CARNERIO, Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARNERIO, Agostino

Paolo Veneziani

Figlio di Bernardo, nacque, quasi certamente nella città di Ferrara, attorno alla metà del secolo XV: egli era infatti apparentemente ancora assai giovane nel 1474, quando si definiva "Carnerius puer Augustinus" nel colophon di uno dei suoi libri.

La sua famiglia era di origine ferrarese: già nel 1377 un Tommaso Carnerio era rettore della cappella di S. Tommaso nella cattedrale di Ferrara. Un Domenico Carnerio era barbiere a Ferrara nel 1437 ed ebbe tre figli, uno dei quali, Antonio, ebbe negozio di cartolaio a Venezia e poi a Ferrara, dove morì nel 1472. Un altro dei figli di Domenico Bernardo, fu il padre del C.: era anch'egli cartolaio e nello stesso tempo librario ossia, venditore di codici; ma cominciò presto a interessarsi dei libri prodotti con la nuova tecnica della stampa. Già il 10 giugno 1473 si associava con il francese André Belfort per la stampa delle Institutiones di Giustiniano che veniva terminata il 5 novembre dello stesso anno. In quello seguente però Bernardo decideva di aprire una propria tipografia affidandone la direzione al C. che, si può ipotizzare, aveva appreso le nozioni tecniche necessarie nella officina del Belfort durante l'associazione di questo con il padre Bernardo. E per tutta la durata della non lunga attività della stamperia Bernardo ne restò il patrono e certo anche il finanziatore, talché il suo nome è ricordato, accanto a quello del figlio tipografo, in tutti i colophon delle opere sottoscritte.

Il 1474 è la data più antica alla quale possa essere collegata l'attività tipografica del C.; le quattro opere sottoscritte in quell'anno che sono rimaste mostrano una certa uniformità nell'indirizzo classico-umanistico: si tratta infatti di due opere grammaticali rispettivamente di Guarino Veronese e di Ognibene da Lonigo e di un'edizione di Orazio. La quarta opera stampata nel 1474 è un volgarizzamento dei libri IV e V delle Vite dei Santi Padri.L'anno seguente la produzione della tipografia non si distaccava dall'indirizzo culturale seguito in precedenza: del 1475 sono infatti le prime edizioni del Poeticon astronomicon di Igino e della Teseide del Boccaccio, nonché di un poemetto, Le fatiche d'Ercole, di Pietro Andrea Bassi. Una dedica, datata 1476, di Francesco Dal Pozzo al cardinale Francesco Gonzaga permette una datazione approssimativa di un'edizione delle Metamorfosi di Ovidio che reca nel colophon il nome del C. ma non l'anno e il luogo di stampa. All'incirca a quegli anni 1474-1476 si dovranno attribuire due opere, la Storiad'Ippolito Buondelmonti e Dianorade' Bardi e le Indulgentiae ecclesiarum urbisRomae, che non recano note tipografiche, ma che sono certamente state stampate con il riconoscibilissimo carattere usato dal C.: un romano dall'apparenza insolita perché piuttosto piccolo rispetto al corpo, che non risulta essere stato più impiegato dopo il 1476 né dal C. né da altri. Una caratteristica assai particolare dei libri stampati in questo periodo è l'uso del C. di apporre i richiami sotto al centro dello specchio di stampa.

Non resta nulla a documentare l'attività tipografica del C. nel 1477 e l'anno fu dedicato molto probabilmente alla preparazione (fusione di nuovi caratteri, apprestamento di altri torchi di stampa, correzione del testo) di una grossa impresa tipografica. èdel 1478 infatti la pubblicazione di due classici del diritto canonico: le Constitutiones diClemente V e il Liber sextus diBonifacio VIII.

Ambedue sono stampati con due nuovi caratteri, gotici, non usati in precedenza dal C.: il più grande è probabilmente identico a quello impiegato nel 1475proprio a Ferrara da Pierre d'Arrancy e Jean de Tournaye poi da Giovanni Piccardo; il più piccolo è uguale al gotico che in quello stesso 1478 Geraert van der Leye cominciava ad impiegare a Venezia. Da notare che le Constitutiones di Clemente V recano all'inizio del testo una rozza incisione, che è tuttavia la più antica xilografia che appaia in un libro ferrarese.

Non si conoscono i nomi dei collaboratori che il C. certamente ebbe nello svolgimento della sua attività di tipografo; tuttavia sia nei primi libri stampati nel 1474 sia nelle opere giuridiche impresse quattro anni dopo appaiono versi di un Ludovico Mario Paruto "Musarum alumnus" in lode dello stampatore e del padre Bernardo: fu assai probabilmente proprio questo Paruto il revisore o correttore nella tipografia.

Con il 1478 si chiude la breve carriera di stampatore del C. e non si conoscono notizie che lo riguardino posteriori a quell'anno.

Bibl.: Notizie sul C. sono contenute in opere generali sulla tipografia ferrarese, fra le quali anzitutto: L. N. Cittadella, La stampa in Ferrara, Roma-Torino-Firenze 1873, pp. 5-15; e anche in: G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, s. v. Ferrara; altre notizie, molto generiche, sono in: G. Baruffaldi, Della tipogr. ferrarese Saggio letter. bibliografico, Ferrara 1777, pp. 60-69; G. Antonelli, Ricerche bibliogr. sulle edizioni ferraresi del secolo XV, Ferrara 1830, nn. 16, 18-21, 30, 32, 37; C. Branca, Cenni bibliogr. di celebri tipogr. ital., Milano 1865, p. 38; G. I. Arneudo, Diz. esegetico tecnico e stor. per le arti grafiche, Torino 1925, s. v. Carnerio. Le note più recenti sul C., soprattutto per i caratteri di stampa, sono in Catalogue of books printed in the XV century now in the British Museum, VI, London 1909, pp. X, 106; per l'elenco delle ediz., cfr.: K. Burger, Printers and publishers of the XV century with list of their works, London 1902, p. 372; Indice gener. degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, nn. 1419, 1810, 3024, 4858, 5396, 5746, 6474, 7115.

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