MALASPINA, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MALASPINA, Alessandro

Dario Manfredi

Nacque in Lunigiana, a Mulazzo, dove fu battezzato il 5 nov. 1754, terzo figlio maschio di Carlo Morello, marchese di Montereggio e Pozzo e marchese condomino di Mulazzo e Parana, e di Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna. Nel 1762 la famiglia si trasferì a Palermo, su invito del marchese Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona, viceré di Sicilia e zio di Caterina. Nel 1765 il padre somasco Antonio Maria de Lugo, cappellano di corte, fu chiamato a Roma per reggere il collegio Clementino, e Fogliani gli affidò il pronipote affinché potesse compiere gli studi in quella prestigiosa istituzione; il M. vi entrò il 15 maggio 1765 e vi rimase fino alla primavera del 1773. Fra gli insegnanti più influenti su di lui furono G. Pujati, professore di retorica, e P. Cervelli, professore di filosofia. Il primo accordava particolare importanza alle scienze geografiche, il secondo alla fisica.

Nel 1771 il M. pubblicò a Roma le proprie tesi scolastiche di filosofia naturale, in forma di centodieci proposizioni (Theses ex physica generali), dove già compaiono segni degli interessi intellettuali e degli atteggiamenti mentali che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita. Fra i suoi compagni di studio vi furono Federico Gravina (poi ufficiale della Marina di Spagna), che divenne suo amico, Marzio Mastrilli marchese del Gallo (poi diplomatico e ministro del Regno di Napoli) e il futuro cardinale Bartolomeo Pacca.

Al M., quale figlio cadetto, si aprivano due possibilità: la vita religiosa o la carriera militare. Il padre propendeva per la prima ma non volle contrastare i desideri del figlio, che mostrò assai presto le proprie inclinazioni per la seconda. Il 4 giugno 1773 fu ricevuto nell'Ordine di Malta e nell'isola apprese le prime cognizioni dell'arte di navigare. Compì la prima crociera di cui si abbia notizia sul vascello "S. Zaccaria", nell'autunno del 1773.

Nell'autunno del 1774 si trasferì in Spagna, accompagnato dal prozio Fogliani, e fu prontamente accettato nella Real Armada. Sebbene gli aspiranti guardiamarina dovessero frequentare un corso di studi della durata di oltre un anno, il M. ricevette il grado il 18 novembre dello stesso anno. Assegnato al dipartimento marittimo di Cartagena, il 13 genn. 1775 fu imbarcato sulla fregata "Santa Teresa" e una settimana dopo fu promosso alfiere di fregata. Quasi subito ebbe occasione di partecipare a due eventi bellici: la difesa di Melilla (piazzaforte spagnola in terra d'Africa, assediata dai Marocchini) e l'attacco di Algeri. In ambedue i casi si distinse per valore e sangue freddo.

Il 16 marzo 1776 il M. fu promosso alfiere di vascello e trasferito al dipartimento di Cadice. Qui conobbe il conte Paolo Greppi, cui fu poi legato da profonda amicizia, e parecchi fra i migliori ufficiali della Real Armada, alcuni dei quali lo accompagnarono nella maggiore impresa marittima della sua carriera. Nel 1777 fu trasferito sulla fregata "Astrea", comandata da Antonio Mesía, sulla quale compì il primo viaggio oceanico, alle Filippine: partito il 17 dic. 1777, fece ritorno il 5 sett. 1779, seguendo sia all'andata, sia al ritorno la rotta del Capo di Buona Speranza.

Quando la Spagna, intervenendo a favore degli insorti americani, entrò in guerra con l'Inghilterra, il M. partecipò a scontri sui vascelli "S. Julián", "Firme" e "S. Justo". Sul primo si distinse particolarmente il 16 genn. 1780, dopo la battaglia di capo Santa Maria: sebbene la nave fosse stata catturata dagli Inglesi, egli (unico ufficiale rimasto a bordo) riuscì a ricondurla nel porto di Cadice.

Nell'estate del 1782, mentre era sulla fregata "S. Clara", ormeggiata nella baia di Algeciras, il M. subì la prima delle disavventure cui lo portò la sua indipendenza intellettuale: fu denunciato al tribunale dell'Inquisizione di Siviglia per aver manifestato idee eretiche in materia religiosa, e anche per aver letto libri inglesi e francesi senza il benestare della censura. La causa si protrasse stancamente per anni, fino a concludersi con il rinvio a giudizio nel 1795.

Nel settembre 1782 si trovò imbarcato su una delle dieci batterie galleggianti corazzate impegnate nella tentata presa di Gibilterra. Fu una giornata infausta per le armi spagnole; le batterie s'incendiarono una dopo l'altra e dovettero essere precipitosamente abbandonate. Il M. lasciò la propria pochi istanti prima che esplodesse e trascorse il resto della notte nell'estenuante opera di salvare da morte certa feriti e naufraghi. Il 2 dicembre dello stesso anno fu promosso capitano di fregata.

Nel 1783, stipulata la pace con l'Inghilterra, fu designato comandante in seconda della fregata "Asunción", che doveva recare nelle Filippine la notizia della cessazione delle ostilità. Partita il 14 marzo, l'unità giunse a Cavite il 9 agosto; ripartita il 20 genn. 1784, attraccò a Cadice il 5 luglio, sempre seguendo la rotta del Capo di Buona Speranza. Nel 1785 il M. ebbe la tenenza della Compagnia dei guardiamarina di Cadice ma, insoddisfatto delle proprie conoscenze, chiese di essere incluso nel piccolo drappello di ufficiali-astronomi che, sotto la guida di Vicente Tofiño, stavano imprimendo nuovo impulso all'osservatorio astronomico di Cadice e realizzavano l'idrografia delle coste iberiche. Imbarcato sul brigantino "Vivo" partecipò a rilevazioni cartografiche nel Mediterraneo. La permanenza a Cadice gli servì anche a rafforzare amicizie e a stringerne di nuove. Fu probabilmente allora, e certo attraverso Greppi, che conobbe F. Melzi d'Eril, futuro vicepresidente della Repubblica Italiana, che ebbe poi una parte non secondaria nell'ultima fase della sua vita. Ma fra le persone conosciute a Cadice vi furono sicuramente anche i funzionari della Compagnia delle Filippine, che era in un momento di rilancio e tentava di dare un nuovo assetto ai propri traffici. I direttori della Compagnia - profittando di un recente decreto reale - chiesero al ministro A. Valdés y Bazán di noleggiare una nave dell'Armada e di affidarne il comando al M., che accettò e si dispose a navigare per le Filippine seguendo la rotta del Capo Horn all'andata e quella del Capo di Buona Speranza al ritorno.

Per la missione fu scelta, forse su suggerimento del M., che vi aveva già navigato, la fregata "Astrea". Questa lasciò Cadice il 5 sett. 1786 e, dopo una breve sosta a Concepción, gettò le ancore nella rada del Callao il 1 febbr. 1787. La fregata ripartì dopo un mese direttamente per le Filippine. Nel traversare il Pacifico il M. sperimentò una nuova rotta, giungendo a Cavite il 14 maggio, ossia in soli 75 giorni, pur avendo sostato nell'isola di Guam. Il 29 novembre la fregata ripartì e, per lo stretto della Sonda (con una breve sosta a Batavia) e il Capo di Buona Speranza, giunse a Cadice, senza altre tappe, il 18 maggio 1788. In meno di ventuno mesi il M. aveva compiuto il giro del mondo; prima di lui solo dodici navigatori erano riusciti a compiere indenni, con la loro nave, la circumnavigazione del globo.

Fu certamente durante quel viaggio che il M. maturò il progetto di realizzare una spedizione scientifica, che stilò insieme con il collega José Bustamante y Guerra e trasmise al ministro Valdés il 20 sett. 1788. Il documento precisava che, dopo le ultime grandi esplorazioni inglesi e francesi, non era probabile che esistessero ancora grandi terre da scoprire; una spedizione della Spagna doveva piuttosto mirare ad approfondire la conoscenza dei suoi possedimenti, riguardando anche discipline scientifiche quali l'astronomia, la cartografia, la geologia, la zoologia, la botanica, e senza trascurare lo studio delle varie terre sotto il profilo strategico ed economico e osservazioni sul mondo indigeno. Il 14 ottobre Valdés comunicò che Carlo III aveva approvato il progetto. Subito iniziarono i preparativi della spedizione; nell'arsenale della Carraca (Cadice) furono impostate due corvette gemelle, la "Descubierta" e l'"Atrevida".

Fra gli ufficiali offertisi volontari per la spedizione sono da ricordare D. Alcalá Galiano, J. de Espinosa y Tello, C. Cevallos, J. Vernacci (tutti ufficiali astronomi; l'ultimo era di origine italiana), e F.J. de Viana (che aveva già partecipato al periplo dell'"Astrea"). Anche il guardiamarina più giovane, Fabio Ala Ponzone, era italiano. F. Bauzá y Cañas fu incaricato della cartografia e A. Pineda y Rodríguez ebbe il compito di coordinare la parte naturalistica, della quale si sarebbero occupati i botanici L. Née (di origine francese) e T. Haencke, boemo. Come disegnatori furono designati J. del Pozo e J. Guío, dei quali però il M. non fu soddisfatto, tanto che nel corso del viaggio li sostituì con il lombardo F. Brambilla e il parmense (di origine francese) G. Ravenet. Le corvette furono dotate dei migliori strumenti nautici e scientifici disponibili e di una gran quantità di libri e relazioni di viaggio; altre relazioni manoscritte furono cercate e copiate in vari archivi spagnoli. Il M. ottenne consigli da scienziati di ogni Paese, fra cui gli astronomi A. De Cesaris e B. Oriani, L. Spallanzani, J. Banks, J.-J. de Lalande, H.W. Dalrymple. Egli sovrintese personalmente a ogni preparativo e dedicò gli ultimi giorni prima della partenza a preparare minuziose memorie e regolamenti per gli ufficiali. Aveva la consapevolezza di esser sul punto di realizzare la più importante spedizione scientifica del suo secolo, la prima veramente interdisciplinare.

Il M. lasciò Cadice il 30 luglio 1789 e non vi tornò che il 21 sett. 1794. Le corvette toccarono i più importanti approdi di quasi tutti i possedimenti spagnoli: Rio della Plata, Patagonia, Malvine, Cile, Perù, Ecuador, Panama (ove furono raccolti elementi geografici in vista di un eventuale taglio dell'istmo), Messico, California, costa nordovest dell'America fino all'Alaska (nell'infruttuosa ricerca del leggendario "passaggio a nordovest"), Isole Marianne, Filippine e Tonga; inoltre fecero puntate anche in possedimenti inglesi (Nuova Zelanda, Australia) e portoghesi (Macao). Di ogni luogo furono misurate le coordinate geografiche e tracciata la cartografia; fu studiata la storia naturale, copiate memorie storiche e dati statistici forniti dalle autorità locali e dai missionari più colti, raccolti reperti etnologici. In vari casi gli scienziati si spinsero anche nelle regioni interne. Il M. lasciò il proprio nome a un ghiacciaio che scende dal monte Sant'Elia (Alaska) e a un insediamento sul golfo di San Giorgio (Patagonia).

Al ritorno, il M. si dispose a riordinare, con uno scelto gruppo di ufficiali, i materiali riportati dal viaggio, in vista di una corposa pubblicazione contenente tutti i risultati scientifici. Durante il viaggio, però, si era persuaso che occorresse una seria politica di riforme per evitare che l'impero spagnolo si disgregasse e, in qualità di suddito, credeva suo dovere presentare al sovrano le proprie idee. Ma, dalla partenza della spedizione, molte cose erano cambiate: il clima intellettuale non era più favorevole alle menti illuminate, la Spagna era in guerra con la Francia repubblicana e primo ministro era divenuto il giovane M. Godoy. Sebbene gli amici gli suggerissero prudenza, il M. non volle ascoltarli e studiò la maniera di trasmettere un memoriale al sovrano. Il 5 dicembre, ricevuto a corte con Bustamante e altri due ufficiali, ebbe grandi apprezzamenti ma non trovò il modo di esporre alcunché. Tuttavia non disarmò; nel febbraio 1795 fece recapitare a Godoy un memoriale sulle condizioni in base alle quali si sarebbe potuta stipulare una pace con la Francia. Il primo ministro gli fece rispondere di non occuparsi di politica e, dopo poche settimane, gli accordò la promozione a brigadiere. Nel frattempo il tribunale dell'Inquisizione riprendeva a istruire la vecchia denuncia e decideva il suo rinvio a giudizio. Il M., ignaro, seguitava a scrivere memoriali e, per sgravarsi in parte delle fatiche richieste dal resoconto del viaggio, accettò come coadiutore il padre Manuel Gil, dell'Ordine dei caracciolini. Quanto ai contatti con i sovrani, pensò di utilizzare la mediazione di due dame di corte della regina, María Frías y Pizarro e María Fernández O'Connock, marchesa di Matallana. Ma la Pizarro, confidente e postulante di Godoy, da un lato stimolava il M. a esporsi sempre più pericolosamente, dall'altra trasmetteva ogni documento non alla regina ma al primo ministro. Verso la metà di novembre Godoy si persuase di aver sufficienti materiali per provocare la disgrazia del brigadiere. Il 22 novembre, all'Escorial, Godoy espose in una sessione del Consiglio di Stato le mosse del M. e sostenne che dietro a quell'apparente piano di sicurezza nazionale vi era in realtà il disegno di abbattere la monarchia per instaurare un regime repubblicano. Carlo IV non seppe discernere la verità e fu deciso l'arresto del M., del padre Gil e della Matallana, con l'accusa di complotto contro lo Stato. Il M. fu arrestato nella notte fra il 23 e il 24 novembre, i presunti complici poco dopo. Il 27 si decise di celebrare il processo, che in effetti iniziò quasi subito. Intanto i collaboratori del M. venivano rinviati ai rispettivi dipartimenti e il progetto di pubblicare i risultati della spedizione fu accantonato sine die.

Del dibattimento processuale non si conoscono dettagli; solo si sa che fu sospeso il 17 apr. 1796 per ordine del re, che motu proprio condannò il M. alla segregazione nell'isolato castello di San Antón, a La Coruña, per "dieci anni e un giorno", Gil a una pena minore e la Matallana all'esilio. Il M. giunse a La Coruña verso la fine di aprile; sebbene ne fosse previsto l'assoluto isolamento, riuscì a inviare e ricevere lettere, oltre a non pochi libri e giornali. Dalle poche lettere rimaste emerge una grande serenità e la persuasione che gli sarebbe stata fatta giustizia. "Questi mesi - scrisse nel maggio del 1796 - sono i più gloriosi, se non i più felici della mia vita". Approfittò del tempo disponibile per studiare le discipline che sempre lo avevano interessato e che mai aveva potuto comodamente approfondire. Scrisse anche tre operette: Tratadito sobre el valor efectivo de las monedas que han corrido en España desde 200 años antes de la era vulgar hasta el presente de 1797; Meditación filosófica en una mañanita de primavera sobre la existencia de un Bello esencial e invariable en la naturaleza; Carta crítica sobre la obra del Quixote y la análisis que la Academia Española ha hecho preceder a sus últimas ediciones. Fra queste, la seconda è ancora inedita: il manoscritto (proprietà di privati), depositato presso il Centro di studi malaspiniani di Mulazzo, è attualmente conservato, nella stessa località, presso l'Archivio-Museo dei Malaspina. Nel 1799 il M. si ammalò di scorbuto e sugli anni seguenti abbiamo pochissime notizie. Verso la fine del 1802 la pena detentiva fu commutata nell'esilio perpetuo e il M. poté tornare in Italia. Molti indizi inducono a credere che la liberazione fosse frutto delle pressioni di Napoleone (a sua volta stimolato da Melzi) su Carlo IV.

Il M. sbarcò a Genova verso la metà del marzo 1803 e si portò in Lunigiana. Tutto era cambiato; il suo antico mondo non esisteva più. I territori degli ex feudi imperiali, fra cui Mulazzo, ora appartenevano alla Repubblica Italiana; la vicina Pontremoli apparteneva al Regno d'Etruria. Nel borgo natale si fermò solo pochi giorni, decidendo di stabilirsi a Pontremoli. Il suo primo pensiero fu di recarsi a Milano per ringraziare Melzi d'Eril; in quel viaggio avrebbe salutato anche altri amici, fra i quali gli ex gesuiti spagnoli R. Ximénez (già istitutore di F. Ala Ponzone) e J. Andrés. Melzi gli chiese di occuparsi della fortificazione delle coste adriatiche della Repubblica Italiana e il M. accettò, ma a causa di alcuni contrattempi non poté poi condurre a termine l'incarico. Fra il 1803 e il 1804 stilò tre memoriali, diretti ai ministri F. Prina e D. Felici, in difesa degli interessi dei contribuenti della Lunigiana, che si sentivano danneggiati dall'imposta prediale. Verso la fine del 1804 fu incaricato di organizzare e dirigere un cordone sanitario lungo i confini fra Repubblica Italiana e Regno d'Etruria, poiché da Livorno stava diffondendosi un'epidemia di febbre gialla. Dopo qualche mese cadde infermo e dovette dimettersi. Il 30 giugno 1805 fu nominato membro del Consiglio di Stato, ma anche da questa carica si dimise quasi subito, forse in polemica con il nuovo assetto politico imposto da Napoleone (la Repubblica Italiana era stata trasformata in Regno d'Italia).

Nello stesso anno propose al governo del Regno d'Etruria di ridisegnare l'assetto doganale del traffico del sale. Sostò varie volte a Firenze, ove fu ammesso nella Società Colombaria (vi assunse il significativo nome accademico di Addomesticato). Nel 1807 fu ricevuto a corte; in questo il M. volle leggere un mutato atteggiamento della Corona di Spagna verso la sua persona, e trasmise istanze volte a ottenere la revoca dell'esilio. Soggiornò anche a Milano, ove si legò d'amicizia con Barbarina Barbiano di Belgiojoso, ma gravi dissapori con il fratello Luigi e la necessità di badare ai propri residui interessi lo indussero a ritirarsi nuovamente a Pontremoli.

Probabilmente nel 1808 si presentarono i primi sicuri sintomi del male incurabile che lo condusse a morte a Pontremoli il 10 apr. 1810.

Opere: Il diario e i documenti del viaggio del M. furono più volte oggetto di interesse da parte di studiosi ed esploratori; ma soltanto nel 1885 il diario fu pubblicato a Madrid a cura di P. de Novo y Colson, Viaje político-científico alrededor del mundo por las corbetas "Descubierta" y "Atrevida" al mando de los capitanes de navío d. Alejandro M. y d. José de Bustamante y Guerra desde 1789 á 1794, Madrid 1885; in seguito fu riedito e tradotto in varie lingue: si ricordano qui: Diario de viaje de Alejandro Malaspina, a cura di M. Palau - B. Sáiz - A. Zábala, Madrid 1984; La expedición Malaspina: 1789-1794, Diario general del viaje, I-II, a cura di R. Cerezo Martínez, Barcelona 1990; The Malaspina expedition, 1789-1794. The journal of the voyage by Alejandro Malaspina, a cura di A. David et al., I-III, London 2001-04; La expedición Malaspina 1789-1794, a cura di R. Giura Longo - P. Rossi, I, Da Cadice ad Acapulco, Bari 2002; II, Dalle Filippine a Cadice, ibid. 2004.

Sono stati anche pubblicati recentemente: Tratadito sobre el valor de las monedas de España (200 a.C. - 1787), a cura di M.P. Bottari, Sarzana 1990; Carta crítica sobre el Quijote, a cura di D. Manfredi - B. Sáiz, Alicante 2005.

Nel 1987 il Comune di Mulazzo ha promosso l'istituzione del Centro studi Alessandro Malaspina, con il fine di raccogliere la documentazione archivistica e pubblicistica relativa al M. e alla famiglia Malaspina e divulgarla tramite convegni, seminari, giornate di studio, conferenze, tavole rotonde.

Fonti e Bibl.: M. Dolores Higueras Rodríguez, Catálogo crítico de los documentos de la expedición Malaspina (1789-1794) del Museo naval, I-III, Madrid 1985-94; E. Beerman, El diario del proceso y encarcelamiento de Alejandro M. (1794-1803), Madrid 1992; Alessandro Malaspina e Fabio Ala Ponzone. Lettere dal Vecchio e Nuovo Mondo (1788-1803), a cura di D. Manfredi, Bologna 1999; C. Caselli, A. M. e la sua spedizione scientifica intorno al mondo, Milano 1929; E. Bona, A. M., sue navigazioni ed esplorazioni, Roma 1935; C. Astengo et al., A. M. nella geografia del suo tempo, Genova 1987; D. Manfredi, Il viaggio attorno al mondo di M. con la fregata di S.M.C. "Astrea", 1786-1788, La Spezia 1988; A. M. e la cultura del suo tempo. Atti del Convegno, Mulazzo, 1987, La Spezia 1989; D. Manfredi, Italiano in Spagna, spagnolo in Italia: A. M. (1754-1810) e la più importante spedizione scientifica marittima del secolo dei Lumi, Torino 1992; D. Manfredi, Alejandro M.: una biografía, in Alejandro M.: la América imposible, a cura di B. Sáiz, Madrid 1994; Malaspina '93: A. M. e la sua spedizione scientifica 1789-1794. Atti del Congresso internazionale(, Mulazzo-Castiglione del Terziere- Lerici, 1993, a cura di B. Sáiz, Mulazzo 1995.

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