FRANCOIS, Alessandro

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

FRANÇOIS, Alessandro

P. Pelagatti

Archeologo fiorentino. Nacque il 5 giugno 1796. Fin dal 1819, cominciò la sua attività di viaggiatore e di scavatore nell'Italia centro-meridionale. Ma fu in Etruria che le sue esplorazioni ebbero maggior successo, toccando Tarquinia, Cosa, Volterra, Vulci, Vetulonia, Populonia, Roselle, Cortona, Chiusi, con risultati notevoli, sia per l'identificazione dei luoghi ove sorgevano le antiche città, che per la ricchezza dei monumenti e dei materiali rinvenuti. Gli fu compagno nelle ricerche Nöel de Vergers, che pubblicò a Parigi (1862-64), un volume sulle ricerche compiute e sugli Etruschi in generale, intitolato: L'Ètrurie et les Ètrusques. Commissario di guerra al servizio del Granduca di Toscana, fece nel territorio chiusino i rinvenimenti più clamorosi, come quello, nel 1844, a Fonte Rotella, presso Chiusi, del vaso che da lui prende nome, rinvenuto in una tomba del V sec., e databile al 560-50 a. C., firmato dal fabbricante ateniese Ergotimos e dal pittore Kleitias (v.), uno dei più preziosi incunaboli della pittura ceramica greca e il più grande tra i vasi a noi pervenuti. Nel 1846 rinvenne a Chiusi la Tomba della Scimmia e, fino al 1853, esplorò il territorio chiusino e i pressi di Chianciano.

Le sue relazioni di scavo (pubblicate nel Bullettino di Corrispondenza Archeologica, dal 1849 al 1856), sono spesso troppo enfatiche; egli ha talora idee poco felici, come quella di ritrovare nei cunicoli della rocca di Chiusi la "tomba del Lucumone" (cioè di Porsenna, secondo una descrizione pliniana), ma, in compenso, ha il merito di badare all'esatta ubicazione delle tombe e del materiale in esse rinvenuto, di tenere spartiti i vari rinvenimenti e di crivellare, per maggior sicurezza, la terra donde uscivano.

Cercò di ottenere la direzione di una missione archeologica governativa per lo studio delle antichità etrusche, ma non vi riuscì; chiese allora, invano, l'appoggio della Società Colombaria, ed infine si decise a proseguire da solo gli scavi, per procedere anche all'arricchimento della sua collezione di Livorno, che doveva, nelle sue intenzioni, formare il nucleo di un costituendo museo etrusco a Firenze.

Nel 1857, a Vulci, scoprì la tomba che da lui ebbe nome, importantissima per le pitture con scene del sacrificio dei prigionieri troiani e di combattimenti fra Etruschi e Romani (Roma, Collezione Torlonia). Nello stesso anno e proprio quando la Società Colombaria aveva ottenuto per lui la licenza di scavo, morì per una malattia contratta sul lavoro. Più che per il peso scientifico, la sua attività gli dà valore come infaticabile organizzatore di campagne di scavo e scopritore delle antichità dell'Etruria.

Bibl.: A. Conestabile, Di A. F. e dei suoi scavi nelle regioni dell'antica Etruria, in Arch. storico Italiano, n. s., VIII, 1858, pp. 58-90; N. de Vergers, op. cit.; A. Michaelis, Un secolo di scoperte archeologiche, Bari 1912, pp. 289-90; R. Bianchi Bandinelli, Clusium, in Mon. Ant. Linc., XXX, 1925, c. 223 ss. Del F. stesso, insieme con E. Braun, v. Le dipinture di Clizia sopra il vaso chiusino d'Ergotimo, Roma 1849.