ADALPRETO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ADALPRETO

Adolfo Cetto

Vescovo di Trento: nulla sappiamo della sua patria e della sua famiglia. Ricordato per la prima volta, già in possesso della sua carica episcopale, in un atto del 17 sett. 1156, stipulato alla presenza dell'imperatore Federico Barbarossa, ebbe sempre parte attiva nella agitata vita politica di quegli anni: così nel 1158, mentre accompagnava ospitalmente due nunzi del papa Adriano IV all'imperatore, scampò per puro caso alla cattura da parte dei conti di Appiano, che riuscirono a far prigionieri e a depredare i nunzi. Fedele al Barbarossa, ebbe da lui conferma della donazione di Corrado II il Salico riguardante i benefici del vescovo di Trento. Ne seguì, poi, i viaggi in Italia e aderì anche alla sua politica ecclesiastica, partecipando al cosiddetto concilio di Pavia del 1160 e prestando nel 1165 il giuramento di fedeltà al papa scismatico Pasquale III, che il Barbarossa aveva richiesto con la sua lettera del 2 giugno di quell'anno (cfr. Monumenta Germ. Hist., Constitutiones et Acta publica, I, Hannoverae 1893, n. 223, pp. 316-318 e F. Cusin, p. 140). Nel 1167 ebbe dall'imperatore l'investitura del castello di Garda, che poi subinfeudò alla famiglia dei Carlessari di Verona.

Di lui ci rimangono anche vari atti relativi a consacrazioni di chiese (S. Valerio presso Cavalese nel 1162; S. Vigilio a Moena nel 1164), a compere (terre in quel di Caldaro nel 1160) e ad investiture (Castello di Belvedere di Piné nel 1160; Castel Madruzzo nel 1161; Castel Stenico nel 1171).

Suo era anche un Ordo episcoporum sancte Tridentine ecclesie (Messale Adalpretiano), analogo al Messale Uldericiano, visto da G. B. Gentilotti e da B. Bonelli ed ora scomparso.

Morì presso Rovereto trafitto di lancia da Aldrighetto di Castelbarco, secondo la data comunemente accolta, l'8 sett. 1177; ma, in realtà, si ignora l'anno preciso della sua morte e sono controversi anche il giorno ed il mese.

Tuttavia testimonianza sicura della sua uccisione sacrilega è una targa dorata battuta e incisa probabilmente ancora nel sec. XII, che si vedeva infissa sopra la sua tomba nel braccio meridionale del transetto del duomo e che ora si conserva nel Museo diocesano.

Subito dopo la morte fu venerato come beato e martire, posto come patrono della diocesi accanto a S. Vigilio. La Chiesa tridentina ne celebrava una volta la festa il 27 marzo, mentre oggi il suo culto è scomparso. Sulla sua santità si accese nel sec. XVIII una famosa, acerbissima polemica tra G. Tartarottì e B. Bonelli, conclusasi con un non meno famoso interdetto.

Fonti e Bibl.: B. Bonelli, Monumenta Ecclesice Tridentinae, Tridenti 1765, pp. 26-32; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, coll. 597-599; B. Bonelli, Notizie istorico-critiche intorno al B. M. Adalpreto vescovo... Chiesa di Trento, II, Trento 1761, pp. 72-83; F. F. Alberti, Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540, Trento 1860, pp. 17-27; G. Ravanelli, Un interdetto per una polemica. Contributo per una storia di Girolamo Tartarotti e dei suoi tempi, in Tridentum, V (1902), pp. 289-323 G. Fogolari, La piastra dorata sulla tomba del vescovo A., ibid., VI (1903), pp. 18-24; G. Gerola, Per la cronologia dei vescovi di Trento da Udalrico II ad Egnone, in Studi storici in memoria di G. Monticolo, Padova 1922, pp. 321-323 E. Cusin, I primi due secoli del principato ecclesiastico di Trento, Urbino 1938, pp. 123, 125, 128 s., 140, 142 s., 144 s.

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