ADENOLFO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ADENOLFO

Vincenzo Fenicchia

Figlio del conte Rinaldo di Sabina, fu abate del monastero di S. Salvatore di Scandriglia, presso Rieti; fu indi eletto abate di Farfa, il 9 febbr. 1125, dopo gli anni di gravi disordini che erano seguiti alla morte (1119) dell'abate Beraldo III (chronicon Farfense, II, pp. 314-315). Si adoperò per sottrarre l'abbazia di Farfa alle ingerenze imperiali e renderla ossequente al romano pontefice. Durante lo scisma sorto alla morte di Onorio II, affrontando le ire di Anacleto II, seguì (1131-32) papa Innocenzo II in Francia, ove, il 20 genn. 1131, era presente a Morigny, insieme con S. Bernardo di Chiaravalle e con Pietro Abelardo. Non sappiamo chi, durante la sua assenza, lo abbia sostituito, per disposizione di Anacleto, nel governo dell'abbazia, di cui egli rientrò in possesso nella primavera del 1132, accompagnato da Innocenzo II, da re Lotario, da s. Bernardo e da s. Norberto di Magdeburgo. Costretto nuovamente, dopo la partenza di Lotario da Roma, ad abbandonare l'abbazia, rioccupò la sua sede nell'autunno del 1137. Ebbe la stima e l'amicizia di s. Bernardo, che a lui si rivolse in una lettera nella quale, dichiarandosi impari a confortarlo nelle molte e gravi tribolazioni tollerate per Dio solo, si vale della voce ispirata delle Sacre Scritture (la lettera, mutila e senza data, è edita da P. F. Kehr); forse a lui si riferisce un biglietto di presentazione scritto dal santo (Migne, Patr. Lat., CLXXXII, col. 640 e nota 1098).

Mori nel 1144 a Magonza, mentre era in trattative con re Corrado, per la fondazione di nuovi monasteri, e prima di morire affidò il suo amato discepolo, Gerardo di Farfa, alle cure di S. Bernardo.

È discussa la promozione dell'abate A. alla dignità cardinalizia perché i dati forniti dai documenti sono scarsi e poco sicuri. In due copie di bolle di Innocenzo II, datate da Firenze, 20 dic. 1132, si legge la sottoscrizione: "Ego Adenulfus diaconus cardinalis sanctae Mariae in scola Greca ss." (Kehr, in Gött. Nachrichten, 1897, p. 274, e 1900, p. 318). Questo A. sembra il medesimo che in una bolla di Celestino II, 28 ott. 1143, sottoscrive: "Adenut S.R.E. diaconus Farfariensis abbas" (Jaffé-Lœwenfeld, II, p. 1), II Martène (Veterum Scriptorum amplissima collectio, I, Parisiis 1724, col. 738 D e nota) crede che A. sia stato creato cardinale prete da Innocenzo II nel 1130. Il Ciaconio (A. Ciaconio - A. Oldoini, Vitae et res gestae pantificum romanorum, I, Romae 1677, col. 1003) pensava che A., senza passare per la diaconia, fosse Stato nominato cardinale prete da Celestino II. È però d'altra parte da ricordare che nelle brevi notizie cronistiche farfensi, contenute nel cod. Vat. Lat.6808 (edite dal Balzani in Chronicon Farfense, II, pp. 319-322), A., di cui si dà con esattezza la data di morte, è ricordato (p. 321) solo come "abbas", il che significa che nella tradizione farfense a noi nota non c'è traccia della sua elezione cardinalizia.

Fonti e Bibl.: Chronicon Mauriniacense, in Migne, Patr. Lat., CLXXX, col. 159; La chronique de Morigny (1095-1152), a cura di L. Mirot, Paris 1909, pp. 53-54; Fasciculus Sanctorum Ordinis Cisterciensis, in Migne, Patr. Lat., CLXXXV, col. 1560; Annales Farfenses, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, XI, Hannoverae 1854, p. 589; Annales Magdeburgenses, ibid., XVI, Hannoverae 1859, p. 184; Chronicon Farfense, a cura di U. Balzani, I, Roma 1903, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXIII, p. 99; II, ibid. 1903, ibid., XXXIV, pp. 308, 309, 313-317, 320 ss.; P. F. Kehr, Urkunden zur Geschichte von Farfa im XII Jahrhundert, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, IX (1906), p. 184; Jaffé-Lœwenfeld, Regesta Pontif. Ram., II, Lipsiae 1888, p. 1; W. Bernhardi, Lothar von Supplimburg, Leipzig 1879, pp. 356 e 770; F. Cristofori, Storia dei cardinali, Roma 1888, p. 266; L. de Mas Latrie, Trésor de chronologie, Paris 1889, coll. 1185 e 2141; J. M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums, Berlin 1912, p. 83 n. 43; I. Schuster, L'imperiale abbazia di Farfa, Roma 1921, pp. 263-283; P. F. Palumbo, Lo scisma del MCXXX, Roma 1942, pp. 396, 431-432, 467, 546, 575, 657s.

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