AIX

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

AIX (Aquae Sextĭae Saluviōrum, Aix-en-Provence)

F. Benoît

È la più antica città romana della Gallia.

Fu fondata nel 122 a. C. dal proconsole C. Sextius Galvinus dopo la distruzione della capitale dei Salluvii (Entremont). Dominava la strada dalla Spagna all'Italia, di grande importanza strategica per il collegamento con le province iberiche conquistate da Roma. Il castellum ottenne lo ius Latii dopo la vittoria di Mario sui Teutoni nel 102; al tempo di Augusto divenne colonia latina e, poco dopo, colonia romana. Durante il basso Impero essa fu promossa a capoluogo della II Narbonese (fra il 374 e il 381).

Succedendo alla città indigena, A. ebbe una estensione considerevole fin dal I sec. a. C. Nel 122 il castellum occupava la parte alta della città, che stava a difesa dell'incrocio delle strade d'Italia e delle Alpi: di esso rimane tuttora un muro a grandi blocchi bugnati appartenente a un edificio non identificato (pretorio?), entro il quale venne in seguito sistemato il battistero. Quando, nel Medioevo, la città si ridusse di dimensioni, questa acropoli diventò il castrum e ricevette la cattedrale (Bourg Saint-Sauveur).

Già fin dall'età di Augusto la colonia raggiunse un'estensione corrispondente alla città attuale; essa conteneva le terme, che hanno dato il loro nome alla fondazione romana; si stendeva a N sul quartiere (che nel Medioevo divenne la "Ville des Tours", appartenente al Vescovo) limitrofo all'anfiteatro, situato al margine della via di Arles, a O della città; scavi recenti hanno permesso di ritrovare una parte della cinta O, al di là della strada di Avignone; a S essa comprendeva pure il quartiere della "Ville Comtale" dove, senza dubbio, era situato il Foro (nel Medioevo chiesa della Beata Maria de Foro); nella cinta meridionale si apriva una porta con arco a mezza luna, sul modello di quelle di Arles e di Fréjus, incorporata, m seguito, entro l'antico palazzo dei Conti di Provenza; fu distrutta nel 1786 per far posto al nuovo parlamento. Quattro acquedotti, di cui sussistono resti nella campagna, alimentavano Aix, provenendo da Saint-Antonin, da Vauvenargues, da Jouques e dalla Trévaresse.

A. aveva due necropoli: una a S lungo la via d'Italia, l'altra, che divenne in seguito il cimitero cristiano, a N-O, lungo là via di Arles (Cappella di Notre-Dame-de-la-Seds, sede episcopale).

Fatta eccezione del muro bugnato del castellum, non rimane quasi nulla delle costruzioni antiche, salvo alcuni mosaici che sono conservati nel museo; sono state ritrovate tracce di ricche ville romane a peristilio e mosaici nel quartiere della "Ville des Tours": di una delle ville è stata decisa la trasformazione in giardino archeologico (Clos de Grassi).

Il vescovado appare tardi ed è suffraganeo di Arles; la sua creazione corrisponde alla promozione della città a metropoli della II Narbonese. Sembra che i primi vescovi siano stati Massimino, Trifero e Lazzaro (dal 375 al 411). Il battistero risale a quest'epoca ed è collegato alla chiesa primitiva di Saint-Sauveur, al centro del castrum. Una comunità cristiana sembra essere esistita forse prima della pacificazione della Chiesa; i suoi morti sarebbero stati deposti nel cimitero occidentale, dove sorgerà il culto di Saint-Mitre, martire leggendario di Aix. Quasi spopolata. nei sec. VIII-IX, la città non si risolleva che alla fine del sec. X.

Bibl: M. Clerc, Aquae Sextiae, Aix 1916; Forma Orbis Romani, V, 1936, Bouches du Rhône, n. 241; J. R. Palanque, Les premiers évêques d'Aix-en-Provence (Analecta Bollandiana, LXVII, in Mél. P. Peeters, 1949, pp. 377-382); F. Benoît, Cathédrale St. Sauveur, église de St.-Jean-de-Malte (Congrès arch. de France, Aix et Nice), 1932, pp. 9-41; id., La maison à double péristyle du jardin de Grassi, in Gallia, V, 1947, pp. 98-122; id., Aix, in Villes épiscopales de Provence, Parigi 1954, pp. 7-11; id., Recherches archéologiques dans la region d'Aix. Les fouilles d'Entremont; le plan de la colonie d'Aix., in Gallia, XII, 1954, pp. 285-300.