BERNAREGGI, Adriano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNAREGGI, Adriano

Giuseppe Pignatelli

Nato ad Oreno (Milano) il 9 nov. 1884 da Giovanni e Luigia Ravanelli, in una famiglia di commercianti agricoli, dopo aver compiuto gli studi ginnasiali nel seminario minore di S. Pietro Martire, seguendo le orme del fratello Domenico frequentò dal 1900 il seminario lombardo a Roma, ove subì l'influenza spiritualedel rettore A. Lualdi. Laureatosi in filosofia (1903) e in teologia (1907) nella pontificia università gregoriana, il B. fuordinato sacerdote ad Oreno il 21 luglio 1907. Ritornato a Roma, si laureò in diritto canonico presso il pontificio ateneo lateranense (1909) e intraprese anche studi di diritto civile, interrotti dal richiamo nella sua diocesi, ove insegnò (anno scolastico 1909-1910) nel seminario di S. Pietro Martire. L'anno dopo, trasferito al seminario maggiore milanese, vi insegnò diritto canonico, e quindi teologia morale e liturgia. Iniziava frattanto, nel 1913, la collaborazione a La Scuola cattolica,che poi dirigerà dal 1921 al 1931.

Ad articoli di cultura religiosa seguirono nel 1915 alcuni scritti su dibattuti temi politici: Il Sillabo di Pio IX cinquant'anni dopo la sua pubblicazione (VII, pp. 11-39, 123-150, 307-322); La filosofia cristiana della guerra (VIII, pp. 19-36, 128-138); Attorno alla guerra (IX, pp.216-228). Nel secondo di questi articoli, scritto nell'aprile 1915, il B., mentre svolgeva astrattamente il tema della liceità della guerra secondo la dottrina della Chiesa e le condizioni che questa liceità richiede, non nascondeva il favore per l'intervento dell'Italia, che riteneva giustificato da motivi politici, nazionali e ideali. Chiamato alle armi nel luglio 1916, fu destinato come aiuto cappellano all'ospedale militare per ufficiali presso l'istituto Figlie del Sacro Cuore di Milano. Scrisse allora il saggio: Il clero negli eserciti (in La scuola cattol., X [1916], pp. 167-190, 267-289, 398-428; XI [1916], pp. 149-168, 239-259, 297-310, 438-453). Nell'ospedale fu indirizzato da madre Giuseppina Leali alla devozione del Sacro Cuore, sulla quale scrisse poi il volume Da Paray-le-Monial a Loublande (Milano 1919) e il breve saggio storico Le polemiche circa la devozione al Sacro Cuore alla fine del 1700 (in La scuola cattolica, XIX [1920], pp. 31-36, 95-114, 155-172).

Nel dopoguerra, entrato a far parte del comitato permanente dell'istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, il B. fu tra i promotori dell'università cattolica di Milano, dove insegnò diritto ecclesiastico fino al 1926; nel 1921 fondava con G. Polvara la Società amici dell'arte cristiana e la scuola Beato Angelico, tenendovi alcuni corsi di liturgia. Collaborò anche alla rivista Arte cristiana. Frattanto il suo articolo Il papato e il problema nazionale italiano (in Vita e pensiero, X[1920], pp. 522-535, 628-636), inneggiante ad una conciliazione fra Stato e Chiesa e non privo di critiche all'intransigenza del papato dopo Porta Pia, gli procurò il biasimo della S. Congregazione dei seminari; il B. fucostretto, perciò, a chiarire e rettificare il suo pensiero in Cinquant'anni di prova della legge delle guarentigie, 1871-1921 (in Vita e pensiero, XI [1921], pp. 524-548).

Nel 1926 abbandonò l'insegnamento, divenendo prevosto della parrocchia di S. Vittore a Milano, spinto soprattutto dal desiderio di una più concreta esperienza pastorale, che si manifestò anche nelle cure dedicate al movimento liturgico per creare nel laicato una più chiara coscienza ecclesiale. Questa sensibilità del B. spinse il card. Schuster a sceglierlo nel 1930 quale rappresentante dell'Italia al congresso internazionale liturgico di Anversa. Il 16 dic. 1931 il B. fu nominato vescovo titolare di Nissa e coadiutore del vescovo di Bergamo, L. M. Marelli, a cui successe il 14 apr. 1936.

Nel 1933, frattanto, era affidata al B. - che aveva un'approfondita conoscenza dei problemi sociali soprattutto attraverso lo studio dei sociologi cattolici francesi - la presidenza delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Prezioso collaboratore in questa carica fu allora I. Righetti, che nel 1934 fondò il Movimento latireati di azione cattolica, di cui il B. divenne assistente ecclesiastico. Sospese le Settimane sociali dal governo fascista nel 1935, nell'anno seguente furono in certo modo rimpiazzate con i convegni del Movimento laureati.

Durante la sua attività pastorale a Bergamo il B. mantenne in generale un atteggiamento di lealismo politico nei confronti del governo, interrotto soltanto dall'energica reazione alle violenze fasciste contro le organizzazioni cattoliche bergamasche, culminate nell'agosto 1938 nella soppressione del quotidiano cattolico L'eco di Bergamo: al B. fu vietata la partecipazione al convegno del Movimento laureati di quell'anno.

Nel dopoguerra - di nuovo presidente dal 1945 al 1950 delle ripristinate Settimane sociali e assistente del Movimento laureati, fino alla morte - il B. fu membro della Commissione episcopale che riformò lo statuto dell'Azione cattolica italiana (ottobre 1946). Nel 1947 tenne a Roma la relazione sugli orientamenti programmatici di "Pax Romana", il movimento internazionale dei laureati e dei professionisti cattolici, e fondò il Centro di azione liturgica.

In seno al Movimento laureati di azione cattolica il B. aveva svolto una parte di primo piano, anzitutto nella delineazione di un programma che assegnava agli intellettuali cattolici una particolare responsabilità nella trasformazione della Società in senso cristiano, quindi contribuendo - alla morte del Righetti (1939) -, assieme a V. Veronese, a mantenere l'autonomia del Movimento minacciata da alcuni settori dell'Azione cattolica.

Nei primi anni della guerra, i convegni avevano seguito una tematica non direttamente connessa con la realtà sociale del momento e con i temi della cultura laica. Nel settimo convegno - che si tenne a Roma nel gennaio 1943 sul tema della Responsabilità dell'intelligenza - il B., nella relazione introduttiva Responsabilità del cristiano d'oggi, denunciò la scarsa sensibilità dei cattolici per il problema della giustizia sociale, citando D. Rops (La misère et nous, Paris 1935), A. Fanfani (Colloqui sui poveri, Milano 1942) e gli articoli di don P. Mazzolari, e prospettò la necessità di formare gruppi-guida cattolici che agissero per il raggiungimento di un più giusto assetto della società. Da questa esigenza nacque la riunione di Camaldoli (18-23 luglio 1943) per preparare un testo che servisse di base, in armonia con la dottrina della Chiesa, all'azione dei cattolici in campo sociale e sostituisse l'ormai superato Codice sociale di Malines del 1927. Frutto delle discussioni fu il volumetto Per la comunità cristiana. Principi dell'ordinamento sociale (Roma 1945), già pronto nelle linee essenziali nell'inverno 1943-44, noto come "Codice di Camaldoli", cui avevano collaborato soprattutto il B., E. Guano, U. Lopez, L. Montini, S. Paronetto, P. Saraceno, e F. Vito (altri collaboratori furono A. Brucculeri, C. Colombo, G. Andreotti, A. Bobbio, V. Branca, G. Capograssi, F. Feroldi, M. Ferrari Aggradi, G. Gonella, G. La Pira, G. Medici, A. Moro, G. Nosengo, F. Pergolesi, P. E. Taviani, E. Vanoni, G. Zappa). L'interesse del B. per il problema sociale si concretò ancora nel suo intervento alla ventesima settimana sociale di Venezia del 1946 (La concezione cristiana del lavoro, in Atti…, Roma 1947, pp. 232-252, in cui affermava che diritti essenziali del lavoratore erano la giusta remunerazione., la partecipazione agli utili delazienda, la cogestione dell'impresa, le cooperative, le assicurazioni sociali obbligatorie). Nella relazione presentata alla ventitreesima settimana sociale di Bologna, del 1949 (Cristianesimo sociale, in Atti…, Roma 1949, pp. 241-264) il B. chiariva i doveri e i limiti dell'"incontro fra l'idea cristiana eterna e la realtà storica contingente e mutevole", affermando che obiettivo fondamentale delle organizzazioni cattoliche doveva essere quello di trasferire sul piano dei problemi terreni i valori divini della religione, come "incarnazione" integrale della Chiesa e del cristianesimo nel mondo. In questa ultima precisazione - oltre che un richiamo alla recente pastorale del card. Suhard sulla natura "teandrica" della Chiesa - s'avverte probabilmente l'eco della severa posizione assunta dal Movimento laureati nei confronti dello scoperto intervento politico dell'Azione cattolica - attuatosi attaverso i Comitati civici prima e dopo le elezioni del 1948 - che veniva a compromettere con rigide preclusioni una più aperta e vasta opera di apostolato. Lo stesso B., al quale nel novembre 1948era stato rimproverato da Pio XII lo spirito di fronda che era presente nel Movimento, mostra nel suo diario (cfr. Miscellanea A. B., pp. 212, 295 s.) di non condividere gli orientamenti delle autorità ecclesiastiche superiori.

Nel 1951 il B. costituì l'Opera della Gazzada, istituto superiore di cultura teologica. Morì a Bergamo il 23 giugno 1953.

Per la bibliografia degli scritti si rimanda a Miscellanea Bernareggi, pp.319-325. Qui ricordiamo che il B. fu direttore, per i primi cinque volumi (1942-1953), della Enciclopedia ecclesiastica, edita da Vallardi.

Fonti e Bibl.: L. Cortesi, Frammenti per la storia di un'anima. Scelta delle note intime di mons. A. B., in Miscell. A. B., Bergamo 1958, pp.12-328; F. Magrì, L'azione cattolica in Italia, Milano 1953, I-II, ad Indicem; G.Spadolini, L'opposizione catt. da Porta Pia al '98, Firenze 1955, p. 601 n.; C. Falconi, La Chiesa e le organizz. catt. in Italia, Torino 1956, p. 202 n.; B. Malinverni, La Scuola sociale catt. di Bergamo, Roma 1960, pp. 148, 153; Il Movimento laureati di A. C…, Roma 1960, pp. 7, 35-37, 41-43, 52, 54, 57, 65, 67 s., 70, 72, 75, 77, 98-100, 104, 108, 113, 118, 130, 170-188, 211; La Pontificia univ. lateranense…, Roma1963, pp. 481 s. (con ulter. bibl.).

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