ADALBERTO II di Toscana

Enciclopedia Italiana (1929)

ADALBERTO II di Toscana

Antonio Falce

Conte, duca e marchese, detto il Ricco, figlio di Adalberto I (v.) e di Rottilde dei duchi di Spoleto, governò la sua regione all'incirca dall'889 al 915, nel periodo della cosiddetta anarchia feudale. Nipote di Guido, duca di Spoleto, poi re e imperatore, abbracciò dapprima il partito che sostenne lo zio contro Berengario I e poi contro Arnolfo il tedesco. Dall'894 fino al 905, A. seguì nei riguardi sia dei sovrani, sia dei pontefici, una politica mutevole e talvolta contraddittoria. Abile, audace, spregiudicato, irretì negli intrighi i re d'Italia, aiutato dalla scaltra contessa provenzale Berta, sua seconda moglie, da lui sposata prima dell'898. La corte di Lucca acquistò, per opera loro, l'importanza di un grande centro. Vi si tesserono sottili e ardite combinazioni politiche, vi si provocarono entusiasmi e odî la cui eco è giunta fino a noi, attraverso le rare fonti di quel secolo ferreo. Nell'894, recatosi a Pavia per appianare il dissidio tra Arnolfo e i competitori italiani, Guido e Berengario, fu tenuto prigioniero dal tedesco, perché voleva "presuntuosamente" imporgli umilianti condizioni. Liberato poi, a patto di conservarsi fedele ad Arnolfo, fuggì da Pavia, per passare al partito berengariano, traendo con sé anche lo zio Guido. Nell'897, si pacificò col cugino Lamberto di Spoleto; ma, l'anno seguente, forse dietro nuovi accordi segreti con Berengario, gli si rivoltò contro, marciando su Pavia. Si combatté accanitamente a Borgo S. Donnino, dove A. fu fatto prigioniero. Pochi mesi dopo, morì Lamberto; e Berengario, divenuto incontrastato signore del regno italico, restituì la libertà ad A. Ma Berta e suo marito sollevarono come competitore al re italiano un loro parente, Lodovico di Provenza, e riuscirono a farlo incoronare a Pavia. Anche questa volta l'accordo durò poco: i marchesi abbandonarono presto lo straniero alla sua triste sorte e tornarono più o meno volontariamente alla politica berengariana. In queste lotte A. ebbe qualche volta per alleato il potente Alberico, duca di Spoleto. Lasciò tre figli, Guido e Lamberto, che gli succedettero nel governo della Toscana, ed Ermengarda, donna di dubbia moralità, ma di non comune ingegno, che sposò Adalberto, marchese d'Ivrea. Fu sepolto nella cattedrale di Lucca.

Bibl.: A. Hofmeister, Markgrafen u. Markgrafschaften im ital. Königreich in d. Zeit. v. Karl d. Grossen bis auf Otto d. Grossen (774-962) in Mitteil. d. Inst. ür österr. Geschichtsforschung, VII (Ergänzungsband) fasc. 2° (1906).

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