ALBERGHETTI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBERGHETTI

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Famiglia di fonditori di metalli e di costruttori di artiglierie, originaria di Massa Fiscaglia (Ferrara). Il primo personaggio noto di essa è un Alberghetto, il quale nel 1485 fuse a Firenze numerose spingarde per Lorenzo de' Medici, passando nel 1487 al servizio di Ercole I d'Este, duca di Ferrara, poi di Galeotto Manfredi, signore di Faenza, quindi a Venezia, ove era attivo nel 1498. I suoi tre figli, Sigismondo, Domenico e Giovanni, proseguendo la professione paterna al servizio della Repubblica veneta, fusero pezzi d'artiglieria, campane, opere d'arte; Giovanni fu anche bombardiere presso i Gonzaga nel 1509. Fabio, figlio di Sigismondo, successe al padre dopo il 1528 nella direzione della fonderia, impiantata a Venezia nella sede dell'Arsenale, fonderia nella quale da allora in poi gli A. si succedettero ininterrottamente sino alla caduta della Repubblica.

Altri A., attivi a Venezia nel sec. XVI, furono Alberghetto di Sigismondo, autore di due bellissime colubrine destinate a Guidubaldo Il della Rovere ed oggi nel Museo nazionale di artiglieria di Torino; Giulio, suo figlio, fusore nel 1554 della statua di Tommaso Rangone, opera del Sansovino, che è nella facciata della chiesa di S. Giuliano di Venezia; Alfonso, successore di Giulio nella direzione della fonderia intorno al 1568 e autore di una vera da pozzo nel cortile del Palazzo ducale; Sigismondo di Emilio, governatore della Meduna (Treviso) nel 1582, direttore della fonderia nel 1601, che venne inviato nello stesso anno a Candia come "esperto".

Altri A. furono nello stesso secolo attivi fuori di Venezia: Virginio di Giovanni fu direttore della fonderia di Ragusa dal 1546 al 1570; Giovanni di Giulio si trasferì, prima del 1591, da Venezia a Firenze, dove collaborò col Giambologna alla fusione della statua equestre di Cosimo I de' Medici, posta in piazza della Signoria, e gettò, dopo il 1610, un "sagro", ora nel Museo nazionale d'artiglieria di Torino, sulla cui culatta sono scolpite in bassorilievo cinque stelle con la scritta "Medicea Sidera", allusive ai satelliti di Giove, scoperti allora dal Galilei.

Interessante figura di artigliere e di militare fu, agli inizi del sec. XVII, Giusto Emilio di Sigismondo, autore di due scritture rimaste inedite sull'uso delle bombe (del 1614), sergente generale delle artiglierie della Repubblica veneta, morto nel corso dell'assedio di Gradisca nel 1616. Oltre Sigismondo di Orazio, meccanico di grande valore, alla cui attività s interessò lo stesso Galilei, e l'altro Sigismondo di Giovanni Battista, autore di notevoli trattati di artiglieria, fu attivo nel sec. XVII Orazio di Giovanni Battista, la cui opera fu particolarmente legata a lavori e studi per le fortificazioni del Peloponneso. Egli vi mori il 1 dic. 1689, lasciando medita una lunga Scrittura sopra le fortificationi dell'Istmo della Morea, presentata nel 1692 dal fratello di lui, Giusto Emilio, al doge Francesco Morosini (oggi nel ms. Cicogna 3248 del museo civico Correr di Venezia). Di un Gianfrancesco di Giambattista, attivo a Venezia nella seconda metà del sec. XVII, rimangono un pilone in bronzo sito davanti alla porta dell'Arsenale (1693), un cannone a Nauplia e due candelabri in S. Giorgio Maggiore in Isola a Venezia. Lungo tutto il corso del sec. XVIII gli A. continuarono a servire la Repubblica come fonditori ed artiglieri. Un Giambattista, nipote di Sigismondo, fuse nel 1708 un cannone destinato a ricordare la visita fatta in quell'anno a Venezia da Federico IV di Danimarca e, nel 1720 circa, i rilievi con storie di S. Domenico posti nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia. Un altro Sigismondo, figlio di Giovanni Battista, era attivo nell'Arsenale intorno al 1722. Infine Giacomo di Giusto Emilio, nominato fonditore della Repubblica nel 1792, chiuse la gloriosa serie degli A., prodigatisi per tre secoli al servizio di Venezia.

Fonti e Bibl.: L'archivio della famiglia, già esistente in Treviso nella casa degli ultimi discendenti, è andato disperso durante la guerra 1915-18; un albero genealogico, assai incompleto, e molte notizie sono in E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., I, Venezia 1824, pp. 141-142; II, ibid. 1827, p. 431; cfr. anche A. Angelucci, Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane, Torino 1869, passim; Id., I cannoni veneti di Famagosta, in Arch. veneto, VIII, I (1874), pp. 7-11; G. De Lucia, La sala d'armi nel Museo dell'Arsenale di Venezia, Roma 1908, passim; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano 1926, passim; C. Montù, Storia della artiglieria italiana, I, Roma s.d. [ma 19341, pp. 645-653; E. Malatesta, Armi ed armaioli, Milano 1939, pp. 16-21; U. Thiemc-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I.. pp. 181-183; Encicl. Ital., II, p. 140.

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