VITTORIA, Alessandro

Enciclopedia Italiana (1937)

VITTORIA, Alessandro

Vittorio Moschini

Scultore, nato a Trento nel 1524, morto a Venezia il 27 maggio 1608. Giunto nel 1543 a Venezia, ove poi generalmente dimorò, si mise alla bottega del Sansovino, collaborando anche alla decorazione della Libreria con quattro non precisate figure di Fiumi (1550), nei pennacchi delle arcate. Col Sansovino venne poi a contrasto e da lui si separò, riconciliandosi tuttavia, verso il 1553, mediante l'intervento dell'Aretino. In tàle primo tempo il V. soggiornò a Vicenza, decorando di stucchi l'interno dei palazzi Arnaldi e Thiene. Fra le opere giovanili sono pure alcune medaglie con ritratti di nobildonne e di uomini famosi, come l'Aretino. Sono poi da ricordare la statuina del Battista (1550) ora a S. Zaccaria; le due Cariatidi (1553-55) per la porta della Libreria sansoviniana; l'Angelo (1555) ora nel vescovado di Verona; alcune delle sculture del monumento di Alessandro Contarini nella basilica del Santo (1555-58); gli ornati in stucco della Scala d'Oro (1555-59) e di quella della Libreria (1556-60); la statua di Mercurio (1559) all'esterno del Palazzo Ducale; la lunetta e la statua del defunto nella tomba del doge Francesco Venier a S. Salvatore (1557-58); il busto di Priamo da Lezze ai Gesuiti e quello di Benedetto Manzini ora alla Ca' d'Oro, ricordato già nel 1561 come opera alla quale il V. stesso molto teneva. Vengono quindi le statue di S. Antonio abate, S. Sebastiano e S. Rocco, con il relativo altare (1561-63) in S. Francesco della Vigna; il busto di Gaspare Contarini alla Madonna dell'Orto (1563 circa), gli stucchi della villa Barbaro a Maser (1565 circa); il S. Girolamo dei Frari e le altre sculture dell'altare relativo. Il busto di Marcantonio Grimani a S. Sebastiano e quelli successivi di Nicolò e Apollonio Massa e di Tommaso Rangone, ora all'Ateneo Veneto, ed altri ancora dello stesso periodo (tre dei quali nel museo di Berlino) mostrano nei suoi sviluppi la vigoria del V. ritrattista. Seguono gli stucchi di S. Giorgio Maggiore (1574); la targa a ricordo della visita di Enrico III, nel Palazzo Ducale (1575); le statue per il monumento Bollani a Brescia (1577-78) ora in quel museo civico; le statue al sommo dei pergoli del Palazzo Ducale (1577-79); il Cristo dei Frari (1581); il Battista del duomo di Treviso (1583); un altare con statue nella veneziana chiesa di S. Giuliano (1583-84), le statue sul frontespizio della scuola di S. Fantin (1583-84), gli stucchi della cappella del Rosario ai Ss. Giovanni e Paolo (1587 circa), tre statue nella Sala delle quattro porte nel Palazzo Ducale (1587) e infine la tomba a sé stesso preparata in S. Zaccaria (1602-05) con un penetrante autoritratto. Di capitale importanza taluni ritratti degli ultimi decennî, specialmente quelli conservati al seminario di Venezia e alla Ca' d'Oro. Il V. eseguì anche alcuni mirabili piccoli bronzi, di prevalente carattere manieristico, e i candelabri della cappella del Rosario. Fu pure architetto, come si vede, fra l'altro, in alcuni suoi altari e nel palazzo Balbi sul Canal Grande, a lui attribuito in modo abbastanza convincente.

Il V. si formò alla scuola del Sansovino la cui esperienza rimase per lui vitale, specie nei riguardi del suo indirizzo "pittorico". Notevole fu per lui altresì lo studio, indiretto, delle opere di Michelangelo, che gli giovò a raggiungere una maggiore pienezza di volumi e ampiezza di movenze. Altrettanto vivo il suo interesse per le manifestazioni del manierismo, attestato anche dalla sua predilezione per i disegni del Parmigianino; manierismo da lui inteso particolarmente in certe preziosità di ritmo nelle opere ornamentali. Su queste basi, il V. si volse a una scultura sempre più pittorica, all'unisono con la maggiore arte veneziana del suo tempo e talvolta con aspetti che preludono al Barocco. Soprattutto emerge la qualità di molti suoi ritratti, per una fervida realizzazione plastica. Dogi, magistrati, condottieri della Serenissima vivono in quei ritratti, la cui classica imponenza si anima di veneto colore.

Bibl.: G. Vasari, Le Vite, ed. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 518 seg.; T. Temanza, Vite, ecc., Venezia 1778, p. 475 seg. (e cfr. la vita del V. pubblicata a parte con note di G. A. Moschini, ivi 1827); T. Gar e B. Giovanelli, Vita di A. V., Trento 1858; O. Mothes, Geschichte der Baukunst und Bildhauerei Venedigs, Lipsia 1860; R. Predelli, Le memorie e le carte di A. V., Trento 1908; A. Venturi, A. V., in Nuova Antologia, 1 giugno 1909; L. Serra, A. V., Roma [1921]; L. Planiscig, Venezianische Bildhauer der Renaissance, Vienna 1921; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano-Roma [1927]; L. Planiscig, A. V. e la pala Fugger, in Riv. di Venezia, XII (1933), pp. 19-24; V. Moschini, Aspetti del gusto artistico del V., ibid., XIII (1934), pp. 125-40; A. Venturi, Storia dell'arte, X, iii, Milano 1937, pp. 64-179.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata