ACQUAROSSA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi ACQUAROSSA dell'anno: 1973 - 1994

ACQUAROSSA

C. E. Östenberg

La città di Ferentium (o Ferentis), presso Viterbo, conosciuta per le terme e per il teatro ben conservato, risale alla fine della Repubblica e al periodo imperiale (v. ferento, vol. iii, p. 623; Supplementi, s. v.). Esisteva già in epoca arcaica una città a 1 km circa a S della Ferento romana, oltre il Fosso di Acquarossa, sull'altipiano tufaceo di S. Francesco, attualmente chiamata Acquarossa. Su questa acropoli naturale, lunga 1000 m e larga 600, si è potuto constatare l'esistenza di una città etrusca del VII e VI sec. a. C., che fu completamente distrutta intorno al 500 a. C., probabilmente a causa di un attacco nemico, e in seguito abbandonata. In questa località l'Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, in collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità dell'Etruria Meridionale e con la partecipazione, tra l'altro, di S. M. il Re Gustavo Adolfo e della Principessa Cristina di Svezia, effettua scavi dal 1966.

Sull'acropoli e nelle sue vicinanze sono stati fatti ritrovamenti sporadici del Neolitico, Eneolitico e della civiltà appenninica. Sul lato occidentale dell'acropoli è stato scoperto un villaggio di capanne risalente ad epoca anteriore a quella etrusca. La necropoli del villaggio dell'Età del Ferro, denominata Tre Marie, è situata immediatamente ad O della collina, ad un livello più basso. Qui sono state scavate tombe a cremazione e ad inumazione contenenti materiale simile a quello proveniente dalla necropoli di Bisenzio. Le più importanti necropoli etrusche di tombe a camera scavate nella roccia si trovano a S dell'acropoli e le più grandi sono S. Cataldo e Macchia Grande. La città etrusca arcaica ha un carattere irregolare, disordinato, manca di una pianta urbanistica preordinata, ortogonale o regolare, all'infuori probabilmente di una zona presso il tempio etrusco. Le case erano costruite interamente di blocchi di tufo o erano di palancato, con gli elementi portanti dei muri costituiti da grossi tronchi d'albero fissati in fori cilindrici nella roccia di tufo, con travi orizzontali ed un intreccio di canne intonacate di argilla. La copertura dei tetti era del tipo che si incontra solitamente nelle case e nei templi sicelioti arcaici: tegole piatte con i bordi rialzati, coppi a sezione semicircolare e sul colmo tegole speciali (kalyptères). Ogni casa era provvista di un focolare, normalmente intagliato nella parete di fondo di una delle stanze, il che fa presumere l'esistenza di una cappa per il fumo e di un comignolo. La lunghezza delle case varia dai 10 ai 15 m e la larghezza dai 6 ai 10 m. Finora si sono riscontrati due tipi di piante delle case. La più comune è costituita da tre stanze allineate che si aprono su un vestibolo o portico antistante. Questa pianta trova la sua corrispondenza in alcune tombe a camera scavate nella roccia, per esempio la Tomba delle Sedie e degli Scudi a Cerveteri, la Tomba dei Volumnii presso Perugia. Corrisponde principalmente alla pianta che si trova nel tempio etrusco. L'origine è oggetto di discussione, la precisa somiglianza alla casa-liwan o casa-tarma del Vicino Oriente è comunque lampante. È la prima volta che si incontra questo tipo di casa nella zona etrusca e sembra probabile che esso sia stato determinante per l'architettura domestica del periodo etrusco più tardo. È probabilmente uno degli elementi della cultura portata dagli Etruschi dai luoghi d'origine ad E del Mediterraneo (cfr. E. Gjerstad, The Palace at Vouni. Corolla Archaeologica, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, iv, ii, 1932, p. 145 ss.).

L'altro tipo di casa è formata da tre stanze senza portico. L'ingresso si apre sul lato lungo della casa e porta nella stanza di mezzo, che era collegata con le stanze laterali mediante porte interne. Delle case facevano normalmente parte i cortili, spesso irregolari, delimitati da muri e con uno o più pozzi per la raccolta dell'acqua piovana dai tetti. Una delle case di questo tipo (zona B) è quasi identica alla regia del Foro Romano (cfr. F. Brown, New Soundings in the Regia, Les Origines de la republique Romaine, Entretiens sur l'antiquité classique, xlii, Ginevra 1967, p. 47 ss.). La regia rappresenterebbe pertanto un tipo di casa normalmente presente nell'Italia centrale nel periodo arcaico.

La presenza sulle case etrusche di A. di terrecotte architettoniche di un tipo prima considerato esclusivo dell'architettura sacrale rappresenta un fatto importante. Una casa della zona G presenta una decorazione particolarmente ricca. La faccia inferiore di alcune delle tegole piatte del tetto, quella cioè visibile dall'interno della casa, era dipinta con figure rappresentanti cavalli, cervi, uccelli, ecc., in bianco su ingubbiatura rossa. Una decorazione identica, per i motivi e per la tecnica, si trova su una serie di lastre fittili, larghe 15 cm, che formavano una cornice orizzontale del timpano mentre un'altra cornice, sui due spioventi del timpano, recava disegni geometrici, per lo più a treccia. Negli angoli c'erano lastre di forma trapezoidale dipinte con la figura di un gallo dalle piume picchiettate. I coppi terminali lungo il bordo del tetto avevano antefisse dipinte con il disegno di una rosetta. Quattro coppi, forse quelli che stavano ai quattro angoli dell'edificio, avevano teste di grifo modellate in argilla, alte circa 20 cm. Sulla sommità del tetto c'erano akrotèria costituiti da due teste di drago in posizione antitetica. Tutte queste terrecotte dipinte sono databili alla fine del VII o all'inizio del VI sec. a. C. e costituiscono una delle serie più antiche di decorazione fittile che conosciamo provenienti da zona etrusca.

Sul lato N dell'altipiano, presso una strada che porta sulla collina e che probabilmente era la principale strada d'accesso alla città, è stato scavato un tempio di dimensioni minori. Misura m 10 × m 11 circa, ha un orientamento quasi esatto N-S, e manca di podio. Le tre celle del tempio, di cui l'intermedia è di forma quadrata e più grande delle celle laterali, sono precedute da un portico. Il tèmenos davanti al tempio è delimitato sul lato E da un portico nel quale sono stati rinvenuti un capitello arcaico dorico-etrusco e la base di una colonna. Le terrecotte provenienti dal tempio sono per certe parti di tipi non prima conosciuti e recano i seguenti motivi: A Ercole con il toro cretese, B Ercole con il leone di Nemea, G scena di banchetto, D scena dionisiaca. La policromia sulle lastre con i motivi di Ercole comprende tre colori, giallo, rosso e nero, mentre quella sulle lastre C e D ne ha quattro, giallo, nero e due diverse tinte di rosso. Le lastre C e D rappresentano uno stile molto più avanzato in confronto a quello di A e B. Però, dato che le matrici potevano essere adoperate per lunghi tempi non è affatto impossibile che le terrecotte in realtà siano state fatte contemporaneamente e messe nello stesso anno sulla facciata del portico del tempio. Hanno dimensioni identiche, con una lunghezza di 59,5 cm ed un'altezza di 21 cm. Le lastre A e B sono databili nel terzo venticinquennio del VI sec. a. C., mentre le lastre G e D appartengono all'ultimo venticinquennio del medesimo secolo.