ALCMENA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ALCMENA (᾿Αλκμήνη, ᾿Αλκμάνα)

A. de Franciscis

Forse in origine divinità ctonia (A. = la possente), nel mito è la consorte di Anfitrione. Avvicinata da Zeus che le si presenta sotto le sembianze del marito, concepisce Eracle. Nell'arte greca arcaica abbiamo notizia di due rappresentazioni di A.; essa figurava sull'Arca di Cipselo, insieme con Zeus sotto le spoglie di Anfitrione (Paus., v, 18, 3), ed era soggetto di un'opera di Kalamis, della quale possediamo un vago cenno in Plinio (Nat. hist., xxxiv, 71). Sullo scorcio del V sec. a. C., Zeuxis dipinse un Eracle fanciullo che strozza i serpenti, alla presenza di Anfitrione e di A., e, probabilmente in un quadro distinto dal precedente, la sola A. (Plin., Nat. hist., xxxv, 62 e 63). V'è però chi ritiene si tratti di una sola pittura, citata due volte da Plinio per errore. Un quadro rappresentante gli Eraclidi supplici raffigurava, insieme con questi, anche Alcmena. Gli scoli ad Aristofane (Plut., 385) che riferiscono la notizia non sono concordi sulla paternità dell'opera: essa viene attribuita ora ad Apollodoros di Atene (fine del V sec. a. C.) ora a Pamphilos di Amfipoli (inizî del IV sec. a. C.); è anche probabile che, in realtà, ambedue i pittori abbiano trattato lo stesso soggetto; si noti però che la presenza di A. nel quadro è esplicita solo nello scolio per Apollodoros. Infine sono da ricordare due descrizioni di rappresentazioni con A.: l'una, in Anthol. Pal., iii, 13 (epigrammi di Cizico), l'altra in Philostratus Iuv., 50. Il tema di Eracle che strozza i serpenti alla presenza di A. e di Anfitrione appare preferito dagli artisti: lo troviamo in pitture vascolari, a cominciare dallo stile severo fino ad un'anfora lucana (Orvieto), in tre pitture parietali (Ercolano, Pompei), in una base di tripode (Istanbul), in un rilievo del Vaticano. Spesso si è cercato di ritrovare in qualcuna di queste opere l'influsso del quadro di Zeuxis. Da ricordare infine A. nel cratere di Assteas (v.) con Eracle impazzito (Madrid) ed A. sul rogo nel cratere di Python (Londra), ed in un'anfora a figure rosse (Londra).

Bibl: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 256, 521, 1642, 1665, 1666, 1752; H. W. Stoll, in Roscher, I, cc. 246-249, s. v. Alkmene; K. Wernicke, in Pauly-Wissowa, I, cc. 1572-577, s. v. Alkmene; O. Brendel, in Jahrbuch, XLVII, 1932, p. 191 ss.; G. Lippold, in Röm. Mitt., LI, 1936, p. 96; A. D. Trendall, Paestan Pottery, Roma 1936, pp. 31 ss., 56 ss.