FONTANA, Alberto Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FONTANA (della Fontana), Alberto Enrico

Pierre Racine

Discendente da una famiglia capitaneale piacentina, ricoprì un ruolo di grande importanza nelle vicende politiche dei Comuni di Milano e di Piacenza, tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo; è ignota la data di nascita.

Apparteneva ad una grande famiglia aristocratica, forse, stando ai rari documenti del XII secolo che la riguardano, di origine longobarda, che al pari di altre famiglie dell'aristocrazia longobarda riemerse sulla scena politica in seguito alla scomparsa delle grandi famiglie franche, vittime delle guerre intestine susseguitesi nel corso del X secolo per la conquista del potere. Il primo documento riguardante la famiglia del F. - la cui autenticità è tuttavia lungi dall'essere provata - risale all'inizio dell'XI secolo; sulla sua base il Nasalli Rocca (1964) ha ritenuto di poterne tracciare l'albero genealogico, i cui diversi rami formarono una delle più importanti consorterie all'interno dei Comune di Piacenza nel XII secolo: Paucaterra, Malaparte, Malvicino, Arcelli, Paveri, Stricti, Cagni. L'autore del De antiquitatibus ... civium Placentiae li ricorda, nel XIV secolo, come "capitanei et comites". Il loro insediamento nella città di Piacenza sembra sia avvenuto nell'XI secolo, quali membri della curia feudale del vescovo, anche se non vi rivestirono mai ruoli eminenti. I possedimenti fondiari dei Fontana erano principalmente localizzati ad Ovest del contado di Piacenza, nella zona di Fontana Fredda e della pieve di Olubra, dove sarebbe sorto, alla fine del XIII secolo, Castel San Giovanni.

Si ignorano i rapporti di parentela del F. con coloro che furono consoli prima della pace di Costanza: Oberto nel 1151 e 1162, Antolino nel 1168, Guidotto nel 1169 e 1173, Opizzone nel 1170 e 1180. E comunque degno di nota che alcuni membri della sua famiglia si trovassero alla testa del governo comunale di Piacenza all'epoca della Lega lombarda, in particolare nel 1168, all'indomani dei disordini fomentati dai milites che intendevano verosimilmente opporsi alla partecipazione del Comune piacentino alla Lega. Con la pace di Costanza (1183) si aprì una nuova era per i Comuni italiani e i membri della famiglia del F. continuarono a partecipare attivamente al governo del Comune di Piacenza, dove li ritroviamo spesso come consoli: Antonio nel 1197, Opizzone nel 1198, Giovanni nel 1204, Carnevalario nel 1207, Oberto Gnacco e Lombardo nel 1213.

Il F. fece il suo ingresso nella vita politica comunale dopo il 1183. Nel 1189 e nel 1207 è ricordato nella documentazione come giureconsulto, iscritto fra i membri dell'arte dei giuristi della sua città. Può sembrare strano che l'esponente di una famiglia capitaneale figuri nei ranghi di un'arte come quella degli iudices: si deve d'altro canto osservare che, a partire dalla fine del sec. XI, gli studi giuridici avevano ricevuto un notevole impulso sia dal grande centro di Bologna, sia dalle scuole capitolari dell'Italia settentrionale. Anche in questo caso ignoriamo dove il F. abbia compiuto i suoi studi, ma è certo che egli appartenne a un gruppo sociale, quello degli iudices, il cui ruolo si affermò sempre di più nel corso dell'evoluzione del Comune stesso, sia al momento della sua formazione, sia nel primo periodo dei governo comunale. Gli iudices di Piacenza, d'altro canto, si erano schierati al fianco della societas militum quando scoppiarono i primi disordini che destabilizzarono il potere delle grandi famiglie aristocratiche piacentine.

Il ruolo politico ricoperto dal F. a partire dagli anni Ottanta del XII secolo fu molto importante e raggiunse il suo apice nel 1209, quando venne chiamato a rivestire le funzioni di podestà a Milano, a riconferma dell'asse politico affermatosi al tempo della Lega lombarda e dell'esplicito riconoscimento del ruolo preminente svolto dalla città di Milano nell'ambito della Lega stessa. I Milanesi, infatti, ricorrevano spesso a podestà provenienti dalle città alleate, fra le quali Piacenza, mentre podestà di provenienza milanese erano impiegati nelle città aderenti alla Lega.

Ancor prima di essere chiamato alla podesteria di Milano il F. aveva partecipato a numerosi negoziati come ambasciatore di Piacenza a fianco dei Milanesi. Nel 1204, in particolare, il F. era console di Piacenza quando sorse il conflitto che opponeva Milano e le città alleate al marchese di Monferrato, colpevole di aver invaso i territori confinanti con i Comuni di Milano e di Piacenza, mettendo in pericolo la sicurezza dei territori stessi. Per ben due volte il F. intervenne al fianco di Guglielmo di Andito per porre fine al conflitto. Anche in questo caso l'asse di alleanza Milano-Piacenza funzionò perfettamente e, sempre in tale occasione, si verificò il riavvicinamento tra le due grandi famiglie aristocratiche piacentine, i de Andito (o Landi) e i Fontana, ambedue interessate, a causa dei loro possedimenti fondiari dislocati a Ovest e Sudovest del contado di Piacenza, alle operazioni militari svolte dal comune di Pavia, alleato del marchese di Monferrato. Il F., al pari della sua famiglia, fu ampiamente impegnato anche negli avvenimenti che segnarono la difficile successione imperiale alla morte di Enrico VI, avvenuta nel 1197. Era infatti podestà a Milano, quando nel 1209 questo comune, seguito da quello di Piacenza, prese nettamente posizione a favore di Ottone IV di Brunswick. In veste di podestà egli presenziò alla cerimonia, avvenuta nella basilica di S. Ambrogio, durante la quale l'arcivescovo Uberto consegnò ad Ottone la corona del Regno d'Italia. Fece inoltre registrare negli statuti cittadini il testo della pace di Costanza, confermata nel frattempo da Ottone IV; sempre nel corso di questa podesteria egli venne chiamato a sanzionare diverse ordinanze destinate a regolare questioni di ordine civile (posizione dei minori nei confronti della giustizia, emancipazione dei figli maggiorenni, regolamento dei debiti a protezione dei creditori).

Dopo questa data si perdono le tracce dei F., del quale si ignora il luogo e l'anno di morte.

Fu un tipico rappresentante della classe degli iudices che, provenienti dall'aristocrazia fondiaria, vennero largamente coinvolti nella vita politica comunale. Egli può essere considerato già un podestà professionale, figura tipica della vita politica del Comune italiano nel corso dei XIII secolo.

Fonti e Bibl.: De antiquitatibus, nobilitatibus ... civium Placentiae, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, Mediolani 1730, coll. 565 s.; G. Flamma, Chronicon maius, a cura di A. Ceruti, in Miscell. di storia patria, VII, Torino 1869, pp. 753-773; Annales Mediolanenses minores, a cura dì Ph. Jaffé, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XVIII, Hannoverae 1863, pp. 440 s.; B. Corio, Storia di Milano, I, Milano 1855, pp. 309, 342 ss.; Gli atti del Comune di Milano fino all'anno MCCXVI, a cura di C. Manaresi, Milano 1919, pp. 367 s., 452; Il Registrum magnum del Comune di Piacenza, a cura di E. Falconi - R. Peveri, I, Milano 1985, p. 163; C. Poggiali, Mem. stor. della città di Piacenza, V, Piacenza 1765, p. 83; G. Giulini, Mem. spettanti alla storia... di Milano ne' secoli bassi, IV, Milano 1855, p. 166; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, p. 186; E. Nasalli Rocca, Origini e primordi della pieve di Olubra, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n.s., XXX (1930), pp. 141-161; Id., Per la storia sociale del popolo italiano. Il consorzio gentilizio dei Fontanesi, signori della Val Tidone, ibid., s. 4, XVI (1964), pp. 195-216; P. Racine, Plaisance du Xe à la fin du XIIIe siècle. Essai d'histoire urbaine, II, Lille-Paris 1979, pp. 749-780; A. Haverkamp, I rapporti di Piacenza con l'autorità imperiale nell'epoca sveva, in Il Registrum magnum del Comune di Piacenza. Atti del convegno (1985), Milano 1986, pp. 79-115; J. Koenig, Il "popolo" dell'Italia del Nord nel XIII secolo, Bologna 1986, pp. 95-124; F. Menant, La transformation des institutions et de la vie politique milanaises au dernier dge consulaire, in Atti dell'11° Congresso intern. di studi sull'alto Medioevo, I, Spoleto 1989, pp. 113-44.

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