ABIDO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi ABIDO dell'anno: 1958 - 1994

ABIDO (v. vol. I, p. 5)

M. C. Betrò

Le strutture funerarie delle prime due dinastie rinvenute ad A. restano di interpretazione incerta. Il carattere regale di questi edifici è indubbio e attestato dalla presenza, in alcuni di essi, di stele con і nomi dei primi re dell'Egitto. Il problema della loro destinazione è stato però sollevato dalla scoperta a Saqqāra di costruzioni analoghe, di dimensioni anche più imponenti, anch'esse appartenenti ai re delle prime due dinastie. Al problema sono state date varie soluzioni: ai sostenitori dell'ipotesi di Saqqāra come unica vera necropoli (per cui le tombe di A. sarebbero solo cenotafi, dettati dal desiderio di partecipare della sacralità del luogo), è stata fatta notare la presenza ad A. - e non a Saqqāra stessa - di strutture architettoniche collegate alla necropoli reale, і c.d. palazzi funerarî, che andrebbero interpretati come veri e propri templî funebri, nella religione egiziana parte integrante del concetto stesso di sepoltura regale. Nuovi dati illuminanti per la risoluzione del problema sono stati apportati di recente dalla riapertura delle indagini archeologiche sul sito nel 1977, a opera di una missione dell'Istituto Archeologico Germanico del Cairo. Da queste ricerche, concentrate sul settore più antico della necropoli, a Umm el-Qa'ab, è derivata una reinterpretazione generale delle strutture già parzialmente scavate dall'archeologo inglese Petrie circa ottant'anni prima; la scoperta di maggior rilievo è il complesso funerario del fondatore della I dinastia, Aḥa-Menes, costituito da tre grandi ambienti - in quello centrale sarebbe stato seppellito il re - a cui erano connesse 37 sepolture minori, situate immediatamente a E della tomba regale. Secondo talune interpretazioni, l'uso delle tombe sussidiarie, probabilmente appartenute a privati contemporanei del re, attesterebbe il costume dei sacrifici umani: і re arcaici avrebbero portato con sé nella morte cortigiani e concubine. Sono state inoltre portate alla luce anche le sepolture dei tre predecessori di Aḥa - Ro, Ka e Narmer - nonché altre tombe regali di poco più tarde. Tutte le strutture indagate erano completamente sotterranee: le loro coperture, in legno, non superavano infatti il livello del deserto di allora. Quanto alle sovrastrutture, di cui manca ogni traccia, si trattava probabilmente di semplici tumuli di sabbia.

Alla III dinastia appartiene una piccola piramide a gradoni, situata nella località di Sinki, a S di Α., riscoperta nel 1977 e studiata dalla stessa missione tedesca a partire dal 1981. L'uso a cui erano destinate queste piccole piramidi - se ne conoscono sette tra Medio e Alto Egitto - è ancora incerto: infatti, a differenza della grande piramide di Djoser a Saqqāra, esse non ospitavano alcuna sepoltura.

A partire dal Medio Regno, con la crescente diffusione della religione osiriaca, il prestigio religioso di A. si accrebbe al punto che le sue necropoli servivano ormai un'area molto più vasta di quella locale. Per quanto riguarda quest'epoca, va corretta l'affermazione di Mariette che ascriveva a questo periodo tombe a piramide. Si tratta in realtà di tombe posteriori al Nuovo Regno parzialmente scavate nella sabbia su tombe più antiche. Nelle necropoli di A. l'uso di tombe a piramide è invece attestato molto più tardi, tra la xxv e la xxx dinastia.

Anche і ben più appariscenti templi del Nuovo Regno eretti sul sito (generalmente definiti «templi funerari», per quanto sarebbe più corretto l'appellativo di «templi- cenotafi» essendo collegati non alle tombe dei re a cui erano dedicati, tutte nella Valle dei Re a Tebe, ma piuttosto alla tomba del prototipo divino del re morto, Osiride) hanno ricevuto in questi ultimi anni nuova attenzione. In particolare, oggetto di una rinnovata indagine archeologica è stato il Tempio di Ramesse II. Dai risultati preliminari forniti dagli archeologi tedeschi sembra che l'edificio non sia mai stato adibito al culto funebre di Ramesse, qui venerato piuttosto in qualità di sovrano, Horus vivente, così come suo padre Seti, defunto, vi compare come Osiride. Alla luce dei nuovi dati, l'ipotesi più verosimile è che il tempio sia stato costruito come stazione per la processione del dio Osiride nel corso della grande festa annuale di Pequer. È probabile che anche il singolare Tempio di Seti I vada letto alla luce della sua relazione con la tomba-cenotafio di Osiride, costruita dallo stesso Seti alle spalle del tempio. Quest'ultima, più nota con il termine greco di Osirèion datole da Petrie, è un edificio sotterraneo, eretto all'interno della cinta del tempio, in un pozzo scavato nel deserto. Sembra che originariamente fosse coperta da una collinetta di terra con alberi, immagine della Collina Primordiale da cui risorge Osiride. Le strutture sotterranee sono costituite da una corte centrale costruita intorno a una piattaforma circondata da acqua e da una stanza trasversale, la Sala del Sarcofago. La decorazione dell'edificio non fu portata a termine e consiste essenzialmente di testi religiosi tratti dal Libro delle Porte e dal Libro dei Morti, la Sala del Sarcofago è invece decorata con rappresentazioni e testi cosmografici. L'edificio racchiude in sé gli elementi tradizionali della tomba egiziana, uniti alla rappresentazione dell'isola primordiale della creazione, scenario della resurrezione di Osiride, con cui il re morto era identificato.

Bibl.: B. J. Kemp, Abydos and the Royal Tombs of the First Dinasty, in JEA, LII, 1966, p. 13 ss.; id., The Osiri Temple at Abydos, in MDIK, XXIII, 1968, p. 138 ss.; id., in LÄ, I, i, Wiesbaden 1972, s. v. Abydos; W. Stevenson Smith, The Art and Architecture of Ancient Egypt (rev. W. K. Simpson), Harmondsworth 1981, cap. 3; W. B. Emery, Archaic Egypt, Harmondsworth 1984.

Necropoli arcaica: W. Kaiser, P. Grossmann, in MDIK, XXXV, 1979, pp. 155-163, tavv. xxxi-xxxii; W. Kaiser, ibid., XXXVII, 1981, pp. 247-254, tav. liv; W. Kaiser, G. Dreyer, ibid., XXXVIII, 1982, pp. 211-269, tavv. lii-lviii; G. Dreyer, in AfO, XXXII, 1985, pp. 168-171; id., in MDIK, XLIII, 1986, pp. 33-44, tavv. iii-v; W. Kaiser, ibid., pp. 115-120.

Piramide di Sinki: G. Dreyer, N. Swelirn, in MDIK, XXXVIII, 1982, pp. 83-93, tavv. xi-xiv; G. Dreyer, in AfO, XXXII, 1985, pp. 171-172.

Tempio di Ramesse II: K. P. Kuhlmann, in MDIK, XXXV, 1979, pp. 189-193־ tavv. lvii-lviii; XXXVIII, 1982, pp. 355-362, tavv. cii-civ.

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