MORO, Aldo

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

MORO, Aldo (App. III, 11, p. 161)

Antonello Biagini

Uomo politico italiano. Consigliere nazionale della Democrazia cristiana, venne riconfermato segretario politico del partito al congresso di Napoli (1962), dove la DC decise di adottare una politica di "apertura a sinistra". Protagonista di primo piano della vita politica italiana, fu tra i promotori dell'alleanza con i socialisti nella nuova formula di governo detta di centro-sinistra. Dopo le elezioni politiche del 1963, l'incarico di formare il nuovo gabinetto venne affidato a M., che però riuscì a realizzare il suo primo governo solo nel dicembre 1963, dopo un monocolore DC di transizione presieduto da G. Leone. Presidente del Consiglio in due successive coalizioni, si dimise nel giugno 1968 dopo le elezioni di maggio, che avevano fatto registrare un arretramento complessivo dei partiti di centro-sinistra. Al congresso del partito del luglio 1969 M. partecipò con una propria corrente che ottenne l'8% dei voti. Fu poi ministro degli Esteri nel secondo e terzo governo Rumor, nel gabinetto Colombo e in quello Andreotti. Nuovamente presidente del Consiglio nell'ottobre 1974, diresse fino al gennaio 1976 un bicolore DC-Partito repubblicano italiano con l'appoggio esterno del Partito socialista. Il ritiro dei socialisti dalla maggioranza causò la caduta del bicolore, e M. fu incaricato dal presidente della Repubblica Leone di formare un nuovo gabinetto con ampia possibilità di manovra nella scelta della coalizione. M. fu così nuovamente il protagonista della lunga crisi politica conclusasi, nel febbraio 1976, con la formazione di un monocolore democristiano che si resse col voto favorevole del PSDI e l'astensione di PSI, PRI e PLI fino all'aprile dello stesso anno. Dopo le amministrative del giugno 1975 e il successo elettorale del Partito comunista italiano nelle politiche del 1976, le tesi morotee sulla "strategia dell'attenzione" e sul confronto diretto con i comunisti furono al centro del dibattito politico all'interno della DC e degli altri partiti italiani.

Presidente del partito dall'ottobre 1976, accentuò la sua funzione di moderatore della vita politica italiana e da questa posizione lavorò per l'intesa programmatica che consentì la formazione del terzo monocolore Andreotti. Rapito a Roma dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978, proprio quando il suo lavoro per la costituzione del quarto monocolore Andreotti stava per essere consacrato dal voto parlamentare, è stato ucciso il 9 maggio 1978, dopo un sequestro di cinquantaquattro giorni che ha creato enorme emozione in tutto il paese e nel mondo intero, suscitando appelli alla clemenza dalle più alte personalità (il pontefice, il segretario generale dell'ONU, capi di stato) e richieste d'intervento di organizzazioni internazionali (Amnesty International, Charitas, Croce Rossa). La tragica vicenda ha posto seri problemi all'interno della stessa compagine governativa, attestatasi sul rifiuto di qualsiasi trattativa con l'organizzazione terroristica, ma con varietà di posizioni sulla ricerca dei modi atti a consentire la liberazione del prigioniero. La sua salma riposa nel piccolo cimitero di Torrita Tiberina.

Bibl.: G. Pallotta, Moro. Ritratto di un leader, Roma 1975; A. Coppola, Moro, Milano 1976; G. Baget-Bozzo, Il partito cristiano e l'apertura a sinistra. La DC di Fanfani e Moro (1954-1962), Firenze 1977; G. Selva, E. Marcucci, Il martirio di A. Moro, Bologna 1978; Moro. Una tragedia italiana, a cura di G. Bocca, Milano 1978; L. Sciascia, L'affaire Moro, Palermo 1978.

TAG

Organizzazione terroristica

Partito comunista italiano

Democrazia cristiana

Brigate rosse

Palermo