali con influssi esterni; tutte le forme vascolari possono trovare elementi di confronto nelle produzioni greco-occidentali: brocche a corpo ovoidale con collo dritto, skyphoi con orlo svasato e bassi kàntharoi hanno paralleli in tombe dell'Acaia (Pharai). Molti vasi dell'E. sono tutti verniciati di scuro con poche fascette risparmiate; la decorazione, nei casi in cui è presente, non è dissimile dalla produzione achea, spesso influenzata da caratteri corinzi. Un interessante frammento di cratere da Pylos mostra parte di una nave.

Dall'età arcaica al periodo romano. - Come si è già detto, se si prescinde dal santuario di Olimpia e dalla città di Elide per penetrare più a fondo nella realtà del territorio e dei modi di insediamento della regione nel corso della sua lunga storia, non esiste un lavoro di sintesi dei dati archeologici, capace di dare, assieme alle notizie delle fonti, il quadro della situazione generale dell'E. tra la prima Età del Ferro e la tarda antichità. Il centro cittadino di Elide e il santuario di Olimpia hanno infatti accentrato i principali interessi della ricerca ed è quindi a essi che si fa maggiormente riferimento come poli culturali e artistici della regione, altrove conosciuta, sotto questo punto di vista, in maniera assai discontinua, anche se numerose città e diversi santuari locali sono spesso menzionati dalle fonti antiche. Per quanto riguarda questo aspetto meritano attenzione i modi di diffusione sul territorio di alcune produzioni artigianali di età arcaica, tra il VII e il VI sec. a.C., almeno in parte connesse stilisticamente con botteghe corinzie (perirrhantèria di tipo cultuale in terracotta con decorazioni a rilievo e altri manufatti di lavorazione affine, pìthoi, ecc.), legate al grande santuario, ma probabilmente da attribuirsi a succursali esterne al santuario stesso, indizio di una serie di rapporti di questo con centri di culto minori (Moustaka, 1991). Le produzioni ceramiche, per quanto è possibile dedurre da osservazioni parziali, mostrano per il periodo orientalizzante e arcaico, una fisionomia locale, evolutasi in parte sulla produzione geometrica e con influssi da aree vicine (Corinto, Laconia). Non mancano nei corredi funerari materiali di importazione da Corinto e dall'Attica (sepolture entro vaso di Neochori Killinis). Di un certo interesse sono anche i numerosi rinvenimenti di elmi, per lo più originari, da corredi funerari di VII sec., particolarmente frequenti nella valle dell'Alfeo, possibile riflesso anche questo di una circolazione di oggetti che hanno una loro significativa presenza nell'area del santuario. Oltre a Elide sono scarsi i centri urbani identificati ed esplorati sistematicamente (Pylos di E.), mentre di un qualche interesse risultano i santuari (Mazi, Babes, ecc.) taluni con avanzi monumentali di edifici templari, rispondenti in parte a tipologie locali, talora fortemente affini a esempi della vicina Arcadia (cfr. in particolare i rinvenimenti nell'area di Lepreon).

Per quanto riguarda i costumi funerari la fisionomia regionale mostra un uso esteso della sepoltura in pìthos, largamente attestata in epoca classica, apparentemente prevalente nel IV sec., ma con numerosi precedenti già dal periodo preistorico e continuità d'uso fino in epoca romana (Chatzi-Spiliopoulou, 1991).

La quantità notevole di rinvenimenti di tombe sparse di epoca arcaica, classica ed ellenistica rispondenti anche ad altre tipologie (tombe a cista, costruite in muratura), può rendere l'idea del fitto popolamento, proprio in questo periodo, delle varie unità territoriali che costituivano lo stato di Elide.

Singoli siti dell'E. propriamente detta. - Il territorio comprende la valle e la pianura alluvionale del Peneo. I centri urbani sono poco numerosi a causa della dispersione delle popolazioni in piccoli abitati rurali.

Elide: v. elide, 2°.

Kyllene (Κυλλήνη). - Non ignota alla topografia «omerica» dell'E. (Horn., II., XV, 518), era la base navale della città di Elide, distante da questa 120 stadi (Paus., VI, 26, 4; Strab., VIII, 337), sul Mare Ionio. In quanto porto militare restò spesso coinvolta in episodi bellici che le costarono diverse distruzioni (cfr. Thuc., II, 84, 5; 86, 1; Xenoph., Hell., III, 2, 27, 30). È stata localizzata (Servais, 1961) presso il Capo Glarentza, nel territorio del villaggio omonimo, ora ribattezzato Kyllini. È ricordato un Santuario di Afrodite e di Asclepio, dove si conservava una statua del dio in legno e avorio, opera mirabile di Kolotes. Sulla sommità di un'altura sopra il golfo di Kyllene sono stati rinvenuti maschere fittili, vasi databili in età arcaica e classica e, poco a O del Kastro, tombe di età classica con ceramiche. Il Kastro di Glarentza era probabilmente il sito dell'acropoli, anche se gli indizi (frammenti di superficie, di varie epoche; tratti di murature) non sono molto abbondanti. Altri materiali, riuniti dal Servais, prevalentemente del V sec. a.C. (rocchio di colonna dorica, stele sepolcrale, frammento di anfora attica, ecc.), provengono dalla zona intorno al villaggio moderno. Non molto distante da qui, sulla collina del castello medievale di Chlemoutsi, si identifica oggi la omerica Hyrmine (Servais, 1964), piuttosto che più a N, presso Kanoupelli, come si riteneva in passato.

Pylos di E. (Πύλος). - Città alla confluenza del Peneo e del Ladon (di E., diverso dall'omonimo affluente dell'Arcadia), ben localizzata sulla base delle fonti (Paus., VI, 22, 5 e Strab., VIII, 339), benché una tradizione ricordi anche una fantomatica Pylos di E. sulla costa presso Kyllene, probabilmente per spiegare un passo omerico (che menziona le foci del fiume Selleeis) riferibile, peraltro, alla posizione della Pylos sul Ladon. Pausania la dice in rovina, trascurando insignificanti strutture di epoca imperiale. Posta verso i limiti orientali della regione, era, dopo la capitale, la seconda città dell'E. e fu abitata ininterrottamente dalla preistoria in poi, ma fiorì soprattutto in epoca tardo-classica, nel periodo delle guerre tra Elei e Spartani. Era costituita da una serie di insediamenti rurali vicini tra loro. Si tratta di uno dei pochi siti indagati sistematicamente in questi ultimi anni. Un'esplorazione archeologica con collaborazione internazionale è stata infatti realizzata in occasione della costituzione dell'invaso artificiale del Peneo, mentre saggi di scavo sono stati condotti sulla collina di Armatova. Sulla piccola altura, dalla sommità piatta, di forma allungata (350 x 160 m), sufficientemente difendibile, sono stati messi in luce gli avanzi di un abitato antico in parte danneggiati dall'erosione. Il sito, già abitato nel Medio Elladico, dopo un apparente stasi sarebbe stato piuttosto fiorente durante il periodo geometrico, come mostrano le ceramiche rinvenute in un pozzo che trovano confronti con materiali attestati in varie località dell'E. e in Acaia, ma scarsi contatti con l'area orientale del Peloponneso. Oltre a fondazioni di edifici come quelle di una casa di età classica (seconda metà del V sec.), sono abbondanti anche i trovamenti di ceramica della stessa epoca, spesso di produzione locale, e dei periodi successivi. A una attività edilizia sulla collina corrispondono anche abitati sparsi nella zona a NE dell'acropoli, che subiscono una netta contrazione intorno al 360 a.C. L'abbandono sembra da collegarsi alla sconfitta dei Pilii nel 365/364, in seguito alla loro sfortunata alleanza con fuoriusciti della città di Elide. Il sito e l'area circostante non furono mai del tutto abbandonati fino a epoca tarda (bizantina e franca), con una ripresa di attività edilizia di qualche rilievo solo nel III-IV sec. d.C., mentre alcune necropoli attestano un intensificarsi abitativo nel II-III sec. A NE di Armatova un pozzo con ceramiche databili tra la metà del VII sec. e c.a il 550 a.C. è indizio di un'area di abitato. Le ceramiche documentano una produzione locale in contatto con Olimpia, sviluppatasi in maniera autonoma dalla tradizione geometrica con alcuni influssi da Corinto e dalla Laconia. Poco distante da Agrapidochori si rinvennero una stele funeraria con tracce di decorazione dipinta, capitelli ionici e corinzi e fusti di colonne di epoca romana e tardoantica. Nella valle tra la collina e il villaggio sono state messe in luce tombe romane. A Ν del villaggio un deposito dell'epoca delle guerre persiane conteneva ceramiche.

Singoli siti della Pisatide. - Zona comprendente l'area a Ν dell'Alfeo, dalla costa verso l'interno lungo la valle del fiume con le otto città di Pheia, Dyspontion, Kikysion, Letrinoi, Salmone,i Herakleia, l'antica Pisa, Harpina (Strab., VIII, 356).

Olimpia: v. olimpia.

Pisa (Πϊσα). - Nel sito dell'antica Pisa Pausania (VI, 22, 1-2) vedeva solo un piccolo heròon dove erano conservate le ossa di Pelope; l'area era identificata all'estremità orientale della valle di Olimpia, a SO dell'attuale villaggio di Miraka, dove gli scavi su una collinetta hanno restituito materiali sia preistorici, sia di pieno periodo storico, senza costituire tuttavia una prova per l'identificazione della città antica. Rimane incerta la sede degli antichi dinasti di Pisa, che la tradizione pone pure nell'Altis (casa di Oinomao). In loc. Lakkopholia, sul colle di Kazani (c.a 2 km da Olimpia), sono state scoperte (1969) quattro tombe a camera micenee, che hanno fatto supporre che in questa zona fosse la sede dei re di Pisa, in accordo con la tradizione (Strab., VIII, 356) che Pisa si trovasse in un luogo elevato. Ma mancano resti di abitato, e tombe micenee sono state localizzate, come si è visto, in molti siti nella valle dell'Alfeo; pare in ogni caso probabile che il centro più importante della regione fosse proprio in prossimità di Olimpia. In loc. Frangonisi è una vasta necropoli romana; sotto le tombe emergono tracce di edifici con ceramica arcaica e classica. Un'altra necropoli si è individuata a E, tra Miraka e l'Alfeo.

Presso il fiume Diagon, che separa la Pisatide dall'Arcadia, in loc. detta Saurou Deiras, era la tomba di Sauros, un brigante neutralizzato da Eracle, e un santuario di Eracle, in rövina ai tempi di Pausania (Aspra Spitia?). A quaranta stadi da questo, un santuario di Asclepio fondato da Demaineto e ancora un santuario di Dioniso Leukaniàs (cfr. Paus., vi, 21, 4-5).

Pheà (Φέα, Φεαί, Φειά). - Il secondo porto dell'E. dopo Kyllene (Xenoph., Hell., IlI, 2, 30), noto già a Omero (Od., XV, 297 s.), si localizza nella baia di Haghios Andreas a breve distanza a Ν del villaggio di Katakolo, e in parte le sue rovine sono sommerse (resti di edifici da età arcaica a età romana), a causa delle trasformazioni della linea di costa. Benché più sicuro, il porto restò in second'ordine rispetto a quello di Kyllene per motivi politici (essendo comunque ancora parte della Pisatide, che di frequente reclamava la sua indipendenza) e pratici (maggior distanza da Elide). Sulla sommità di una collina dominante il litorale si conservano i resti di una fortificazione medievale, che segnano probabilmente il luogo dell'acropoli di Phea. L'area è ricca di trovamenti ceramici di superficie, dal Neolitico a epoca romana.

Dyspontion (Δυσπόντιον). - Città situata nella zona di pianura costiera a Ν delle foci dell'Alfeo (Strab., VII, 357; Paus., VI, 22, 4), sulla strada da Elide a Olimpia. Alleata dei Pisati venne distrutta dagli Elei e cadde in rovina dopo l'età arcaica. Si cerca la sua collocazione in diversi siti a NO di Pyrgos, probabilmente nei dintorni di Myrtià. In questa zona, presso il monastero di Skaphidià, si sono rinvenuti resti di età romana (terme e altri edifici).

Letrinoi (Λετρϊνοι). - Nodo stradale situato a Ν dell'Alfeo, lungo il percorso di pianura tra Elide e Olimpia (e le cittadine della Pisatide), dal quale si raggiungeva il porto di Phea. I dati topografici presenti nelle fonti (Xenoph., Hell., III, 2, 25-26; Paus., VI, 22, 8) suggeriscono una localizzazione o nel villaggio di Haghios Ioannis, o nella odierna Pyrgos. Nel primo sito vi sono alcuni resti archeologici, nel secondo le ricerche rimangono più difficili per la presenza del grande centro moderno. Di qui proviene il torso/ forse di una nìke, al Museo di Olimpia, le cui dimensioni sono tali da far pensare a un rapporto con il Santuario di Artemide Alpheiaìa, che le fonti dicono presso la città antica. Che vi fosse un abitato in epoca tardoromana risulta chiaro anche dalla presenza di tombe con copertura a tegole nell'area a E della città moderna.

Herakleia (Ηράκλεια). - Strabone (VIII, 3, 32) la menziona tra le otto città della Pisatide presso il fiume Kytheros, a 50 stadi da Olimpia e Pausania (vi, 22, 7) la dice kòme degli Elei. Nelle vicinanze le fonti ricordano un santuario delle Ninfe Ionìdes con acque salutari. La localizzazione presentava alcune incertezze (presso il villaggio di Strephi, o, secondo altri, lungo la strada interna tra Elide e Olimpia, presso il villaggio di Brouma, oggi ribattezzato Herakleia). Una più recente ipotesi identifica il Kytheros nel Purnareiko Rema, un torrentello che si getta nell'Alfeo tra i villaggi di Brouma e Purnari a SO del quale è una sorgente di acqua solforosa in loc. Karya, le cui acque confluiscono nel ruscello stesso. Trovamenti di superficie (frammenti ceramici classici, ellenistici e romani; frammenti marmorei) possono indicare la presenza di un piccolo santuario campestre sulla strada tra Elide e Olimpia. Il centro era andato, nel corso dell'età romana, verso un certo degrado se Strabone parla ancora di un'acropoli, mentre Pausania usa il termine kòme. Il sito potrebbe identificarsi nei resti già dallo Sperling individuati in loc. Marmara e in loc. Phakistra, a S di Pournari.

Salmone (Σαλμώνη). - Centro indicato da Strabone (VIII, 3, 31-32) come vicino a Herakleia, in prossimità della sorgente Salmone che alimentava il fiume Enipeo. Se ne proponeva l'identificazione sulla collina di Palaiopyrgo, presso il villaggio moderno di Salmone (già Koukoura) oppure più a N, presso Karatoula. Una proposta recente, connessa con l'identificazione di Herakleia, propone di individuare le sorgenti in quelle del moderno Lesteritza (uno dei rami che formano l'Enipeo) e quindi il centro antico, sulle alture di Arbena, dove è il villaggio di Neraida. L'area, con qualche importanza strategica, conserva resti antichi: si segnala il rinvenimento di una figurina litica di tipo cicladico e resti varí dall'età arcaica al periodo romano, tra cui una stele funeraria ellenistica. In una piana tra le località di Oni e Grumoni (alterazioni di Salmone?) sono stati visti materiali ceramici di superficie e tracce di abitato.

Presso il villaggio moderno di Salmone, il Dörpfeld aveva individuato un tempio classico e un insediamento della prima età ellenistica. Oltre ai resti preistorici, si segnalano tombe romane, avanzi di edifici arcaici e di un edificio ellenistico.

Harpina ("Αρττινα, "Αρττιννα). - Alla città di Harpina, fondata da Oinomao che le dette il nome di sua madre, sono stati attribuiti i resti antichi a E del villaggio di Miraka, presso il quale è un ruscello che si getta nell'Alfeo. Nelle vicinanze Pausania (VI, 21, 9) ricorda un tumulo, tomba dei pretendenti alla mano di Ippodamia. Sempre presso Harpina, alla distanza di 20 stadi dall'ippodromo di Olimpia, innalzò il suo rogo il filosofo cinico Peregrino (Lue., Pereg., 35).

A breve distanza Pausania (VI, 22, 1) ricorda un santuario di Artemide Kordàkas (epiteto riferito a una danza; culto agricolo); vicino era tin piccolo edificio, dove in un'urna bronzea si conservavano le ossa di Pelope.

Singoli siti della Trifilia elea. - Delle sei città che Erodoto tramanda come fondate in Trifilia dai Minii, Noudion e Pyrgos non sono state identificate. La città di Bolax (Pol., IV, 77, 9), è localizzata a O di Olimpia e a E del villaggio di Alpheiousa, non senza incertezze. Di altre è possibile un'identificazione.

Epitalion (Έτπτάλιον). - Cittadina identificata da Strabone (VIII, 349: «της Μακιστίας χωρίον») con l'omerica Thryon o Thryoessa (cfr. Hom., II., II, 590; XI, 711), situata subito a NE dell'attuale villaggio di Epitalion e del ponte sull'Alfeo, su una bassa collinetta sabbiosa in prossimità della foce del fiume (loc. Darniza, Samakià), lungo l'antico percorso stradale costiero tra E. e Messenia, da dove provengono frammenti arcaici, classici ed ellenistici, distribuiti su una vasta area. Scavi effettuati a O della strada nazionale per Olimpia, hanno messo in luce una terma romana con ipocausto, officine, un forno da vasaio, un grande edificio pubblico e fondazioni di case. Dei numerosissimi vasi i più antichi sono del IV sec. a.C.: allo stesso periodo devono essere riferiti una testa di statuina fittile femminile, una moneta d'argento di Tebe e una di Filippo II. La maggior parte dei trovamenti appartiene però al II e al III sec. d.C. Non distante dal sito preistorico di Haghiorghitika si sono rinvenute anche tombe di età romana.

Samikon (Σαμικόν, Σάμια, Σάμος). - Città della Trifilia (cfr. Strab., VIII, 346-347), identificata con le rovine su un altopiano a S del monte Makistos (o Lapithos) dominante il lago Kaiapha, probabilmente equivalente alla Makistos fondata dai Minii di Lemno, di cui parla Erodoto (IV, 148). Si conservano resti di un possente muro di cinta poligonale, con posterule e vari tratti di strutture interne. Senofonte (Xenoph., Hell., III, 2, 30) dice che Epeion si trovava tra Heraia e Makistos, riferendosi a quest'ultima come a una città più a O, verso il litorale, e a quella come a una più a E, in Arcadia. Anche Strabone (VIII, 346) afferma che i monti abitati dai Paroreati di Trifilia intorno a Lepreon e Makistos giungono al mare vicino al Poseidèion di Samikon («πλησίον του Σαμικοΰ Ποσειδίου»), santuario che era controllato dai Makistoi che organizzavano le festività dette Σάμιον. Il santuario era forse centro della phylè dei Minii dopo il loro stanziamento in Trifilia, ma probabilmente in età più tarda segno dell'unità delle genti della Trifilia (cfr. Strab., loc.cit.). Strabone (VIII, 348) parla anche di un santuario di Eracle Makìstios, assieme al fiume Akidas o Akidon. Del Poseidèion non si sono trovate tracce: probabilmente era solo un bosco sacro senza edifici. Una statua di bronzo, raffigurante Posidone, che si trovava a Elide secondo quanto riferisce Pausania (VI, 25, 5-6), era stata trasportata qui da Samikon di Trifilia.

Scillunte (Σκυλλοϋς). - Città localizzata a 20 stadi a S di Olimpia, sul fiume Selinous (Xenoph., Anab., V, 3, 11; Strab., VIII, 343). Ebbe una grande fioritura in età arcaica, in quanto alleata di Pisa; lo prova anche la notizia che gli Scilluntii avevano fondato a Olimpia il Tempio di Hera (Paus., V, 16, 1), prima della guerra tra Elei e Pisati, quando il santuario era controllato dai Pisati. Nel 570 in seguito alla sconfitta di questi la città venne spopolata (Paus., V, 6, 4; VI, 22, 4) e solo nel 400 fu rifondata dagli Spartani e proclamata libera dopo la pace di Antalcida (Xenoph., Hell., VI, 5, 2), tornando subito dopo sotto il controllo di Sparta. La fattoria assegnata da Sparta all'esule ateniese Senofonte era nel territorio di Scillunte. Questi vi fece erigere un sacello che era un copia di quello di Artemide Ephesìa (Xenoph., Anab., V, 3, 7 s.; Paus., V, 6, 4). A breve distanza dal tempio, Pausania (V, 6, 6) vide la tomba di Senofonte con la sua statua. Nel territorio di Scillunte vi era un notevole tempio di Atena Skillountìa (Strab., VIII, 343). Dopo Leuttra (371 a.C.) la città iniziò a decadere ed entrò sotto il controllo di Elide, e come centro urbano venne probabilmente abbandonata. Pausania ne vedeva le rovine dopo Samikon procedendo verso Olimpia. La città doveva trovarsi tra gli attuali villaggi di Krestaina, Makrysia e Ladikou. La zona di Makrysia è assai ricca di resti archeologici. Oltre a rinvenimenti preistorici, una stipe votiva, relativa probabilmente a un santuario di divinità femminile, con materiali databili tra il VI e il IV sec. a. C., rinvenuta in loc. Kambouli, conteneva centinaia di vasi miniaturistici, vasi di maggiori dimensioni, figurine femminili di epoca tardo classica: si è ipotizzato (Themelis, 1968) che il santuario fosse un predecessore delL’Artemìsion di Senofonte. Tra Makrysia e Mazi (Skillountia), a O di Babes sulle colline a S dell'Alfeo di fronte a Olimpia, è stato messo in luce un piccolo tempio dorico del V secolo consacrato a Zeus. Un altro tempio è stato scavato sulla collina di Haghios Ilias, sulle cui pendici NE sono visibili tracce di abitato. Si conservano molti resti dal Geometrico all'età classica: in particolare avanzi di edifici di abitazione di età arcaica e classica, frammenti di statue arcaiche e classiche, parte di un grande vaso del VII sec. con decorazione a rilievo. Altri rinvenimenti di quest'epoca si segnalano tra Makrysia e l'Alfeo. Di un certo interesse sono i resti di una stipe votiva (vasi miniaturistici, protomi e figurine di terracotta) associati a un blocco di pòros con l'iscrizione ΔΙΟ[Σ], indizio dell'esistenza di un culto di Zeus nel santuario.

Epion ("Ηπιον, Ήπειον, Άίπιον, "Επιον). - Una delle sei fondazioni minie (Herodot., IV, 148), tra Heraia e Makistos (Xenoph., Hell., III, 2, 30), era una fortezza naturale nella Makrisia (Strab., VIII, 3, 24), continuamente contesa con la dominazione elea (Xenoph., loc.cit. ; Pol., IV, 77, 80), distrutta dagli Elei poco dopo le guerre persiane e successivamente ricostruita. Notevole incertezza sussiste circa la forma del nome e la localizzazione tradizionalmente indicata a Hellenikò sopra Platiana, sulla strada moderna tra Andritzena e Pyrgos, che invece si identifica con Typaneai. Per Epion forse si può suggerire un'identificazione con Mazi, solitamente ritenuta l'antica Scillunte; al suo territorio doveva dunque, forse, appartenere, l'importante santuario scavato in questa località.

Typaneai (Τυπανέαι, Τυμπανέαι, Τυπάνεια, Τυμπάνεια). - Resti di fortificazioni di età classica ed ellenistica, ma forse con precedenti di età arcaica, a S del villaggio di Platiana (Hellinikò), su una collina esposta, dominante l'intera area (600 m s.l.m.), lunga e stretta e divisa in due parti. L'acropoli, distribuita su terrazze e inclusa in una fortificazione con torri quadrate, con una possente porta all'angolo SE, presenta al livello più alto una cinta interna; sulle terrazze si dispongono un piccolo teatro e l’agorà e forse strutture abitative. Le mura sembrerebbero databili nel primo ellenismo (III sec. a.C.) e sono ben conservate per alcuni tratti soprattutto nell'area della cittadella. In precedenza era stata proposta un'identificazione con Epion, da localizzarsi probabilmente più a O (W. M. Leake, Travels in Northern Greece, II, Londra 1835, p. 82 ss.; K. Bursian, Geographie Griechenland, II, Lipsia 1862, p. 248 ss., tav. VII), presso il villaggio di Mazi.

Phrixa (Φρίξα, Φρίξαι). - Situata sulla sponda sinistra dell'Alfeo, era una delle città dei Minii di Lemno (Herodot., IV, 148). I resti dell'acropoli di Phrixa si identificano su un monte a SE del quale si trova il villaggio oggi denominato con lo stesso nome. Avanzi di muri, fondazioni di grandi edifici e abbondante ceramica sono segnalati nel sito. Secondo un'altra opinione di studiosi della topografia dell'area di Olimpia (Sakellariou e Dimitrakopoulou, 1970), Phrixa deve identificarsi nei ruderi presso l'attuale villaggio di Scillunte, conosciuti con il vecchio toponimo di Mazi, dove è stato scavato il noto tempio dorico che sarebbe da identificarsi con quello di Atena Kydonìa. Ma i ruderi presso Scillunte sono ora più comunemente assegnati all'importante città di Epion che, secondo Senofonte (Xenoph., Hell., III, 2, 30), si trovava tra Heraia di Arcadia e Samikon.

Hypanai (Ύπαναί). - Città localizzabile nel castello che domina il villaggio di Gryllos e non, come si riteneva in precedenza, nelle rovine sopra Trypiti, dove poteva essere Stylangion (Meyer, 1957, p. 70). A Ν di Gryllos, sulla collina di Haghios Ilias, sono le fondazioni di un edificio di età classica, forse un tempio, e resti di età arcaica ed ellenistica in loc. Xylokastro.

Stylangion (Στυλάγγιον). - L'insediamento di età classica ed ellenistica sulla collina di Trypiti a S della confluenza dell'Erymanthos con l'Alfeo è stato identificato con il centro antico di Stylangion. L'antico abitato presso Trypiti fiorì dall'epoca arcaica a quella romana come appare da rivestimenti fittili di un tempio, fusti di colonne e ceramica.

Santuario di Artemide Limnàtis. - Resti del Santuario di Artemide Limnàtis, fiorito in età classica sono stati individuati e scavati agli inizi del secolo dall'Istituto Archeologico Germanico tra i villaggi di Koumouthekra e Graika sul monte Lapithos (alt. 773 m s.l.m.). È stato messo in luce un edificio períptero di ordine dorico del V sec. a.C. e piccoli bronzi votivi del V e del IV secolo. E. Meyer (1957, p. 50 ss.) ha notato altri resti nell'area del Lapithos, forse riferibili in parte a santuari.

Nella stessa regione erano un santuario di Hades, di cui parla Strabone (VIII, 344), sul monte Minthe (a S del villaggio di Minthe, già Alvina) e uno di Artemide Alpheionìa o Alpheiaìa, presso le foci dell'Alfeo.

Lepreon (Λέπρεον ο Λέπρεος). - Erodoto (IV, 145-148) dice che è una delle città dei profughi minii da Lemno, cacciati dai Pelasgi, che fondarono in Trifilia anche Makistos, Phrixa, Pyrgos, Epion e Noudion, per la maggior parte andate distrutte nelle guerre tra Elei e Leprei per la Trifilia. Lepreon rimane la città più importante, dipendente dagli Elei almeno fino a tutto il V secolo. Nel 400 a.C. si allea con gli Spartani e ottiene l'indipendenza di molte città della Trifilia. Dopo la battaglia di Leuttra fu alleata degli Arcadi. Resti dell'acropoli si conservano a distanza di circa mezz'ora di cammino a Ν del villaggio odierno di Lepreon (già Strovitsi): le fortificazioni a blocchi squadrati risalgono al periodo ellenistico, hanno talvolta tratti con pietre più irregolari, quasi poligonali; si conservano torri isolate e resti di edifici all'interno dell'acropoli, tra i quali anche un tempietto dorico in pòros probabilmente dedicato a Demetra, con pronao e cella, ma privo di opistodomo. La lunghezza della cella è relativamente ridotta rispetto alla larghezza, la peristasi presenta 6 x 11 colonne. Secondo calcoli effettuati nel corso di lavori di pulizia e di consolidamento dei ruderi, nella costruzione fu impiegato un piede di m 0,326. Ordine e proporzioni pongono l'edificio nel IV sec. a.C., dettagli stilistici permettono una datazione più precisa al secondo venticinquennio. A breve distanza verso E è stato scavato un altare rettangolare in muratura. Materiale da costruzione antico è stato riutilizzato nella fortificazione medievale di cui si conservano resti. Presso il villaggio moderno sono avanzi delle mura della città bassa la cui estensione sembrerebbe abbastanza ampia. I resti dell'acropoli non lasciano dubbi circa una grande fioritura della città all'epoca della conquista macedone. Attestazioni di vita sono tuttavia estese dall'età arcaica (necropoli a NO dell'acropoli) al periodo imperiale romano.

Nel territorio circostante si segnalano interessanti rinvenimenti relativi a santuari. Un tempio dorico databile al IV-III sec. a.C. è stato localizzato sulla strada tra Perivolia e Bassae, ai confini con l'Arcadia, mentre sul fiume Neda sono stati identificati una torre rotonda, resti di un riparo per greggi e, lungo le sponde, tracce di ormeggi. Nell'area sud-occidentale presso il villaggio di Prasidaki, non distante dalla riva destra del fiume Neda, è stato scoperto e scavato un altro tempio dorico, sconosciuto anche questo alle fonti antiche, di cui affioravano i blocchi angolari del fregio, rocchi di colonne e tratti dei lati lunghi dello stilobate. Sviluppa una larghezza di c.a m 13/14 per una lunghezza di m 34/35, risultando così poco più piccolo rispetto al tempio di Figalia. Come in quest'ultimo, l'orientamento è N-S, fatto riscontrabile anche altrove, in Arcadia e in Trifilia (tempietti del Kotylion, Tempio di Atena ad Alipheira), e dovuto probabilmente a motivi cultuali di carattere locale. L'edificio è databile nella prima età ellenistica, ma i rinvenimenti comprendono anche materiali di età arcaica (statuette di divinità femminile con pòlos della seconda metà del VII sec.; spillone in bronzo degli inizi del VI sec.; frammento di acroterio arcaico a disco in terracotta; statuetta in bronzo di Atena degli inizi del V sec.), riferibili probabilmente a una fase più antica del santuario.

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Topografia: J. Sperling, Explorations in Elis, in AJA, XLVI, 1942, pp. 77-89; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, Zurigo 1957; W. MacDonald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation in Southwestern Peloponnese, in AJA, LXV, 1961, pp. 221-260; R. Baladié, Pylos de sables, in Bulletin de l'Association Guillaume Budé, s. IV, 1968, p. 87 ss.; W. MacDonald, R. Hope Simpson, Further Explorations in Peloponnese, in AJA, LXXIII, 1969, p. 123 ss.; R. Baladié, Fleuves d'Elide dans Pausanias, Strabon et Théocrite XXV, in RevPhil, XLVII, 1973, pp. 251-273; D. Leekley, R. Noyes, Archaeological Excavations in Southern Greece, Park Ridge (N.J.) 1976, pp. 88-103; Β. Sergent, Sur les frontières de l'Elide aux Hautes Epoques, in REA, LXXX, 1978, pp. 16-35; W. K. Pritchett, The Road along the Upper Alpheios River, in Studies in Ancient Greek Topography, V, Berkeley 1985, pp. 77-91.

Preistoria: In generale: Κ. Syriopoulos, Η προϊστορία της Πελοποννήσου, Atene 1964· - Paleolitico: Α. Leroi-Gurham, J. e Ν. Chavaillon, Premiers résultats d'une prospection de diverses sites préhistoriques en Elide occidentale, in Annales Géologiques des Pays Helléniques, XIV, 1963, pp. 324-329; iid., Paléolithique du Peloponnèse, in Bulletin de la Société Préhistorique Française, LX, 1963, pp. 249-265; iid., Une industrie paléolithique du Peloponnèse; le mousterien de Vasilaki, in BCH, LXXXIII, 1964, p. 616 ss.; Ν. Chavaillon, Industries paléolithiques de l'Elide, ibid., XCI, 1967, pp. 151 ss.; G. Kourtessi Philippakis, Le paléolithique de la Grèce continentale. Etat de la question et perspectives de recherche, Parigi 1986, passim. - Età del Bronzo: V. D'A. Desborough, The Last Mycenaeans and Their Successors, Oxford 1964, pp. 90-93; N. Yalouris, Trouvailles mycéniennes et prémycenienniennes de la région du Sanctuaire d'Olympie, in Atti e Memorie del I Congresso Internazionale di Micenologia, Roma 1967, I, Roma 1968, pp. 176-182; L. Parlama, Μυκηναικα Ηλείας, in ADelt, XXIX, 1974, A' Mel., pp. 25-58; R. Hope Simpson, Ο. P. T. Κ. Dickinson, A Gazetteer of Aegean Civilization in the Bronze Age, I. The Mainland and Islands (Studies in Mediterranean Archaeology, LH), Göteborg 1979, pp. 75, 93-101, 181, 195; H. Koumouzelis, The Early and Middle Helladic Periods in Elis (diss.), Boston 1980; R. Hope Simpson, Mycenaean Greece, Park Ridge (N.J.) 1981, pp. 92-96. - Geografia «omerica» dell'E.: A. Bon, Ηλειακα, in BCH, LXX, 1946, pp. 15-31; F. Kiechle, Pylos und der pylische Raum in der antiken Tradition, in Historia, IX, i960, ρ. ι ss.; M. Sakellariou, Eva πρόβλημα της ομηρικης γεωγραφίας: τα opta της χωράς των Επειων, in Πελοποννησιακά, III, 1960, pp. 17-46.; Ν. Yalouris, Πύλος Ημαθοεις, in AM, LXXXII, 1967, pp. 68-71; R. Baladié, Pylos de sables, cit., p. 87 ss.; R. Hope Simpson, W. McDonald, Prehistoric Habitation..., cit., pp. 221-260; B. Sergent, Sur les frontières de l'Elide..., cit., pp. 16-35. - Siti: Agrapidochori: L. Parlama, θαλαμοειδης τάφος εις Αγραπιδοχωρι Ηλείας, in AEphem, 1971, Chron., pp. 52-60; ead., in ADelt, XXVII, 1972, B' Chron., p. 268. - Alpochori: N. Kokkotaki, θαλαμοειδης μυκηναϊκός τάφος στο Αλποχωρι Ηλείας, in Α. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα..., cit., pp. 39-44. - Η. Triada Ilias: G. E. Chatzi, in ADelt, XXXIX, 1984, B' Chron., pp. 78-79, BCH, CV, 1991, p. 817. - Prostovitsa: R. Hope Simpson, Mycenaean Greece, cit., p. 48; E. T. Vermeule, The Mycenaeans in Achaia, in AJA, LXIV, 1960, p. 6, n. 8a. - Area di Olimpia: Miraka: E. Papakonstantinou, in ADelt, XXXV, 1980, B' Chron., p. 169; G. Chatzi, ibid., XXXVI, 1981, B' Chron., pp. 149-150. - Linaria: BCH, CXIV, 1990, p. 747. - Tombe di Kladeos: BCH, LXXXVII, 1963, p. 795; N. F. Yalouris, in ADelt, XVIII, 1963, B ' Chron., p. 103; XIX, 1964, B' Chron., p. 177 s.; W. A. McDonald, G. R. Rapp Jr. (ed.), Minnesota Messenia Expedition, Minneapolis 1972, nn. 325-327. - Loc. Phengaraki: BCH, LXXXV, 1961, p. 722; N. Yalouris, in ADelt, XVI, 1960, B ' Chron., p. 126. - Períbolo di Makrysia: P. Themelis, Σκυλλους, in ADelt, XXIII, 1968, A' Mel., pp. 284-288, 315. - Kania: BCH, LXXVIII, 1954, p. 128; N. Yalouris, in Prakt, 1954, p. 295 s.; V. D'A. Desborough, The Last Mycenaeans..., cit., p. 92. - Tumulo di Mageira (loc. Kiupa): P. Themelis, Μινωικά εξ Ολυμπίας, in AAA, II, 1969, p. 254. - Figurine di Platanos: P. Themelis, Μινωικά..., cit., p. 248 ss. - Trifilia: v. anche W. Dörpfeld, Alt Pylos I. Die Kuppelgräber bei Kakovatos, in AM, XXXIII, 1908, pp. 295-317 e Alt Pylos, III. Die Lage der homerischen Burg Pylos, ibid., XXXVIII, 1913, pp. 97-139. - Lepreon: J. Sperling, Explorations in Elis..., cit., n. 37; W. MacDonald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation, cit., p. 231, n. 21. - Samikon: W. Dörpfeld, Die homerische Stadt Arene, in AM, XXXIII, 1908, pp. 320-322; H. L. Bisbee, Samikon, in Hesperia, VI, 1937, p. 525 ss.; E. Papakonstantinou, in ADelt, XXXVI, 1980, B' Chron., pp. 148-149; XXXVII, 1982, B' Chron., p. 133 s.; XXXVIII, 1983, B ' Chron., p. 109 s. - Arene: E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., p. 76; W. Me Donald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation..., cit., p. 230; A. G. Liangouras, Αρηνη, in Πρακτικα του Α ' Συνεδρίου Ηλειακων Σπουδών, Atene 1980, pp. 261-268. - Tumuli di Kleidi e area circostante: ARepLondon, 1955, p. 17; W. Me Donald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation..., cit., p. 230, n. 19; Ν. Yalouris, Μυκηναϊκός ΤύμβοςΣαμικου, in ADelt, XX, 1965, A' Mel., pp. 6-40; ARepLondon, 13, 1966-67, p. 11. - Psari Triphilias: G. E. Chatzi, in ADelt, XXXVII, 1982, B' Chron., pp. 137-138; XXXVIII, 1983, B' Chron., pp. 111-113; XXXIX, 1984, B' Chron., pp. 78-79; ead., Ψαρι. Νεα αρχαιολογική θεση στη ΒΑ Τριφυλια, in Πρακτικα του Β' τοπικού συνεδρίου Μεσσηνιακών Σπουδών, Κυπαρισσία 1982, (Πελοποννησιακά, 1982-1984; Suppl.), Atene 1984, p. 266, tav. KD', 6; ead., in A Deh, XLI, 1986, B' Chron., p. 42. - Epitalion: Ν. Yalouris, in ADelt, XXI, 1966, B' Chron., pp. 171-172; P. G. Themelis, ibid., XXII, 1967, Β' Chron., pp. 210-211. - H. Dimitrios: C. Zachos, in ADelt, XXXVI, 1981, B' Chron., pp. 152-153; id., Ayos Dimitrios. A Prehistoric Settlement in the Southwestern Peloponnesus: the Neolitic and Early Helladic Periods (diss. Boston), Ann Arbor 1987. - Koskina: G. A. Papathanasiou, in ADelt, XXV, 1970, p. 193.

Protogeometrico e Geometrico: Ν. Coldstream, Greek Geometric Pottery, Londra 1968, pp. 220-232; V. D'A. Desborough, The Greek Dark Ages, Londra 1972, pp. 250-251; N. Coldstream, Geometric Greece, Londra 1977, p. 180 ss. ; G. E. Chatzi, Η προτογεωμετρικη εποχή στη Μεσσηνία, in Πρακτικα του Β ' Διεθνούς Συνεδρίου Πελοποννησιακών Σπουδών, il, Atene 1982, pp. 321-347· - Necropoli geometrica a Chlemoutsi: ARepLondon, 1956, p. 16; BCH, LXXXI, 1957, p. 568.

Elmi bronzei: ADelt, XXXVIII, 1983, B' Chron., pp. 109-113, 114; XXXIX, 1984, Β' Chron., tav. XXVIII g-d.

Sepolture in pìthoi: G. Chatzi-Spiliopoulou, Ταφικοι πίθοι στην Ηλεία κατα τον 4ον αι. π. χ. και τους ελληνιστικούς χρονους, in Α. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα..., cit., pp. 351-363.

Tardoantico: Α. I. Lambropoulou, Θέματα της ιστορικής γεωγραφίας του νομού Ηλείας κατα την παλαιοχριστιανική περίοδο, in Α. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα..., cit., pp. 283-291.

Singoli centri: - Kyllene: Pieske, in RE, XI, 1922, c. 2457 s., s.v. Kyllene, 3; J. Servais, Recherches sur le port de Cyllène, in BCH, LXXXV, 1961, pp. 123-161; id., Khlémoutsi et l'Hyrmine homérique, ibid., LXXXVIII, 1964, p. 123 ss. - Neochori Killinis: G. E. Chatzi, in ADelt, XXXV, 1980, B' Chron., pp. 150-151. - Pylos di Elide e Pernios River Dam Survey: E. Meyer, in RE, XXIII, 1959, cc. 2131-2134, s. v. Pylos, 3 e 4; N. Yalouris, in ADelt, XVIII, 1963, B' Chron., p. 104; P. Themelis, ibid., XX, 1965, B' Chron., pp. 215-219; ARepLondon, 14, 1967-68, pp. 11-12; AA.VV., Σωτικαι ανασκαφές εν Ηλιδα, in ADelt, XXIII, Β ' Chron., 1968, pp. 178-183; M. Ervin, in AJA, LXXII, 1968, p. 272 ss.; J. E. Coleman, Excavation of a Site (Elean Pylos) near Agrapidochori, in ADelt, XXIV, 1969, Β ' Chron., pp. 155-161; ARepLondon, 16, 1969-1970, p. 15; J. E. Coleman, in ADelt, XXVI, 1971, B' Chron., p. 147; H. S. Robinson, Salvage Archaeology in Elis, in AAA, I, 1968, p. 46 ss.; R. Howell, in ADelt, XXIII, 1968, B' Chron., p. 178-183; J. Ellis Jones, ibid., XXVI, 1971, B' Chron., p. 197; J. E. Coleman, Excavations at Pylos in Elis (Hesperia, Suppl. XXI), Princeton (N.J.) 1986, con bibl. prec. - Amalias: G. E. Chatzi, Κεραμεικη υστεροκλασικων χρονών απο την Αμαλιαδα, in ADelt, XXXV, 1980, A' Mel., pp. 37-59. - Trypiti: N. Kokotaki, G. E. Chatzi, in ADelt, XLI, 1986, B' Chron., pp. 42-43. - Pisa: W. Dörpfeld, Pisa bei Olympia, in AM, XXXIII, 1908, pp. 318-319; BCH, LXXVIII, 1954, p. 280; LXXXIII, 1959, p. 656; ARepLondon, 1959, p. Ii; W. MacDonald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation..., cit., p. 226 s., nn. 8-9; N. Yalouris, in ADelt, XXI, 1966, B' Chron., p. 177; P. Themelis, ibid., XXII, 1967, B' Chron., p. 212; G. A. Papathanasopoulos, ibid., XXIII, 1968, B' Chron., p. 164; A. K. Choremis, ibid., XXIV, 1969, B' Chron., p. 147; G. A. Papathanasopoulos, ibid., XXV, 1970, B' Chron., p. 193; N. Papachatzis, Παυσανιου Ελλάδος Περιηγεσις, Βιβλ. 4, 5, 6, ... cit., pp. 383-387. - Pheia: F. Bölte, in RE, XIX, 1937, cc. 1909-1913, s.v. Phea, Pheai; N. Yalouris, Δοκιμαστικοί ερευναι εις τον κολπον της Φειας Ηλείας, in AEphem, 1957, pp. 31-43; BCH, LXXXIII, 1959, p. 649 ss.; W. McDonald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation..., cit., p. 224, n. 1; G. A. Papathanasopoulos, in ADelt, XXIII, 1968, B' Chron., p. 162; V. D'A. Desborough, The Last Mycenaeans..., cit., pp. 90-91. - Dyspontion: A. Philippson, in RE, V, 1905, c. 1890, s.v. Dyspontion; ADelt, XXIII, 1968, B' Chron., p. 162. - Letrinoi: Geiger, in RE, XII, 1924, c. 2148, s.v. Letrinoi. - Herakleia: F. Bölte, in RE, VIII, 1913, c. 424, s.v. Herakleia, 3; J. Sperling, Explorations in Elis..., cit., nn. 31 e 32; G. Panayotopoulos, Questions de topographie éléenne. Les sites d'Herakleia et de Salmonê, in A. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα..., cit., pp. 275-281, con bibl. - Salmone: Bürchner, in RE, ΙΑ, 1920, c. 1986, s.v. Σαλμωνη, 1, 2; E. Curtius, Peloponnesos, II, cit., p. 72; N. Yalouris, in ADelt, XVI, 1960, p. 126 (stele); BCH, LXXXV, 1961, p. 723 (idoletto cicladico); ADelt, XX, 1965, p. 210 (resti vari); BCH, XCII, 1968, p. 826; Strabon, Geographie, V (l. Vili), a cura di R. Baladié, Parigi 1978, p. 308; G. Panayotopoulos, Questions de topographie éléenne..., cit., pp. 275-281. - Area di Salmone: W. Dörpfeld, Alt Pylos, III..., cit., p. 115; N. Yalouris, ADelt, XVIII, 1963, B' Chron., p. 104; P. Themelis, ibid., XXIII, 1968, B' Chron., p. 171. - Harpina: F. Bölte, in RE, VII, 1912, cc. 2407-2409, s.v. Harpina. - Epitalion: A. Philippson, in RE, VI, 1909, c. 218, s.v. Epitalion; P. Themelis, in ADelt, 1968, B'Chron., pp. 165-171. - Phrixa: E. Meyer, in RE, XX, 1952, c. 762 s., s.v. Phrixa; M. Sakellariou, Dimitrakopoulou, in Ολυμπιακα Χρονικά, I, 1970, p. 132; N. Yalouris, ibid., III, 1973, p. 171. - Samikon: W. Dörpfeld, Die homerische Stadt..., cit., p. 320-322; id., Alt Pylos, III..., cit., p. 111 ss.; von Geisau, in RE, ΙΑ, 1920, cc. 2218-2220, s.v. Samos 5; H. L. Bisbee, Samikon..., cit., p. 525 ss.; R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge (Mass.) 1941, p. 62 s.; F. E. Winter, Greek Fortifications, Toronto-Buffalo 1971, pp. 237-238. - Kaiapha: BCH, C, 1976, p. 621. - Phloka: Th. Karayiorga Stathakopoulou, in ADelt, XXVIII, 1973, B ' Chron., pp. 199-201 (edificio termale del III-IV sec. d.C.). - Makrysia, stipe votiva loc. Kambouli: N. Yalouris, in Prakt, 1954, p. 292 ss.; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., p. 48; P. Themelis, Σκυλλσυς, cit., pp. 284-296. - Babes: N. Yalouris, in ADelt, XXII, 1967, B' Chron., p. 211. Tempio dorico: ARepLondon, 1945-1947, p. 115. Tempio di Haghios Ilias: BCH, LXXVIII, 1954, p. 130; LXXIX, 1955, p. 252 s.; LXXX, 1956, p. 83 ss. e p. 287; LXXXI, 1957, p. 570 ss.; LXXXII, 1958, p. 154 ss.; Ergon, 1954, p. 40 s.; 1955, p. 86 s.; LXXXIII, 1959, p. 656 ss.; Prakt, 1954, p. 290 s.; 1955, p. 243 s.; 1956, p. 187 ss.; 1958, p. 194 s.; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., p. 46 s. - Rinvenimenti tra Makrysia e l'Alfeo: N. Yalouris, in ADelt, XXI, 1966, B' Chron., p. 171; G. A. Papathanasopoulos, ibid., XXV, 1970, B' Chron., p. 191 ss.; W. A. MacDonald, G. R. Rapp, Minnesota Messenia Expedition, cit., nn. 323-324, 723. - Typaneiai: J. Sperling, Explorations in Elis..., cit., n. 30; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., p. 22 ss.; id., in RE, VIIA, 1948, c. 1796 s., s.v. Typaneai. Altri resti in loc. Pteri: N. Yalouris, in ADelt, XVI, 1960, B' Chron., p. 126. - Epion: A. Philippson, in RE, VI, 1909, c. 186, s.v. Epion; O. A. W. Dilke, The Greek Theater Cavea, in BSA, XLIII, 1948, p. 190, fig. 35; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., pp. 22-36; 60-69; BCH, LXXXV, 1961, pp. 719-722; ClPhil, LIX, 1964, pp. 184-185; W. F. Wyatt Jr., in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 22, s.v. Aipion. - Hypanai: E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., pp. 43 s., 61; N. Yalouris, in Prakt, 1955, p. 243; BCH, LXXX, 1956, p. 290; LXXXII, 1958, p. 568; LXXXIII, 1959, p. 658. - Stylangion: Bölte, in RE, IVA, 1931, c. 426 s., s.v. Stylangion; J. Sperling, Explorations in Elis..., cit., p. 81, nn. 4-5; E. Meyer, Neue peloponnesiche Wanderungen, cit., p. 41; N. Yalouris, in Prakt, 1958, p. 242; W. MacDonald, R. Hope Simpson, Prehistoric Habitation..., cit., p. 230, n. 18. - Santuario di Artemide Limnàtis: Κ. Müller, in AM, XXXIII, 1908, pp. 323-326; E. Meyer, Neue peloponnesische Wanderungen, cit., p. 50 ss. - Lepreon: Ν. Yalouris, in Ολυμπιακα Χρονικά, I, 1970, p. 109 ss.; id., Κλασικός ναος εις περιοχην Αεπρεου, in AAA, IV, 1971, pp. 245-251; Η. Knell, Der Demetertempel in Lepreon, ibid., XII, 1979, pp. 53-59; id., Lepreon. Der Tempel der Demeter, in AM, XCVIII, 1983, pp. 113-147. - Necropoli romana: A. Lazaridis, in ADelt, XXXV, 1980, B' Chron., pp. 170-171. - Territorio di Lepreon: F. A. Cooper, Topographical Notes from South-Western Arcadia, in AAA, V, 1972, p. 359 ss.

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