MANTOVANI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)

MANTOVANI, Alessandro

Sara Parca

Nacque nel 1811 da Giacomo e da Rosa Reali a Ferrara, dove iniziò giovanissimo l'apprendistato come decoratore sotto la guida dell'ornatista e scenografo F. Migliari, in un ambiente fortemente influenzato dall'arte di F. Giani.

In quel periodo collaborò alla decorazione di case e palazzi ferraresi di proprietà della nuova classe imprenditoriale con opere che sono per lo più andate distrutte o disperse sul mercato antiquario. Gli sono stati attribuiti i Trofeini di caccia di palazzo Guidetti, tempere con animali, fogliame e cacciagione, e i frammenti Mac Alister-Minerbi, datati tra il 1840 e il 1850, da palazzo Ariosti (Savonuzzi, p. 48).

Segnalandosi "specialmente nel dipingere animali e fiori, a tempera ed acquerello con buon gusto di colorito" (Scutellari, p. 43), dopo aver completato la sua formazione presso l'Accademia di belle arti di Bologna, il M. intensificò soprattutto l'attività di ornatista, cogliendo l'opportunità di trasferirsi a Roma al seguito di Migliari. Un censimento del Comune di Ferrara del 1835 lo indica già "fuori di patria" (Torresi, 1995, p. 59) e un disegno acquerellato con Trinità dei Monti (Roma, Gabinetto comunale delle stampe) è datato 1837. Probabilmente a questo primo periodo romano risale anche la decorazione della cappella del Ss. Rosario nel duomo dell'Assunta a Rocca di Papa.

A Roma, dove abitò per il resto della vita, il M. partecipò a uno dei cantieri più prestigiosi: la decorazione voluta dal principe A. Torlonia per il palazzo di famiglia a piazza Venezia, demolito agli inizi del XX secolo.

Frutto dell'ambiziosa politica di auto-promozione sociale dei Torlonia, l'impresa, iniziata nel 1836 e ultimata intorno al 1845, vide coinvolti artisti importanti tra cui V. Camuccini, T. Minardi, B. Thorvaldsen, e costituì dunque per il M. una rilevante occasione.

Al Museo di Roma si conserva uno dei rari cimeli della demolizione del palazzo, la cosiddetta "alcova Torlonia" che consiste in realtà in un'arbitraria e incompleta ricostruzione della sala di ricevimento - che precedeva l'alcova vera e propria, adorna di finte nicchie divise da semicolonne con stucchi e dipinti - decorata dal M., che vi realizzò i tondi con gli Uccelli insieme con P. Galli e F. Bigioli (Pietrangeli, 1971, p. 159).

Negli stessi anni e per lo stesso committente il M. affrescò apparati decorativi nell'ambiente che precede la sala da ballo nella villa acquistata dai Torlonia fuori porta Pia.

Incoraggiato a seguire la strada della "pittura di ornato" grazie a queste prime importanti occasioni romane, il M. tuttavia non rinunciò a mantenere vivi i rapporti con la città natale, dove inviò dipinti di cavalletto come Una famiglia che si merenda sopra un battuto, realizzato nel 1846 su commissione di B. Bergando, ricco commerciante di Ferrara, e quell'anno esposto anche a Roma in una mostra organizzata dalla Società degli amatori e cultori in piazza del Popolo. Continuò a coltivare anche la pittura di genere e di paesaggio con opere che, sempre nel 1846, espose nel suo studio in via Barberini 43. L'anno successivo partecipò all'Esposizione di belle arti di Ferrara presentando L'interno di una cucina, identificabile con il dipinto oggi conservato al Museo d'arte moderna della città, commissionato da G. Fabri, che allo stesso museo donò pure Conversazione di donne al lavoro, opera eseguita dal M. intorno al 1850. In quegli anni incontrava il favore della nobiltà romana con temi legati all'attualità o a vedute della città, come testimoniano le tele Pio IX benedice l'Italia dalla loggia del Quirinale (1847) e Piazza Barberini, che nel 1932 erano segnalate rispettivamente in collezione Torlonia e nella raccolta dei principi Barberini (Incisa della Rocchetta, p. 7).

Il momento di svolta nella carriera del M. si presentò con il suo coinvolgimento, in qualità di ornatista e restauratore, in alcuni dei cantieri promossi da Pio IX nelle principali chiese romane e nei palazzi apostolici nell'ambito di sistematiche campagne di restauro e decorazione: a partire dal restauro dei dipinti di tre stanze dell'appartamento di Paolo V nel palazzo del Quirinale, tra il 1850 e il 1854, con un intervento mimetico e di integrazione rispetto agli affreschi seicenteschi.

Al centro della volta della sala delle Virtù il M. sostituì lo stemma di Paolo V con quello di Pio IX e completò la decorazione della volta con finte architetture e quattro medaglioni monocromi con putti che rappresentano l'Architettura, la Pittura, la Letteratura e la Scultura. Sempre in sostituzione di quello Borghese, lo stemma di papa Mastai fu realizzato dal M. anche al centro delle volte di altre due stanze: la sala del Diluvio, dove affrescò lo spazio restante con una finta e complessa struttura architettonica, ricca di particolari decorativi a motivi geometrici, vasi, armi, girali d'acanto, cammei, festoni e faunetti; la sala dei Bussolanti dove, nel 1851, dipinse sul fregio otto riquadri con Storie di s. Benedetto che riecheggiano lo stile di A. Tassi nella prima sala di rappresentanza dello stesso palazzo.

Tra il 1850 e il 1854 restaurò gli affreschi tardocinquecenteschi della volta dello scalone del palazzo Lateranense e quelli del transetto dell'adiacente basilica sotto la direzione di F. Agricola, il quale gli fornì anche i disegni per la decorazione a motivi ornamentali della volta della Confessione.

Nel 1851 nacque la figlia Rosina, che sarebbe diventata pittrice.

A testimonianza della celebrità raggiunta, il M. ricevette commissioni private fuori Roma: nel 1853 inviò un soffitto in tela a don L. Tassa, conte di Almovida (Palermo) e l'anno successivo realizzò per Algernon Percy, quarto duca di Northumberland, fregi su tela in stile rinascimentale destinati a due saloni del castello di Alnwick.

Al termine dei lavori al Laterano, il M. fu scelto per eseguire il restauro degli affreschi della loggia di Gregorio XIII in Vaticano, iniziato nel 1854 e ultimato intorno al 1858, in collaborazione con lo scultore P. Galli per la parte relativa agli stucchi.

La commissione artistica appositamente istituita per sovrintendere ai lavori in Vaticano, composta da Minardi e Agricola, nel 1854 approvò il saggio eseguito dal M. sulla prima arcata della loggia, decorata dalla scuola degli Zuccari, che doveva servire come campione per il restauro dell'intero braccio Gregoriano. Una preziosa serie di fotografie all'albumina che nel 1858 il M. inviò a G. Antonelli, bibliotecario dell'Università di Ferrara (Biblioteca comunale Ariostea) documenta il suo intervento, con notazioni autografe che ne sottolineano le modalità integrative a imitazione dell'antico, ribadite anche dalla stampa coeva (Leoni, 1855; Id., 1857).

Ultimato il braccio Gregoriano, il M. iniziò subito a decorare l'altro lato della loggia, a ponente, su un progetto che Minardi concepì come continuazione, ideale e reale, delle logge di Raffaello, affidando a N. Consoni la parte figurativa e a Galli l'esecuzione degli ornati in stucco.

Tra il 1859 e il 1867 sulle volte di ciascuna campata furono rappresentati episodi della Passione di Cristo e al M. spettarono gli ornati a grottesche in stile cinquecentesco.

Il Museo d'arte moderna di Ferrara possiede un bozzetto a tempera delle decorazioni delle logge Pie, datato 1867, insieme con un quadretto di genere con Animali domestici. Opere grafiche legate ai lavori in Vaticano sono conservate anche presso il Museo di Pio IX a Senigallia.

Subito dopo il pontefice incaricò il M., questa volta come diretto responsabile del progetto, di proseguire il restauro sui dipinti di Giovanni da Udine al primo piano delle logge e di affrescarne il lato a ponente. Tra il 1867 e il 1870, guidando una folta schiera di allievi tra cui V. Monti, E. Freguglia e G. Capranesi, diede ancora una prova della sua versatile capacità di adeguarsi ai diversi contesti figurativi nel dipingere le volte a finto pergolato d'uva o di gelsomini e fornendo anche i disegni per la decorazione a stucco di riquadri e medaglioni con figure di angeli, santi, virtù cristiane e simboli dell'Immacolata.

Intanto partecipava al cantiere della basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, una delle più significative imprese pittoriche del periodo, andata quasi interamente persa con i bombardamenti del 1943 ma nota attraverso rare fotografie e grazie ai cartoni, ai disegni preparatori, ai bozzetti a olio, spesso molto rifiniti, conservati fra l'Accademia di S. Luca, la Galleria nazionale d'arte moderna, il Museo di Roma, l'Istituto nazionale per la grafica e i Musei Vaticani (Capitelli, p. 463).

Direttore dei lavori fu V. Vespignani, che tra il 1863 e il 1864 affidò al M. l'esecuzione del falso mosaico dello sfondo della facciata. Tra il 1865 e il 1870 il M. intervenne anche sulle pareti della navata centrale realizzando l'apparato decorativo a fasci di gigli e palme e le cornici ispirate a motivi medievali cosmateschi che inquadrano figure isolate di santi o le scene con Storie dei ss. Lorenzo e Stefano eseguite da C. Fracassini.

Il 1870 fu un anno importante per il M.: fu nominato professore onorario dell'Accademia di belle arti di Firenze e il 17 maggio, con un dipinto che rappresenta la Nuova loggia Pia al Vaticano, ottenne il gran premio per la classe di pittura all'Esposizione romana per l'arte cattolica, inaugurata a febbraio nel cortile della chiesa di S. Maria degli Angeli alle terme di Diocleziano. Nello stesso anno, in occasione del restauro architettonico di S. Pudenziana commissionato dal cardinale titolare L. Bonaparte, realizzò la decorazione della facciata in collaborazione con P. Gagliardi, eseguendo partiti ornamentali neomedievali e geometrizzanti nella parte inferiore, le figure di S. Pietro tra i ss. Pudente, Pudenziana, Pio I e Gregorio Magno in quella superiore, tra le due finestre, e il Redentore in mandorla tra angeli nel timpano.

Dal 1870 al 1878 il M. fu completamente assorbito dalla decorazione della terza loggia del cortile di S. Damaso in Vaticano, in cui dipinse fatti e opere insigni del pontificato Mastai tra grottesche e ornati vari, e alcuni riquadri con figure di Continenti e Stagioni che ne costituiscono una sorta di zoccolatura. Durante il lungo periodo trascorso al Vaticano gli fu più volte proposto il restauro delle logge di Raffaello, incarico che il M. rifiutò costantemente.

Sulla scia della celebrazione degli interventi urbanistici voluti da Pio IX si pone anche un olio su tela, datato 1877 e conservato al Museo di Roma, che rappresenta Piazza Mastai animata da figure raccolte intorno alla fontana-giardino in primo piano e, sullo sfondo, dall'imponente fabbrica dei tabacchi, monumento emblematico della politica economico-sociale promossa dal pontefice.

Dopo essere stato insignito del titolo onorifico di cavaliere, che suggellò il rapporto di fiducia e quasi di "investitura feudale" tra il M. e il papa, il 9 ag. 1879 fu nominato accademico di merito nella classe dei paesisti dell'Accademia di S. Luca, nelle cui collezioni si conserva un suo Paesaggio (inv. 873). Egli partecipò attivamente alla vita e alle attività dell'Accademia e nel 1880 entrò in una commissione per il riordino delle nuove gallerie e dei locali di residenza.

Per Leone XIII, tra il 1879 e il 1881, il M. e i suoi allievi decorarono le volte del portico sotto le logge Vaticane con motivi ornamentali e stemmi pontifici. Negli stessi anni il M. progettò la decorazione per il presbiterio e la cupola della cattedrale di Ferrara sulla base di un programma iconografico ispirato ai temi della Redenzione e realizzato dai suoi allievi, esportando così fuori Roma un modello d'arte sacra che avrebbe influenzato la produzione locale non solo nei temi e nello stile classicheggiante e monumentale ma anche nelle maestranze in grado di eseguire e insegnare l'affresco.

Il M. morì a Roma il 20 luglio 1892.

In quello stesso anno fu pubblicato da E. Perino un suo piccolo opuscolo dal titolo Appunti per la storia della pittura in Italia, dedicato alla figlia Rosina, alla quale si deve un ritratto del padre donato all'Accademia di S. Luca. Sorta di testamento spirituale di una vita interamente votata all'arte, con evidente impostazione lanziana gli Appunti passano in rassegna le principali "scuole" di pittura, ripercorrendone brevemente la storia dall'arte paleocristiana al Settecento.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dell'Accademia di S. Luca, bb. 141, nn. 73-74, 89-90, 126; 142, nn. 48-49, 54, 56; 156, n. 7; Q. Leoni, Restauri delle logge Vaticane, in L'Album, 24 nov. 1855, pp. 315 s.; Id., Restauro delle logge Vaticane eseguito dal pittore A. M. di Ferrara, ibid., 6 giugno 1857, pp. 121-123; A. Rufini, Guida di Roma e suoi dintorni, Roma 1857, p. 276; U. Forni, Manuale del pittore restauratore (1866), a cura di G. Bonsanti - M. Ciatti, Firenze 2004, p. 39; Catalogo degli oggetti ammessi alla Esposizione romana del 1870…, Roma 1870, p. 166; L'Esposizione romana del 1870. Giornale illustrato, 25 maggio 1870, p. 103; Affreschi e decorazioni fatti eseguire… dai professori Nicola Consoni e A. M. nelle celebri logge di Raffaello, Roma 1877; E.G. Massi, Descrizione delle gallerie di pittura del pontificio Palazzo Vaticano, Roma 1887, pp. 5 s., 175-179; G. Fei, Pinacoteca municipale di Ferrara. Catalogo…, Ferrara 1887, pp. 56, 60, 67; P. Merighi, Cenni intorno alle decorazioni eseguite nella metropolitana di Ferrara entro il decennio 1880-1890, Ferrara 1890, pp. 1, 21, 23; G. Scutellari, Cenni biografici intorno ai pittori, scultori e architetti ferraresi dal 1750 fino ai giorni nostri (1892), Ferrara 1893, pp. 43, 58 s.; O. Iozzi, Il palazzo Torlonia in piazza Venezia, ora demolito, Roma 1902, p. 51; G. Incisa della Rocchetta, Mostra di Roma nell'Ottocento, Roma 1932, pp. 7, 31; C. Savonuzzi, Ottocento ferrarese, Milano-Ferrara 1971, pp. 13, 33, 35, 37, 40 s., 47 s., 53; C. Pietrangeli, Il Museo di Roma. Documenti e iconografia, Bologna 1971, pp. 148, 155, 159, 188; C. Bon Valsassina, La pittura a Roma nella seconda metà dell'Ottocento, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 442, 444; S. Gnisci, ibid., II, p. 899; C. Pietrangeli, Palazzo apostolico Vaticano, Firenze 1992, pp. 25, 153, 310; A.P. Torresi, L'Ottocento da riscoprire. Arte e restauro nella vita e negli scritti di Ulisse Forni, A. M., Carlo Linzi, Ferrara 1995, pp. 6-9, 13 s., 59-69, 121-131; Inventari d'arte. Documenti su dieci quadrerie ferraresi del XIX secolo, a cura di G. Agostini - L. Scardino, Ferrara 1997, pp. 254 s., 267; A. Campitelli, Villa Torlonia, Roma 1997, p. 317; C.F. Colalucci, Palazzo del Quirinale. Guida alle sale aperte al pubblico, Roma 2000, pp. 40, 43, 49; G. Capitelli, Icone del culto in difesa dell'identità antimoderna, in Maestà di Roma. Da Napoleone all'Unità d'Italia. Universale ed eterna (catal., Roma), a cura di S. Pinto - L. Barroero - F. Mazzocca, Milano 2003, pp. 251, 462 s.; E. Bénézit, Dictionnaire…, V, Paris 1966, p. 758; A.P. Torresi, Secondo Diz. biografico di pittori restauratori italiani dal 1750 al 1950, Ferrara 2003, p. 96; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 44.

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