GHIGI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GHIGI, Alessandro

Giulia Giordani

Nacque a Bologna il 9 febbr. 1875 da Callisto, avvocato, e da Maria Morelli. A dieci anni fu accolto nel collegio dei padri scolopi a Badia Fiesolana e vi rimase, coltivando sempre un suo forte interesse naturalistico, fino al 1892, quando conseguì la licenza liceale al Galileo di Firenze. Si iscrisse alla facoltà di scienze naturali dell'Università di Bologna, dove fu allievo dello zoologo C. Emery e di altri maestri insigni, come F. Delpino per la botanica, A. Righi per la fisica e G. Ciamician per la chimica. Si laureò il 16 luglio 1896.

Assistente volontario nel 1898 e nel 1899 preparatore presso la sezione zoologica dell'Accademia delle scienze, nel 1902 ottenne la libera docenza in zoologia e dal 1902 al 1915 fu incaricato di zoologia ed entomologia nell'appena istituita Scuola superiore di agricoltura dell'Università di Bologna. Vincitore di concorso, dal 1904 al 1908 fu straordinario di zoologia e anatomia comparata presso l'Università di Ferrara, dove nel 1909 divenne ordinario. Ricoprì tale ruolo fino al 1922, quando fu chiamato alla cattedra di zoologia dell'Università di Bologna, successore di C. Emery. Per oltre un ventennio, fino al 1945, diresse l'istituto di zoologia dell'Università bolognese, da lui ricostruito, organizzato e portato a un livello altissimo di efficienza didattica e scientifica.

Dal 1930 al 1943 fu rettore dello storico ateneo bolognese, alle cui fortune molto contribuì, riorganizzando e rinnovando strutture e istituti e impegnandosi a fondo nell'ammodernamento e nello sviluppo edilizio. Risalgono al suo rettorato alcuni degli edifici che costituiscono a tutt'oggi il nucleo di talune facoltà scientifiche.

Nel 1950 fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età e nominato professore emerito; fino alla morte continuò a scrivere libri e trattati e a tenere conferenze.

Compì molte esplorazioni zoologiche: in Cirenaica nel 1920, nelle isole del Dodecaneso nel 1926, 1927 e 1929, in Marocco nel 1930, in Messico nel 1932, riportandone numerosi reperti, fra cui alcune specie di animali nuove, che hanno arricchito le collezioni del Museo di zoologia di Bologna, sorto per sua volontà e dietro sue indicazioni, secondo soluzioni di avanguardia, ammirate anche all'estero. Dai numerosi viaggi il G. ricavò note, spunti e ispirazioni di grande significato naturalistico.

Il G. fu zoologo nel senso ampio del termine, avendo studiato specie animali molto diverse e perseguito molteplici filoni di ricerca, con una visione unitaria della disciplina, che lo portava a privilegiare la sintesi di vaste problematiche piuttosto che le ricerche di dettaglio: ciò ha contribuito a renderne ancor oggi valida e attuale l'opera. In oltre 350 pubblicazioni si è occupato dei gruppi più svariati di animali, dagli Ctenofori ai Crostacei, dagli Insetti ai Mammiferi, e di discipline come morfologia, etologia, ecologia, sistematica, faunistica, embriologia, biologia generale, zoologia applicata. Il suo interesse iniziale fu rivolto a ricerche morfologiche, in particolare sul tegumento e le produzioni tegumentali, con osservazioni comparative fra Uccelli e Rettili. Ben presto fu però attratto da problemi di più vasto campo, che coinvolgono l'origine della vita, gli adattamenti e i comportamenti delle forme animali nei diversi ambienti in cui vivono.

Fra i lavori di carattere prevalentemente faunistico, con spunti zoogeografici, spiccano le ricerche sulle rotte migratorie degli Uccelli, sui Mammiferi della Cirenaica e sulla fauna delle isole dell'Egeo, con la descrizione di forme nuove di Mammiferi, Pesci, Crostacei, Insetti e Molluschi (21 forme nuove sulle 381 raccolte) (in Fauna di Cirenaica, in Annuario scientifico ed industriale, LVIII [1922], 2, pp. 143-156; Ricerche faunistiche sulle isole italiane dell'Egeo. Introduzione, in Arch. zoologico italiano, XII [1929], pp. 249-256; Ricerche faunistiche sulle isole italiane dell'Egeo. Risultati generali e conclusioni, ibid., XIII [1930] pp. 293-354).

Tra i molti gruppi animali studiati privilegiò la classe degli Uccelli. Dai colombi, sulla cui origine propose brillanti interpretazioni e della cui vita e abitudini fu profondo conoscitore, ai fagiani, di cui possedeva una delle più belle collezioni del mondo e sui quali approfondì sperimentalmente i fenomeni morfologici, fisiologici ed ereditari legati all'ibridismo; dal pollame domestico, del cui allevamento razionale, oggi settore portante dell'economia zootecnica, pose le basi, alla selvaggina, oggetto da sempre del suo interesse così come gli annessi e annosi problemi della caccia, cui dedicò più di un trattato.

Fra i lavori di carattere sistematico meritano una menzione le ricerche sugli Imenotteri tentredinidi e sugli Icneumonidi africani. Fu un pioniere nel campo della genetica, di cui colse e intuì, tra i primi, in Italia, l'importanza, e al cui sviluppo offrì contributi fondamentali con le ricerche sull'ibridismo negli Uccelli, descritte in oltre 60 pubblicazioni. Le prime risalgono al 1907-12, quando ancora in Italia non si parlava quasi di genetica (Contributo allo studio dell'ibridismo negli Uccelli, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche, matem. e naturali, s. 5, XVI [1907], pp. 791-800; Sulla poligenesi nei piccioni domestici, ibid., XVII [1908], pp. 271-276; Sulla dissociazione dei caratteri specifici negli ibridi complessi di alcuni Uccelli, ibid., pp. 452-461). In un lavoro del 1912, L'ibridismo nella genesi delle specie sistematiche animali, in Atti della Soc. italiana per il progresso delle scienze, pp. 565-583, introdusse il concetto fondamentale, oggi ampiamente documentato, che "molte forme selvagge, descritte dagli autori come specie, hanno avuto origine ibrida e si sono affermate sui confini delle aree di distribuzione geografica delle specie progenitrici". Già questi studi furono considerati contributi magistrali da eminenti studiosi americani quali J. Beebe e L. Phillips.

Altra notevole scoperta fu quella sul fenomeno della gonomonoarrenia degli Uccelli, descritto nel lavoro Gonomonoarrenia o fecondità dei soli maschi ibridi, in Rendiconti dell'Accademia delle scienze di Bologna, classe di scienze fisiche, matem. e naturali, n.s., XXVII (1922-23), pp. 147-153. In seguito il G. sviluppò ampiamente la tematica in una serie di ricerche che gli permisero di creare nuove forme e varietà di fagiani, faraone e polli ornamentali, che portano il suo nome.

Fu un antesignano della protezione della natura, della difesa degli equilibri biologici, della tutela del paesaggio, della conservazione delle risorse naturali, dell'educazione naturalistica nella scuola, argomenti a lui congeniali fin dall'inizio dell'attività, ma a cui consacrò in particolare gli ultimi, operosissimi anni di vita; deve essere quindi considerato maestro e pioniere dell'ecologia pura e applicata. Fra i numerosissimi lavori in proposito rimane fondamentale un prezioso volumetto, La natura e l'uomo, Roma 1955, scritto a oltre 80 anni, di cui sono state tirate quattro edizioni.

Oltre che di pubblicazioni a carattere scientifico, il G. è stato autore di volumi e trattati a carattere didattico e di divulgazione per studenti universitari, tecnici e allevatori: Zoologia generale, Bologna 1945; Zoologia speciale: vertebrati e gruppi affini, ibid. 1955; Galline faraone e tacchini, Torino 1936; Fauna e caccia, Bologna 1947; Piccioni domestici e colombicoltura, Roma 1950; La caccia, Torino 1963; La pesca, ibid. 1965. Ha curato i volumi II, III, IV della collana "La vita degli animali", ibid. 1950, 1951, 1958.

Scienziato, educatore e umanista, il G. fu altresì uomo di azione, capace di iniziative che lasciarono il segno nel settore dell'educazione e nel campo della zoologia applicata. Presso l'Università di Bologna istituì nel 1922 la cattedra, e nel 1939 l'istituto, di zoocolture, il Centro avicolo e l'Istituto nazionale di apicoltura nel 1931, il Laboratorio di zoologia applicata alla caccia, divenuto poi Istituto di biologia della selvaggina. A Rovigo creò nel 1921 la Stazione sperimentale di pollicoltura di cui tenne la direzione fino al 1936, e a Fano il Laboratorio di biologia marina e di pesca (1939). Nel 1911 fondò, insieme con E. Arrigoni degli Oddi e altri, la Rivista italiana di ornitologia e nel 1931 la Rivista di avicoltura. Nel 1951 costituì, e per lunghi anni presiedette, la Commissione per la protezione della natura e delle sue risorse in seno al Consiglio nazionale delle ricerche.

La sua riconosciuta competenza gli valse importanti cariche amministrative e politiche: deputato al Parlamento dal 1934 al 1939, consigliere nazionale dal 1939 al 1943, senatore del Regno fino alla soppressione del Senato regio, consigliere superiore della educazione nazionale dal 1935 al 1943: in tale veste propose, come unico naturalista, riforme tuttora in vigore nelle nostre università. Fu membro dell'Accademia pontificia, di quelle dei Lincei, dei XL, delle scienze di Bologna, delle scienze di Torino e dell'American Ornithologists' Union di Washington, socio onorario della British Ornithologists' di Londra, della Zoological Society di Londra e della Societé mammologique et ornithologique di Francia, membro d'onore e medaglia d'oro del Conseil international de la chasse di Parigi, presidente della World's Poultry science Association, medaglia d'oro del Consiglio nazionale delle ricerche, dottore honoris causa delle Università di Boston e di Coimbra.

Il G. morì a Bologna il 20 nov. 1970.

Fonti e Bibl.: Necr. in Riv. italiana di ornitologia, s. 2, XLI (1971), pp. 57-61; Celebrazioni lincee, LVIII, Roma 1972, pp. 1-30; M. Beebe, Review of the Genus Gennaeus, in Zoologica, I (1914), pp. 17 s.; L. Phillips, Experimental studies of hybridisation among Ducks and Pheasants, in Journal of experimental zoology, XII (1915), pp. 69-112; V. Lotsy, in Congress of the American Association for the advancement of sciences at Salt Lake City, in Genetica, IV (1922), pp. 288-389; Annuario della Accademia nazionale dei XL, 1961, pp. 461-481; G. Montalenti, L'opera di A. G. per la protezione della natura, in Natura e montagna, XVII (1980), 3, pp. 171-176; E. Vannini, Attualità di A. G. come naturalista, ibid., pp. 237-241.

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