Davutoğlu, Ahmet

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Uomo politico turco (n. Konya 1959). Laureato in Economia e Scienze politiche (master in Pubblica amministrazione e dottorato in Scienze Politiche e Relazioni internazionali), ha insegnato presso l’Università islamica internazionale della Malesia (professore associato dal 1993) e l’Università di Marmara (Istanbul 1995-99), prima di essere nominato consulente capo del primo ministro (R. T. Erdoǧan) e ambasciatore straordinario (2002). Seppure impegnato sul fronte accademico, negli anni seguenti D. non ha abbandonato la politica e nel 2009 è diventato ministro degli Affari esteri; da allora si è prodigato per la distensione dei rapporti con i vicini Stati islamici, con l’obiettivo di far giocare alla Turchia un ruolo di primo piano negli equilibri strategici internazionali. Nel giugno del 2012, però, ha dovuto fronteggiare una difficile crisi diplomatica con la Siria, dopo l’abbattimento (avvenuto il 22 giugno 2012) di un caccia turco da parte dell’esercito siriano; deciso a portare l’accaduto davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nei giorni immediatamente successivi all’incidente D. ha ottenuto una ferma condanna della NATO nei confronti della Siria. Designato nell’agosto 2014 dal neoeletto presidente R. Erdoğan come suo successore nel ruolo di premier e di leader del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP), ha rassegnato le dimissioni nel giugno 2015 a seguito dei risultati delle elezioni politiche tenutesi nello stesso mese, alle quali l'AKP ha perso la maggioranza assoluta. Nell'agosto 2015 il premier uscente ha ricevuto da Erdoğan l'incarico di formare un esecutivo ad interim fino allo svolgimento di nuove elezioni, previste per il mese di novembre e indette dopo il fallimento delle trattative per la formazione di una coalizione di governo. Alle elezioni, tenutesi nel mese di novembre, il partito del presidente ha nuovamente conquistato la maggioranza assoluta ricevendo il 49,4% dei voti, ciò che gli ha consentito la formazione di un governo monocolore con 316 seggi in Parlamento su 550 e la riconferma di D. nella carica di premier. La linea moderata assunta dal premier e la sua crescente autonomia nell'ambito delle relazioni con l'Unione europea hanno però nei mesi successivi aperto un profondo dissidio con il presidente Erdoğan: nell'aprile 2016 D. ha rassegnato le dimissioni da primo ministro e da leader dell'AKP, subentrandogli in entrambe le cariche B. Yildirim, e nel settembre 2019 ha lasciato definitivamente il partito.

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