CRUSCA, Accademia della

Enciclopedia Italiana (1931)

CRUSCA, Accademia della

Alfredo SCHIAFFINI

L'Accademia della Crusca sorge nella seconda metà del Cinquecento con spiriti gioviali e ridanciani, e s'intitola della Crusca non "per l'abburattar ch'ella fa, e cernere da essa crusca la farina" (come si espresse Bastiano de' Rossi, il famoso Inferigno, nel 1585, e si continua a dire), ma perché (secondo la congettura di P. Rajna) i primi soci, in contrapposto con l'Accademia denominata Fiorentina, volevano dichiarare sé stessi, ricorrendo per ciò a una designazione burlescamente modesta, gente degna di crusca anzi che di farina. Un impulso nuovo e serio ricevette l'Accademia da Leonardo Salviati, che vi fu accolto nel 1583, benché anche il carattere nativo si sia perpetuato nelle cicalate, negli stravizî, nei nomi (dedotti da materia di crusca o di cosa che le si riferisse), nelle imprese dei soci e nello stesso arredamento accademico: anche la "Impresa universale" della Crusca fu assai presto un frullone col motto "Il più bel fior ne coglie". La gravità di propositi propugnata dal Salviati si rivelò quando l'Accademia si prefisse di dare all'Italia il vocabolario della sua lingua, del quale si cominciò a discutere il 6 marzo del 1591 e che uscì la prima volta in un volume, sotto il titolo di Vocabolario degli Accademici della Crusca a Venezia nel 1612.

La compilazione di esso non fu retta, come si ritiene, da criterî eccessivamente rigidi e angusti, con lo sguardo rivolto al solo Trecento, "il miglior secolo". I quesiti proposti dall'arciconsolo conte Pietro de' Bardi (denominato il Trito), nel marzo del 1597, provano che, pur dandosi la prevalenza allo stato linguistico rappresentato dai tre grandi trecentisti e fissato nelle scritture, l'uso però non era bandito; e circa gli arcaismi, furono accolti, per fornirli della necessaria dichiarazione, solo quelli che non risultavano intelligibili. Nonostante le obiezioni e le opposizioni, il Vocabolario riuscì a diffondersi (nel 1623 se ne rese necessaria una seconda edizione, anch'essa stampata a Venezia), e assunse importanza tale, da costituire un modello anche per altre nazioni europee. Dell'Accademia della Crusca e del suo Vocabolario risentirono l'efficacia e l'Académie Française e il suo Dictionnaire (venuto in luce nel 1694); vera e propria imitazione della Crusca fu la Fruchtbringende Gesellschaft istituita in Germania (a Weimar) nel 1617 dal principe Lodovico di Anhalt; seguì le direttive proprie della Crusca il Dictionary of the English Language compilato da S. Johnson negli anni 1747-1755; infine strettamente alla Crusca volle collegarsi la Real Academia Española fondata nel 1713, che fin dall'origine si prefisse come intento precipuo "un Diccionario copioso y exacto" (uscito in prima edizione dal 1726 al 1739), avendo di mira quale tipo "especialmente el vocabolario de la Crusca de Florencia".

Mentre la seconda edizione del vocabolario è poco più che una ristampa, la terza invece fu arricchita di molte aggiunte: ebbe le cure degli accademici a cominciare dal 1648, e fu finita di stampare nel 1691, a Firenze, in tre volumi. Di sei volumi fu composta la quarta edizione, impressa a Firenze (1729-1738) da D. M. Manni. Il bisogno di una nuova impressione fu subito avvertito; ma per vicende varie il disegno non si attuò che un secolo dopo. Erano gli accademici caduti, o ricaduti, in letargo, e il granduca Pietro Leopoldo, nel 1783, soppresse così la Crusca, come, per la stessa ragione dell'accidiosa fiacchezza, le accademie Fiorentina e degli Apatisti, ordinando la fusione dei tre sodalizî in una sola accademia dal titolo di Fiorentina. Ma già nel 1808 la Crusca rivive quale sezione d'una nuova Accademia Fiorentina allora sostituita a quella del 1783, e tre anni dopo, nel 1811, si emancipa dalle dipendenze della Fiorentina e ottiene dal governo particolare riconoscimento. Il suo statuto, messo in vigore nel 1812, fu approvato dal governo nel 1813 e servì di norma alla risorta accademia fino al 1819, quando, con rescritto 19 gennaio, vennero approvate le sue nuove leggi", nelle quali fra altro si decreta esplicitamente che "l'Accademia della Crusca ha per oggetto principale i lavori appartenenti al vocabolario della lingua toscana, e si occupa ancora degli altri studî relativi alla medesima lingua". La lentezza però ormai diventa il male insanabile dell'Accademia, tanto che solo nel 1842 si poté pubblicare il primo fascicolo della quinta impressione del vocabolario, seguito da altri sei; il volume primo reca la data del 1863. Col 1923 si giungeva appena al termine della lettera o.

Per quanto i criterî, col succedersi e rinnovarsi degli accademici, si fossero andati via via mutando e sempre più allargando, nel complesso apparivano ancora troppo in contrasto con i concetti moderni della filologia e della lingua; e se la lentezza del lavoro e della stampa non si poteva attribuire esclusivamente a neghittosità accademica, non si vedeva però quando l'opera, e con quale spesa per lo stato, sarebbe giunta alla fine. Così, dopo lunghi dibattiti, un decreto-legge dell'11 marzo 1923 mutava la costituzione e la composizione dell'Accademia; la quale, continuando a far oggetto della propria cura assidua e suprema la lingua italiana, deve, sospendendo l'impresa del vocabolario, attendere a due serie di nuove pubblicazioni: una raccolta di documenti e testi di lingua, editi con rigore critico, e un bullettino periodico contenente studî di filologia italiana. La rinnovata Accademia della Crusca ha già pubblicato una silloge di Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento (Firenze 1926) e due fascicoli di Studî di filologia italiana.

Bibl.: M. Maylender, Storia delle Acc. d'Italia, II, Bologna 1927, pp. 122-146; C. Marconcini, L'Accademia della Crusca dalle origini alla prima edizione del vocabolario, Pisa 1910; P. Rajna, Accademie e vocabolarî, in Marzocco, XXVIII (1923), n. 7; C. De Lollis, Crusca in fermento, Firenze 1912.

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