GHERARDESCA, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GHERARDESCA, Alessandro

Miranda Ferrara

, Nacque a Pisa l'11 marzo 1779, da famiglia di origine israelita. Dopo aver usufruito di un pensionato di studio a Roma, entrò a fare parte della pubblica amministrazione pisana e, nel 1805, fu nominato secondo ingegnere della Camera delle Comunità, luoghi pii, strade e fiumi; nel 1811 divenne ingegnere ordinario per il dipartimento dell'Ombrone del Servizio imperiale di ponti e argini e, nel 1822, ingegnere dell'Ufficio generale delle Comuni di Toscana. Nel 1827 ricevette la nomina a maestro di geometria pratica, architettura civile e prospettiva all'Accademia di belle arti di Pisa, incarico che manterrà fino alla morte.

Complessa e ancora da chiarire in sede critica è l'attività e la figura del G. che, fedele portavoce della cultura eclettica e accademica, aderisce al neogotico e al "pittoresco" divenendo un protagonista del dibattito architettonico pisano di quegli anni. Assai ricco è il curriculum dei suoi interventi, non sempre sufficientemente chiariti nella cronologia e nei contenuti a causa delle lacune documentarie.

L'esordio è legato alla ricostruzione della chiesa di S. Giovanni Evangelista a Ponsacco, vicino a Pisa (Tolaini, p. 241; diversamente Cresti - Zangheri, p. 113) di cui lo stesso architetto pubblicò i disegni nell'Album dell'ingegnere, dell'architetto, del paesista, del pittore, del giardiniere, dell'agricoltore, del meccanico etc. (Pisa 1837, tavv. XXXV s.); mentre senza esito, per il prepotente intervento di P. Poccianti, che avocò a sé l'incarico, fu il progetto per il restauro della cinquecentesca chiesa dei Cavalieri di Pisa, varato nel 1840 dall'Ordine di S. Stefano.

Ben più cospicui e di maggiore interesse gli interventi sul tema di ville e giardini, dove il G. trovò la più congeniale espressione per la sua vena romantica e neomedievalista. Sovrintese alla trasformazione in parco di un lotto di terreno della famiglia Venerosi Pesciolini (passato poi ai Rosselmini) dove ambientò, fra gli altri inserti, una singolare aedicula assemblata con avanzi trecenteschi, provenienti dalla vicina chiesa di S. Francesco (Tolaini, p. 241), ricuciti insieme così da creare, fra cuspidi e archi acuti trilobati, una riedizione di forme gotiche: l'idea risale alla prima metà degli anni Venti, dal momento che il disegno si trova nel libro del G. La casa di delizia, il giardino e la fattoria, edito a Pisa nel 1826 (tav. XVII); mentre una didascalia alla tavola XXIII del suo Album annota come nel 1837 i lavori fossero in corso di esecuzione.

Il parco della villa Roncioni a Pugnano (sempre nei pressi di Pisa) è stato sottoposto a partire dal 1826 a una puntuale rivisitazione da parte del G. che ha qui realizzato il più compiuto esempio di giardino romantico, tuttora esistente, in area pisana. Numerosi gli interventi e le trasformazioni volute, fra cui la bigattiera con filanda (1827) che propone a ritmo serrato un coagulo di stilemi saccheggiati dal repertorio gotico. Sempre sul tema paesaggistico, si segnala l'organizzazione del giardino della villa Bianchi a Pagliaia (nel Senese) documentata dal G. nella Casa di delizia… (tav. XXVI).

Tappa fondamentale nel percorso del G. fu il coinvolgimento alla fine degli anni Venti nel complesso programma di allestimento del giardino Puccini di Scornio (fuori Pistoia).

Evento quant'altri mai significativo nella cultura borghese e agraria della Toscana dell'Ottocento, il giardino Puccini si propone insieme come percorso pedagogico e come sintesi delle nuove idee di R. Lambruschini e G.P. Vieusseux, cui N. Puccini era particolarmente legato. Difficile allo stato attuale delle ricerche, definire l'estensione del contributo del G.; certa è la sua paternità del Pantheon (Di Giovine - Negri). Nato tra 1827 e 1828 come "Scuola di mutuo insegnamento per benefizio di quella Borgata", ossia Scornio (le date si desumono dalla corrispondenza fra il G. e N. Puccini, conservata nel Fondo Puccini della Biblioteca Forteguerrina di Pistoia, basata su commenti alle modifiche da apportare alla fabbrica in costruzione), l'edificio si fonda su moduli di stretta osservanza neoclassica. Pesantemente alterata per interventi successivi, la fabbrica ab origine si impostava sulla compenetrazione del cubo, fulcro centrale, e di semicilindri, che si innestavano lateralmente. In esterno l'ingresso era sottolineato da un loggiato costituito da sei colonne di gusto ionico, poi ripetute nell'interno a delimitazione delle tribune.

Di carattere restaurativo le prove del G. su residenze private; fra queste, i lavori in palazzo Venerosi Pesciolini, in via S. Gilio a Pisa (La casa di delizia…, tav. XXXIII), gli interventi nelle ville Grassi a Mezzana, nel Pisano (ibid., tav. XXV), e Scotto a Vallisonzi (Tolaini, p. 241). Nel campo dell'edilizia pubblica, è attribuibile al G. l'intervento sul palazzo pretorio di Pisa (1825) di gusto neogotico, decorato in facciata da M. van Lint a bassorilievo con emblemi e stemmi cittadini e dotato di campanile nel 1826.

Ancorché architetto alieno da contaminazioni funzionalistiche, nella terza decade del secolo il G. fu protagonista di un progetto, rimasto sulla carta, per un grandioso Stabilimento di associazione civica per la città di Pisa (Album…, tav. XXIV) da ubicarsi fra la piazza dei Cavalieri e via S. Frediano, che prevedeva un teatro diurno e notturno, portici, bagni, scuole, stanze civiche e ancora altre funzioni.

In tema esclusivamente teatrale, al G. sono da ricondurre due interventi: l'attribuzione del restauro del settecentesco teatro dei Rossi (1824), gestito dall'Accademia dei Ravvivati succeduti all'Accademia dei Costanti, e dell'arena Garibaldi che, sorta nel 1807 come anfiteatro, sotto la spinta di Sabatino Federighi venne trasformata, per volontà del figlio Giuseppe e con la guida del G., in teatro diurno dotato di palchi e gallerie con loggione (1831).

Nel 1833, in occasione della visita a Pisa dei granduchi Leopoldo II e Maria Antonia, al G. venne offerta l'occasione di interessarsi degli allestimenti urbani.

Luogo per le celebrazioni divenne la nuova piazza S. Caterina, riorganizzata sulle demolizioni della chiesa e del convento di S. Lorenzo (1815) e destinata a luogo di passeggio alberato (1826). Focus delle celebrazioni era il monumento dedicato a Pietro Leopoldo, eretto nella piazza, alla cui realizzazione parteciparono L. Pampaloni, per la statua scolpita in marmo di Carrara, E. Senterelli, autore dei bassorilievi, e il G., che si occupò del basamento di stile ionico in marmo di Serravezza, e che a questo lavoro dedicò una pubblicazione corredata da tavole illustrative (Monumento a Pietro Leopoldo granduca di Toscana eretto in Pisa…, Pisa 1833). Il contributo del G. fu tuttavia assi più ampio, avendo infatti il ruolo di organizzatore della "festa campestre", tenuta il 18 giugno nella piazza S. Caterina e, di maggiore impegno, della festa del 16 giugno di cui si ha memoria per un disegno di Sarah Butler Hancock (Pisa, collezione Venturi-Hancock) realizzando anche un baldacchino di ispirazione neoclassica che, impiegato per l'arco di trionfo, è stato poi riutilizzato in cerimonie nella chiesa dei Cavalieri e nella piazza del Duomo (Tolaini, p. 237).

Al G. è attribuita l'esecuzione a Pisa della residenza e archivio del capitolo canonicale del duomo, ubicati dietro la tribuna maggiore del duomo, dove sorgeva l'antico locale di S. Spirito (1836). Nel settore del restauro di residenze private risalgono al 1838 l'intervento sulla cinquecentesca facciata del palazzo Lanfranchi, passato poi ai Toscanelli, e quello del palazzo Prini Aulla, ubicati sui lungarni pisani.

Parallelamente assai fervida fu l'attività di studioso del G. che, fra gli altri, pubblicò a Pisa un manuale pratico, La geometria applicata all'agrimensura. Livellazioni, divisioni di terreno (1831), nonché tre saggi legati alla natura dei terreni e, in particolare, alle vicende della torre pendente (Dialogo sulle cause e ripari alla motilità dei terreni, 1836; Appendice alle considerazioni sulla tendenza del campanile della primaziale pisana, 1838; Narrativa sul prosciugamento della base del campanile della primaziale pisana…, 1839).

Alla fine degli anni Trenta il G. lasciò Pisa per proseguire la sua attività a Livorno; ma restano ignote le ragioni di questo trasferimento. Nel 1839 fu eletto membro di una commissione per la valutazione e la scelta di un'area da destinarsi a futuro ospedale (Arch. di Stato di Livorno, Opere di pubblica utilità, c. 46). Nel 1841, dietro la spinta di N. Corsini e di G. Carpanini, venne incaricato di dirigere un progetto per l'edificazione di un ricovero per poveri.

Il 16 ott. 1844 il progetto fu approvato, e venne anche stabilito per la futura fabbrica il nome di S. Andrea. I lavori, iniziati nel 1845, vennero però sospesi. Nel 1852 risultava compiuta l'ala destra; alla morte del G., gli subentrò A. Della Valle che portò a compimento il corpo centrale della fabbrica.

Il G. presenziò, inoltre, alla posa della prima pietra (1839) e alla consacrazione della chiesa di S. Giuseppe (1842) realizzata dal fiorentino G. Puini. Come architetto della Deputazione delle opere di pubblica utilità di Livorno, fece parte nel 1842 della commissione esaminatrice del progetto di P.G. Gherardi per la chiesa di S. Andrea e, nel 1843, redasse un rapporto sulla nuova porta doganale dei Cappuccini.

Durante l'occupazione austriaca di Livorno nel 1849 l'intero archivio personale dell'architetto fu disperso. Il G. morì a Livorno l'11 genn. 1852.

Fonti e Bibl.: B. Polloni, Alcuni vetusti edifizi di Pisa e i suoi dintorni…, Pisa 1836, p. LXXXVI; G. Tigri, Pistoia e il suo territorio…, Pistoia 1854, pp. 89, 175; G.E. Saltini, Le arti belle in Toscana, Firenze 1862, p. 18; G. Piombanti, Guida storica e artistica… di Livorno, Livorno 1873, pp. 374, 387; A. Bellini Pietri, Guida di Pisa, Pisa 1932, p. 35; E. Lavagnino, L'arte moderna. Dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1956, p. 92; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, II, Roma 1968, p. 451; Istituto storico delle province d'Italia, Pisa, a cura di G. Caciagli, III, Pisa 1972, p. 210; F. Borsi - G. Morolli - L. Zangheri, Firenze e Livorno e l'opera di Pasquale Poccianti, Roma 1974, pp. 166, 185; G. Guerrieri, Prima nota per l'architettura neoclassica nel territorio pistoiese, in Antichità viva, XII (1974), 5, pp. 42-54; Pasquale Poccianti architetto, 1774-1858 (catal.), Firenze 1974, p. 68; C. Cresti - L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1976, pp. XXXV, LXVII n. 6, 112 s.; E. Tolaini, Forma Pisarum. Storia urbanistica della città di Pisa. Problemi e ricerche, Pisa 1979, pp. 239-243, 245 s.; M. Di Giovine - D. Negri, Il giardino Puccini di Pistoia. Studi e proposte per il recupero, Pistoia 1984, pp. 14-18; M.A. Giusti, Natura e cultura nei giardini di A. G., in Il giardino italiano dell'Ottocento… Colloquio… Pietrasanta… 1989, a cura di A. Tagliolini, Milano 1990, pp. 225-240; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon…, XIII, p. 520.

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