ACIREALE

Enciclopedia Italiana (1929)

ACIREALE (A. T., 27-28-29)

Attilio Mori
Carlo Alberto COBIANCH

Città della Sicilia orientale (provincia di Catania) su di un ripiano lavico sovrastante la costa ionica di oltre 100 m., a 300 m. in proiezione dalla costa stessa, con 22.956 ab. (1921; il comune: area kmq. 346,72; popolazione 35.161 ab). La città ricostruita, dopo il terremoto del 1693 che la abbatté, si presenta con aspetto decoroso; ha ampie strade e piazze fronteggiate da edifizî notevoli; chiese e palazzi di stile prevalentemente barocco; un bel giardino pubblico con magnifica vista sul mare. Fiorente per la ricchezza delle sue campagne ubertosissime (agrumeti e vigneti), e per alcune industrie (pastifici, mobili), essa è altresì un cospicuo centro economico e culturale. Sede di vescovato e già di sottoprefettura sino alla loro abolizione, A. è provvista d'istituti di istruzione media governativa (liceo, ginnasio, istituto magistrale, scuola complementare), di un seminario vescovile, di un reputato collegio di educazione (Collegio Pennisi) con osservatorio meteorologico, di un'Accademia e di una ricca biblioteca.

A. è stazione della ferrovia Messina-Catania; a questa città è congiunta anche da una speciale linea tranviaria.

In prossimità dell'abitato scaturisce un gruppo di sorgenti clorurato-sodiche solforose, radioattive, fredde, che sono canalizzate allo stabilimento balneare detto Terme di Santa Venera. Un altro stabilimento trovasi fuori della città, a Pozzillo, ove sgorga una sorgente alcalino-litiosa, che è anche usata come acqua da tavola. Le indicazioni per l'Acqua di Santa Venera sono le forme reumatiche e articolari, le neuralgie e neuriti, la gotta, la sifilide, i catarri respiratorî, le malattie ginecologiche; l'Acqua del Pozzillo s'indica nella cura delle forme gastro-intestinali ed epatiche.

A., indicata nell'età romana col nome di Aquilia o Aquilea, e volgarmente Culia dal console Aquilio che vi si accampò, rappresenta il nucleo principale che accolse la popolazione dell'antica Aci dopo la dispersione cagionata dal su ricordato terremoto dell'8 febbraio 1693. Filippo IV le dette il titolo di Reale, perché rimasta sotto la giurisdizione del demanio regio, allorché, nel 1642, le altre terre che ne dipendevano passarono sotto il dominio feudale.

Il Duomo, con facciata moderna dell'architetto G. B. Basile e m portale di marmo alabastrino di P. Blandemonte (1668-72), è affrescato nella crociera da P. P. Vasta (1736-37), nel coro da A. Filocamo (1710-11), nella vòlta della navata centrale da G. Sciuti (1905-07). Nella cappella di S. Venera di G. Baragioli, il simulacro della santa in argento è di Mario d'Angelo (165r-55).

La chiesa collegiata di S. Sebastiano ha una ricca facciata barocca del 1705, e un vestibolo con 12 statue dello scultore G. B. Marino (1754) su disegni di P.P. Vasta. Dello stesso Vasta sono gli affreschi dell'interno e un quadro rappresentante la Pietà. La chiesa dei Crociferi, costruita intorno al 1730, ha affreschi di P. P. Vasta (1732-36), di Vito d'Anna e di Alessandro Vasta. Il quadro di S. Giuseppe col Bambino è di Guglielmo Borremans, quello di S. Camillo, di Baldassare Grasso.

Nel Palazzo Pennisi di Floristella è una ricca collezione di monete greco-sicule. Il Palazzo del Comune, cominciato nel 1659, fu restaurato nel 1783, nel 1863 e nel 1907.

La pinacoteca Zelantea ha una ricca raccolta di pitture e sculture, donate all'Accademia da M. Leonardi Gambino nel 1850, notevole soprattutto per quadri di artisti locali, G. Platania, B. Grasso, P.P. Vasta, G. Scinti, e per sculture di R. Anastasi, M. La Spina, ecc.

Bibl.: V. Raciti Romeo, Acireale e dintorni, Acireale 1927.

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