SUÁREZ GONZÁLEZ, Adolfo

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

SUÁREZ GONZÁLEZ, Adolfo

Aldo Albònico

(App. IV, III, p. 533)

Uomo politico e primo ministro spagnolo. Dopo il successo conseguito nelle elezioni del 1979, la posizione di S. come capo del governo e come massimo dirigente del partito di maggioranza, la Unión de Centro Democrático (UCD), e quella del partito stesso, presero a indebolirsi per gli incerti atteggiamenti assunti di fronte ai problemi economici e politici del momento. In risposta alla crescente opposizione incontrata in seno all'UCD, S. nel gennaio 1981 si dimise a sorpresa dal governo, venne nominato presidente onorario del partito, e ricevette dal sovrano il titolo di duca di Suárez per i servigi resi al paese. Quando L. Lavilla Alsina sostituì L. Calvo Sotelo quale segretario dell'UCD, S. abbandonò la formazione già da lui creata, e nell'agosto 1982 diede vita al Centro Democrático y Social (CDS).

Il nuovo partito, di cui S. assunse subito la presidenza, ottenne inizialmente scarsissimo successo (soltanto un altro deputato, oltre a S., venne eletto al congresso dei deputati nel 1982). Negli anni successivi il CDS ha accolto importanti personalità provenienti anche dalla sinistra e ha mostrato di poter contare specie sull'elettorato delle zone rurali della Castiglia e sui ceti medi urbani scontenti della politica sia dei socialisti sia della principale forza di opposizione, il partito di centro-destra Alianza Popular (poi Partido Popular, PP). La politica moderata messa in atto dal governo di F. González ha però di fatto ristretto i margini di manovra di S., diretti a ricreare una soluzione politica centrista.

Dopo aver conseguito quasi il 10% dei suffragi nelle elezioni del 1986 (19 deputati al congresso), il CDS ha stipulato un accordo con il PP allo scopo di rovesciare congiuntamente alcune amministrazioni socialiste (tra cui il Comune di Madrid). L'obiettivo fu conseguito, e anche nelle elezioni europee del giugno 1987 il partito figurò bene ottenendo 7 seggi. Tuttavia, probabilmente a causa delle difficoltà incontrate da S. nel dare alla sua formazione un preciso profilo e un programma non contraddittorio, il CDS calò al 7,9% nelle consultazioni politiche nazionali dell'ottobre 1989 (14 deputati). Nel maggio 1991, in occasione delle elezioni per le amministrazioni locali e per i governi regionali, il CDS crollò al 3,8% dei voti e S. rassegnò le dimissioni. Nelle elezioni politiche regionali del giugno 1993 il suo partito non ottenne neanche un seggio.

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