SORDI, Alberto

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

SORDI, Alberto

Francesco Bolzoni

Attore cinematografico, nato a Roma il 15 giugno 1920. Ancora studente affrontò con tenacia il mondo dello spettacolo: animatore di numeri brillanti nelle sale cinematografiche durante gli intermezzi fra le proiezioni dei film; doppiatore, che dette fra l'altro la sua voce a O. Hardy, il popolarissimo Ollio; figurante e, nel film I tre aquilotti (1942) di M. Mattoli, gioviale aspirante aviatore; ballerino e fantasista in riviste di fasto e fortuna crescenti; intrattenitore radiofonico; infine, attore che ha saputo piegare alle esigenze della satira una faccia comune, grazie all'attento studio e a un'imitazione, talvolta spinta fino alla deformazione parossistica, di certa piccola e media borghesia romana che, mentre finge buonsenso e virtù, coltiva difetti e, per quieto vivere o viltà, si guarda bene dall'arginare disordine e corruzione.

Dopo aver indossato i panni un po' larghi dell'ingenuo in Mamma mia, che impressione! (1951), S. incontra il suo personaggio con F. Fellini, che prima lo prova come ridicolo e pavido divo dei fumetti in Lo sceicco bianco (1952) e, subito dopo, gli costruisce addosso il carattere dello sfaccendato insieme imperioso e vigliacco, mantenuto dalla sorella e coccolato dalla mamma, nella crepuscolare saga riminese de I vitelloni (1963). Questo personaggio S. ha l'intelligenza di tenerlo ben stretto a sé (quando lo abbandonerà si troverà in difficoltà), gonfiandone o smorzandone i vizi a seconda delle necessità narrative. Lo scenario in cui S. lo presenta e perfeziona non poteva che essere il più adatto: la commedia all'italiana che, assorbendo acque velenose e pulite dal pozzo della società italiana, sorridendo riesce a dire qualcosa di attendibile su alcune stagioni della vita italiana. S. offre il meglio di sé quando è diretto da registi avvertiti: L. Zampa in L'arte di arrangiarsi (1955), N. Loy e G. Puccini in Il marito (1958), F. Rosi in I magliari (1959), M. Monicelli in La grande guerra (1959), L. Comencini in Tutti a casa (1960), ancora Zampa in Il vigile (1960), D. Risi in Una vita difficile (1961) o A. Lattuada in Il mafioso (1962). Ma con registi corrivi S. spesso impone il proprio marchio di attore-autore sin da quando, agli inizi, inventa il personaggio di Nando Moriconi in Un giorno in pretura (1953) e Un americano a Roma (1954), ambedue di Steno. Specchio di un'Italia minore, centromeridionale più che settentrionale, che fra il 1950 e il 1965 passava dalla semindigenza al benessere, negli anni successivi l'attore non sa o non può rinnovare il proprio personaggio, nonostante alcune sortite eccellenti come Contestazione generale di Zampa (1970), Detenuto in attesa di giudizio di Loy (1971) e, soprattutto, Un borghese piccolo piccolo (1977) di Monicelli, film che coglie tutto il degrado di un costume. Spesso dirige i film che interpreta (Fumo di Londra, 1966; Amore mio aiutami, 1969; Polvere di stelle, 1973; Io e Caterina, 1980; Il tassinaro, 1983; Nestore. L'ultima corsa, 1994), gestendo con abilità consumata, sempre confortata dal consenso del pubblico − anche in fortunate serie televisive (Storia di un italiano, silloge di film da lui interpretati) − l'"immagine Sordi'', che ha attraversato parecchie stagioni, belle e brutte, del cinema italiano. Alla Mostra cinematografica di Venezia del 1995 ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera.

Bibl.: G. Livi, Alberto Sordi, Milano 1967; C.G. Fava, Alberto Sordi, Roma 1979; M. Porro, Alberto Sordi, Milano 1979; G. Governi, Alberto Sordi: un italiano come noi. Biografia, testi, filmografia, ivi 1979; J.-A. Gili, Arrivano i mostri: i volti della commedia italiana, Bologna 1980; F. Fellini, Lo sceicco bianco (con un'intervista di L. Tornabuoni ad A. Sordi), Milano 1980; Commedia all'italiana. Parlano i protagonisti, a cura di P. Pintus, Roma 1985.

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