ADENOLFO D'AQUINO

Federiciana (2005)

Adenolfo d'Aquino

Gerardo Sangermano

Figlio primogenito di Tommaso I d'Aquino, conte di Acerra (Les Registres d'Innocent IV, 1887, nr. 5258, p. 223) e di Margherita de Ogento. Non sono noti il luogo e l'anno della sua nascita, da collocare verosimilmente tra la fine del sec. XII e i primi anni del successivo, giacché risulta attivo almeno dal 1228. Alle dignità da lui ottenute certo non fu estraneo il grande prestigio del padre, sempre assai vicino e fedele a Federico.

In un documento del 23 luglio 1228 (Genuardi, 1909, pp. 238 ss.) A. è imperialis comestabulus militum et tocius Sicilie magister iusticiarius, e come magister iustitiarius è attestato ancora nel marzo e nell'ottobre del 1231 (Regesta Imperii, V, 1, nrr. 1861 e 1903, pp. 373 e 378). La duplice qualifica di connestabile e di maestro giustiziere indica l'importanza del personaggio, se l'insieme delle cariche è stato paragonato quasi a quelle tenute da Manfredi nel 1257, in regno Sicilie balius generalis et comestabulus (Kantorowicz, 1976, p. 712) e se si considera che gli anni Venti del secolo furono gli ultimi in cui il connestabile operò a livelli alti, prima di scadere, durante tutta l'età federiciana, a funzionario locale (Martin, 1985, pp. 86 s.).

A. visse però la sua grande epopea durante la guerra seguita all'invasione del Regno, nel gennaio del 1229, da parte delle truppe pontificie. È Riccardo di San Germano a ricordare A., con pochissimi altri personaggi, tra i fideles dell'imperatore chiamati per opporsi ai nemici, e a raccontarci le distruzioni causate dai due eserciti e le gesta di A. e del padre. A metà marzo A., presso San Germano, affrontò in posizione tattica svantaggiata le forze nemiche con pochi uomini "che non temevano la morte pur di mostrare la loro fedeltà all'imperatore", ma ferito a un braccio fu costretto a rifugiarsi nella Rocca Ianula; a giugno, per ordine di Federico, prese possesso di Atina.

Qualche incertezza pone la sua identificazione con l'Adenolfo di Aquino a cui lo Statutum assegna l'obbligo di contribuire a riparare il castello di Oria in Terra d'Otranto con de calce modios quinquaginta et trabes viginti (Sthamer, 1995, p. 106). Si deve però ricordare che i conti di Acerra avevano vaste proprietà in Puglia, tra le quali il castello e la baronia de Ogento, portati in dote dalla moglie di Tommaso e madre di A., e il castello di Deliceto donato da Federico nel 1240 allo stesso conte.

In un documento del dicembre 1239 di nuovo A. figura tra alcuni baroni che, nel giustizierato di Terra di Lavoro, dovevano custodire prigionieri lombardi, anche se nessuna qualifica accompagna il suo nome (Historia diplomatica, V, 1, p. 613); ancora con il solo nome compare in un mandatum del marzo 1240 (ibid., 2, p. 859).

Vi è infine notizia (Scandone, 1905-1909) di una sua missione nel 1241, per conto dell'imperatore, presso re Beda di Ungheria, sottoposto alla pressione dei mongoli, durante la quale, o al più nel corso del viaggio di ritorno, egli sarebbe morto; notizia incerta ma in parte confermata da un diploma del 6 giugno 1270 in cui il conte Tommaso II viene obbligato a versare alla Casa dell'Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme in Capua quanto da lui promesso per i benefici ricevuti dall'Ordine dal conte Tommaso, suo nonno, e soprattutto da suo padre mentre si trovava in Ungheria come legato dell'imperatore (Del Giudice, 1869, II, 1, pp. 60 s.).

Ma sulla ignota data della morte varie e discordanti sono state le ipotesi. Del tutto improbabile quella legata alla battaglia per la presa di Vittoria (18 febbraio 1248), identificando in lui l'Aquino morto con Taddeo da Sessa e altri millecinquecento imperiali (Kantorowicz, 1976, pp. 658 e 696), anche perché in un documento del 1243 risulta già morto (Acta Imperii, I, nr. 947, p. 718). Forse invece si riferisce a lui la lettera di condoglianze indirizzata, nel dicembre del 1240 (?), da Federico a Tommaso di Acerra in cui lo assicura che riverserà sui due suoi nipoti quanto il loro padre, morto mentre serviva l'imperatore, aveva meritato (Pier della Vigna, 1740, IV, 6, pp. 11-14). Del resto non risulta mai più attestato in documenti posteriori al 22 marzo 1240. Di sicuro non fu mai conte di Acerra proprio perché premorto al padre, cui successe infatti il nipote, primogenito di A., anch'egli di nome Tommaso, al quale Federico, sempre legato alla famiglia, diede in moglie Margherita, sua figlia illegittima; il secondogenito, Giacomo, fece parte della Scuola poetica siciliana.

Entrambi i fratelli vennero nominati dall'imperatore valletti. Per decenni fedeli agli Svevi, dopo la sconfitta di Manfredi passarono invece dalla parte degli Angiò.

Fonti e Bibliografia

Pier della Vigna, Epistolarum libri sex, a cura di J.R. Iselius, II, Basileae 1740 (rist. anast. Hildesheim 1991).

G. Del Giudice, Codice Diplomatico del regno di Carlo I e II d'Angiò [...] dal 1265 al 1309, II, 1, Napoli 1869.

Historia diplomatica Friderici secundi, V, 1 e 2. Acta Imperii inedita, I. Regesta Imperii, V, 1-3, Die Regesten des Kaiserreiches [...], a cura di J.F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901.

Les Registres d'Innocent IV, a cura di É. Berger, II, Paris 1887.

L. Genuardi, Documenti inediti di Federico II, "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 12, 1909, pp. 238-241.

Riccardo di San Germano, Chronica, in R.I.S.2, VII, 2, a cura di C.A. Garufi, 1936-1938.

G. Caporale, Memorie storico-diplomatiche della città di Acerra e dei conti che la tennero in feudo, Napoli 1889.

F. Scandone, I d'Aquino di Capua, in P. Litta, Famiglie celebri italiane, ser. II, III, ivi 1905-1909, tav. XIII, c. 26.

Id., Margherita di Svevia figlia naturale di Federico II contessa di Acerra, "Archivio Storico per le Province Napoletane", 31, 1906, nr. 2, pp. 298-325.

E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976.

J.-M. Martin, L'organisation administrative et militaire du territoire, in Potere, società e popolo nell'età sveva, 1210-1266. Atti delle seste giornate normanno-sveve (Bari-Castel del Monte-Melfi, 17-20 ottobre 1983), Bari 1985, pp. 71-121.

Alessandro R. d'Aquino di Caramanico, Alcuni castelli di casa d'Aquino, in Castelli e vita di castello. Testimonianze storiche e progetti ambientali. Atti del IV Congresso internazionale (Napoli-Salerno, 24-27 ottobre 1985), Roma 1994, pp. 261 s., 264, 266-268.

E. Cuozzo, La nobiltà dell'Italia meridionale e gli Hohenstaufen, Salerno 1995.

E. Sthamer, L'amministrazione dei castelli nel Regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo I d'Angiò, a cura di H. Houben, Bari 1995.

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