ABŪ YŪSUF, Ya‛qūb ibn Ibrāhīm al-Anṣārī

Enciclopedia Italiana (1929)

ABŪ YŪSUF, Ya‛qūb ibn Ibrāhīm al-Anṣārī

Carlo Alfonso Nallino

Uno dei più insigni giuristi musulmani della scuola ḥanafita, alla cui formazione e diffusione egli contribuì potentemente. Di vera stirpe araba, nacque nel 113 dell'ègira (731-732 d. C.) ad al-Kūfah (nella parte settentrionale della Babilonide, presso la destra dell'Eufrate), e si diede con ardore allo studio delle tradizioni canoniche o ḥadīth (v.) sotto la guida di tradizionisti valenti; poi, contemporaneamente, seguì i corsi di diritto di Ibn Abī Lailā, e in seguito quelli di Abū Ḥanīfah (v.), l'eponimo della scuola ḥanafita. Di quest'ultimo egli divenne fido scolaro, pur dissentendo talora dal maestro su questioni singole anche importanti, come la legittimità dei waqf o fondazioni pie; inoltre la sua profonda conoscenza dei ḥadīth gli permise di restringere l'uso dell'opinione personale (ra'y), che molti rimproveravano ad Abū Ḥanīfah, nella determinazione delle norme di diritto. Nel suo amore per le sottigliezze giuridiche, sembra essersi compiaciuto dello studio dei sotterfugi giuridici (ḥiyal), da lui ammessi anche se non compatibili con un elevato sentimento etico; a lui probabilmente si deve il posto che i ḥiyal suddetti presero nel sistema ḥanafita, a differenza dagli altri sistemi o scuole. Sotto i tre califfi ‛abbāsidi al-Mahdī (158-169 èg., = 775-785 d. C.). al-Hādī e Hārūn ar-Rashīd, fu giudice supremo (qāḍī al-quḍāh) a Baghdād, sino alla sua morte, avvenuta in questa stessa città nel 182 èg. (798 d. C.); anzi il titolo di "giudice supremo" fu conferito per la prima volta a lui. L'esercizio di questa carica, il dare responsi (fatwā) agl'interroganti e il tenere corsi di diritto gli furono di valido incitamento all'elaborazione delle dottrine della nascente scuola ḥanafita e di grande efficacia per la loro diffusione. Tra gli ḥanafiti fu il primo a comporre libri di diritto, dei quali tuttavia uno solo è giunto sino a noi: il Kitāb al-kharāǵ (Libro dell'imposta fondiaria), scritto per rispondere a quesiti di pubblica amministrazione, rivoltigli dal califfo Hārūn ar-Rashīd (170-193 èg. = 786-809 d. C.), e contenente assai più varia materia di quella che appaia dal titolo inadeguato. Fu pubblicato in arabo a Būlāq (Cairo) nel 1302 ègira (1884 d. C.) e, collazionato con altro manoscritto, al Cairo nel 1347 èg. (1928 d. C.). Di esso una mediocre versione francese con utili note filologico-storiche fu pubblicata da E. Fagnan (Abou Yousof Yakoub, Le livre de l'impôt foncier, Parigi 1921); esiste anche un saggio di traduzione italiana di P. Tripodo (Roma 1906-1908), tirato a soli venti esemplari, ma non è stato continuato. Per le altre parti del diritto, le opinioni personali di Abū Yūsuf, in parte accolte e in parte abbandonate dalla scuola, ci sono note attraverso gli scrittori ḥanafiti posteriori.

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