CLAIRVAUX, Abbazia di

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1994)

CLAIRVAUX, Abbazia di

P. Stirnemann

(lat. Clara Vallis)

Terza abbazia filia dell'Ordine riformato di Cîteaux, situata nella diocesi di Langres, nella regione francese Champagne-Ardenne (dip. Aube), fondata il 25 giugno 1115 da s. Bernardo con dodici compagni nella vallata ricca di foreste chiamata Val d'Absinthe, a km. 15 a S-E di Bar-sur-Aube.Il primo insediamento, di cui non si conserva nessuna struttura, venne munito di un riparo provvisorio e di una cappella in legno; fu realizzato inoltre uno sbarramento su un corso d'acqua per creare un bacino idrico.Ben presto i monaci dovettero cominciare a erigere nello stesso sito fabbricati in pietra comprendenti cappella, refettorio, cucina, dormitorio, magazzino, foresteria, chiostro, armarium, infermeria e mulino, con un sistema di canalizzazione per l'approvvigionamento idrico dal bacino d'acqua al monastero. La cappella, definita dagli studiosi C. I, era quadrata, con due finestre a O aperte su una sorta di corridoio continuo che la circondava sui quattro lati; due porte posizionate sul lato orientale di questo ambulacro conducevano all'esterno e agli edifici monastici.L'ubicazione e le caratteristiche di questo complesso, che Nicolas Milley (Assier, 1866) chiamò monasterium vetus, sono note grazie a una pianta e a due vedute da lui stesso disegnate e fatte incidere in occasione di una visita nel 1708, epoca in cui si conservavano ancora la cappella quadrata, il refettorio, la cucina e il dormitorio dei monaci. Milley descrisse inoltre l'ubicazione, a una distanza di m. 400 ca., della capanna eretta da Guglielmo di Champeaux per Bernardo ammalato nel 1118. Questo primo monastero sembra fosse dunque assai bene organizzato, benché i dati desumibili dalla pianta di Milley non siano mai stati accertati da scavi.A causa del rapido crescere delle vocazioni, divenne ben presto necessario un ampliamento del monastero. Intorno al 1135 si cominciò a erigere un nuovo complesso di edifici a m. 400 ca. a E dal primo impianto abbaziale, lungo la vallata, grazie al generoso contributo di Teobaldo il Grande, conte di Champagne, e di numerosi altri nobili e vescovi. La nuova abbazia comprendeva un'ampia chiesa, un chiostro, un dormitorio dei monaci, un refettorio, una cucina e un'ala dei conversi, con edifici d'uso a E e a S. Una descrizione del luogo e delle opere idrauliche eseguite per condurre l'acqua dell'Aube al monastero e ai vari edifici di lavoro è contenuta nella Descriptio positionis seu situationis monasterii Claraevallensis (PL, CLXXXV, coll. 569-573; Righetti Tosti-Croce, 1993).Neanche questo complesso è stato mai oggetto di scavi, ma le caratteristiche della chiesa abbaziale, denominata C. II, sono state ricostruite in base a disegni e descrizioni. Sembra si trattasse di un edificio con corpo longitudinale a tre navate di undici campate, cappelle rettangolari sul lato orientale e occidentale del transetto e un piccolo coro a terminazione rettilinea. Questa abbaziale viene talora considerata come la 'risposta in pietra' di Bernardo alle critiche alla sua Apologia ad Guillelmum Abbatem (1125 ca.), in quanto, benché di grandi dimensioni, era di grande semplicità per concezione, organizzazione dello spazio e decorazione. Il progetto venne probabilmente elaborato da Geoffroy d'Ainay e da Achard, monaci di C. che in seguito avrebbero diretto i cantieri di altre abbazie cistercensi. Questo tipo di chiesa, definita più propriamente bernardina piuttosto che cistercense, divenne il prototipo di numerose abbaziali dell'Ordine in tutta Europa e in particolare delle fondazioni nella linea di Clairvaux.L'alzato della navata si articolava su due piani e mezzo: tra le arcate e il piano delle finestre si trovava infatti, in ogni campata, una piccola apertura centinata che conduceva al tetto delle navatelle; un'articolazione analoga è visibile ancora nelle abbaziali di Casamari e Fossanova nel Lazio meridionale e nell'alzato del lato sud della navata di La Bénissons-Dieu in Alvernia, tutte filiazioni di Clairvaux.Sembra che un ampliamento della terminazione orientale della chiesa fosse stato già progettato prima ancora della morte di Bernardo, nel 1153. Tra il 1154 e il 1174 un coro pienamente sviluppato con deambulatorio illuminato da finestre, nove cappelle radiali e finestre alte con vetrate a grisaille venne edificato al posto del più modesto coro originario; le tegole del tetto furono sostituite da lastre di piombo dopo il 1178. Questa costruzione, che conservava transetto e navate dell'edificio precedente, è nota come C. III; non ne rimane tuttavia traccia a eccezione del timpano del transetto meridionale, reimpiegato negli edifici abbaziali in occasione della radicale ristrutturazione del complesso nel 18° secolo.Intorno alla fine del sec. 12° vennero eretti nuovi fabbricati per gli ospiti dell'abbazia, comprendenti un refettorio, un dormitorio, un'infermeria e un alloggio per viandanti; agli inizi degli anni novanta dello stesso secolo, a E della chiesa abbaziale, venne edificata per i conti di Fiandra una cappella a navata unica, con transetto e coro poligonale.La gigantesca ala dei conversi, probabilmente eretta negli anni sessanta del sec. 12°, è l'unica struttura edilizia di quell'epoca conservata quasi interamente. Essa chiudeva il lato occidentale del chiostro dei monaci per una lunghezza di quattordici campate (oggi ridotte a dodici e mezza) ed era su due piani, ognuno diviso in tre navate da una doppia fila di sostegni ottagonali, sui quali poggia al piano terreno una volta con costoloni dal semplice profilo squadrato. Un passaggio trasversale posizionato nell'ottava campata da S divideva un tempo il piano terreno in due ambienti di dimensioni disuguali: quello settentrionale fungeva da magazzino, mentre l'altro, più piccolo, era in origine il refettorio dei conversi; lungo la parete orientale sono state rinvenute tracce forse di stipi e altre aperture, la cui disposizione e l'uso originari risultano estremamente difficili da ricostruire a causa delle numerose trasformazioni subite dall'edificio. Ciascuna campata era illuminata da monofore a tutto sesto, che tuttavia sembra sostituissero precedenti aperture. L'accesso al dormitorio, con copertura a volte costolonate, situato al piano superiore, doveva quasi certamente avvenire dal corridoio dei conversi mediante una scala diritta. Tracce di pittura a falsi commessi, bianchi su fondo ocra, sono apparse sulle pareti del fabbricato.All'intenso fervore costruttivo del sec. 12° seguì un periodo di attività assai ridotta: parti del monastero e di altri edifici annessi vennero rifatte in misura notevole intorno alla fine del Duecento e nel sec. 14° il muro di cinta venne ampliato e fortificato.Una vasta campagna ricostruttiva intrapresa negli anni quaranta del sec. 18° in stile neoclassico comportò la distruzione del monastero medievale e dei fabbricati annessi a E e a S; i lavori di ristrutturazione non erano ancora stati completati quando, sopraggiunta la Rivoluzione francese, gli edifici vennero alienati e alterati per adattarli alle necessità di carattere commerciale dei nuovi proprietari. Il complesso, riacquisito dal governo nel 1808 e trasformato in carcere, subì ulteriori rimaneggiamenti e distruzioni, compresa la demolizione della chiesa medievale, tra il 1812 e il 1819. Tuttora l'abbazia di C. ospita un penitenziario di massima sicurezza. Nel 1978 è stato avviato il restauro dell'ala dei conversi, unica testimonianza architettonica sopravvissuta dell'abbazia medievale.

Bibl.:

Fonti. - J. Meglinger, Descriptio itineris Cisterciensis, in PL, CLXXXV, coll. 1565-1622; A. Assier, L'abbaye de Clairvaux en 1517 et 1709. Pièces curieuses publiées avec des notes, Bibliothèque de l'amateur champenois 3, 1866, pp. 7-43; E. Petit, Voyage de l'Abbé Lebeuf à Clairvaux en 1730, Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de l'Yonne, 1887, pp. 33-64

Letteratura critica. - P. Jeulin, Les transformations topographiques et architecturales de l'abbaye de Clairvaux, in Mélanges Saint Bernard, "XXIVe Congrès de l'Association bourguignonne des Sociétés savantes, Dijon 1953", Dijon 1954, pp. 325-341; id., Quelques découvertes et constatations faites à Clairvaux depuis une vingtaine d'années, BSNAF, 1960, pp. 94-118; M.A. Dimier, En marge du centenaire bernardin. L'église de Clairvaux, Cîteaux 25, 1974, pp. 309-314; P. Fergusson, Architecture of Solitude. Cistercian Abbeys in Twelfth Century England, Princeton 1984, pp. 52-54, 164-165; J.M. Musso, L'abbaye de Clairvaux, Monuments historiques de la France, n.s., 32, 1986, 145, pp. 12-18; M. Miguet, Le bâtiment des convers de Clairvaux: une restauration complexe, La Vie en Champagne 35, 1987, 374, pp. 8-15; T.N. Kinder, Les églises médiévales de Clairvaux: probabilités et fiction, in Histoire de Clairvaux, "Actes du Colloque, Bar-sur-Aube/Clairvaux 1990", Bar-sur-Aube 1991, pp. 204-229; M. Righetti Tosti-Croce, Architettura per il lavoro. Dal caso cistercense a un caso cistercense: Chiaravalle di Fiastra, Roma 1993.T.N. Kinder

Miniatura

Le tracce più antiche dello scriptorium e della biblioteca di C. sembrano risalire a non prima della fine degli anni trenta del sec. 12°, in diretto rapporto con il trasferimento e l'ampliamento dell'abbazia. Una volta avviata, però, l'attività di copiatura dei manoscritti si svolse con grande regolarità per quasi un secolo. Intorno al 1200 la biblioteca comprendeva già ca. trecentocinquanta codici, secondo una stima basata su un inventario frammentario dell'epoca e confermata dall'esame dei manoscritti.Sin dagli inizi la produzione di C. si caratterizzò per una raffinata sobrietà, in armonia con l'estetica spirituale di s. Bernardo. L'opera fondamentale della prima fase è un corpus degli scritti di s. Agostino in dodici volumi in folio: l'ornamentazione è limitata a una incorniciatura del frontespizio e a iniziali a motivi geometrici o vegetali, per lo più monocrome, come imponeva la legislazione cistercense. Solo il Commentarium in Psalmos (Troyes, Bibl. Mun., 40⁴) mostra due iniziali istoriate, dipinte da un artista esterno all'abbazia, attivo anche a Troyes e a Sens; nessun altro dei manoscritti realizzati nello scriptorium di C. prima della fine del sec. 12° è decorato con rappresentazioni di tipo figurato.Privati della rappresentazione figurata e della varietà di effetti di colori e metalli diversi, i Cistercensi svilupparono sotto lo stimolo di queste restrizioni una ricca gamma di motivi ornamentali vegetali e astratti, creando raffinatissime monocromie: camaïeu, tono su tono, stesure uniformi ravvivate da tocchi di bianco. Nelle iniziali monocrome si fondono i motivi e le convenzioni locali con la reinterpretazione di forme inventate a Cîteaux nel secondo quarto del 12° secolo.La biblioteca di C., continuamente in espansione, divenne per le abbazie filiae una fonte per i testi e per l'ispirazione artistica, come testimonia la presenza, in manoscritti provenienti da monasteri tra loro anche assai distanti, di iniziali che riprendono soluzioni tipiche della miniatura di Clairvaux. È inoltre attestato che monaci di Alcobaça, in Portogallo, si recarono a C. per copiare testi al fine di ricostituire la loro biblioteca distrutta nel 1195, quando i saraceni devastarono il monastero.A differenza della maggior parte delle abbazie dell'Ordine, C., come Cîteaux, rimase fedele allo statuto che imponeva la monocromia anche dopo il 1174 - data della canonizzazione di Bernardo -, momento in cui si ravvisa l'inizio del progressivo abbandono di tale norma. Costituiscono eccezione due manoscritti che contenevano testi destinati ai conversi e alle monache: un De avibus di Ugo di Folieto (Troyes, Bibl. Mun., 177, fine sec. 12°), decorato da volatili policromi, e uno Speculum virginum (Troyes, Bibl. Mun., 250, inizi sec. 13°), nel quale il ciclo di tredici illustrazioni si deve a un audace disegnatore che adattò con efficacia il proprio modello germanico.A partire dal 1220, a fronte del moltiplicarsi delle donazioni di libri alla biblioteca e dello sviluppo della produzione laica, lo scriptorium ridusse in misura significativa la propria attività, senza tuttavia sospenderla del tutto. Ancora nel sec. 15° i suoi artigiani conoscevano a perfezione la tecnica di realizzazione di splendidi manoscritti, come testimonia un volume contenente le opere di s. Bernardo, ornato di una iniziale monocroma realizzata imitando fedelmente lo stile del sec. 12° (Troyes, Bibl. Mun., 911).

Bibl.:.A. Wilmart, L'ancienne bibliothèque de Clairvaux, Mémoires de la Société académique de l'Aube 81, 1917, pp. 127-190; L. Morel-Payen, Les plus beaux manuscrits et les plus belles reliures de la bibliothèque de Troyes, Troyes 1935; A. Vernet, J.F. Genest, La Bibliothèque de l'Abbaye de Clairvaux du XIIe au XVIIIe siècle, I, Catalogues et répertoires, Paris 1979; P. Stirnemann, in Saint Bernard & le monde cistercien, a cura di L. Pressouyre, T.N. Kinder, cat., Paris 1990, pp. 205-208 nrr. 14-23; p. 244 nr. 130; p. 245 nr. 133; A. Bondéelle-Souchier, Bibliothèques cisterciennes dans la France médiévale. Répertoire des abbayes d'hommes, Paris 1991, pp. 91-93.P. Stirnemann

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