SFONDRINI, Achille

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SFONDRINI, Achille.

Raffaella Catini

– Nacque il 1° febbraio 1834 a Borgo San Gottardo nel comune dei Corpi Santi di Milano, esteso insediamento agricolo sorto attorno alla cinta muraria cittadina, da Giacomo, droghiere, e da Giuseppina Jelmoni.

Frequentò la Scuola reale superiore – già Scuola tecnica – di Milano; nel 1853 sostenne l’esame di ammissione al corso di studi matematici per ingegneri-architetti dell’Università di Pavia «sull’algebra, la geometria, la trigonometria e la meccanica elementare», risultando ammesso con riserva (Archivio di Stato di Pavia, Facoltà di matematica, Nota di iscrizioni dalla L alla Z, anno 1853-54, n. 73; ibid., Registri di matematica, Catalogo dello studio matematico, anno 1853-54, nn. 344, 345, 347; Francesco Brioschi e il suo tempo, 2000, p. 289 nota 89). Espulso a causa delle sue idee politiche – al pari del fratello Aristide, ufficiale garibaldino –, riprese gli studi nel 1856 alla Scuola di applicazione di Padova; di qui si trasferì all’Ateneo di Parma (1859; Carboni, 1984-85, p. 8) dove si laureò nel 1860.

I primi anni dell’attività professionale lo videro impegnato nella progettazione di impianti per il tiro a segno. Nel 1862, a Milano, il suo ‘sistema più economico’ per lo sviluppo dei poligoni di tiro venne premiato con una medaglia d’oro (Barberini, 1987, p. 130; Carboni, 1989-1990, p. 175). L’anno successivo fu prescelto per l’allestimento del secondo Gran tiro nazionale, tenutosi dal 19 al 25 giugno 1864 nell’area della piazza d’Armi: «un ampio, sontuoso ed elegante bersaglio, con cento riparti, provveduto d’ogni occorrente» (Gargantini, 1874). Nel 1866, per conto della Società mandamentale di tiro a segno di Pavia, fornì il progetto per un campo da costruirsi sulla riva destra del fiume Ticino, «progetto che non fu eseguito per il sopraggiungere della guerra e per l’ubicazione soggetta alle inondazioni del fiume» (La Società di Pavia, in Il Tiratore italiano, III (1894), n. 22-23, p. 3). Dal 1862 al 1863 un «dott. Achille Sfondrini» figura quale direttore del periodico bisettimanale Il Suburbano. Giornale del Comune dei Corpi Santi di Milano, nato con la finalità di colmare una lacuna «principalmente locale [... operando] nel seno della sua numerosa, intelligente ed industre popolazione quei beneficj che in ogni civile consorzio arreca la stampa» (Il Suburbano, I, 1862, 1, p. 1).

Nella seconda metà degli anni Sessanta si dedicò alla realizzazione del Bagno nazionale nel quartiere di porta Ticinese (demolito dopo alcuni decenni), nell’area compresa tra le mura del Bastione e la strada di circonvallazione di porta Vigentina: inaugurato nel 1869, era dotato di una grande vasca natatoria alimentata dal cavo (canale) Ticinello, di duecento camerini, di un ristorante e di una caffetteria.

Nel 1872 eseguì alcuni lavori per conto di Giuseppe Ghilardi, proprietario della fonte minerale della Beata Vergine del Carmine presso Zogno (Bergamo).

Nel 1876 prestò la propria opera per il compimento del monumento commemorativo della battaglia di Legnano, a Legnano stessa.

Era stato Giuseppe Garibaldi, in visita nella cittadina il 16 giugno 1862, a proporre la realizzazione del monumento. Nel gennaio 1873, dopo un lungo periodo di stasi e a pochi mesi dalla ricorrenza del settimo centenario, il comitato decise di non dare attuazione al progetto dell’architetto Carlo Peverelli, da poco defunto, perché troppo oneroso, e di accettare l’offerta di Sfondrini, membro della commissione artistica, di redigere un nuovo progetto portando a termine l’opera per il successivo 29 maggio. Nel giorno dell’inaugurazione il monumento era compiuto solo fino al basamento marmoreo disegnato da Sfondrini, un prisma ottagono decorato con le insegne cittadine: la parte superiore, affidata allo scultore Egidio Pozzi, un blocco recante decorazioni a bassorilievo e la soprastante statua del guerriero, fu realizzata in cartapesta ed ebbe breve durata. L’attuale monumento di Enrico Butti fu inaugurato il 29 giugno 1900.

Gli anni Settanta sancirono una svolta nell’attività professionale di Sfondrini, allorché prese a dedicarsi alla progettazione di edifici per lo spettacolo; la sua prima realizzazione fu il teatro Sociale di Salò, inaugurato il 1° novembre 1873 con una rappresentazione del Rigoletto verdiano.

Per la prima volta alle prese con le complesse problematiche progettuali legate all’architettura teatrale, Sfondrini effettuò «un timido tentativo di riproporre il tradizionale schema all’italiana» (Carboni, 1989-1990, p. 177), con sala a ferro di cavallo, copertura piana sormontata da un lucernario, palchetti ad alveare (ibid.). Nel 1875, secondo alcune fonti, eseguì a Milano lavori di ammodernamento – corridoio, atrio e «altre comodità» – nel teatro Carcano in corso di Porta Romana (Milano-Diamante, Milano-Napoli 1877, p. 467).

Nel 1876 redasse, per incarico del genio civile di Pavia e del ministero della Pubblica Istruzione, un progetto per restauri e lavori vari nell’edificio dell’Ateneo, non eseguito, e oggetto di una controversia giudiziaria di cui rimane traccia in un parere del Consiglio di Stato (30 ottobre 1880). Ancora per Pavia elaborò un progetto di riforma del civico teatro Fraschini, che non ebbe seguito.

La rapida diffusione conosciuta dal teatro diurno o politeama, luogo destinato a ospitare rappresentazioni liriche e di prosa così come esibizioni ginniche o equestri, fu favorita dalla difficoltà di adeguare a tale scopo le strutture tradizionali; per di più la particolare destinazione rendeva il politeama «espressione di una architettura minore e popolare» (Carboni, 1989-1990, p. 178). Intuendone il carattere innovativo, Sfondrini «cercò di adattare le nuove soluzioni progettuali in un organismo che rimaneva, per certi versi, tradizionale» (ibid.): il teatro Costanzi (oggi teatro dell’Opera di Roma), inaugurato nel 1880, costituì il primo importante banco di prova.

La sala, a ferro di cavallo ‘allargato’, ha tre ordini di palchi e due di gallerie; la scelta, assolutamente nuova per l’Italia, di porre l’orchestra «in una camera armonica alquanto più bassa del livello della platea» (ibid.) diede luogo a un notevole miglioramento della qualità del suono. Non altrettanta originalità Sfondrini traspose nel linguaggio, improntato a un sobrio neocinquecentismo, ma ciò non valse a inficiarne il risultato: il Costanzi fu considerato in Italia e all’estero come uno dei migliori teatri moderni edificati in Europa.

Il successo romano portò all’ancor giovane Sfondrini, che nel 1864 si era unito in matrimonio con Emilia Buttafava, esponente di una nobile famiglia lombarda originaria di Melegnano, dalla quale ebbe la figlia Emma, numerosi incarichi per l’edificazione e il riattamento di edifici teatrali. Fu amico di Arrigo e Camillo Boito, e degli editori Giovanni Ricordi ed Edoardo Sonzogno. Per quest’ultimo disegnò, in occasione dell’Esposizione industriale italiana del 1881 a Milano, ospitata, per le belle arti, nel palazzo dell’ex Collegio elvetico in via Senato, una monumentale libreria in ebano e avorio destinata all’esposizione delle edizioni di pregio, e realizzata dall’ebanista Egidio Crespi.

Nel 1883 gli fu affidato il rifacimento del teatro Flavio Vespasiano di Rieti, inaugurato dieci anni dopo. Esternamente il volume è fortemente connotato dalla cupola ribassata posta a copertura della sala. Rispetto al Costanzi, pure assai simile nella conformazione, le differenti proporzioni conferiscono qui «una maggiore e più raggiunta armonia compositiva» (ibid., p. 179).

A partire dallo stesso anno Sfondrini curò la riforma del teatro Nuovo di Padova, intitolato a Giuseppe Verdi su proposta dell’architetto stesso (Gazzetta musicale di Milano, XXXVIII (1883), 48, p. 440). Successivamente realizzò il politeama Sociale in Casale Monferrato (1885), il teatro Sociale di Busto Arsizio (1891; oggi intitolato a Delia Cajelli), il radicale intervento di ristrutturazione dello Storchi di Modena (1894-95), il teatro Sociale di Biella (1894). L’attività frenetica di quegli anni gli impediva talvolta di seguire le opere fino al loro compimento: fu quanto accadde nel caso del teatro Verdi di Brindisi (intrapreso nel 1892), organismo di grande interesse sotto l’aspetto compositivo, ultimato solo nel 1901 con numerose modifiche al progetto originario.

Nel medesimo periodo Sfondrini avviò a Milano, per conto di Sonzogno, la ristrutturazione interna del nuovo teatro Lirico (già della Cannobiana, oggi Giorgio Gaber), andato distrutto nel 1938 a seguito di un incendio. Concepì per la sala un’impostazione innovativa, con gallerie dotate di palchi di maggiore ampiezza ai lati del proscenio.

Grande attenzione fu riservata all’acustica: la struttura in ferro della cupola fu rivestita all’uopo con una sorta di calotta fonoassorbente sulla quale l’architetto fece apporre uno strato di capecchio, materiale residuo della cardatura del lino (Carboni, 1989-1990, p. 181). Durante i lavori pervenne a Sfondrini l’offerta di erigere un nuovo teatro a Parigi, in merito al quale non si dispone di ulteriori notizie.

Tra il 1883 e il 1899 eresse le tombe Mangili, Ricordi e Sonzogno nel cimitero monumentale di Milano (Carboni, 1984-85, pp. 14 s.). Tra le ultime opere dell’architetto, sono inoltre il teatro Apollo in Lugano (1897), oggi Kursaal, e i politeama Verdi di Cremona (1898) e Boglione di Bra. Terminato dopo la sua morte e inaugurato il 1° settembre 1900, il teatro piemontese fu oggetto di particolare apprezzamento per l’ottima acustica, «senza né risonanze né punti afoni» (Bernardo, 1996, p. 11). In misura anche maggiore il teatro di Cremona costituisce il compendio della ricerca progettuale e stilistica di Sfondrini per il ricorso ad apparati decorativi nei quali si denota «una nuova e più forte espressività» (Carboni 1989-1990, p. 182).

Spesso alle prese con iniziative imprenditoriali non andate a buon fine, Sfondrini non raggiunse mai una condizione di stabilità economica. Tecnico preparato e aggiornato, conoscitore profondo delle nuove tecnologie costruttive, ma anche artista «eclettico e disinvolto, lo Sfondrini adeguò l’architettura teatrale italiana [...] ai dettami europei» (Miano, 1990, p. 171).

Morì a Milano il 7 febbraio 1900.

L’archivio Sfondrini, conservato in Milano dal genero architetto Orsino Bongi, andò disperso a seguito dei bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale (Carboni, 1984-85, p. 19).

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico, Stato civile, Ruoli generali di popolazione 1835, vol. 51, p. 57; Roma, Archivio storico capitolino, titolo 54, prot. 14166/1879; ibid., titolo 15, prot. 50097/1882, b. 10bis, f. 453; Milano nuovo. Bagno nazionale, in L’emporio pittoresco, VII (1870), 301, pp. 355, 360 s.; Appunti di giurisprudenza pratica. N. 4. Corte d’appello di Milano, in Monitore dei tribunali, XIV (1873), 6, pp. 122-124; G. Gargantini, Cronologia di Milano dalla sua fondazione fino ai nostri giorni, Milano 1874, p. 350; Le feste di Legnano, in Libertà e lavoro, X (1876), 11, p. 83; D. Costanzi, Cenni illustrativi sul nuovo Teatro nazionale del signor Domenico Costanzi sul progetto dell’ing. arch. A. S., Roma 1879; G. Stopiti, Sfondrini cav. Achille ingegnere architetto, in Galleria biografica d’Italia, Roma 1879, s.v.; Arte e artisti: A. S, in Fornarina, I (1882), 23, p. 184; G. Gozzoli, Le nostre illustrazioni: A. S., in L’Arte. Rivista di lettere, di arti, di teatri e di società, XI (1883), 12, p. 84; E. Bignami Sormani, Bagni Pubblici, in Milano tecnica dal 1859 al 1884, Milano 1885, pp. 387-389; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi..., Firenze 1906, pp. 471 s.; C. Romussi, Milano ne’ suoi monumenti, II, Milano 1913, pp. 127 s.; B. Brunelli, I teatri di Padova. Dalle origini alla fine del secolo XIX, Padova 1921, pp. 440 s., 517; M. Incagliati, Mezzo secolo di vita del teatro Costanzi, in La lettura, XXVIII (1928), 3, pp. 189-196; L. Secchi, Piscine all’aperto milanesi, in Milano. Rivista mensile del Comune, XIV (1935), 7, pp. 358-361; G. Tirincanti, Un teatro regio per Roma capitale, in Strenna dei Romanisti, XL (1979), pp. 574-578; G. Carboni, A. S.: dopo il Politeama si rovinò a Lugano, in Mondo padano, IV, 3 dicembre 1984; Id., A. S. architetto di teatri (1834-1900). Figura e opere, tesi di laurea in architettura, Università degli studi di Roma La Sapienza, a.a. 1984-85, con ampio regesto documentario e bibliografico; Guide rionali di Roma. Rione XVIII, Castro Pretorio, parte I, a cura di M.G. Barberini, Roma 1987, pp. 128-133, 197; G. Carboni, A. S. architetto di teatri (1834-1900), in Rassegna di architettura e urbanistica, 1989-1990, n. 69-70, pp. 175-183; G. Miano, Professione e pubblica amministrazione nell’Italia unitaria, ibid., pp. 171-174; C. Bernardo, Palcoscenico di ricordi. Bra, Politeama Boglione, Savigliano 1996, pp. 11, 63-90, 217-221; Francesco Brioschi e il suo tempo, a cura di C.G. Lacaita - A. Silvestri, I, Milano 2000, p. 289 nota 89; O. Andriyevska - R. Turohan, Progetto di Terme Urbane per la nuova darsena di Porta Genova a Milano, tesi di laurea, Politecnico di Milano, a.a. 2010-11, pp. 58, 72; S. Onger, Una provincia operosa. Aspetti dell’economia bresciana tra XVII e XX secolo, Milano 2011, pp. 93 s.; D. Zanoni, Teatro comunale di Salò: ipotesi progettuale di restauro e di riuso, tesi di laurea, Politecnico di Milano, a.a. 2014-15, pp. 12-15; B. Brunetti, I plafoni lignei dei teatri storici in Emilia. Materiali, tecniche costruttive, elementi di vulnerabilità, tesi di dottorato, Università di Bologna 2016, pp. 25, 28, 420 s.; Teatro Lirico. Milano, http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00252/ (24 aprile 2018).

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