ALBERTO NYANZA o Lago Alberto

Enciclopedia Italiana (1929)

ALBERTO NYANZA o Lago Alberto (A. T., 118-119)

Attilio Mori

Vasto lago dell'Africa centrale, uno dei due grandi serbatoi da cui defluisce il Nilo, posto sul confine tra il protettorato britannico dell'Uganda e il Congo Belga. Il lago, di forma allungata nel senso dei meridiani, si estende per un'area di 5300 kmq. tra le lat. estreme di 1° e 2°20′ N. e le longitudini orientali di 30° 20′ e 31°30′, all'altitudine, secondo le più recenti determinazioni, di 620 m., e misura una profondità massima, non bene accertata, di circa 15-20 metri. Dell'esistenza di questo lago, che si ricollegava alla tradizione tolemaica delle scaturigini del Nilo, avevano avuto una prima notizia i due viaggiatori inglesi Speke e Grant nel loro memorabile viaggio che li condusse dal lago Vittoria al Nilo. Essi però non lo intravidero; e il riconoscimento della sua esistenza e della sua connessione al bacino nilotico fu merito di Samuele Baker, che, dopo essersi incontrato coi due connazionali a Gondokoro, risalì il corso del Nilo; poi, obbligato a distaccarsene verso oriente, raggiunse il 14 marzo 1864 il villaggio di Vacova sulla sponda orientale del nuovo lago, che gl'indigeni chiamavano Muita Nzighe, e al quale egli dette il nome di Lago Alberto o Alberto Nyanza (Nyanza "lago" nel linguaggio locale) in onore del principe consorte della regina Vittoria. Al Baker dobbiamo anche la prima parziale esplorazione della costa orientale del lago, che egli seguì navigando da Vacova sino a Magungu, punto d'immissione dell'emissario del lago Vittoria, onde risultava confermata la connessione dei due bacini. Rimaneva da constatare in modo positivo - sebbene su ciò non potesse cader dubbio - che l'emissario del lago Alberto fosse veramente il Nilo, che il Baker era stato costretto ad abbandonare. E Romolo Gessi, per incarico di Gordon pascià, nel marzo del 1876 raggiunse il lago, risalendo il Nilo, e ne eseguì la circumnavigazione e il rilevamento sommario, che fu ripetuto l'anno di poi da Mason bey. Risultò da questo come il lago fosse notevolmente meno esteso di quello che il Baker aveva ritenuto.

Per via di terra, il lago fu toccato per la prima volta da Emin pascià nel 1877; ma la ricognizione più compiuta si ebbe per merito dello Stanley. Questi già nel gennaio del 1876 era riuscito a esplorare la costa orientale, scoprendovi l'insenatura che chiamò golfo Beatrice, e a riconoscerne la regione di displuvio col lago Vittoria; ma era stato obbligato poi a ritirarsi, dopo aver dato notizia dell'esistenza di un altro lago più meridionale, detto Luta Nzighè. Nelle spedizioni di soccorso ad Emin pascià, del 1887-89, lo Stanley, provenendo dal Congo, raggiunse il 22 aprile 1888 la riva sud-occidentale del lago Alberto, dove poco dopo avveniva l'incontro fra i due europei. Ripresa insieme la via della costa, essi risalirono il corso di un fiume, il Semliki, affluente del lago Alberto nella sua parte meridionale, pervenendo così al lago Luta Nzighè (da cui il Semliki defluisce), che lo Stanley battezzò col nome di Alberto Edoardo, in onore del principe di Galles (lago Edoardo nell'attuale nomenclatura), onde questo risultava essere un terzo bacino sorgentifero del Nilo. La folta vegetazione lacustre arborescente di ambac (Herminiera elaphronylon) aveva impedito al Gessi e a Lupton bey di riconoscerne lo sbocco. Successivamente il lago Alberto e le regioni adiacenti furono studiate dal dottor Stuhlman e dal capitano Lugard nel 1891, poi da altri.

Il Semliki, secondo le descrizioni dello Stanley, è un fiume largo 80-100 m., ed ha uno sviluppo di 170 km., lungo il quale supera una differenza di livello di 276 m., onde notevolmente impetuosa ne è la corrente. In piena, la sua portata allo sbocco nel lago Alberto è valutata a 700 metri cubi.

Secondo lo stato presente delle nostre cognizioni, il lago, di cui abbiamo dato i limiti e l'estensione attuali, andrebbe soggetto ad un rapido riempimento per la grande quantità di materiale eroso che il Semliki gli apporta, specialmente dai fianchi del Ruvenzori, la cui massa imponente s'inalza tra i due laghi comunicanti. Il lago, come si è detto, avrebbe una scarsa profondità (ritenuta in media di una decina di metri) onde si differenzia notevolmente dagli altri grandi bacini occupanti le conche di frattura dell'Africa centrale; inoltre sarebbe soggetto a variare continuamente la forma delle sue coste e a restringere la sua estensione. Che questa fosse un tempo assai più ampia e ricoprisse una gran parte della valle sabbiosa e palustre oggi solcata dal Semliki, appare evidente. Il processo di prosciugamento continua ancor oggi, sebbene ostacolato dalle formazioni rocciose che attraversano in qualche punto la valle medesima. Le sponde del lago, come si è detto, in gran parte palustri, sono scarsamente popolate, con pochi villaggi di pescatori.

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