ADAMO di Brema

Enciclopedia Italiana (1929)

ADAMO di Brema

Fedor Schneider

Storiografo e geografo. Si ignora l'anno della sua nascita; ma egli accenna alla sua opera storica, cominciata il 1074, come a un "ardimento giovanile" (Epilogo, v. 20). Nativo della Franconia, morì a Brema un 12 ottobre, probabilmente poco dopo il 1081, certamente prima del 1085. Si formò una vasta cultura, anche classica, forse sotto Lamberto di Hersfeld, alla scuola della cattedrale di Bamberga, sorta attorno alla biblioteca che aveva istituito Enrico II (v. Traube, in Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, XXIV). Nel 1066, si trasferì a Brema presso l'arcivescovo Adalberto reggente dell'impero (1043-1072), personaggio importante nell'attività diplomatica di Enrico IV (come ha messo in luce lo Schmeidler); fu da lui trattenuto presso di sé e vi divenne canonicus e magister scholarum. Dobbiamo forse alle esortazioni dello stesso Adalberto, se A. si accinse a scrivere le sue Gesta Hammaburgensis ecclesiae pontificum, poiché egli già nel 1066-7 attingeva personalmente dal re Svein di Danimarca notizie sulla storia e la geografia del settentrione. Quest'opera, tuttavia, progettata da prima per l'arcivescovo e in suo onore, fu composta soltanto dopo la morte di lui, all'incirca nel 1073-75, e rimessa probabilmente nel 1076 nelle mani di Liemar, successore di Adalberto. Una nuova edizione fu progettata, ma non compiuta, come dimostrano i 181 scolî, che passarono nelle copie posteriori, e dei quali sono suoi 141 (fin verso il 1080-81), mentre il resto è di poco posteriore alla sua morte.

Per i tempi più antichi egli utilizzò specialmente la Vita Willehadi di Anskario, la Vita Anskarii di Rimberto, la Vita Rimberti e altre, la Vita Caroli Magni di Eginardo, una rielaborazione della Translatio S. Alexandri di quest'ultimo, gli Annali di Fulda e di Corvey, l'opera storica andata perduta dell'abate Bovo di Corvey, ecc.; non conobbe invece le fonti più importanti per la Germania del nord, come Widukindo di Corvey e Thietmar di Merseburg. La narrazione di A. va dalla più antica storia dei Sassoni e dalla loro conversione fino alla morte dell'arcivescovo Adalberto, al quale è dedicato il più importante libro, il terzo. E il ritratto che A. fa della singolare personalità di questo suo eroe è a buon diritto famoso. Prescindendo da certa sua tendenza ad esaltare la propria chiesa e da alcuni errori (utilizzò, per esempio, le falsificazioni di Brema, opera dei suoi amici di Bamberga), come storico egli occupa, senza alcun dubbio, un alto posto. Se da un lato, per erudizione, per singolari doti di narratore, per valore dei fatti tramandati, A. non teme di essere confrontato, fra gli storici tedeschi del suo tempo, con l'altro bamberghese, Lamperto di Hersfeld, certamente, per la sua schietta obbiettività, egli supera di molto questo tendenzioso travisatore dei fatti. Alla trattazione storica, condotta sostanzialmente su principî geopolitici ed etnografici, segue come quarto libro la famosa Descriptio insularum aquilonis, nella quale si dimostra il più importante geografo di tutto il Medioevo. La geografia e l'etnografia non avevano più fatto, dagli antichi in poi, alcun progresso. Adamo ci inizia per primo alla conoscenza dei paesi nordici. Le sue fonti sono Orosio, Macrobio e Marciano Capella, i racconti favolosi di Solino. E pure egli non trascura nessuna fatica, pur di procurarsi notizie attendibili, specialmente da quel re Svein di Danimarca, "il quale conservava nella sua memoria l'intera storia dei barbari, come scritta in un libro". Ma anche navigatori e avventurieri furono i suoi informatori. Certo, egli mescola insieme le favole degli antichi intorno ai popoli nordici con vaghe notizie, pervenute ai suoi orecchi, di ardite navigazioni nei mari di Settentrione e di Occidente; così egli è l'unico storico che ci abbia tramandato (IV, 38-40) un cenno della scoperta, avvenuta durante una navigazione di Vichinghi nell'anno 1000, di una nordica "Terra del vino" (Vinland), al di là della quale non erano che glacies e caligo, e nella quale molti geografi moderni credono di ravvisare un lembo dell'America settentrionale; egli fa pur menzione della prima spedizione polare intrapresa da quei Frisoni che partirono da Brema fra il 1035 e il 1043. Adamo conosce la sfericità della terra (in ultimum septemtrionis axem, IV, 40), se anche non si mantiene sempre fedele a questo concetto, non avendo mai avuto sott'occhio una carta. L'opera sua ci dà le più notevoli notizie sull'Islanda e la Groenlandia, come sulle penisole del Baltico settentrionale, Curlandia, Estonia e Samogizia, sull'isola d'Irlanda, che egli unisce con la Scozia, sulla vita degli Slavi, Norvegesi, Finni, al di là dei quali sono i popoli favolosi degli antichi, Amazoni, Cinocefali, Ciclopi, Himantopodi, e sulla religione e la civiltà dei Germani del nord.

Bibl.: Magistri A. Bremensis, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum in Mon. Germaniae Hist., Scriptores, 1ª ed., VII, Hannover 1846; 3ª ed. di B. Schmeidler, Hannover e Lipsia 1917 (trad. tedesca di S. Steinberg, in Die Geschichtsschreiber der deutschen Vorzeit, 2ª ed., XLIV, Lipsia 1926); W. Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter, II, 6ª ed., Berlino 1894; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur im Mittelalter, II, Monaco 1923, pp. 398-413; K. Müllenhoff, Deutsche Altertumskunde, Berlino 1906, IV; A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, III, 3ª e 4ª ed., Lipsia 1906; Schmeidler, Hamburg-Bremen und Nordost-Europa, Lipsia 1918; F. Schneider, in Historische Zeitschrift, CXX (1919), pp. 543-44; Ph. W. Kohlmann, A. von Bremen. Ein Beitrag zur mittelalterlichen Textkritik und Kosmographie, Lipsia 1908, in Leipziger historische Abhandlungen, X; A. A. Björnbo, A. af Bremens Nordensopfattelse, Copenaghen 1910. Intorno alle falsificazioni di Brema cfr. B. Schmeidler, Heinrich IV und seine Helfer im Investiturstreit., Lipsia 1927, pp. 86-150, 225-244.

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