Acume

Enciclopedia Dantesca (1970)

acume


. Usato con valore figurato, riferito agli affetti dell'animo, in Pd I 84 un disio / mai non sentito di cotanto acume, indica " l'intensità acuta, pungente " del desiderio e richiama l'espressione voglia acuta (Pg XXIV 110). Analogamente è detto della forza penetrante e insostenibile della luce, in Pd XXVIII 18 'l viso... / chiuder conviensi per lo forte acume, e XXXIII 76 l'acume ch'io soffersi / del vivo raggio, dov'è riferito a luce intellettuale e indica l'intensità della luce che esce da Dio (Benvenuto: " excellentissimum sensibile, sicut radium Solis aeterni "). In sol differendo nel primiero acume (Pd XXXII 75) indica l'intensità della grazia comunicata da Dio all'uomo nell'atto della creazione (Buti: " Ne la prima grazia che Iddio dona all'anima quando la crea "), e che dà la capacità di penetrare più o meno nella visione beatifica di Dio.