BELLI, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BELLI, Alberto (Albertus de Bellis)

Roberto Abbondanza

Nacque da Lorenzo di Piergiovanni, di nobile famiglia perugina.

Fra i suoi fratelli fu un Piergiovanni, iscritto all'Arte dei mercanti, il quale, nel secondo bimestre del 1466 e nell'ultimo del 1476, fece parte del Collegio dei priori come "secondo capo d'ufficio", come secondo rappresentante, cioè, della maggiore corporazione perugina, che nel supremo organo politico-amministrativo del Comune deteneva una tradizionale supremazia numerica e onorifica.

Mentre il luogo di nascita del B. può essere facilmente supposto Perugia - dove la sua famiglia abitava nella parrocchia di S. Maria del Mercato nel quartiere di Porta S. Pietro - per la data di nascita si è costretti ad essere più generici e a indicarla probabilmente non anteriore al 1440, considerando che i primi documenti relativi al B. - nei quali egli figura già dottore - sono di poco posteriori al 1470, e che il giurista perugino morì in età ancora giovanile nel 1482 (Diplovataccio).

Il B. studiò e si laureò in entrambi i diritti certamente a Perugia, dove ebbe per maestro, fra gli altri, il celebre Pier Filippo della Comia (Comeo). E. di quest'ultimo fu più tardi corega, sia in patria, sia a Pisa. A Perugia, il 23 sett. 1472, troviamo accomunati il B. e il della Cornia nella richiesta fatta ai priori, e da questi accolta, di prendere a prestito dalla biblioteca del Collegio Gregoriano ("Sapienza Vecchia"), allo scopo di trame una copia, un codice del Rosarium Archidiaconi, dell'opera maggiore cioè di Guido, da Baisio, da questo intitolata Rosarium Decretorum, che proprio quell'anno (ma i docenti perugini dovevano ignorarlo) veniva per la prima volta stampata a Strasburgo. Sotto la data del 12 ag. 1473 gli Annali decemvirali di Perugia registrano la restituzione del codice della celebre opera canonistica.

Non sappiamo quale cattedra il B. occupasse nel 1472-1473. p. certo invece che nell'anno accademico precedente la sua prima condotta? - aveva insegnato diritto civile e precisamente il Digestum novum (vedi infra la descrizione del manoscritto delle sue lezioni nell'anno 1471-1472).

Nell'autunno 1473 il B. accettò l'invito di insegnare a Pisa diritto canonico con l'annuo stipendio di 200 fiorini.

Era allora senz'altro il più giovane e il meno famogo in quel gruppo di giuristi perugini che Lorenzo il Magnifico, nell'intento di risollevare le sorti della maggiore università toscana, proprio in quell'anno aveva attirato a., Pisa con elevatissimi stipendi; cionondimeno egli riscosse un grande successo fra la scolaresca, sì che anche per merito suo si poté affermare che i "doctori perusini... sonno stati e sonno principale fondamento e sostegno de questo Studio e per la fama de quelli quello Studio ha reputatione" (cfr. M. Battistini), come scriveva a Lorenzo, il 2 maggio 1474, Gonzalo Femández de Heredia, un autorevole studente spagnolo (Gonzalo sarà poi vescovo di Barcellona e quindi di Tarragona, nonché prelato in corte di Roma e diplomatico al servizio di papi e di sovrani spagnoli). Nella lettera del de Heredia sono ampie lodi del B. come maestro e come uomo: lo spagnolo chiedeva che, a partire dal nuovo anno accademico, venisse promosso alla lettura ordinaria de mane di diritto canonico, o al minimo, a quella, ordinaria di sera; tale promozione, che del resto era già stata promessa da Lorenzo al B., avrebbe garantito, secondo il Fernandez, di far "remanere messer Alberto patiente".

È dunque palese che nel 1473-1474 il B. tenne a Pisa solo la lettura straordinaria di "ragione canonica", che era indubbiamente di minore importanza, ma intorno alla quale egli seppe tuttavia suscitare un notevole interesse. Le sue aspirazioni a una cattedra di maggior prestigio presso l'università di Pisa non dovettero tuttavia venir soddisfatte se, a partire dall'anno accademico 1474-75 (e quindi dopo appena un anno di insegnamento nella città toscana), egli lasciò lo Studio di Pisa per trasferirsi a quello di Ferrara.

Lasciò così delusi, con il Fernández, molti studenti pisani, i quali, a mezzo giugno 1474, constatata la scomparsa dal "rotulo" del B. e di Bartolomeo Socini, pur riconoscendo la maggior rinomanza di quest'ultimo, così giudicavano il maestro perugino, scrivendone agli ufficiali dello Studio: "... è nondimeno doctissimo, maxime in iure canonico, et studioso, et in lui et in sua doctrina avemo devotione non piccola et in quest'anno si è affatigato, et facto bonissimo paragone di sé". Si può anche ricordare come il Fernández, nella sua lettera a Lorenzo, istituisse un paragone tra l'astro sorgente Felino Sandei e il B., paragone per quest'ultimo sostanzialmente favorevole: "Messer Felino noviter conducto è doctore giovane e non è de tanta reputatione che possa con honestà recusare la concurrentia di Messer Alberto".

A Ferrara, nello Studio caro agli Estensi, il B. lesse fino alla fine della sua vita diritto canonico, assai probabilmente da una cattedra ordinaria. Dal maggio 1475 al giugno 1479 i documenti noti lo mostrano a diverse riprese promotore di lauree in diritto canonico, in diritto civile, in diritto civile e canonico. È da notare in proposito come in un primo periodo il suo patrocinio per la laurea venisse ricercato soprattutto da studenti (tedeschi, boemi, un italiano) che avevano già studiato a Perugia, o anche a Perugia, verosimilmente sotto la sua guida.

Il B. fu con ogni probabilità chierico e dovette godere di una prebenda canonicale: sembra provarlo il fatto che egli, morendo "quasi in iuventute", come scrive il Diplovataccio, lasciò la sua biblioteca al capitolo della cattedrale di Ferrara (23 febbr. 1482).

Di lui ci restano, nel manoscritto 1184 della Biblioteca comunale Augusta di Perugia (che contiene soprattutto lezioni di Baldo Bartofini), da c. 188v a c. 262v, le "reportationes" perugine sui seguenti titoli del Digestum novum, raccolte nell'anno accademico 1471-1472 dallo scolaro, suo e del Bartolini, Alberto Carucci da Colle Val d'Elsa: De interdictis sive extraordinariis actionibus, quae pro his competunt (D., 43, 1); Quorum bonorum (D., 43, 2); Quod legatorum (D., 43, 3); Ne vis fiat ei qui in possessionem missus erit (D., 43, 4); De tabulis exhibendis (D., 43, 5); De vi et de vi armata (D., 43, 16). Questo manoscritto - anche se non vi si trovano commenti sui titoli dal 6 al 15 - conferma la notizia fornita dal Diplovataccio che il B. trattò "a tit. de interdictis usque ad tit. de vi et de vi armata" (D., 43, 1-D., 43, 16). Scrive ancora il Diplovataccio che il B. "alios commentarios super ordinarios non contemnendos composuit", fornendoci cosi un suo equilibrato giudizio sul Belli. Nella sua bibliografia giuridica il Fontana, indicando il B. come autore di "consilia" in materia di fedecommessi, erra quando lo identifica con quel Belli che egli, in un altro luogo dell'opera, ricorda come autore di una opinione sulla stessa materia; questo secondo Belli, infatti, era sicuramente un francese, di nome Ludovico. Va peraltro tenuto presente che il B. è menzionato per aver sottoscritto, con altri noti giuristi ferraresi, un "consilium" di Ludovico Bolognini pubblicato da Alessandro Tartagni proprio in una nota opera in materia di fedecommessi, quella di M. A. Pellegrini.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XXIX, n. 1053; Arch. di Stato di Perugia, Annali decemvirali, a. 1466, c. 23r; a. 1472, c. 137v; a. 1473, c. 75v; a. 1476, c. 97r; Ibid., Camera Apostolica perugina, 16, c. 10r; Ibid., Notaio Tobia di Luca di Tobia, 1467-1474, c. 553rv; Perugia, Bibl. Comunale Augusta, ms. 1184, cc. 187v-262v; ms. 1338, c. 13r; ms. 1460, c. 46r; ms. 1507, XX, p. 30; Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 203, T. Diplovataccio, De claris iureconsultis, c.85 v; A. Tartagni, Consilia..., IV, Venetiis 1570, n. 53, f. 39 v; M. A. Pellegrini, De fideicommissis…,Venetiis 1603, art. XXV, num. 23, c. 237 v; G. Panciroli, De claris legum interpretibus..., Lipsiae 1721, p. 231, n. CXXIX; L. Vedriani, Dottori modonesi..., Modona 1665, p. 86; A. Oldoini. Athenaeum Augustum…,Perusiae 1678, p. 3; A. Fontana, Bibliotheca legalis..., III, Parmae 1688, coll. 238, 383; IV, ibid. 1688, col. 577; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 67; J. Guarini, Ad ferrariensis Gymnasii historiam per Ferrantem Borsettum conscriptam supplementum et animadversiones, II, Bononiae 1741, p. 23; S. Fabbrucci, Collectio praecipuorum monumentorum, quae Rei Pisanae Academicae Augmentum spectant..., in Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXXIV, Venezia 1746, pp. 209-211; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 669 s.; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis1791, pp. 132 s., 138; V. Bini, Memorie istoriche della Perugina Università degli studi e dei suoi professori, I, 2, Perugia 1816, pp. 392-395; P. Vermiglioli, Biogr. d. scrittori Perugini, I, 2, Perugia 1829, pp. 203-206; J. F. von Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts, II, Stuttgart 1877, p. 346; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secc.XV e XVI, Lucca 1901, pp. 62 s., 66 s., 68 s., 70 s.; G. Pardi, Lo Studio di Ferrara nei secc.XV e XVI, in Atti d. Dep. ferrarese di storia patria, XIV (1903), p. 107; M. Battistini, A. B. perugino lettore nello Studiodi Pisa, in Bollett. d. Deputaz. di storia patria per l'Umbria, XXI(1915), pp. 551-553; G. Ermini, Storia dell'università di Perugia, Bologna 1947, p. 45.

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