DALBESIO, Adolfo Francesco Giuseppe Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

DALBESIO, Adolfo Francesco Giuseppe Pietro

Fernando Mazzocca

Nacque a Torino il 13 maggio 1857, nella parrocchia di S. Francesco da Paola, dal musicista Giuseppe e da Adele Ripert.

Giuseppe (Carmagnola, Torino, 1834 - Torino 1886) fu direttore dei cori del Regio di Torino, insegnante e autore di vari pezzi per pianoforte di stile leggero e brillante nonché di opere buffe ed operette, rappresentate al Circolo degli artisti di Torino, come Progetto di melodramma (1° dic. 1870), Le astuzie, di Margheritin, in dialetto piemontese (Torino, teatro Rossini, novembre 1872) e I coscritti (aprile 1878) su libretto di Luigi Rocca (cfr. U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 290; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 399).

Il D. ebbe dal padre un'eccellente educazione musicale, per cui divenne buon pianista. Ma prevalse in lui la vocazione per le arti figurative, favorita dal nonno Francesco, celebre ebanista, medaglia d'oro all'Esposizione nazionale di Firenze del 1861, autore tra l'altro dell'incassatura d'organo della chiesa collegiata dei Ss. Pietro e Paolo a Carmagnola. Quindi, dopo aver compiuto gli studi all'Ateneo torinese, dove si distinse anche nell'attività sportiva, si laureò nel 1882 in ingegneria. Dopo la laurea entrò nello studio dell'ingegnere Camillo Riccio, del quale fu collaboratore nell'allestimento delle strutture espositive per la grande rassegna nazionale organizzata a Torino nel 1884. Il suo nome fu inserito nella lapide posta nel 1925 dal comune di Torino a ricordo dei ventiquattro "valorosi componenti la sezione storia dell'arte", che, allestita nel castello e borgo medioevali del Valentino, eretti per l'occasione, fu la pripcipale attrattiva dell'esposizione.

Il D. collaborò soprattutto con Riccardo Brayda all'elaborazione del progetto, basato su un programma già enunciato nel 1882 da Luigi Rocca, rélativo appunto alla "sezione d'arte antica". Per essa egli disegnò il cartellone composto, su un'idea di Federico Pastoris, in un gusto xilografico neoquattrocentesco. Al centro campeggiava una scritta a caratteri gotici, affiancata ai due lati da un cavaliere ed uno stemma, mentre in basso apparivano tre scene di vita rinascimentale. La composizione fu riprodotta anche nella copertina del catalogo della mostra.Il contributo del D. alla sezione d'arte antica si avverte soprattutto nella ricca ed articolata presenza delle pergamene miniate in "stile" medioevale e rinascimentale.

La sua esperienza in questo settore si deve alla pratica della miniatura su pergamena, da lui precocemente esercitata, come dimostra un suo primo saggio, L'Indirizzo del Club alpino della sezione di Ivrea a S.M. il Re Vittorio Emanuele, esposto con successo alla quarta Esposizione nazionale di belle arti di Torino del 1880. Nella stessa rassegna del 1884, nella sezione dedicata all'arte contemporanea, egli presentava ben trentadue pergamene miniate. Come sottolineava E. Nervi, il D. "rubò il segreto di quelle delicatezze agli antichi artefici, e modernizzando la loro maniera non imitò più, ma inventò di sana pianta fregi, disegni, ornamenti, nei quali non si può dire se sia maggiore la vaghezza delle vedute o l'originalità dell'immagine" (in Gazzetta di Torino, 20 ag. 1884, n. 230).

Si trattò soprattutto di una folta produzione a carattere celebrativo, oggi totalmente dispersa. Artefice molto richiesto, tenne uno studio frequentatissImo dapprima in via delle Rosine, dal 1888 in via S. Fraricesco da Paola, e dal 1900 in via Assietta.

L'altro suo settore di specializzazione fu quello della pittura di paesaggio, cui fu spinto da Federico Pastoris, che, conosciutolo verso il 1875 a Rivara Canavese e colpito dalle sue attitudini artistiche, lo volle nel suo studio., Si trovò così introdotto nel celebre cenacolo di Rivara (in contatto soprattutto col gruppo torinese di Avondo, d'Andrade, Teja, Viotti, Monticelli), di cui fu sostanzialmente un tardo epigono. La sua produzione pittorica, di carattere prevalentemente bozzettistico, va dal paesaggismo degli anni Ottanta ai soggetti di genere piemontese sempre più frequenti verso la fine del secolo ed assolutamente prevalenti nel primo decennio del Novecento. La sua presenza alle rassegne annuali dellà Società promotrice delle belle arti di Torino fu saltuaria.

Dopo aver esordito nel 1886 con In ritardo (n. 645del catal.), si ripresentò nel 1888 con Tregua forzata, Musica proibita (nn. 123, 370del catal., quest'ultimo acquistato dalla Società promotrice); nel 1895. con cinque studi dal vero, Al castello d'Issogne, Due madri (nn. 41, 291-92, miniature a tempera su Pergamena, un genere che divenne la sua specializzazione: le opere qui di seguito elencate si intendono pergamene se non diversamente indicato); nel 1896con Abbeverata, Congedo immediato, Tre preghiere. Trittico, imitazione stile 1400 (nn. 32, 33, 40); nel 1897con Sacrificio, Come le lucertole, Sole di febbraio (nn. 225-227); nel 1900 con Rio Torto e Studio a Barge (olii, nn. 104, 105del catal.); nel 1901 con Passata la diligenza, Prima tappa, In processione (nn. 23-25); nel 1903con Al mercato, La guardiana del castello, E d'ii sold, cos l'hastu fane ? (nn. 7-9 del catal.); nel 1904con Pascolo (n. 77); nel 1905con E vaire ch'a veul deme ? (n. 13); nel 1913con L'aquilone, Sul Lago Maggiore, Ven su bionda (nn. 29, 36, 39).

Costante appare invece, dal 1885, la sua presenza alle esposizioni della Società di incoraggiamento con olii o tempere su pergamena: si vedano i relativi cataloghi per i titoli delle opere. Le mostre si tenevano al Circolo degli artisti; il D. partecipò anche alla ricca vita sociale del Circolo, organizzando feste e rappresentazioni teatrali. È del 1893 un Album (conservato ancora presso il Circolo) formato da caricature d'artisti disegnate da Attilio Mussino, con un frontespizio in pergamena, miniato in stile neoquattrocentesco dal Dalbesio.

Assai di rado uscì da questi angusti confini provinciali: partecipò all'Esposizione nazionale di Venezia del 1887 con Vandalismo (Torino, raccolta privata) presentato insieme a una pergamena miniata; nel 1896 e 1897 espose a Firenze.

Per il suo abile eclettismo venne impiegato in una decorazione per il castello di Racconigi dove, nel 1905, eseguì sessanta stemmi di tutte le donne di casa Savoia oltre a quelli delle province e degli Stati della penisola antecedenti l'Unità.

Il settore meno noto della sua produzione artistica, ma in certo senso collegato alla pratica miniatoria, fu quello delle cartoline illustrate, disegnate per lo stabilimento litografico torinese Doyen di L. Simondetti. Si tratta per lo più di immagini commemorative degli eventi risorgimentali (come la Battaglia di Santa Lucia del 1848, 1908; la Battaglia di Villafranca del 1866, 1906; la Battaglia di San Marco in Lamis del 1861; la Morte di A lessandro Lamarmora in Crimea) o dell'istituzione dei più prestigiosi corpi militari (come la Brigata Re, 1639-1903, o la Brigata Cuneo. 1701-1901). Tra le sue opere pittoriche ricordiamo infine il Lago d'Avigliana, acquistato dal principe di Carignano, Via di Saluzzo, Preghiera forzata, Casolari presso un ponte, Angolo della Riviera ligure, Barche alla riva (tutte in raccolte private torinesi). Il D. aveva sposato Ida dei baroni Brunati; morì ad Orbassano (Torino) il 9 ag. 1914.

Pittore modesto, seguace in ritardo della scuola di Rivara, il D., nella sua attività di decoratore e miniatore, rappresenta, con l'altro miniatore torinese Luigi Cantù, il gusto neorinascimentale tardottocentesco e il rinnovato interesse, anche sul piano storico artistico, per le arti applicate.

Fonti e Bibl.: Si vedano i cataloghi delle mostre citate all'interno della voce, e in particolare quelli della Società d'incoraggiamento di Torino: 1885 (n. 39), 1886 (nn. 37, 38), 1887 (nn. 40, 41) 1888 (nn. 38, 39), 1889 (nn. 36, 37), 1890 (n. 40), 1891 (nn. 42, 43), 1892 (n. 42), 1893 (nn. 52, 53), 1894 (n. 37), 1895 (nn. 32, 33), 1896 (nn. 35, 36), 1897 (nn. 38, 39), 1898 (n. 21), 1899 (n. 25), 1900 (nn. 55, 85), 1901 (nn. 33, 34), 1902 (nn. 30, 31), 1903 (nn. 35, 36), 1904 (nn. 32, 33), 1905 (n. 23), 1909 (nn. 42, 43), 1912 (nn. 40, 41), 1913 (nn. 39, 40). Si veda inoltre: A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 153; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1824-1891, Torino 1893, pp. 593-96; N. D'Althan, Gli artisti italiani, Torino 1902, pp. 114 s.; Attraverso le arti sorelle, in Musica e musicisti, X, Milano 1905, p. 322; G. Mantellino, La scuola primaria e secondaria in Piemonte e particolarmente in Carmagnola dal sec. XIV alla fine del XIX secolo, Carmagnola 1909, pp. 244 s.; (per Francesco e Giuseppe); M. Bernardi, La scuola di Rivara (catal.), Torino 1942, pp. 31 s.; Id., Ottocento piemontese. Scritti d'arte, Torino 1946, pp. 72, 92, 117, 119 s.; 128, 169 fig.; A. Dragone-J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Torino 1947, pp. 125, 128, 142, 144 fig., 253; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1956, pp. 958, 960; L. Mallé, La pittura piemontese dell'Ottocento, Torino 1976, pp. 67, 77, figg. 391-93; M. Donadei, L'Italia delle cartoline 1848-1919, Cuneo 1977, fig.; R. Maggio Serra, Uomini e fatti della cultura piemontese nel secondo Ottocento intorno al Borgo Medioevale del Valentino, in A. d'Andrade tutela e restauro (catal.), Torino 1981, pp. 18, 21, 193 (con bibl.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 289; Diz. Encicl. Bolaffi, IV, p. 104.

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