Kiarostami, Abbas

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Kiarostami, Abbas

Giovanni Grazzini

Regista cinematografico iraniano, nato a Teherān il 22 giugno 1940. Grafico, fotografo, pittore, si è laureato in Belle arti all'università di Teherān e ha iniziato l'attività di regista televisivo nel 1960, realizzando in nove anni oltre 150 spot per la televisione iraniana. Ha collaborato alla creazione della sezione cinematografica dell'Istituto per lo sviluppo intellettuale dei bambini e degli adolescenti (Kānūn); nel 1970 ha esordito come regista cinematografico con un breve cortometraggio, Nān va kučeh (Il pane e il vicolo), il primo di una ventina di film che hanno per protagonisti in prevalenza bambini. Nel 1988, il film Hāne-ye dūst koǧast? (1987; Dov'è la casa del mio amico?) è stato premiato al Festival di Locarno, mentre nel 1997 Ta'm-e gīlās (Il sapore della ciliegia) ha ottenuto a Cannes la Palma d'oro ex aequo con Unagi di Shohei Imamura. Con Le vent nous emportera (1999; Il vento ci porterà via) ha ottenuto il Gran Premio della giuria al Festival di Venezia.

L'attenzione al mondo dei bambini si ritrova in Zang-e tafrīḥ (1972; Il campanello della ricreazione), Taǧrobe (1973; L'esperienza), Mosāfer (1974; Il viaggiatore), Dah rāh-e ḥall bārāye yek mas'ale (1975; Dieci soluzioni per un problema), Man-am mītūnam (1975; Anch'io posso), Lebās barāye, ῾arūsī (1976; L'abito delle nozze), Rangha (1976; I colori), Gozāreš (1977; Il resoconto), Bozorgdāšt-e mo ῾allem (1977; L'omaggio al professore), Rāh-e ḥall-e yek (1978; Soluzione numero uno). Anche dopo la proclamazione della Repubblica islamica, K. ha firmato film per il Kānūn, esponendosi ai rigori della censura. Qazahe-ye šekl-e avval, šekel-e dovvom (1979; Teorema n. 1, teorema n. 2) viene proibito per le critiche alla mentalità del regime religioso, mentre via libera hanno i film successivi: Behdāšt-e dandān (1980; Igiene dentale), Be tartīb va bedūn-e tartīb (1981; Con o senza ordine), Hamsarāyān (1982; Il coro), Hamašahri (1983; Il concittadino), Dandān dard (1984; Mal di denti), i lungometraggi Avvalihā (1985; I primi) e il già citato Hāne-ye dūst koǧast? Quest'ultimo lavoro iniziò a far circolare in Occidente il nome del regista, a richiamare su di lui l'attenzione della critica e a correggere per qualche verso l'immagine dell'Iran data dal regime dell'āyatollāh Khomeini. Nel decennio successivo il prestigio dell'autore si è diffuso e consolidato. Sono apparsi: nel 1990 Mašq-e šab (I compiti a casa) e Nemā-ye nazdīk (Close up-Primo piano); nel 1992, all'indomani del terremoto, Žendegī edāme dārad (E la vita continua), un elogio della dignità mostrata dai superstiti del sisma, vincitore a Cannes del premio Rossellini. Staccatosi dal Kānūn per la sua intransigenza ideologica, K. ha ottenuto il primo successo commerciale con Zīr-e derahtan-e zaytūn (1994; Sotto gli ulivi), al quale seguono Reperages (1995) e il Ta'm-e gīlās premiato a Cannes per l'intensità di un inquietante confronto, sullo sfondo di un paesaggio riarso, fra pulsioni di morte e di vita.

K. si colloca fra i maggiori registi degli ultimi anni per il modo in cui, utilizzando il sonoro in presa diretta e attori non professionisti, e raccogliendo l'eredità di R. Rossellini e dell'indiano Satyajit Ray, tende a una sublime semplificazione del narrato, prossima al minimalismo, e a una limpida resa figurativa. Mescolando la fiction al documentario e ricorrendo spesso ai finali aperti, ha un tocco leggero che dà forte spessore all'emozione e alla lezione morale, mentre al contempo sottolinea la virtù creativa e mistificatoria del cinema.

bibliografia

J. Karimi, Abbas Kia-Rostami, filmsaz-e realist, Teherān 1986.

Intervista con Abbas Kiarostami, in L'Iran e i suoi schermi, Venezia 1990.

L. Barisone, Conversazione con A. Kiarostami, in Filmcritica, 1992, 425; Qui êtes-vous Monsieur Kiarostami?, in Cahiers du cinéma, 1995, 493, pp. 67-114; A. Kiarostami, a cura di B. Roberti, Roma 1996; M. Della Nave, Abbas Kiarostami, Milano 1999.

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