GRAFFIGNA, Achille Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRAFFIGNA, Achille Giuseppe

Ennio Speranza

Nato il 2 maggio 1816 a San Martino dall'Argine, nel Mantovano, da Angelo, professore di musica, e Maria Todescati, compì i primi studi musicali con Francesco Comencini, insegnante di canto, e Ferdinando Brazzabeni, cembalista e organista della chiesa palatina di S. Barbara a Mantova. Si trasferì quindi a Milano, dove studiò per due anni contrappunto e armonia con A. Rolla, mettendosi presto in evidenza nell'ambiente musicale. A soli diciotto anni venne infatti scritturato come maestro della cappella vescovile e del nuovo teatro di Cagliari, dove diresse nell'autunno del 1837 l'opera di G. Donizetti Belisario. A Cagliari il G. rimase sino agli inizi del 1838. Tornato a Milano, esordì come operista con il melodramma pastorale in due atti Un lampo d'infedeltà, messo in scena il 30 sett. 1838 al teatro Sociale di Lodi e due mesi dopo a Como.

Nel 1839 sposò il soprano Luigia Trivulzi, conosciuta durante l'allestimento dell'opera, dalla quale ebbe tre figli, Adelaide, Angelo ed Eugenio Luigi: il secondogenito seguì le orme paterne, divenendo professore di musica e compositore, mentre la figlia sposò nel 1864 il tenore Carlo Bolther, in arte Bulterini, già allievo del Graffigna.

In quello stesso 1839 il teatro alla Scala commissionò al G. le musiche per due balli coreografati da G. Galzerani, L'ultimo Visconti e il primo Sforza (17 ag. 1839) e La conquista di Granata (19 ott. 1839); due anni dopo, sempre per la Scala, compose l'opera Ildegonda e Rizzardo (3 dic. 1841) su libretto di G. Sapio, già musicato da L. Somma nel 1835. Quello di utilizzare libretti esistenti e spesso di successo fu comportamento frequente nel G., e dimostra sia una faticosa ricerca della propria identità, sia la difficoltà di operare attraverso un pensiero drammatico originale. Anche l'opera successiva, I Bonifazi e i Salinguerra, data nella primavera del 1842 al teatro S. Benedetto di Venezia, è il rivestimento di un libretto già musicato: l'Oberto, conte di San Bonifacio di T. Solera, sul quale Verdi elaborò la sua prima opera.

Nel 1843 il G. accettò la carica di maestro concertatore al teatro Filarmonico di Verona, mentre l'anno seguente lo troviamo insieme con la moglie a Firenze, ove il 24 giugno fece rappresentare presso il teatro Leopoldo la sua opera Mignoné Fanfan. Nel febbraio 1845 fu scritturato come direttore del teatro Imperiale di Odessa, succedendo a L. Ricci. Qui, oltre a dirigere lavori di vario genere, scrisse e fece rappresentare due sue opere: Gli ultimi giorni di Suli, eseguita nella stagione del Carnevale 1845, ed Ester d'Engaddi, andata in scena il 21 febbr. 1846 (il 9 febbraio, secondo il calendario russo).

Anche in questo caso il G. si avvalse di libretti preesistenti: la prima opera fu infatti composta su un testo di G. Peruzzini già musicato con successo due anni prima dal compositore veneziano G.B. Ferrari, mentre per la seconda il G. si servì del libretto che S. Cammarano, traendolo dall'omonima tragedia di S. Pellico, aveva scritto per A. Peri. A Odessa, su richiesta del governatore della Nuova Russia e Bessarabia, il G. compose inoltre uno Stabat Mater: con buona probabilità si tratta dello stesso lavoro, pubblicato in seguito dall'editore Canti di Milano, che il compositore dedicò a Donizetti.

Il G. rientrò quindi in Italia nel 1847 per dirigere gli spettacoli della prima stagione estiva del nuovo teatro Leopoldo di Livorno. Dal 1850 al 1858 compose sette opere, tra buffe e serie, che riuscì a portare in scena in diversi teatri dell'Italia settentrionale. Inoltre, mise in musica l'ode Il cinque maggio (1850) e l'inno La Pentecoste (1853) di A. Manzoni, probabilmente con il consenso dello scrittore. Dopo la mancata messa in scena del melodramma semiserio La catena d'oro, composto tra il 1856 e il 1857, l'attività di compositore d'opera del G. subì una notevole battuta d'arresto: tra il 1858 e il 1878 non scrisse alcun lavoro teatrale nuovo, se si esclude il radicale rifacimento di un'opera risalente al 1858, Veronica Cybo, che, con il titolo La duchessa di San Giuliano, andò in scena con un discreto esito al Théâtre-Italien di Parigi il 22 marzo 1865. L'opera venne in seguito rappresentata anche in Italia, a Padova e a Livorno.

In questi due decenni, il G. alternò l'attività di direttore d'orchestra e compositore a quella di insegnante e di impresario. Nella stagione del 1859 fu attivo come direttore d'opera al teatro Regio di Torino: assai discusse dalla critica, soprattutto dall'autorevole F. D'Arcais, furono le sue esecuzioni di Roberto il Diavolo (9 genn. 1859) di G. Meyerbeer, e del Don Giovanni di W.A. Mozart (16 marzo 1859; cfr. Basso 1976, p. 295). Gran successo, complice il momento storico e politico, aveva ottenuto invece la sua cantata allegorica Italia oppressa e risorta, eseguita il 18 giugno 1858 al teatro Alfieri di Torino.

Nei primi mesi del 1862 il G. intraprese con una compagnia di canto in cui era presente il tenore Bulterini una tournée in Germania, che si rivelò disastrosa dal punto di vista economico, così come, stando a quanto riporta Fétis (Suppl., I, p. 443) non meno infelice fu l'esito di una serie di rappresentazioni della Lucia di Lammermoor di Donizetti date al théâtre de l'Athénée di Parigi nel 1872, che vide il G. nella duplice veste di direttore e impresario. Sempre a Parigi, nel 1864, era stata eseguita una sua messa composta per il 22 novembre, giorno di S. Cecilia; allo stesso anno risale la ballata Cantore del lago, scritta per il tenore G. Fraschini, a cui il G. dedicò anche la già menzionata opera La duchessa di San Giuliano. Nel 1875 il G. assunse l'incarico di direttore d'orchestra del teatro Goldoni di Firenze, città in cui rimase per almeno due anni.

Il ritorno alla composizione di opere avvenne non senza polemiche e clamori, visto che il G. volle mettere in musica nientemeno che Ilbarbiere di Siviglia, utilizzando il libretto che Cesare Sterbini aveva scritto per G. Rossini oltre sessanta anni prima.

Il G. viene di fatto ricordato quasi esclusivamente come colui che, noncurante dell'inevitabile confronto, ebbe l'ardire di scrivere un altro Barbiere dopo quello di Rossini; non fu comunque il solo, poiché anche C. Dall'Argine compose un ennesimo Barbiere sul libretto di Sterbini, andato in scena senza fortuna nel 1868 a Bologna. Sembra inoltre che il G., durante il suo soggiorno parigino, avesse chiesto l'autorizzazione a mettere nuovamente in musica un libretto di Sterbini allo stesso Rossini, il quale rispose bonario: "Faccia pure, a questo mondo c'è posto per tutti" (Bertazzoni, p. 180). Comunque il G., quasi a giustificarsi, indicò il proprio lavoro come Studio musicale informato allo spirito, al carattere ed al colorito dell'immortale lavoro rossiniano, e tale dicitura appare anche sul manifesto del 1879 annunciante le rappresentazioni dell'opera, che andò in scena al teatro Concordi di Padova la sera del 17 maggio 1879.

Quattro anni dopo il G. si lanciò in un'operazione assai simile musicando il libretto Il matrimonio segreto di G. Bertati che, nella versione di D. Cimarosa, era una delle poche opere del Settecento italiano ancora in repertorio. Sulle prime il nuovo lavoro del G., per evitare omonimie, avrebbe dovuto intitolarsi Il conte di Robinson, ma in seguito fu presentato l'8 sett. 1883 al teatro Salvini di Firenze con il titolo originale. Uno dei pochi critici che difese le posizioni del G., e queste due opere in particolare, fu G.A. Biaggi. Anche in due successivi lavori teatrali del G. si ha l'utilizzazione di libretti già musicati e noti: La pazza per progetto (andata in scena al teatro Pantera di Lucca nel gennaio 1884), che si rifà al libretto della farsa di Donizetti I pazzi per progetto; e La buona figliola (data per la prima e forse ultima volta al teatro Filodrammatico di Milano il 6 maggio 1886), che si avvale della commedia goldoniana, già messa in musica da E.R. Duni, S. Perillo e N. Piccinni.

Se quella di utilizzare libretti già musicati da altri compositori si configurava come pratica frequentissima per tutto il Settecento, una maggiore interdipendenza tra parole e musica, un sempre più accentuato realismo drammatico, un nuovo modo d'intendere il teatro musicale contribuirono a far cadere in disuso tale pratica. Il G., rivestendo di propria musica libretti già collaudati, e soprattutto resi celebri dalla musica di altri compositori, dimostrò scarsa personalità come uomo di teatro. Dopo il fiasco de La buona figliola, si limitò a comporre alcune operette, tra cui La mandragola (Torino, teatro Alfieri, 26 maggio 1888). Il suo ultimo lavoro, Il borgomastro, andato in scena al teatro Quirino di Roma il 26 ott. 1892, venne indicato come frutto di una collaborazione con l'allora ventiseienne Carlo Lombardo, futuro autore, insieme con Virgilio Ranzato, di operette di grande successo: più probabilmente l'anziano compositore permise al più giovane collega di elaborare un suo precedente lavoro dal titolo I nipoti del borgomastro, andato in scena nel dicembre 1887 nell'arena Nazionale di Firenze.

Il G. si trasferì a Padova agli inizi del 1891 e qui morì il 19 luglio 1896 per arresto cardiaco.

Della produzione teatrale del G. si ricordano ancora: Il magnetismo (Milano, teatro di S. Radegonda, 24 febbr. 1851); I due rivali (Mantova, teatro Sociale, 8 maggio 1852); Maria di Brabante (Trieste, teatro Mauroner, 16 ott. 1852); L'assedio di Malta (Padova, teatro Nuovo, 30 luglio 1853); Gli studenti, ossia Lo zio burlato (Milano, teatro Carcano, 7 febbr. 1857); e, infine, diverse composizioni per canto e pianoforte, musica sacra, pagine corali di vario genere, tra cui un Inno a Garibaldi per tre voci maschili a cappella.

Fonti e Bibl.: Storia del teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal 1788 al 1936, Torino 1976, p. 295; V, M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Cronologia, a cura di A. Basso, ibid. 1988, pp. 163, 229, 242, 253; M.M. Varvarcev, Italijci vUkrajini (XIX st.).Biografičnyj slovnyk dijačiv kul´tury (Italiani in Ucraina [XIX sec.]. Diz. biogr. dei personaggi della cultura), Kyjiv 1994, pp. 61 s.; V. Bertazzoni, A. G., Mantova 1999; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, p. 79; Suppl., I, p. 443; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 653; Enc. della musica Ricordi, II, p. 343; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 293; The New Grove Dict. of opera, II, p. 507.

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