VALIGNANI, Alessandro

Enciclopedia Italiana (1937)

VALIGNANI (o, come spesso egli usò chiamarsi, Valignano), Alessandro

Pietro Tacchi Venturi

Missionario, nacque di sangue illustre in Chieti il 20 dicembre 1538. Fatti in patria i primi studî, si recò a Roma al tempo di Paolo IV, già vescovo di Chieti e amico della sua famiglia. Da Roma, morto il pontefice (18 agosto 1559), passò allo studio di Padova a laurearvisi dottore in legge, ma avendo ferito una cortigiana fu condannato (1564) a una pena pecuniaria e al bando di quattro anni dalla Serenissima. Poco dopo il V. mutò vita: il 27 maggio 1566 entrava in Roma nella Compagnia di Gesù, e appena trentaseienne nel marzo 1574 ne partiva nominato visitatore generale dell'India. Più di cinque interi lustri, sempre in ufficio di visitatore o di provinciale, durò il V. al governo delle missioni asiatiche dei gesuiti, finché il 6 maggio 1606 si spense in Macao dove sostava per passare in Cina.

Vario e fecondo fu l'apostolato del V. nell'India, nell'impero cinese e nel Giappone. Nell'India consolidò ed estese con saggi ordinamenti le missioni fondate dal Saverio; si deve a lui se, dopo più di tre secoli d'interruzione, fu ripresa in Cina la predicazione del Vangelo per opera del padre Matteo Ricci; nel Giappone infine sotto la sua direzione il cristianesimo ebbe grande incremento tanto negli anni tranquilli, quanto durante le persecuzioni. Il V. ottenne fosse dato al Giappone un proprio vescovo; vi condusse più di 140 missionarî che sparse in 31 luoghi con circa 300 catechisti; eresse oltre 400 tra chiese e cappelle; curò grandemente l'assistenza religiosa e sociale dei neofiti con confraternite di adulti, congregazioni mariane per i giovani; fondò ospedali per gl'infermi, specie per i lebbrosi; sentì anche per tempo quanto convenisse formare un clero indigeno, per il quale diede vita a due seminarî di scelta gioventù giapponese; per i giovani secolari aprì tre collegi in Arima; Nagasaki e Miyako, e un noviziato di candidati della Compagnia di Gesù, donde usciromo illustri apostoli e martiri. Diffuse anche la stampa chiamando dall'Europa in Giappone artisti e incisori per intagliare i caratteri del paese c far conscere e diffondere le belle arti dell'Occidente, per le quali volle stabilite due scuole, l'una di musica, l'altra di pittura. Fu sua, nell'idea e nell'esecuzione, l'ambasciata dei tre regoli giapponesi condotti a Roma nel 1585 per rendere obbedienza a Gregorio XIII. Tanta azione apostolica svolse il V. con eroica fortezza d'animo, in mezzo talora a furiose tempeste, durante le quali, cedendo sapientemente al tempo, riusciva a salvare dal disfacimento le recenti comunità, finché, dato giù il tormento della bufera, le andava rimettendo nel pristino stato. Rimangono vivo testimonio della sua opera missionaria le molte relazioni, in gran parte inedite, inviate al generale Acquaviva; esse confermano appieno il giudizio del p. Bartoli (Giappone, lib. I, cap. 38), non esservi cioè stato in tutto l'Oriente sino ai suoi giorni (e si può aggiungere sino ad oggi) chi, toltone il Saverio, avanzasse il V., per non dire lo pareggiasse, nelle opere egregie da lui compiute per la fede di Cristo.

Bibl.: F. Valignani, Vita di P. A. V. d. C. d. G., Roma 1698, opera di pura compilazione scritta da un suo nipote, di poco valore critico. Molto pregevole invece per esattezza storica, il profilo di D. Bartoli, Giappone, I, pp. 136-69, 248-78, 347-86; II, p. 137 seg.; III, pp. 134-55, ediz. torinese del Marietti; S. Santagata, Istoria della Compagnia di Gesù nel Regno di Napoli, III, Napoli 1756, pp. 191-215. Per la vita del V. al secolo, v. P. Tacchi Venturi, Il carattere dei Giapponesi, Roma 1906, pp. 27-33. Per gli scritti, cfr. Ch. Sommervogel, Bibl. de la Comp. de Jésus, VIII, coll. 403-407. Agli opuscoli del V. già editi e recensiti dal Sommervogel (1898), si aggiunga la Historia del principio y progreso de la Compañia de Jesús en las Indias Orientales, in Mon. Xaveriana, Madrid 1900, pp. 2-199, e la Censura Vitae S. Ignatii a Ribadeneira scriptae, in Mon. Ignatiana, ivi 1904, s. 4ª, p. 741 segg., importante per lo squisito senso critico che rivela nell'autore.

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