STAZIO, Achille

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STAZIO, Achille (Aquiles Estaço, Achilles Statius)

Isabella Iannuzzi

– Nacque il 12 giugno 1524 a Valdiguera, presso Evora, in Portogallo, da Paulo Nunes Estaçio; nulla è noto riguardo alla madre.

Il padre, militare di carriera, nel 1532 si trasferì in Brasile, nella zona del Parnambuco, insieme con il figlio, per avviarlo al mestiere delle armi. La propensione di Stazio per le lingue e le lettere spinsero però il padre a rimandarlo nel 1536 in Portogallo. A Lisbona studiò a casa del grammatico e storico João de Barros, come lo stesso Stazio racconta nella prefazione a De optimo genere oratorum di Cicerone (Parigi 1551). Proseguì gli studi a Evora sotto la guida di André de Resende, latinista ed erudito. Presumibilmente negli anni Quaranta fu a Coimbra, dove ebbe come professore il canonista spagnolo Martín de Azpilcueta Navarro, come egli affermò nella lettera dedicatoria del suo De redditibus ecclesiasticis qui beneficiis et pensionibus continentur commentarioli II (Roma 1575) in cui sottolineò il debito intellettuale verso il suo antico maestro. Nel 1547 fu a Lovanio, dove pubblicò Sylvulae duae. Quibus adiuncta sunt praefatio in Topica Ciceronis et Oratio quodlubetica eiusdem. Nel 1548 andò a Parigi, per poi tornare nuovamente a Lovanio, dove frequentò all’università le lezioni dell’umanista Pieter Nannink (Petrus Nannius), cui nel 1549 dedicò l’Encomium Petrii Nannii Alcmariani inserito nell’opera Sylvae aliquot... A Parigi approfondì gli studi di teologia, di esegesi biblica, di analisi di testi ebraici e greci. In questi anni pubblicò commenti alla Topica (edita una prima volta a Lovanio nel 1547 e poi a Parigi nel 1549, con dedica al futuro cardinale Antoine Perrenot de Granvelle), al De Fato e al De optimo genere oratorum di Cicerone, agli inni di Callimaco e alla poetica di Orazio. Gli anni tra il 1547 e il 1553, trascorsi da Stazio a Parigi, Lovanio e Anversa, furono cruciali per la sua riflessione sull’utilità della retorica e della poesia e sul loro rapporto con la teologia. Stazio mantenne il legame con questi luoghi pubblicandovi edizioni di autori classici latini e greci fino alla fine degli anni Settanta, quando già risiedeva stabilmente a Roma.

Alla metà degli anni Cinquanta arrivò a Padova, attratto dalla presenza di Marc-Antoine Muret, rappresentante di spicco del gruppo della Brigade (poi Pléiade) e di Paolo Manuzio, editore dell’edizione integrale delle opere di Cicerone. Qui frequentò Carlo Sigonio e Francesco Robortello e altri umanisti che animavano l’ambiente patavino. Nel 1559 arrivò a Roma dove fu al servizio, come segretario e bibliotecario, del cardinale di Santa Fiora Guido Ascanio Sforza, protettore del Regno di Portogallo, ed ebbe buoni rapporti con Pio IV, cui dedicò poesie. Nel 1566, durante il papato di Pio V fu nominato sotto segretario pontificio e stabilì una relazione con Girolamo Rusticucci, segretario personale del papa, cui dedicò la sua edizione di Catullo. A Gregorio XIII Stazio dedicò nel 1578 la traduzione in latino di omelie di Padri greci e nel 1579 la Beati Anastasi monachi Montis Synai oratio de Sacra synaxi. Nel poema incompleto numero LVI, composto nel 1565 e dedicato all’amico Lorenzo Gambara, Stazio descrisse la sua rete di amici: filologi, poeti, umanisti tra i quali il teologo gesuita Francisco de Torres, Fulvio Orsini e numerosi altri dotti del circolo farnesiano o gli scriptores che ruotavano intorno alla Biblioteca Vaticana e al cardinale bibliotecario Guglielmo Sirleto.

Questi fu per Stazio un punto di riferimento per i suoi studi, ma anche un patrono per ottenere benefici economici dal papa: univano i due soprattutto la perizia filologica e l’appassionata attività di ricerca di manoscritti. Le capacità di Stazio furono notate da Carlo Borromeo che nei primi anni Sessanta, alla morte di Guido Ascanio Sforza, divenne il nuovo cardinale protettore della Corona portoghese. Stazio era in contatto con i rappresentanti della Corona lusitana e dai sovrani ebbe l’incarico di scrivere discorsi ufficiali, in particolare le orazioni degli ambasciatori di obbedienza. La prima di esse la declamò a Pio IV il 13 giugno 1560 per conto dell’ambasciatore Lourenço Pires de Távora evidenziando la potenza della monarchia portoghese, in quel momento impegnata nell’espansione coloniale nelle Americhe e in Asia: temi a lui familiari grazie ai suoi trascorsi in Brasile e alla sua formazione con Barros. È degna di nota anche l’orazione d’obbedienza pronunciata da Stazio davanti a Gregorio XIII il 28 settembre 1574 per conto dell’ambasciatore João Gomes da Silva dove, oltre a descrivere i successi portoghesi in Asia, rivelava l’intenzione del giovane re Sebastiano di partecipare alla spedizione in Marocco che sarebbe terminata tragicamente nel 1578 con la morte in combattimento del re. Stazio ebbe il compito di pronunciare l’11 dicembre l’orazione funebre per lui presso la chiesa del Gesù di Roma.

L’erudito portoghese si immerse nella Roma post-tridentina che elaborava nuovi linguaggi devozionali attraverso le famiglie religiose dei vecchi e nuovi ordini, stringendo soprattutto con gli oratoriani di Filippo Neri rapporti in cui si intrecciavano le sue inclinazioni religiose e la sua attività di latinista e bibliofilo.

La sua biblioteca ne è la prova: in essa erano presenti più di duemila volumi, prevalentemente classici latini e greci, scritti di storia, letteratura, geografia, medicina, opere dei Padri della Chiesa, ma anche libri riguardanti l’ampia e frastagliata spiritualità iberica e problematiche connesse alla conversione.

A Roma Stazio portò avanti il suo personale progetto intellettuale anche grazie agli stimoli degli ambienti dotti romani che vedevano nella sua esperienza di latinista e commentatore di classici, come l’edizione del 1566 dell’opera di Catullo, una risorsa per le revisioni e nuove traduzioni dei Padri della Chiesa. Il suo metodo di lavoro riprendeva quello di Pietro Vettori, consistente nel puntare al confronto tra quanti più manoscritti era possibile reperire di un’opera.

Intanto nel 1565 la Corona portoghese ordinò a Stazio di tornare in patria per divenire archivista della Torre do Tombo e scrivere una storia del Portogallo. La richiesta fu accolta da Pio IV, ma l’attuazione, nell’intento di utilizzare Stazio nella revisione delle opere di s. Girolamo, fu poi rimandata e Borromeo convenne con l’ambasciatore Luis de Meneses di trattenere l’umanista a Roma fino alla fine del lavoro. Poi, nonostante il reiterato invito del re a tornare, Stazio decise di rimanere a Roma. A partire dal 1575 pubblicò solo edizioni di opere dei Padri della Chiesa con l’unica eccezione della non trascurabile orazione di obbedienza scritta per l’ambasciatore Gomes da Silva, pronunciata il 18 marzo 1581 davanti a Gregorio XIII in rappresentanza del nuovo monarca portoghese Filippo I.

Morì a Roma il 17 settembre 1581. Fu sepolto con l’abito domenicano nella chiesa di S. Maria e S. Gregorio in Vallicella, che apparteneva ai padri della nascente Congregazione dell’oratorio di S. Filippo Neri. A essi lasciò la sua biblioteca con la precisa volontà che venisse messa a disposizione di tutti gli studiosi: si creò così il nucleo fondante dell’attuale Biblioteca Vallicelliana.

Opere. Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., D.343 inf., Carmina varia cum a graeca et latina tum hetrusca lingua composita ad Pium IIII Pont. Max. et ad B. Carolum Borromaeum praesertim exarata. Ad Pium IIII Pont. Max. Achillis Statii Lusitani; Sylvulae duae. Quibus adiuncta sunt praefatio in Topica Ciceronis et Oratio quodlubetica eiusdem. Nunc primum in lucem edita, Lovanii, Jacobus Batius, 1547; M.T. Cic. ad Trebatium Iuresconsultum Topica. In eadem Barth. Latoni ennarrationes, Ph. Melancthonis, et Ch. Hegendorphini scholia, Ant. Goueani Commentarius. Quibus additum est Achillis Statii Lusitani ad aliorum commentationes epitoma, Parisiis, Thomas Richardus, 1549; Sylvae aliquot una cum duobus hymnis Callimachi eodem carminis genere ab eo Latine redditis, Parisiis, Thomas Richardus, 1549; Commentarii in librum Ciceronis de Fato..., Lovanii, Servatii Sarseni, 1551; M.T. Ciceronis De optimo genere oratorum liber [...] in eundem commentarii, Lutetiae, apud Vasconsanum, 1551; Castigationes ac explanationes in Topica M. Tullij Ciceronis, Lovanii, vidua Arn. Birckmanii, 1552; M.T. Ciceronis De optimo genere oratorum liber [...] in eundem commentarii, Lovanii, Arn. Birckmanius, 1552; Appendiculae Explanationum [...] in Libros Tres M. Tullii Ciceronis De optimo genere oratorum Topica. De fato atque observationes rerum aliarum, Antuerpiae, Martinus Nutius, 1553; In Q. Horatii Flacii poeticam Commentarii, Antuerpiae, Martinus Nutius, 1553; Catullus cum commentario Achillis Statii Lusitani, Venetiis, in aedibus Manutianis, 1566; De redditibus ecclesiasticis qui beneficiis et pensionibus continentur commentarioli duo, Romae, apud heredes Antonii Bladii, 1575; Orationes nonnullorum Graeciae Patrum ex Bibliotheca Achillis Statii Lusitani depromptae eodem interprete, Romae, excudebat Franciscus Zanettus, 1578; Beati Anastasi monachi Montis Synai oratio de Sacra synaxi, Romae, apud heredes Antonii Bladii Impressores Camerales, 1579. Manoscritti di Stazio sono presenti nella Biblioteca Vallicelliana.

Fonti e Bibl.: Biblioteca apostolica Vaticana, Ruoli, 59, 60; Rotolo della famiglia di Pio V, sett. 1566; Vat. Lat., 6792, c. 142; G. Estaco, Trattado da Linhagem dos Estaços, naturaes da cidade d’Evora, Lisboa 1625, p. 46; Corpo Diplomatico Portuguez contendo os actos e relações politicas e diplomaticas de Portugal com as diversas potencias do mundo desde o século XVI ate aos nossos dias, a cura di José da Silva Mendes Leal, VIII, Lisboa 1884, pp. 150-152, 411, 461-463, IX, 1886, pp. 174 s., 214, 217, 364, 432; P. de Nohlac, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887, pp. 15, 21, 41, 63, 76, 85, 90, 96, 240, 260 s., 263-265, 273, 412, 444, 452; J. Gomes Branco, Un umanista portoghese in Italia: Achilles Estaço, in Relazioni storiche fra l’Italia e il Portogallo. Memorie e documenti, Roma 1940, pp. 135-148; J. Leite de Vasconcellos, Papéis de Achilles Estaço, in Petrus Nonius, III (1941), n. 314, pp. 153-170; J. Gomes Branco, A propósito da primeira obra de Achilles Statius Lusitanus, in Humanitas, II (1948-1949), pp. 81-92; Id., Uma comemoração de Achilles Statius Lusitanus, ibid., pp. 403-410; Id., Os discursos em Latim do Humanista Aquiles Estaço, in Euphrosyne, I (1957), pp. 3-23; A. Moreira de Sá, Manuscritos e obras impressas de Aquiles Estaço, in Arquivo de Bibliografía Portuguesa, III (1957), pp. 167-178; M. La Tella Bartoli, A proposito di Aquiles Estaço e dei “Carmina”del codice Vallicelliano B106, in Annali dell’Istituto universitario orientale. Sezione Romanza, XVII (1975), 2, pp. 293-362; A. Pinto de Castro, Aquiles Estaço, o primeiro comentador peninsular da “Arte Poética” de Horácio, in Arquivos do Centro Cultural Portugés, X (1976), pp. 83-102; A. da Costa Ramalho, Notas sobre a formaçao de Aquiles Estaço, in Biblos, LIV (1978), pp. 239-252; J. Gomes Branco, A propósito do Tibullus cum Commentario Achillis Statii Lusitani, in Euphrosyne, IX (1978-1979), pp. 87-117; M.T. Rosa Corsini - P. Formica, Contributo per una ricostruzione della biblioteca manoscritta di A. S., in Accademie e biblioteche d’Italia, LV (1987), pp. 5-16; P. Formica, Ancora sulla biblioteca manoscritta di Stazio, ibid., LVII (1989), pp. 5-14; B. Fernándes Pereira, As orações de obediência de Aquiles Estaço, Lisboa 1991; M.C. Diaz y Diaz et al., Hislampa. Autores latinos peninsulares da época dos descobrimientos (1350- 1560), Lisboa 1993, pp. 127-133; B. Fernándes Pereira, A livraria de Aquiles Estaço, Librorum venator et hellvo, in Humanitas, XLV (1993), pp. 255-305; J.H. Gaisser, Catullus and his Renaissance Readers, Oxford 1993, pp. 161, 169-172, 175, 177, 369 s.; J. Ijsewijn, Achilles Statius, a portuguese latin poet in late16th century Rome, in Humanismo Português na època dos descobrimentos. Congresso internacional..., 1991, Coimbra 1993, pp. 109-123; Id., Petrus Nannius and Achilles Statius, in Humanistica Lovaniensia, XLIII (1994), pp. 288-294; I libri di A. S.: alle origini della Biblioteca Vallicelliana, a cura di M.T. Rosa Corsini, Roma 1995; B.L. Ullman, Achilles Statius’ Manuscripts of Tibullus, in Studies in the Italian Renaissance, Roma 1997, pp. 429-449; A. Guzmán Almagro, Consideraciones sobre el poema laudatorio de Aquiles Estaço a varios humanistas, in Humanitas, LIV (2002), pp. 319-331; F. Missere Fontana, Appunti antiquari di A. S. (1525-1581) in una copia del De Notis Romanorum di Marco Valerio Probo (1525) in Biblioteca Estense universitaria di Modena, in Quaderni ticinesi. Numismatica e antichità classiche, XXXII (2003), pp. 303-332; A. Guzmán Almagro, A Portuguese contribution to 16th century Roman antiquarism: the case of Aquiles Estaço (1524-1581) and roman epigraphy, in Portuguese Humanism and the Republic of letters, a cura di M. Berbara - K.A.E. Enenkel, Leiden 2012, pp. 353-373; E. Caldelli, Per l’inventario dei libri di A. S., in Per Gabriella. Studi in ricordo di Gabriella Braga, a cura di M. Palma - C. Vismara, Cassino 2013, pp. 255-331; I. Iannuzzi, Tra Portogallo e Roma: note per un profilo di A. S., in Tramiti. Figure e strumenti della mediazione culturale nella prima età moderna, a cura di E. Andretta et al., Roma 2015, pp. 167-195.

TAG

Biblioteca estense universitaria di modena

Biblioteca ambrosiana

Storia del portogallo

Francesco robortello

Guido ascanio sforza