Giamaica, accordi della

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

Giamaica, accordi della


Intesa raggiunta nella riunione dei direttori esecutivi del Fondo Monetario Internazionale (➔ FMI), tenutasi a Kingston in Giamaica nel gennaio 1976, con la quale fu formalmente ratificato l’abbandono del regime di cambi fissi, istituito con gli accordi di Bretton Woods (➔) del 1944, ma di fatto terminato nel 1971 con la decisione di inconvertibilità del dollaro, presa unilateralmente dagli Stati Uniti, e il passaggio a un sistema di libera fluttuazione dei cambi tra le principali valute. Gli accordi della G. comportarono l’emendamento all’art. IV dello statuto del FMI con due conseguenze rilevanti. In primo luogo, fu consentito ai Paesi membri del Fondo di adottare qualsiasi regime dei cambi, a tassi sia fissi sia fluttuanti, con l’esclusione però di una parità fissa in termini di oro o di un’altra moneta. Pertanto, mentre nel vecchio statuto vi era l’obbligo di mantenere le parità dichiarate (modificabili però nel caso di «squilibri fondamentali» delle bilance dei pagamenti), le nuove norme fissavano solo «impegni riguardanti i regimi di cambio», al fine di realizzare una relativa stabilità dei cambi e di evitare, comunque, svalutazioni concorrenziali. In secondo luogo, fu abolito il prezzo ufficiale dell’oro e venne quindi a cessare il suo riferimento quale denominatore comune del valore delle monete. Furono eliminati tutti gli obblighi relativi all’uso dell’oro nei rapporti con il FMI, compreso quello relativo alla sottoscrizione della gold tranche delle quote dei singoli membri, mentre il Fondo monetario non sarebbe stato più autorizzato ad accettare oro in cambio di valute, a meno che la maggioranza qualificata dell’85% degli Stati membri non avesse stabilito diversamente. Per decisioni di carattere essenzialmente operativo, come per es. quelle riguardanti il metodo di valutazione dei DSP (➔ Diritti Speciali di Prelievo), era invece sufficiente una maggioranza del 70%. La diminuita importanza dell’oro indusse il Fondo a ridurre le proprie riserve auree: un terzo di esse fu posto in vendita sul mercato tramite aste pubbliche e un terzo fu restituito a tutti i membri in proporzione alle rispettive quote.

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