VILLEMAIN, Abel-François

Enciclopedia Italiana (1937)

VILLEMAIN, Abel-François

Ferdinando Neri

Scrittore e uomo politico, nato a Parigi il 9 giugno 1790, ivi morto l'8 maggio 1870. Percorse una rapida e brillante carriera universitaria; i suoi corsi di storia e di letteratura, che professò dal 1816 al 1830, alla Sorbona, gli procacciarono fama, oltre che di alto e acuto ingegno, di oratore eloquente. Fu chiamato al Consiglio di stato nel 1818; eletto all'Accademia francese nel 1821, alla deputazione nel 1830. Uffici e dignità anche maggiori conseguì sotto la monarchia di luglio: pari di Francia nel 1832, e due volte ministro dell'Istruzione pubblica, nel 1839 (nel gabinetto Soult) e dal 1840 al 1844 (sotto la presidenza del Guizot): e si può dire che per un ventennio tenne in pugno tutta la cultura di stato in Francia. In seguito alla rivoluzione del 1848 e all'avvento al potere di Napoleone III, si ritrasse a vita privata e rinunciò alla cattedra, mantenendo soltanto il posto (che ricopriva dal 1834) di segretario perpetuo dell'Accademia.

Spirito versatile, trattò gli argomenti più vari di storia e di letteratura, antica e moderna, in una serie di saggi che si trovano raccolti in: Discours et mélanges littéraires (1823), Nouveaux mélanges historiques et littéraires (1827), Ètudes de littérature ancienne et étrangère (1846), Tableau de l'éloquence chrétienne au VIe siècle (1849), Souvenirs contemporains histoire et de littérature (1853-1855), La Tribune moderne: M. de Chateaubriand (1858), Essai sur le génie de Pindare et sur la poésie lyrique (1859), oltre agli elogi di Montaigne e di Montesquieu, l'Histoire de Cromwell (1819), Lascaris ou les Grecs du VIe siècle (1825), ecc. La postuma Histoire de Grégoire VII (1873), incominciata prima del 1830 e condotta a termine negli ultimi anni di sua vita, è un'opera meditata e serena, che rispecchia la sua dottrina liberale di fronte alla Chiesa.

Ma il nome del V. rimane legato principalmente al suo Cours de littérature française, pubblicato fra il 1828 e il 1829, in due parti distinte: Tableau de la littérature au Moyen Âge, e Tableau de la littérature au XVIIIe siècle. Il V., respingendo recisamente il dogmatismo della critica del La Harpe, e svolgendo il programma romantico annunciato dalla Staël (De la littérature e De l'Allemagne), ricerca nella poesia il riflesso dei singoli periodi della civiltà, ed estende lo sguardo, dalla francese, alle altre letterature: specialmente l'italiana nel corso sul Medioevo, l'inglese, nel corso sul Settecento. Il V. aprì largamente il cammino agli studî di letteratura comparata; il Sainte-Beuve gli rese omaggio come al maestro di un nuovo metodo; e il De Sanctis lo considerò come il più insigne rappresentante della critica francese.

Bibl.: G. Vauthier, V. (1790-1870). Essai sur sa vie, son rôle et ses ouvrages, Parigi 1913.