Achille

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Achille

Massimo Di Marco

Il più celebre tra gli eroi

Figlio del mortale Peleo ‒ da qui il suo soprannome 'Pelìde' ‒ e della dea marina Tetide, Achille è l'eroe chiave dell'Iliade, ove guida l'esercito dei Mirmidoni, popolo della Tessaglia. Guerriero invincibile, vulnerabile solo nel tallone, è tanto feroce nel combattimento quanto capace di sentimenti di profonda umanità.

Un destino segnato dalla nascita

Secondo la versione più nota della mitologia greca, appena nato Achille viene immerso nell'acqua del fiume infernale Stige tenuto per il tallone da sua madre Tetide, divenendo così invulnerabile dappertutto tranne che in quella parte del corpo. Secondo un'altra versione del mito, invece, Achille è mortale perché suo padre interrompe l'operazione magica di Tetide che tentava di renderlo immortale immergendolo nel fuoco. La sua educazione è affidata al saggio Fenice o, secondo altri, al centauro Chirone: presso di lui, sul monte Pelio, Achille si addestra alla caccia e al combattimento, impara a coltivare il rispetto per gli dei e i genitori, si istruisce nella musica e nella medicina. Tetide, sapendo che se Achille si fosse recato a Troia vi avrebbe trovato la morte, lo nasconde a Sciro, tra le figlie del re Licomede. Ma Ulisse, appresa la sua presenza sull'isola, porta in dono alle figlie di Licomede ricche vesti, tra le quali cela anche uno scudo e una lancia, e, mentre le fanciulle ammirano le vesti, fa risuonare la tromba di guerra: immediatamente Achille balza allo scoperto e afferra le armi, facendosi così riconoscere. Prima di partire per Troia, Achille lascia a Sciro Deidamia, una delle figlie del re, che aspetta da lui un bambino: il futuro Pirro o Neottolemo.

Il terrore dei troiani

Achille sa che è destinato a vita breve, ma affronta la battaglia con assoluto disprezzo del pericolo.

Dal caratteristico epiteto di 'piè veloce', è l'eroe principale dell'Iliade, il più valoroso dei Greci, tanto che il solo apparire delle sue armi porta alla fuga i Troiani. Ma dopo una lite con Agamennone, che gli ha sottratto la schiava Briseide, si ritira nella sua tenda e si astiene dal combattimento, permettendo ai Troiani di prevalere. Ogni tentativo di riconciliazione si rivela vano. Solo quando i Troiani giungono presso le navi greche e stanno per bruciarle, cede alla richiesta dell'amico Patroclo di prestargli le armi per poter ricacciare indietro i nemici. Patroclo mette in fuga i Troiani, ma poi, inebriato dal successo, si spinge troppo oltre e cade vittima di Ettore. La morte dell'amico suscita in Achille pianto e disperazione, ma anche un forte desiderio di vendetta. Cessata l'ira, egli accetta la restituzione di Briseide insieme ai ricchi doni che Agamennone gli offre, e torna in battaglia con le nuove armi che Efesto gli ha forgiato. Ettore lo affronta con coraggio, ma viene ucciso e il suo cadavere trascinato senza pietà attorno alle mura di Troia. Pur così feroce e determinato, Achille mostra tuttavia rispetto e compassione per Priamo, padre di Ettore e re di Troia, quando questi si reca da lui di notte, vecchio e senza scorta, per offrirgli il riscatto per il corpo di suo figlio. Nel dolore dell'anziano genitore Achille vede prefigurato il destino di sofferenza e di solitudine che attende il vecchio Peleo quando egli sarà morto; si commuove e restituisce a Priamo il cadavere di Ettore perché possa ricevere sepoltura.

La figura di Achille fuori dell'Iliade

Nell'Odissea l'ombra di Achille appare a Ulisse nell'Ade. Nulla più resta in lui degli ideali eroici: "Preferirei essere l'umile servo di un padrone povero e diseredato ‒ è la sua dolente confessione ‒ piuttosto che regnare su tutti i morti". Achille è anche al centro di altri episodi del mito collegati con gli eventi di Troia ma non narrati da Omero. Tra gli altri, l'uccisione di Pentesilea, regina delle Amazzoni, la bellezza del cui cadavere induce l'eroe al pianto, e il sacrificio sulla sua tomba di Polissena, giovane figlia di Priamo, richiesto dall'ombra dell'eroe come condizione per il ritorno dei Greci in patria al termine della guerra. In età successiva a Omero i poeti immaginarono per Achille una sorte privilegiata nell'aldilà: presso l'Isola dei Beati o nell'Elisio. A lui era dedicato un culto eroico nell'isola di Leuke, presso la foce del Danubio.

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