Albore

Enciclopedia Dantesca (1970)

albore


Per " chiarore dell'alba ", in Pg XXIV 145 annunziatrice de li albori, / l'aura di maggio movesi e olezza, mentre, nel senso di " chiarore " generico, in Pg XVI 142 Vedi l'albor che per lo fummo raia / già biancheggiare; indica " luce diffusa ", paragonata a quella della Galassia, in Pd XIV 108 vedendo in quell'albor [la croce nel cielo di Marte] balenar Cristo: ma Torraca intende qui " il candore dei raggi ", e Chimenz spiega con " biancheggiare " dei raggi, evidentemente rifacendosi al biancheggia del v. 98 (Benvenuto intende " clarore "); cfr. anche Cv II XIV 7 di loro [le stelle fisse] apparisce quello albore, lo quale noi chiamiamo Galassia. Più esattamente nel senso di " alone " (" biancore ", Del Monte), in Cv III IX 15 in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate. Figurato, ma sempre nel senso di " luce vaga, diffusa ", in III XIV 15 gli Stoici e Peripatetici e Epicurii, per l'al[bo]re de la veritade etterna, in uno volere concordevolemente concorrono, come si legge nell'edizione Simonelli. La ᾿21 reca invece l[uc]e, lezione congetturale seguita anche da Busnelli-Vandelli, che tuttavia non escluderebbero l'opportunità di accogliere la lezione della Simonelli: " come ‛ l'albore ' dell'eterna verità sarebbe designato qui quel chiarore, che non è ancora luce distinguente, in che ai filosofi qui ricordati appariva quella verità ".