BONSANTI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

BONSANTI, Alessandro

Renato Bertacchini

Nacque a Firenze il 25 nov. 1904 da Giuseppe e da Lavinia Lelli. Studente della facoltà di ingegneria, dissesti famigliari lo costrinsero a troncare gli studi. Trasferitosi a Milano, lavorò per tre anni presso un grande istituto di credito, iscrivendosi anche alla Acole d'haute-banque di Losanna che formava i dirigenti bancari (a questa esperienza si ispireranno certe pagine della Vipera e il toro). A Milano, nell'agosto 1928, abbandonata la banca e gli studi economici, esordì come scrittore coi racconto Briganti in Maremma che il critico Titta Rosa gli fece pubblicare su La Fiera letteraria di Umberto Fracchia. Da allora, tornato a Firenze, la sua attività fu soprattutto letteraria, giornalistica, editoriale. Collaborò a Solaria, il periodico fiorentino fondato nel 1926 da Alberto Carocci, suo amico e compagno di vita militare, pubblicandovi i racconti: Viaggio, L'Adriana, Una partenza contrastata, Una visita mattutina, Fuga di Ottorino, Fine dell'adolescenza.

Nell'ambiente di Solaria, di cui divenne condirettore dal 1930, conobbe A. Loria, E. Montale, G. Manzini, C.E. Gadda, E. Vittorini, intellettuali dissenzienti rispetto alla politica culturale del regime. Valorizzando la grande esperienza decadente e intemazionalista coi modelli Proust, Kafka, Joyce, Valéry, Svevo, la rivista svolgeva una "funzione di obiettore di coscienza" (A. Bonsanti, Solaria e il fascismo, in Il Mondo, 12 febbr. 1957, pp. 9 s.) contro le pretese autarchiche e nazionalistiche della cultura fascista.Nel biennio 1932-34 una crescente polemica separava il B. da Carocci; mentre il primo sosteneva giunto il momento di trasformare Solaria in una rivista di idee capace di dialogare anche col fascismo, il B., fedele al convincimento di una autonoma "civiltà delle lettere" fuori da ogni conipromesso con la politica, confermava la diversa necessità di accentrare e intensificare "proprio il prodotto letterario più tipico, scelto su una tastiera più vasta" che comprenda solariani, frontespiziani, rondisti. collaboratori di Pegaso e Pan. Nasceva così, diretta dal B., la nuova rivista Letteratura (gennaio 1937-nov.-dicembre 1947) che puntava sulla gestione indipendente ed "ermetica" dello specifico letterario.

Nel 1950, il periodico assumerà il nome di L.A.-Letteratura-Arte contemporanea, per riprendere poi nel 1953 il vecchio titolo, agendo fino al 1968 come nucleo promozionale di letteratura militante, specialmente per la poesia, e di cultura artistica d'avanguardia.

Nelle edizioni di Solaria il B. pubblicò le due prime raccolto: La serva amorosa (Firenze 1929) e I capricci dell'Adriana (ibid. 1934).

I racconti dei due libri (riediti da Mondadori nel 1962 nell'unico tomo Racconti lontani), pur ambientati nella Toscana sette-ottocentesca, tra la Maremma, Lucca e Firenze, non ricostruiscono storicamente scene naturalistiche di brigantaggio e fasti granducali, vicende borghesi e congiure carbonare. Luoghi, "vedute" e personaggi, il fedele servitore Zi Meco "signori" e notabili di campagna, la nonna "rustega" (in Una partenza contrastata) e il nipote Pierino emergente protagonista-memorialista (nel Matrimonio combinato), gli avventurieri, i cicisbei e la "gran cantante" Dal Ponte famosa per le sue stranezze (nei Capricci dell'Adriana) suscitano piuttosto atmosfere favolose di lontananza e di sogno; diffusi ricordi ed "effetti" prolungati di memoria sono ottenuti con ricerche stihstiche solariane, educate sui modi della moderna letteratura europea: l'ironia antinostalgica, il vagheggiamento riflessivo, l'evocazione proustiana.

Gli anni 1936-37 furono difficili per il B.; conclusa l'esperienza di Solaria per le pressioni e le censure del regime, le vittorie fasciste in Etiopia e nella guerra civile spagnola produssero se non "consenso" almeno crisi di coscienza in "molti spiriti liberi" che, contro le loro stesse idee, accettarono la tessera fascista. In La nuova stazione di Firenze (Milano 1965) il B. vorrà rappresentare "pur trasfigurati" quei tempi di Solaria; dedicato significativamente "a chi è andato a chi resta/ ai fedeli e ai fedifraghi", il romanzo, specie nella parte centrale intitolata La fronda, restituisce "l'atmosfera" solariana, quella sua condizione tanto intellettualmente spregiudicata quanto precaria nella prassi politica, che finisce per investire e compromettere il protagonista Borghini-Bonsanti.

Alla prima fase "toscana" e "granducale" seguì il periodo della maturità creativa con Racconto militare (sulla rivista di U. Ojetti Pan nel 1934, quindi in volume per le Edizioni di letteratura [Firenze 1937]), Dialoghi e altre prose (ibid. 1940), Introduzione al gran viaggio (Roma 1944) e i due romanzi La vipera e il toro (Firenze 1954) e I cavalli di bronzo (ibid. 1956). Trame biografiche di riferimento per questi vent'anni sono gli impegni del promotore di cultura. Oltre a fondare la già citata rivista Letteratura (col valido sostegno degli editori fratelli Parenti) dove, come critico cinematografico, si occupò di pellicole e documentari americani e dei primi film neorealisti, il B. dal 1934 diresse il Gabinetto scientifico G. P. Vieusseux, succedendo a Montale che non aveva la tessera fascista; inoltre presso il conservatorio musicale di Bologna insegnò storia del teatro, una delle poche cattedre allora esistenti in Italia. Nell'immediato dopoguerra, insieme a Montale e a Loria, fondò il settimanale fiorentino della rinascita Il Mondo (1945-1947) di tendenza laica e azionista.

Nel Racconto militare le monotone, rarefatte giornate in caserma del sergente maggiore telegrafista Pasquale De Luca, tra dubbi speranze e piccole soddisfazioni, diventano sull'allegoria della vita anche dei più lontano passante" (G. Contini nella prefazione all'edizione di Milano 1968), per quel ripensamento del quotidiano, del qualunque che il B. sfrutta originalmente, in tempi di retorica aggressiva e militarista, dietro l'esempio dei grandi narratori della coscienza Proust e Joyce. Nella stagione ancora aperta dei neorealismo pubblica La vipera e il toro (Firenze 1954) e I cavalli di bronzo (ibid. 1956), due romanzi controcorrente; l'autentico realismo per il B. restando sempre e solo un "realismo psicologico" capace di attingere dal sottofondo, dallo "spesso letto di strame" i movimenti coscienziali dei personaggi. Editi nella "Rosa dei venti", collezione di prosa contemporanea diretta dal B. per Sansoni, La vipera e il toro e I cavalli di bronzo ripercorrono la biografia tutta interiore, artistica e sentimentale di un medesimo personaggio, lo scrittore Giovanni Borghini, dalla giovinezza agli anni del crepuscolo; con discretissime, intermittenti velature autobiografiche (l'ambiente di Milano nel primo volume, certa classe impiegatizia milanese che sogna un destino diverso).

Dal 1956 il B. iniziò la collaborazione a Il Mondo di Mario Pannunzio, e la proseguì fino al 1973, anche sotto la direzione di A. Benedetti.

Comparsi nella rubrica "Il Portolano", gli articoli dei B. toccano vari argomenti, dalla musica (Dallapiccola, 30 luglio 1957, n. 7; Gavazzeni nel nido, 4 nov. 1958; Turandot, 12 ag. 1959) alla pittura (Purificato, 1° dic. 1958; Modigliani, 3 febbr. 1959); dai replicati interventi sulla letteratura italiana e straniera alla politica (La resistenza in Algeria, 29 ag. 1961). Più personali e contingenti gli articoli pubblicati, sempre a partire dal 1956, sul quotidiano La Nazione di Firenze, giustificativi spesso dei proprio lavoro di narratore (Ilbinocolo alla rovescia, 8 maggio 1958; Amici in ferrovia, 26 luglio 1958; Gli eccessi della realtà, 4 nov. 1960, dove si afferma che la "verità poetica" è la sola realtà possibile).

La terza fase "fiorentina" della vita del B., accanto alla sagace, coerente applicazione del letterato con la tetralogia romanzesca La Buca di San Colombano (IIV, Milano 1964-1973), vide crescere la civile efficienza dell'organizzatore culturale e del cittadino politicamente disponibile, consigliere comunale dal 1980, e poi sindaco di Firenze.

Anticipazioni del romanzo ciclico La Buca di San Colombano (pagine da Passioni senili) erano apparse su Il Verri (VII [1962], n. 5, pp. 36-61), a testimoniare tra l'altro l'interesse dei B. verso la neoavanguardia. Scandito per mimesi stilistica più che per tempi storici in quattro volumi, Caffè concerto, Passioni senili, La gardenia appassita, Apologia dell'innocenza, l'ampio romanzo prende nome da una sala da ballo. con spettacolo di varietà, la Buca di San Colombano appunto, e dal suo equivoco ambiente gestito dal signor Callisto ex impresario di operetta. Accanto a lui, il figlio degenere Antero, Emilia la cocotte di buon cuore, il burbero benefico signor Cavalcanti, due donne in rilievo Mara Grazia e Lidia, l'invidioso domestico Eustachio e il cameriere Melchiorre di bonaria e innocente pazzia sono altrettanti personaggi di una commedia umana, osservata al rallentatore (il colloquio amoroso di Guido e Lidia nel terzo volume dura oltre un centinaio di pagine) con l'uso del flash-back mitteleuropeo (Svevo, Musil) e la tecnica della parlerie (S. Beckett).Come direttore dei Gabinetto Vieusseux e del periodico Antologia Vieusseux, il B. aveva iniziato il reperimento e la schedatura della ricca consistenza librariadell'istituto: Prime edizionifrancesi entrate in biblioteca dal 1819 al 1918 (I, Firenze 1961), pubblicando, a distanza di seianni, il secondo volume (ibid. 1967). Nelfrattempo l'inondazione del 4 nov. 1966, sommergeva la massima parte dei libridella biblioteca Vieusseux giacenti negliscantinati di palazzo Strozzi. Il merito di aver recuperato centinaia di migliaia di volumi sommersi dalla piena dell'Arno vaattribuito anche alla prontezza e all'energico intervento del B. che allesti tra l'altro nella certosa del Galluzzo un centrodi raccolta e restauro delle opere danneggiate. Alla ricerca di una nuova sede per il Gabinetto Vieusseux, la trovò nel palazzo Corsini-Suarez di via Maggio; qui, nel giro di tre-quattro anni costituì l'Archivio contemporaneo, destinato a raccogliere manoscritti, carteggi, libri appartenenti a scrittori, critici, artisti, editori dei nostro Novecento (tra i "fondi" più cospicui quelli di U. e P. Ojetti, di O. Rosai, di G. De Robertis, dei fratelli Orvieto, fino ai più recenti di E. Cecchi, della casa editrice Vallecchi, di A. Loria, di G. Pasquali, di G. Debenedetti). Anche perqueste benemerenze nel campo dell'organizzazione culturale, il B. fu il secondoscrittore, dopo P. Bargellini, che i fiorentini elessero sindaco della loro città il 12genn. 1982 come indipendente nelle listerepubblicane.

Trova interni legami con la narrativa anchel'opera teatrale del B., formata dai drammi: Ottaviano, personaggio difficile, Don Giovanni: un gioco di società, Maria Stuarda (i primi dueraccolti nel Teatro domestico, Milano 1970). Sitratta di un "teatro da leggere", percorso da sottili divertissements letterari, con personaggifamosi, consacrati dalla storia e dalla tradizione, che vivono il contrasto psicologico tra ciòche sono nella vera, umana realtà e ciò che la loro "parte" li costringe ad essere. Il B. pubblicò inoltre Sopra alcuni personaggi eventuali(Sarzana 1956).

Il B. morì a Firenze il 18 febbr. 1984.

Fonti e Bibl.: B. Pento, A. B., in Letteratura italiana. I Contemporanei, II, Milano 1963, pp. 1355-1369; L. Fava Guzzetta, A. B., in Solaria e la narrativa italiana intorno al 1930, Ravenna 1973, pp. 109- 117; G. Salucci, B., Firenze 1978; F. Ulivi, A.B., in Novecento, VI, Milano 1979, pp. 5540-5559 (con bibl. aggiornata fino al 1978); C. Bo-R. Barilli-B. Pento-P. Bigongiari, Arte della prosa di B., ibid., pp. 5560-5576; D. Consoli, A.B., in Letteratura italiana contemporanea, Roma1980, pp. 173-76; R. Luperini, IlNovecento, Torino 1981, II, pp. 470-73.

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