ADRUMETO

Enciclopedia Italiana (1929)

ADRUMETO

Stéphane Gsell

. È l'odierna Sussa (franc. Sousse), sulla costa orientale della Tunisia, antica colonia di Tiro. S'ignora la forma esatta del nome fenicio, trascritto dai Greci per lo più 'Αδρύμης, che i Romani fecero latino in Hadrumetum. Posta all'orlo del Byzacium, regione di cui si vantava, ed anche esagerava, la fertilità, divenne ben presto una città importante, che rimediò in una certa misura alla mancanza di un porto naturale, cavandone nell'entroterra uno artificiale (cothon). Verso la fine del sec. IV, Adrumeto fu assediata e presa da Agatocle; alla fine del III, servì da quartiere generale ad Annibale per i suoi preparativi di guerra contro Scipione. Si unì a Roma al tempo della terza guerra punica e fu dichiarata città libera. Al periodo fenicio appartengono un grande santuario, in cui delle stele votive erano innalzate sopra vasi contenenti ossa di animali sacrificati, ed una necropoli di tombe a pozzo, dove numerose urne cinerarie recavano iscrizioni fenicie dipinte, indicanti i nomi dei morti.

Cesare, nella sua spedizione in Africa, sbarcò presso Adrumeto, di cui voleva fare la sua base di operazioni. Ma non poté entrare nella città, rimasta fedele ai Pompeiani; e, dopo la vittoria, egli la punì con una forte taglia, collocandovi forse anche una colonia militare. La città fenicia continuò tuttavia ad esistere nei primi tempi dell'impero; con la colonia non si sarebbe fusa che più tardi. Non si conosce per quale ragione il futuro imperatore Vespasiano, allora proconsole dell'Africa, quando vi entrò, fu accolto da una gragnuola di rape. La città ebbe maggiormente da compiacersi di Traiano, grazie alla benevolenza del quale divenne la Colonia Concordia Ulpia Traiana Augusta Frugifera Hadrumetina. Il soprannome frugifera indica la ragione della grande prosperità di Adrumeto, sul cui territorio, molto esteso, la coltivazione dei cereali si univa a quella dell'olivo; mentre ai nuovi bisogni del commercio provvide un porto esterno, protetto da moli. Salvo la persistenza di alcuni culti fenici, la città si era romanizzata completamente. Fu forse patria dell'illustre giureconsulto Salvio Giuliano che, sotto Adriano, diede forma definitiva all'editto del pretore, e certamente fu luogo di origine di A. Clodio Albino, dapprima associato, poi rivale dell'imperatore Settimio Severo. Sotto l'alto Impero, A. era già capoluogo di una circoscrizione finanziaria e demaniale, e probabilmente anche residenza di un legato proconsolare; alla fine del secolo III divenne la capitale della provincia Byzacena istituita da Diocleziano. Della sua importanza nei sec. V e VI sono testimonianza i nomi di Hunuricopolis, impostole dal secondo re dei Vandali in Africa, e di Iustiniana o Iustinianopolis, datole da Giustiniano. Il cristianesimo vi si diffuse assai presto; si sono scoperte e scavate in parte cinque catacombe, in cui migliaia di tombe sono senza dubbio anteriori all'editto di Costantino, e molte possono appartenere al secondo secolo. Fra i vescovi di A. è notevole Primasio (sec. VI); abbiamo di lui un Commento all'Apocalisse, e se ne attribuisce a lui anche uno sulle Epistole di S. Paolo.

Ad eccezione delle catacombe, Sussa non offre quasi alcuna rovina antica da visitare. Ma vi sono state fatte scoperte preziose, sia sul posto di lussuose case romane, che hanno fornito bei mosaici - celebre quello che rappresenta Virgilio (v.) - sia nei cimiteri pagani dei primi tre secoli dell'èra cristiana, i cui sepolcri hanno forme svariatissime, che vanno dal semplice cubo di muratura ai grandi ipogei decorati a mosaico e a pittura, e contengono una suppellettile abbondante. Frequenti sono le figurine di terracotta, rare altrove in Africa, testimonî di una fiorente industria locale, e le tabellae devotionis, tavolette di piombo, coperte di formule magiche contro avversarî, che i morti erano incaricati di trasmettere alle divinità infernali. Questi ritrovamenti non soltanto hanno arricchito il grande museo tunisino del Bardo, ma hanno permesso di costituire, in Sussa, due interessanti musei di antichità.

Bibl.: Babelon, Cagnat e Reinach, Atlas archéologique de la Tunisie, foglio Sousse, n. 16; Corp. Inscr. lat., VIII, p. 14, 1160, 2319; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, II, Parigi 1918, p. 136; Inventaire des mosaïques de la Gaule et de l'Afrique, II (P. Gauckler, La Tunisie), Parigi 1910, pp. 48-79; Leynaud, Les catacombes africaines, Sousse-Hadrumète, 2ª ed., Algeri 1922; Gauckler, Gouvet e Hannezo, Musées de Sousse, in Musées et Collections archéologiques de l'Algérie et de la Tunisie, 1902.

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