Alberto

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

Alberto

L. Cochetti Pratesi

Pittore attivo in Umbria nel sec. 12°, il cui nome è documentato dalla croce del duomo di Spoleto, che reca la data del 1187 e la firma "Alberto Sot[---]" (per cui si respinge oggi il tradizionale completamento in Sotio) e che costituisce uno dei monumenti più notevoli della pittura umbra del 12° secolo. La critica ha pertanto sempre cercato di enfatizzare la portata del ruolo assunto dal pittore a Spoleto e nei centri vicini e di individuare altre testimonianze della sua attività. Pressoché unanime è l'ascrizione ad A. di due affreschi nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo (da cui proviene la croce): il Martirio dei santi titolari e il Martirio di Tommaso Becket. Quest'ultimo, di notevole qualità, è stato sempre considerato immediatamente anteriore alla croce (Gaeta, 1954-1955; Benazzi, 1984), ma i nessi strettissimi con gli affreschi della cappella di S. Gregorio al Sacro Speco di Subiaco, nettamente predominanti sui tenui echi della pittura romana e laziale dei secc. 11° e 12°, lo consegnano alla prima metà del sec. 13° (Cochetti Pratesi, 1971), sconsigliando una datazione prossima alla canonizzazione del santo inglese, avvenuta nel 1173 (Boskovits, 1979). Viceversa il Martirio dei ss. Giovanni e Paolo, nel quale i caratteri romani e laziali sono desunti da opere non ulteriori al sec. 12°, è ragionevolmente attestabile al tempo della consacrazione della chiesa (1174). In esso si potrebbero quindi ipoteticamente ravvisare gli esordi di A., ammettendo però che prima di eseguire la croce egli possa essere venuto in contatto con altre esperienze che poterono condizionare una profonda modificazione dei suoi mezzi espressivi. Nella croce gli elementi laziali, ancora evidenti nel Cristo e nella Vergine, sono elaborati con segno incisivo e nervoso e sottintesi dinamici nuovi. Nel s. Giovanni e negli angeli dell'Ascensione si afferma una robustezza e organicità di timbro senza riscontro in ambito spoletino e romano. Il panneggio si fraziona in molteplici pieghe che emergono con i dorsi angolosi e taglienti da profondi gorghi d'ombra e che, mosse e guizzanti, percorrono le vesti arricciandosi sui bordi ondulati, imprimendo all'insieme accenti enfatici e manierati. È evidente qui la conoscenza dello stile bizantino tardocomneno quale fu elaborato nella seconda metà del 12° secolo. Nel vasto ciclo musivo del duomo di Monreale, compiuta espressione di quello stile, è dato reperire assonanze particolarmente stringenti con le immagini della croce spoletina. Poiché un rapporto diretto con l'ambiente siciliano non è facilmente proponibile, si potrebbe accreditare l'ipotesi, più volte prospettata, di un'estrazione meridionale dell'artista. Ma né gli affreschi dell'atrio di S. Angelo in Formis, né la Dormitio nella chiesa di S. Maria in Grotta a Rongolise, citati dalla parte più autorevole della critica (Oertel, 1953; Bologna, 1962), consentono di risolvere la questione della formazione del pittore. Ben più fruttuoso è l'orientamento romano, qualora si consideri il mosaico della Pentecoste nella chiesa di S. Maria di Grottaferrata, molto prossimo al linguaggio monrealese, come plausibile fonte delle peculiarità bizantine della croce (Cochetti Pratesi, 1971).

Poco attendibile appare l'ascrizione ad A. di opere su tavola come la Madonna Stoclet (Sandberg Vavalà, 1939), la croce del Tesoro Mus. della Basilica di S. Francesco ad Assisi (Kleinschmidt, 1926), la Madonna d'Ambro nel Mus. Naz. d'Abruzzo a L'Aquila (Boskovits, 1979). Scarsamente stringenti sono poi i legami segnalati con opere come la croce di Vallo di Nera o il crocifisso nr. 5 della Pinacoteca Com. di Spoleto.

Bibliografia

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P. Virilli, Prime annotazioni sul restauro della croce di Alberto, ivi, pp. 73-81.

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