OXILIA, Adolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

OXILIA, Adolfo

Marco Giovannoni

OXILIA, Adolfo. – Nacque a Parma l’11 luglio 1899 in una famiglia di origine piemontese, primogenito di Felice e di Vittoria Fantina De Zanchi.

Il padre, ufficiale di carriera, morì in guerra nel 1917; nonostante ciò Adolfo servì sotto le armi e combatté l’ultimo anno del conflitto come ufficiale del 28° reggimento di cavalleria. Fu congedato con il grado di tenente colonnello di riserva. Nello stesso 1917, sul monte Grappa, era morto il cugino, il più famoso Nino, giornalista e commediografo di successo.

Allievo di Giorgio Pasquali, Adolfo si laureò in lettere classiche a Firenze e subito intraprese la carriera di insegnante nelle scuole medie della stessa città, professione che mantenne fino all’età della pensione, giungendo a essere nominato nel Consiglio superiore di pubblica istruzione.

Durante gli anni Trenta fu assiduo nella casa dello scrittore, critico d’arte, poeta e drammaturgo Ferdinando Tirinnanzi, grazie al quale entrò in contatto con il gruppo da lui animato e in parte costituito dai suoi studenti presso l’Istituto tecnico Galilei di Firenze. Fra gli amici dello scrittore, Oxilia ebbe modo di conoscere Giovanni Papini, il poeta Domenico Giuliotti, l’architetto Mario Pellegrini e i giovanissimi Mario Gozzini e Bruno Nardini.

Questi ultimi, assieme ad altri giovani studenti fiorentini e al meno giovane Oxilia, formarono attorno a Tirinnanzi un vero e proprio sodalizio cui il drammaturgo trasfuse la coscienza della dimensione drammatica della rivelazione cristiana, data dalla duplice dimensione storica ed escatologica, rinviante all’impegno che i cristiani devono profondere per la trasformazione dell’umano. Lo scrittore fiorentino insisteva in una concezione dell’arte come espressione e veicolo della compenetrazione del divino, concezione che sarebbe restata una costante nel pensiero di Oxilia, per il quale l’espressione artistica – e in particolare la poesia – costituisce un veicolo per la percezione e la trasmissione di intuizioni originali, di origine divina, rivelanti le verità fondamentali comuni a tutto il genere umano. Tali verità sono capaci di trasformare l’umanità di chi le percepisce e vi aderisce interiormente.

Intenzione del gruppo fu, fin dal 1938, la pubblicazione di una rivista letteraria, ma la guerra e la chiamata alle armi dei più giovani costrinsero a rimandare la realizzazione del progetto, che da subito aveva goduto del sostegno di Papini.

Alla morte di Tirinnanzi (25 luglio 1940), Oxilia ne celebrò la memoria con un discorso poi pubblicato (L’anima e l’arte di Ferdinando Tirinnanzi: discorso pronunciato al Lyceum di Firenze l’11 dicembre 1940, Firenze 1941) e, insieme al senatore Balbino Giuliano, a Domenico Giuliotti e a Papini favorì il sorgere di un comitato nazionale per la promozione e la pubblicazione delle opere: furono previsti dieci volumi, di cui ne uscirono effettivamente solo quattro, per le edizioni Sansoni di Firenze, fra il 1943 e il 1950.

Finita la guerra, contando sulla partecipazione di Papini, il gruppo dei discepoli di Tirinnanzi diede vita, richiamandosi al pensiero e all’opera del loro maestro, a un sodalizio dotato di regola (scritta da Papini), l’‘Ordine degli ultimi’, di cui fu fissata la data ufficiale di nascita al 19 dicembre 1945. Gli ‘ultimi’, categoria che va qui colta nella sua accezione escatologica e non in quella sociologica, si proponevano, secondo quanto si evince dalla regola, il duplice obiettivo di compenetrare le loro esistenze nei valori ultimi, conoscibili attraverso la rivelazione cristiana ma discernibili anche nelle autentiche manifestazioni dell’arte, e di operare in direzione della trasmutazione cristiana dell’uomo interiore e della sua definitiva redenzione connessa alla trasfigurazione del creato e alla reintegrazione di tutti gli esseri in Dio. Per accedere all’ordine era necessario emettere i voti di carità, sincerità e operosità.

Espressione dell’ordine fu L’Ultima. Rivista di poesia e metasofia, che uscì, edita dalla casa editrice Vallecchi di Firenze, a scadenza mensile a partire dal gennaio 1946 e bimestrale dal 1951. Oxilia ne fu direttore fino alla chiusura, nel 1963. La categoria di ‘metasofia’ esprimeva la specificità che i redattori si proponevano di accordare alla loro rivista letteraria: la ricerca, appunto, del ‘senso ultimo’ delle cose, rivelato dalla tradizione cristiana, ma presente anche nelle espressioni artistiche e nelle altre tradizioni culturali e religiose.

L’Ultima si rivelò un importante laboratorio di riflessione sia nell’ambito del dialogo ebraico-cristiano, grazie soprattutto ai contributi di don Divo Barsotti, sia in relazione al processo di unificazione della famiglia umana particolarmente nei contributi di Ernesto Balducci e Giorgio La Pira. Il numero 85-86-87 (1957-58) fu dedicato al tema Unità nella diversità, in sinergia con il VI Convegno per la pace e la civiltà cristiana che La Pira aveva previsto – senza poterlo realizzare – per il 1957. Vi scrissero oltre a La Pira, Barsotti, Balducci e Gozzini, David Maria Turoldo, Maurilio Adriani, Benvenuto Matteucci, Lodovico Grassi, Giampaolo Meucci e lo stesso Oxilia, che vi contribuì con un saggio dedicato all’Unità nella diversità delle testimonianze poetiche. In questo testo l’autore mostrava che la poesia, al di là della pluralità delle forme data dalla diversità dei tempi e degli spazi in cui sorge, comunica sempre i medesimi valori della crescita spirituale dell’uomo ed è quindi strumento per l’affratellamento fra uomini di diverse culture. L’asse argomentativo dello scritto era dato dal reperimento dei valori evangelici nella poesia orientale e in quella classica occidentale. Il numero 89-90 (1958) de L’Ultima fu redatto in preparazione al I Colloquio mediterraneo organizzato da La Pira, che si tenne in Palazzo Vecchio nell’ottobre 1958.

Negli anni Cinquanta Oxilia fu membro della delegazione italiana all’UNESCO.

Nel 1955 offrì una lettura pubblica del Cantico delle creature di s. Francesco nel chiostro del monastero delle clarisse in Assisi. Il cantico rappresentò un punto di riferimento costante nella sua vita come testimoniano le plurime pubblicazioni del poema a sua cura, fino all’uscita della monografia Il Cantico delle creature nel 1984 presso l’amico ed editore Nardini di Firenze.

Fu anche presidente del sodalizio La Camerata dei poeti di Firenze dal 1969 al 1981 e presidente onorario dello stesso fino alla morte. Negli ultimi anni di vita pubblicò nella piccola ma prestigiosa collana pisana de «I libretti di Mal’Aria» di Arrigo Bugiani il poema in lingua francese Épanouissement de l’amour ultime (Pisa 1977), dialogo galante probabilmente dedicato alla moglie Ida Favretti, e il volumetto Cabala sul 12 (Pisa 1984).

Morì a Firenze l’8 gennaio 1992.

Oltre alle opere citate, dedicò un saggio a Machiavelli (Firenze 1932) e a Giulio Arcangeli poeta e testimone (Firenze 1975); collaborò inoltre con vari periodici e giornali italiani, in particolare con Il mattino e Il secolo d’Italia, e curò numerose antologie di letteratura latina a uso scolastico pubblicate dalla casa editrice Sansoni di Firenze.

Fonti e Bibl.: Nella biblioteca francescana di Castellare di Pescia (Pistoia) è conservata gran parte dei volumi della biblioteca di Oxilia in un fondo nominale. R. Luchetti, L’Ultima, tesi di laurea, Università di Firenze, anno accademico 1977-78; M. Gozzini, Memorie de L’Ultima, in Religioni e Società, 1995, n. 22-23, pp. 132-146; D. Saresella, Dal Concilio alla contestazione. Riviste cattoliche negli anni del cambiamento, Brescia 2005, pp. 56 s.; G. Scirè, La democrazia alla prova. Cattolici e laici nell’Italia repubblicana degli anni Cinquanta e Sessanta, Roma 2005, pp. 11-30; L. Martini, Chiesa e cultura cattolica a Firenze nel Novecento, Roma 2009; G. Bianchi, Memorie per A. O. Dall’Ultima alla Camerata dei poeti, Firenze 2011.

CATEGORIE
TAG

Italia repubblicana

David maria turoldo

Domenico giuliotti

Letteratura latina

Giorgio pasquali