ARCANGELI, Ageo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ARCANGELI, Ageo

Roberto Abbondanza

Nato a Treia (Macerata) il 7 febbr. 1880, si laureò giovanissimo nell'università di Macerata con una tesi sulle mutue assicuratrici - che gli forni materia per le prime pubblicazioni - e a soli ventidue anni divenne professore di diritto commerciale nell'università di Urbino. Dopo esser passato, sempre insegnando diritto commerciale, per le università di Camerino, Perugia, Sassari, Macerata (dove fu anche rettore) e Parma, nel 1920 fu chiamato a succedere a V. Polacco sulla cattedra di diritto civile di Padova. Ritornò nel 1926 all'insegnamento del diritto commerciale nell'università di Bologna; nel 1930 infine passò all'università di Roma, quale professore ordinario - il primo in Italia - di diritto agrario. L'insegnamento di tale materia egli aveva iniziato a Padova per incarico nell'anno accademico 1924-1925, presso la facoltà di scienze politiche, e lo aveva continuato, sempre per incarico, a Bologna.

Morì a Roma il 14 maggio 1935.

L'A. occupa una posizione di rilievo in quel gruppo di studiosi che, tra la fine dell'800 e il principio del '900, sulle orme del Vivante, dello Sraffa e del Rocco, promotori del rinnovamento della scienza italiana dei diritto commerciale, si dedicarono all'elaborazione del suo sistema. L'A. contribuì soprattutto con ricerche, rimaste fondamentali, sugli atti di commercio e sui titoli di credito, ricerche avvalorate dalla sua sensibilità e preparazione storica. Dopo i primi lavori sulle mutue assicuratrici, si volse alle indagini su La commenda a Venezia specialmente nel sec.XIV. (in Riv. ital. p. le scienze giuridiche, XXXIII [1902], pp. 107 ss.), preludendo alla monografia La società in accomandita semplice (Torino 1903), il cui più originale contributo sta proprio nella premessa storica sull'origine della società in accomandita. Essa non deve, secondo l'A., ritenersi una derivazione della conunenda, essendosi invece sviluppata, come reazione al principio della responsabilità illimitata, in seno alla compagnia o società in nome collettivo. Ancora la meditazione storica (Gli istituti del diritto commerciale nel costituto senese del 1310, in Riv. d. diritto commercíale, IV [1906], I, pp. 243 ss., 331 ss.) accompagnò gli studi sulla teoria generale degli atti di commercio, che si iniziarono con l'articolo, ricco anch'esso di spunti storici, su La natura commerciale delle operazioni di banca (ibid., II [1904], I, pp. 23 ss.), il cui risultato più importante fu la proposta distinzione - alla quale non mancarono autorevoli adesioni - fra imprese proprie e imprese improprie. Ma il principale contributo sull'argomento è racchiuso nel Corso di diritto commerciale (Macerata 1908), tenuto a Macerata. Ivi (pp. 53-113), alla distinzione tradizionale e inadeguata degli atti di commercio in obiettivi e subiettivi vien sostituita l'altra m assoluti e relativi. Tale insegnamento trovò una larga eco nella dottrina. Nella prolusione parmense La nozione giuridica di commercio (pubbl. in Rivista di diritto commerciale, XII [1914], 1, pp. 581 ss.) l'A. delinea una nozione di commercio che nettamente si contrappone a quella economica dominante al tempo in cui era stato redatto il codice di commercio; e in Agricoltura e materia di commercio (in Riv. d. diritto agrario, X[1931], I, pp. 403 ss.) affrontando il quesito relativo alla determinazione del momento in cui l'attività agricola passa sotto l'impero della legge commerciale, sostituisce ai dominanti criteri della "prevalenza" e dell'"autonomia" l'altro della "normalità", un concetto non giuridico, che era nello stesso tempo storico, econoraico, sociale, prova dell'equilibrato talento dell'A., non irretito negli schemi giuridicoformali.

Anche nel campo dei titoli di credito l'A. seppe trarre dall'intinùtà della storia il sìstema del diritto vigente. Si vedano i due lavori sullo Svolgimento storico dell'intervento cambiario (in Riv. d. diritto commerciale, X[1912], I, pp. 218 ss.) e su L'indicazione al bisogno nel codice di commercio e nel progetto di legge  cambiaria uniforme (ibid., XVI[1918], I, pp. 121 ss., 357 ss., 490 ss.); ma soprattutto Sulla teoria dei titoli di credito, in particolare della cambiale (ibid., VIII [1910], I,pp. 173 ss., 346 ss., 437 ss.), pagine nelle quali l'A. operò una nitida revisione critica delle teorie che sull'argomento si erano copiosamente sviluppate, ponendo le premesse per una corretta ricostruzione del rapporto cambiario.

Degni di ricordo sono anche gli studi di diritto bancario dell'A., tra i quali merita un posto,particolare la monografia Il servizio bancario delle cassette forti di custodia. Natura del rapporto tra la banca e il cliente (ibid., III [1905], I, pp. 179 ss., 264 ss.), che inaugurò in Italia tutta una serie di ricerche in materia.

Necessario corollario dell'attività scientìflca dell'A. nel campo del diritto commerciale fu la sua partecipazione al movimento per la riforma dei codici. Fece parte delle due commissioni Vivante e D'Amelio e del Comitato italo-francese per l'unfflcazione del diritto delle obbligazioni; fu vice-presidente della delegazione italiana inviata a Ginevra per concordare una legislazione internazionale comune sulla cambiale e l'assegno cambiario; fece parte, infine, della commissione incaricata di redigere il testo cambiario italiano e della commissione parlamentare chiamata a dare il parere sul testo medesimo.

L'ultímo periodo della vita dell'A. fu consácrato soprattutto al diritto agrario, di cui, pur negando la piena autonomia scientifica, perseguì con successo l'autonomia didattica (Il diritto agrario e la sua autonomia, in Riv. di diritto agrario, VII [1928], I, pp. 6 ss.), contribuendo con altri a maugurare un settore di studi che doveva prendere, anche per le sue strette connessioni con la politica e l'economia italiane dei tempo, un notevole sviluppo. Gli scritti principali di diritto agrario dell'A. sono la ricerca storica su I contratti agrari nel "De agri cultura" di Catone. Prolegomeni (in Studi dedicati alla memoria di P. P. Zanzucchi, Milano 1927, pp. 65 ss.); il discorso Natura giuridica e problemi sindacali della mezzadria (prolusione al corso di diritto agrario letta nell'università di Roma il 18 genn. 1930, in Arch. giur.,CIII [1930], pp. 129 ss.); ma soprattutto le Istituzioni di diritto agrario. Parte generale (I ediz., Roma 1933; 2 ediz., ibid. 1935), e il suo ultimo studio su La consuetudine nel diritto agrario (in Riv. d. diritto privato, V [1935], pp. 3 ss.).

Per vocazione più maestro che avvocato, l'A. - che fu presidente della Commissione centrale degli avvocati e procuratori, succedendo a V. Scialoia - fu peraltro riconosciuto dal Carnelutti "fortissimo difensore" per "severa impostatura logica... e felicità dialettica".

L'avvento del fascismo segnò per l'A., già fascista prima del 28 ott. 1922, l'inizio di una fortunata carriera politica, che lo vide deputato alla XXVIII e XXIX legislatura, membro della giunta del bilancio, membro della commissione per il regolamento della Camera, relatore del bilancio dei ministeri delle Corporazioni e della Giustizia, e infine sottosegretario di stato per le Finanze dal maggio 1934 al gennaio 1935. L'A. fu anche membro del Consiglio nazionale delle corporazioni - organo del quale teorizzò in un suo scritto la fimione legislativa (cfr. Lo Stato, 1930, fasc. VI) - e vice-presidente della Confederazione nazionale fascista degli agricoltori. Fu moltre vice-presidente dell'Istituto Mobiliare Italiano (IMI). Della convinta adesione dell'A. all'essenza del sistema fascista è prova la tesi ch'eglì sostenne di un potere unico di governo al quale sarebbe affidata anche la funzione legislativa, che esso eserciterebbe attraverso una pluralità di organi. Separato resterebbe, ma senza una valida giustificazione sistematica, il potere giudiziario (cfr. Sulla corporazione, in Riv. d. diritto agrario, XII[933], pp. 567 ss.). Ma l'A. mise in special modo il suo prestigio scientifico al servizio della politica agraria del regime, contribuendo in modo rilevante all'elaborazione del sistema corporativo dell'agricoltura fascista (cfr. ad esempio le sue tesi sulla mezzadria).

La maggior parte degli studi dell'A. che non costituiscono libri a sé stanti sono raccolti nei tre volumi degli Scritti di diritto commerciale e agrario, Padova 1935-1936.

Bibl.: A. A., in Nuova riv. stor., XIX(1935), pp. 271 s.; W. Bigiavi, A. A., in Riv. di diritto comm. e del diritto gen. delle obbligazioni, XXXIII(1935), I. pp. 390-396; G. G. Bolla, A. A., in Riv. d. diritto agrario, XIV (1935). I. pp. 1-4; F. Carnelutti, A. A., in Riv. d. diritto process. civile, XII (1935)., 1, p. 200; F. M. Dominedò, L'opera scientifica di A. A., in Foro italiano, LX(1935). IV, coll. 289-307 (con bibl.); P. Germani, A. A., in Arch. giuridico, XIV(1935), pp.116-122 (con bibl.); P. Greco, A. A., in Riv. d. diritto privato,V (1935), I, pp. 280-285 (con bibl.); R. Scheggi, In memoria di A. A., Napoli 1935; G. Bonolis A. A., in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le Marche, s.5, I (1937), pp. 143-148 (con bibl.); G. Messina, A. A., in Scritti giuridici in memoria di A. A., I, Padova 1939, pp. 1-15; G. G. Bolla, Saggio bibliografico di diritto agrario italiano dal 1865 al 1953, Firenze 1954, pp. 13, 293.

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